il tribunale ha detto che il fatto non sussiste, non che non sia vero :tsk: cit.
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Sì la Corte sportiva nel 2006 ha decretato che ogni partita dei campionati era da ritenersi valida ma che la loro summa dava due campionati alterati.
E allora perché picard dice che non avete alterato campionati? :uhm:
Esatto Ash. Nessuna partita alterata ma campionato alterato. Come ancora ce lo devono spiegare. Attendiamo fiduciosi :sisi:
o perché si è confuso o perché si riferisce a quanto affermato a livello penale.
Oppure sostiene l'illogica teoria che un campionato formato da partite giudicate regolari non può che essere un campionato regolare :bua:
D'altra parte a livello penale la juventus é stata assolta da ogni responsabilità ma questo a Travaglio non interessa :bua:
a voler essere precisi la juventus risultò colpevole di aver ottenuto vantaggi in classifica diversi dall'aver alterato un incontro o il risultato di uno stesso. :sisi:
http://www.antoniocorsa.com/2012/08/25/era-impossibile-difenderci-ecco-concretamente-perche/
Proprio la stessa cosa di Travaglio :sisi:
Così, giusto per rispondere a coloro i quali pensano che ci scandalizziamo solo per il caso Conte, un pezzo di Antonio Corsa sul caso Gheller.
Peraltro ieri sera per caso ho assistito su sky sport all'intervista a drascek e vitiello che hanno commentato le accuse di palazzi (documentate in studio)....roba da :facepalm:
"Ho appena finito di leggere il carteggio relativo al calciatore Mavillo Gheller. La reazione immediata che ho avuto è stata la rabbia. Vediamo se, raccontando la sua storia, proverete anche voi la stessa emozione dinanzi ad una giustizia che è sempre più una caccia alle streghe. Vi ricostruisco brevemente la sua storia.
Gheller è stato “nominato” (manco fossimo al Grande Fratello) da Pippo Carobbio. No, non nell’interrogatorio davanti al GIP di Cremona del 20 dicembre 2011: Novara-Siena, lì, non venne neanche menzionata da Carobbio. No, nemmeno in quello davanti al PM del 19 gennaio 2012, dove Pippo –non sia mai una ammissione – negò di aver mai manipolato partite del Siena. Lo fa il 29 febbraio 2012 davanti alla procura federale: ormai certo di essere deferito dichiara – guarda caso – la piena disponibilità a collaborare. E guai ad essere maliziosi. Prima dice che ci fu un accordo tra giocatori, poi tira in ballo il pezzo da 90, Conte, e parla di giocatori informati durante la riunione tecnica (si noti la contraddizione) e, infine, ci aggiunge pure “la verifica”. «Ricordo che, oltre a parlarne con l’intera squadra durante la riunione tecnica, ne parlai, singolarmente al campo, con Bertani e Gheller del Novara, prima della partita». Punto. E quando dico punto, intendo letterale. Non chiarisce, però se ha ricevuto risposta, se è stata positiva, se solo uno dei due giocatori interrogati aveva notizie in merito all’eventuale combine, ecc. Riparla infine di Gheller il 17 aprile 2012, quando il PM, dopo le rivelazioni fatte a Palazzi, decide di convocarlo per chiedergli conto “delle novità”. In questa occasione dice: «Quando riferisco di avere parlato al campo con Bertani e Gheller del Novara voglio dire che prima di giocare ho chiesto una sorta di conferma di un accordo che comunque era già stato concluso». Una “sorta di conferma”. Ma non è finita: Carobbio il 10 luglio ha un’ultima audizione davanti alla procura federale: patteggia ex. art 24 (con ammissione) e, nella ricostruzione che fa di Novara-Siena, il nome di Gheller non compare più, sostituito da quello di Larrondo, giovane calciatore del Siena che gli avrebbe chiesto, riscaldandosi, come comportarsi nel caso fosse entrato.
Per questo, Gheller è stato deferito da Palazzi per illecito sportivo con richiesta di squalifica per 3 anni e 6 mesi. Il che, anche riflettendoci un attimo e prendendo per buone le parole di Carobbio (intendo: la versione dove ne fa il nome), sarebbe un nonsense: perché illecito? Gheller quella partita nemmeno la giocò: finì in tribuna. Illecito per aver risposto – in una delle ricostruzioni di Carobbio – ad un “Tutto ok riguardo all’accordo preso tra le due società?” (versione 2.0 dell’accordo fra calciatori). “Si, ok”. Da parte di un calciatore, Gheller, che neanche volendo avrebbe potuto prendere parte alla gara poiché assistette alla stessa dal settore Distinti.
