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Istigazione a delinquere
Nel codice penale della Repubblica Italiana è previsto il reato di “istigazione a delinquere”. E’ ovvio che chi commette un reato perché istigato da altri è ugualmente colpevole ed è previsto infatti che sia punito, ma la pena è ugualmente prevista anche per chi a commettere quel reato lo spinge. Questa norma, peraltro antica e presente in tutte le legislazioni dei paesi civili, nello sport è assente. Prendiamo il caso della partita Roma - Dinamo Kiev. Tutti noi romanisti, appena abbiamo sentito che la direzione di gara era stata affidata all’arbitro Frisk, abbiamo capito che l’arbitraggio sarebbe stato a senso unico, come è sempre stato tutte le volte che questo signore si è trovato a giocare contro la Roma. Non abbiamo detto “arbitrare la Roma”, ma “giocare contro la Roma”. Non è un errore di terminologia, perché questo personaggio ha ampiamente dimostrato in passato di scendere in campo con l’unico scopo di inventare fuorigioco, punizioni, ammonizioni, espulsioni contro di noi e questo non è “arbitrare” ma “giocare contro”. E questo “giocare contro” nel caso di un arbitro si concretizza in un’istigazione a delinquere grande come una casa. Ci starebbe bene, benissimo, qualsiasi punizione nei confronti sia della Roma che di quel tale che ha lanciato dalla tribuna l’accendino, purché a fronte l’emerito Frisk fosse radiato dalla categoria degli arbitri, internazionali e non.
A questo punto però non possiamo fare a meno di chiederci perché ultimamente ci è capitato tanto di frequente l’arbitraggio di Frisk. E perché ogni volta che ci siamo trovati a disputare la Champion’s League ci siamo sistematicamente ritrovati nel girone più difficile, quello col Real Madrid per intenderci? E’ sicuro che si tratta di un caso? Quando un fatto accade due volte può essere una coincidenza, ma se accade sempre diventa una legge naturale. Sono fresche fresche le parole di Capello, che ha candidamente dichiarato che contro l’Ajax stavolta avrebbe vinto perché la Juventus è più forte della Roma. Parole interessanti, che chiariscono molte cose. In primo luogo ci dicono che l’allenatore in una squadra, almeno secondo il signor Capello, conta poco o niente, visto che vince se ha una squadra forte e perde se ne ha una meno forte. Ovviamente noi ci siamo chiesti perché abbiamo sprecato tanti soldi per lui negli ultimi anni, mentre avremmo potuto spenderli per una panchina lunga che oggi rimpiangiamo. Ma questa è un’altra storia. In secondo luogo ci dicono che una squadra deve essere forte. Ma per essere forte, ci chiediamo, basta avere giocatori che come Totti, Cassano, De Rossi, Ferrari, Perrotta, Dellas, Mancini etc., tutti nazionali, quindi, sia in pratica che in teoria, tra i più forti che possano scendere in campo? Evidentemente no. In una partita si possono annullare gol validi, espellere giocatori senza motivo, ignorare falli da parte dei giocatori avversari e così via ed ecco che una squadra forte diventa un gruppo di bambini nel cortile dell’oratorio. La vera squadra forte è quella che lo è politicamente. Lo vediamo da trent’anni nel nostro campionato e l’abbiamo visto anche in campo internazionale, dove personaggi come Byron Moreno hanno avuto licenza di esibirsi senza pudore e senza ritegno. Crediamo che, in questo senso, si debba fare qualcosa al più presto, affinché cessi l’istigazione a delinquere nei confronti del popolo romanista, che si vergogna dei propri eccessi quanto però si vergogna delle brutture che a quegli eccessi l’hanno istigato
Continuate così, fatevi del male.