E’ talmente evidente, l’osservazione (per tutti tranne che per Palazzi, s’intende) che persino la Commissione Disciplinare, nella sua sentenza, ha derubricato l’illecito in “semplice” omessa denuncia, con squalifica che è scesa a 6 mesi.
L’ha fatto, però, solo perché non avrebbe potuto fare altrimenti (“gli può essere imputata esclusivamente l’omessa denuncia di un illecito di cui era a conoscenza, ma non la partecipazione a esso, non risultando che abbia posto in essere alcun comportamento finalizzato al raggiungimento dell’accordo ovvero alla sua successiva attuazione”). Un compitino insufficiente, però, perché ancora una volta non si è davvero voluta accertare la verità. Perché dico questo? Perché Gheller, nell’unica (a differenza di Carobbio) audizione avuta presso la procura federale, l’8 marzo 2012 (parentesi: si è presentato senza legale non avendo idea che di lì a poco sarebbe stato deferito per illecito), ha sostenuto come nell’incontro prepartita avesse scambiato quattro chiacchiere con Sestu, Reginaldo e Carobbio del Siena, tutti e tre ex compagni di squadra.
Un procuratore serio, a questo punto, cosa fa? Chiama entrambi e chiede ad entrambi di quell’episodio, direte voi. Per voi Palazzi l’ha fatto? Ovviamente no. Sestu è stato “usato” (come raccontato qui) – tra l’altro palesemente in maniera scorretta – per sostenere l’accusa, ma non gli è stata fatta alcuna domanda su Gheller. Reginaldo nemmeno quello. E una Commissione davvero garantista cosa avrebbe fatto? A esplicita richiesta dell’avv. Agostini di ascoltarli in dibattimento, avrebbe risposto positivamente (l’accusa, ripeto, era 3 anni e 6 mesi: insomma di carriera finita). E invece no, basta quanto (non) raccolto da Palazzi. Lo stesso che illogicamente chiede l’illecito.
In tutto questo, giova probabilmente ricordarlo, Mavillo Gheller non è indagato dalla procura di Cremona (a differenza di Carobbio). E, come già sicuramente saprete, le dichiarazioni di Carobbio con riferimento ad altri accusati (Antonio Conte) si sono rivelate inattendibili per questa partita. Che facciamo? Alcune righe delle sue accuse le depenniamo e altre le lasciamo?
Ditemi voi se questi sono processi fatti seriamente o inquisizioni vere e proprie.
Di seguito la lettera scritta e letta da Gheller durante il dibattimento del 2 agosto scorso. Più di mille parole. “Siamo uomini, prima di giocatori”!
devo chiudere anche questo topic?
o devo chiedere al solito che si diverte ad andare offtopic di finirla qua? :fag:
Scusate,per il topic calcioscommesse...?
:asd:
ma state flammando da tre pagine pd? :asd:
Pulizia fatta....tre pagine di trollatine e nulla cosmico.
La prossima volta si pulisce più in fondo :fag:
Ah,grazie mille... :asd:
E' già stato discusso del caso Drascek?
Vorrei mettere un articolo di Corsa ma visto che ne abbiamo già postati alcuni non vorrei passare per fazioso allora metto questo video di sky...
http://video.sky.it/sport/calcio-ita...se/v132192.vid
Tranquillo Brix l'articolo di corsa l'ho postato io poco sopra.
non lo potevi vedere perchè dopo quello sono esplose pagine e pagine di flame, ma l'importante è sapere che c'è.
Noto con (dis)piacere che quando non si parla di Conte e Juventus il topic finisce nel dimenticatoio.
Se si doveva parlare solo di determinate cose,cambiate titolo: è fuorviante.
Posto quest'altro articolo(documentato,quindi sticazzi se chi lo fà è juventino) e invito più persone a leggere:
http://www.uccellinodidelpiero.com/il-caso-italiano-condannato-per-due-accuse-de-relato-e-un-errore-di-classifica/
Questo è un altro calciatore "che non si caga nessuno"...direi che tutto potete dire ma non che Conte su questo non avesse ragione...
corsa ha smesso di parlare di conte poco dopo la sentenza d'appello, ora da una settimana e più sta dedicando tutta una serie di articoli ad altri protagonisti-ombra di questa vicenda giudiziaria - quelli che appunto non si fila nessun'altro...
consiglio la lettura di tutti, sono storie al limite dell'allucinante
Piuttosto, farina, dal quela è partito tutto è rimasto senza squadra :|
beh gli hanno dato anche l'mtv video music award cosa vuole di più :asd:
la versione di Bentivoglio, non aggiunge molto a quello che si sa già ma già che ci siamo :sisi:Citazione:
SIMONE Bentivoglio, centrocampista del Chievo, un anno e un mese di squalifica patteggiato al processo per il calcioscommesse, anche lei si ribella alla giustizia sportiva. Ma perché soltanto ora?
"Perché ho letto l'intervista del mio collega Italiano a Repubblica.it e le sue parole mi hanno spinto a raccontare anche la mia storia: non mi va di passare per un criminale che si vendeva le partite. E' il meccanismo della giustizia sportiva che è distorto: io, sia ben chiaro, ho sempre fatto il calciatore con impegno, fino in fondo e con dignità, anche in una situazione gravemente compromessa dal punto di vista ambientale, come era quella di Bari. Io amo il calcio, ma tengo di più alla mia vita: non era possibile denunciare, avrei rischiato appunto la vita".
Eticamente, quindi, non si sente colpevole?
"No. Io non mi sono mai sognato di vendere una partita: rifiuto con tutte le mie forze un'etichetta che non mi appartiene. Io voglio che esca fuori la verità. E la verità è che il calcio italiano è il regno dell'ipocrisia: meglio andarsene".
Ma il patteggiamento è un'ammissione delle proprie responsabilità.
"A un certo punto dell'intervista Italiano dice: 'Non escludo che ci sia chi ha patteggiato per scegliere il male minore, anche se magari sapeva di non avere fatto nulla'. Beh, io mi riconosco proprio in questa condizione".
Sta dicendo che l'hanno costretta a patteggiare?
"Costretto in senso stretto no, diciamo meglio che mi hanno fatto ragionare. Chi mi stava attorno e mi vuole bene mi ha fatto capire che giustizia non ci poteva essere, nonostante tutte le prove emerse a mio favore e nonostante avessi sempre giocato a calcio nel rispetto delle regole. Se non avessi patteggiato, avrei rischiato tre anni e sei mesi di condanna, senza nemmeno potere essere ascoltato".
Il male minore, appunto.
"A 27 anni, dopo avere dedicato tutto me stesso al calcio per diventare professionista e per arrivare al livello più alto, una condanna a tre anni e sei mesi significava in pratica chiudere la carriera. Mi hanno ricordato anche che, se sei un certo tipo di giocatore, più importante, puoi avere un certo tipo di trattamento, altrimenti no. Così mi sono convinto a chiudere il processo col patteggiamento. Sono stato condannato a un anno e un mese, più cinquantamila euro di ammenda. Ma per questa storia continuo a non chiudere occhio. Allora ho deciso di raccontare a tutti che cosa è successo sul serio, visto che nel processo non ho potuto farlo".
Lei era accusato di un illecito (Palermo-Bari 2-1, del 7 maggio 2011) e di due omesse denunce (Bari-Samp 0-1, del 23 aprile 2011 e Bari-Lecce 0-2, del 15 maggio 2011). La vicenda di Palermo-Bari è tra le più note dell'intera inchiesta: alla vigilia Ilievski, il capo degli 'zingari', entra nella sua stanza in ritiro e lascia i soldi lì, per lei e per i suoi compagni, in modo da garantirsi la certezza che non poteste tirarvi indietro nel combinare la partita. 'Bentivoglio sbiancò in volto', ricorda Ilievski.
"Tutto vero. Illecito no, mai. Non ho mai preso quei soldi, né tanto meno li ho voluti: tutte le testimonianze concordano su questo, a cominciare proprio da quella di Ilievski, il corruttore. Quel giorno rimasi sotto choc, sbiancai in volto proprio perché non mi aspettavo un'invasione del genere. Ma quei soldi non li raccolsi mai. E decisi di giocare col massimo impegno, altro che combine. Segnai un gol e sfido chiunque a rivedersi quella partita e a dimostrare che io non abbia giocato per vincere. Che cos'altro avrei dovuto fare?".
Denunciare il tentativo di illecito, come hanno fatto in altre circostanze i suoi colleghi Farina e Pisacane: l'omessa denuncia, per il codice sportivo, è reato.
"Lo so e di questo mi assumo la responsabilità. Però non accetto l'ipocrisia. Io ho raccontato alla procura federale che cosa è successo in quei cinque incredibili mesi a Bari, dal gennaio al giugno 2011. Volevo che si capisse la verità, il clima surreale che si era creato e in cui ci trovavamo a vivere ogni giorno noi calciatori. Non eravamo nelle condizioni di denunciare, avremmo rischiato la vita. Potevamo soltanto continuare a fare il nostro dovere in campo, come io ho sempre fatto. Forse ci sarebbe stato un altro modo, per uscirne: inventarsi una scusa e non scendere in campo. Ma non sono il tipo, amo troppo il mio mestiere".
Il patteggiamento non l'ha aiutata.
"Io non volevo patteggiare, illeciti non ne ho commessi. Il presidente Campedelli, che mi è stato e continua a starmi vicino, a pagarmi lo stipendio e a farmi allenare con la squadra, mi ha chiamato e mi ha convinto che era l'unico modo per sperare di tornare a giocare".
Era davvero così impossibile ribellarsi agli zingari?
"Mi rendo conto che non è facile accettare l'idea che il calcio italiano funzioni in una determinata maniera, così sbagliata, ma non l'ho deciso io. Io sono un calciatore: posso solo cercare di fare il professionista nel migliore dei modi, impegnandomi al massimo. Di sicuro, a Bari, le condizioni erano le peggiori per riuscirci, eppure io lo facevo. I tifosi non mi hanno mai potuto rimproverare il mancato impegno".
Può riassumere il clima di cui parla?
"Un clima di completo terrore: si andava al campo e si sapeva che qualcosa di brutto poteva sempre succedere. La squadra andava male, ma gli sputi e gli insulti, mentre attraversavi la strada per andare al campo ad allenarti, erano il meno. Era l'ambiente in generale ad essere molto strano. Si sentiva sempre che nell'aria c'erano cose anomale: no, non c'era decisamente nulla di normale. L'idea di potere giocare a calcio tranquilli, per ognuno di noi, era una chimera".
Esempi concreti?
"Basta rileggersi l'intervista di Ilievski a Repubblica per rendersene conto: dalle organizzazioni criminali che, approfittando della nostra retrocessione, potevano manovrare le partite per lucrarci sopra, alla squadra avversaria che ti poteva chiedere di vincere la partita, perché tanto tu stavi retrocedendo e vincere non ti sarebbe servito a niente. Sia ben chiaro che io non ho mai venduto una partita, ho solo cercato di continuare a fare onestamente e dignitosamente il calciatore. Putroppo gli effetti di quei mesi me li porto dietro da allora. Per cominciare, il campionato successivo dovetti scappare dalla Samp".
Scappare?
"Sì, anche lì la squadra andava male e c'era una contestazione molto forte. Mi sputarono in faccia, col solito ritornello: "Ti vendi le partite". Era ovunque un accanimento, una tortura psicologica. Durante il riscaldamento, in molti stadi, la gente mi insultava, l'ostilità nei miei confronti era una costante. Passavo le notti insonne. Andai al Padova a gennaio, ma la pressione mediatica restava forte. Questo è il calcio italiano: lapidare senza prove".
Per questo, finita la squalifica, vuole andare a giocare all'estero?
"Ripeto quello che ho già detto: io amo il calcio, però non lo amo più della mia vita stessa. E se mi ricapitasse di dovere vivere quello che ho già vissuto? Non mi voglio più ritrovare a passare momenti del genere. Se in Italia fare il calciatore significa doversi preoccupare di tutta una serie di situazioni ambigue, esterne al proprio lavoro, io non voglio più fare il calciatore in Italia".
Lei, per ora, è rimasto al Chievo.
"Io devo solo ringraziare Campedelli e la società, che mi permettono di allenarmi con la squadra e non mi hanno abbandonato, perché hanno capito che cosa è successo. In un altro ambiente mi avrebbero voltato le spalle. Invece sono ancora sotto contratto, sono fortunato. Ma se fossi veramente colpevole, non mi farebbero allenare col resto della rosa. Ai miei amici, del resto, non ho mai avuto problemi a raccontare tutto, perché non ho nulla da nascondere. Era giusto che sapessero la verità, mi sentivo in dovere nei loro confronti. Ma il calcio italiano non riesco più a guardarlo nemmeno in tivù".
E' così sicuro che il calcio straniero sia migliore?
"Spero di sì. Ogni tanto guardo qualche partita internazionale. E vedo un mondo diverso".