Leggendo il Pendolo di Focault di Eco, sono quasi a metà e al solito mi piace parecchio :sisi: alla faccia di chi dice che è pesante, mattone, ecc...
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Leggendo il Pendolo di Focault di Eco, sono quasi a metà e al solito mi piace parecchio :sisi: alla faccia di chi dice che è pesante, mattone, ecc...
Pesante il pendolo??? mi teneva sveglio la notte :asd:
l'isola del giorno prima, ecco, quello no :asd:
Appena finito l'accoppiata "Il sergente nella neve" e "Ritorno sul Don", di Mario Rigoni Stern.
Belli, molto intensi.
Soprattutto il primo... probabilmente più "grezzo", a livello stilistico, ma più carico di emozioni...
Ammetto di essermi trovato ad avere gli occhi lucidi, in paio di passi...
Vi regalo qualche riga...
Citazione:
"..Compresi gli uomini del tenente Danda saremo in tutto una ventina. Che facciamo qui da soli ? Non abbiamo quasi più munizioni. Abbiamo perso il collegamento con il capitano. Non abbiamo ordini. Se avessimo almeno munizioni !
Ma sento anche che ho fame, e il sole sta per tramontare.
Attraverso lo steccato e una pallottola mi sibila vicino.
I russi ci tengono d’occhio. Corro e busso alla porta di un’ isba. Entro.
Vi sono dei soldati russi, là. Dei prigionieri ? No. Sono armati. Con la stella rossa sul berretto! Io ho in mano il fucile. Li guardo impietrito. Essi stanno mangiando attorno alla tavola. Prendono il cibo con il cucchiaio di legno da una zuppiera comune. E mi guardano con i cucchiai sospesi a mezz’aria. - Mniè khocetsia iestj, - dico. Vi sono anche delle donne. Una prende un piatto, lo riempie di latte e miglio, con un mestolo, dalla zuppiera di tutti, e me lo porge. Io faccio un passo avanti, mi metto il fucile in spalla e mangio. Il tempo non esiste più. I soldati russi mi guardano. Le donne mi guardano. I bambini mi guardano. Nessuno fiata. C’è solo il rumore del mio cucchiaio nel piatto. E di ogni mia boccata. - Spaziba - dico quando ho finito. E la donna prende dalle mie mani il piatto vuoto. - Pasausta - mi risponde con semplicità. I soldati russi mi guardano uscire senza che si siano mossi. Nel vano dell’ingresso vi sono delle arnie. La donna che mi ha dato la minestra, è venuta con me come per aprirmi la porta e io le chiedo a gesti di darmi un favo di miele per i miei compagni. La donna mi dà il favo e io esco.
Così è successo questo fatto. Ora non lo trovo affatto strano, a pensarvi, ma naturale di quella naturalezza che una volta deve esserci stata tra gli uomini. Dopo la prima sorpresa tutti i miei gesti furono naturali, non sentivo nessun timore, né alcun desiderio di difendermi o di offendere.
Era una cosa molto semplice. Anche i russi erano come me, lo sentivo. In quell’isba si era creata tra me e i soldati russi, e le donne e i bambini un’armonia che non era un armistizio. Era qualcosa di molto più del rispetto che gli animali della foresta hanno l’uno per l’altro. Una volta tanto le circostanze avevano portato degli uomini a saper restare uomini. Chissa dove saranno ora quei soldati, quelle donne, quei bambini. Io spero che la guerra li abbia risparmiati tutti. Finchè saremo vivi ci ricorderemo, tutti quanti eravamo, come ci siamo comportati. I bambini specialmente.
Se questo è successo una volta potrà tornare a succedere.
Potrà succedere, voglio dire, a innumerevoli altri uomini e diventare un costume, un modo di vivere..".
Citazione:
E questa non e piúnaia in Russia, ma vacche odorose di latte, pascoli in fiore tra boschi d’abete, cucine calde nelle sere di gennaio quando le donne fanno la calza e i vecchi fumano la pipa e raccontano. La tazza di latte fuma nelle mie mani, il vapore sale per il naso e va nel sangue. Bevo. Restituisco la tazza vuota alla donna dicendo: ‑Spaziba. Mi rivolgo, poi, ai tre imboscati: ‑Non venite? Ma dove vuoi andare? ‑mi risponde uno: ‑siamo circondati dai russi e qui siamo al caldo. ‑Lo vedo, ‑dico; ‑io vado. Vi saluto e auguri ‑. E ritorno fuori. Questo èstato il 26 gennaio 1943. I miei piúcari amici mi hanno lasciato in quel giorno. Di Rino, rimasto ferito durante il primo attacco, non sono riuscito a sapere nulla di preciso. Sua madre èviva solo per aspettarlo. La vedo tutti i giorni quando passo davanti alla sua porta. I suoi occhi si sono consumati. Ogni volta che mi vede, quasi piange per salutarmi e io non ho il coraggio di parlarle. Anche Raul mi ha lasciato quel giorno. Raul, il primo amico della vita militare. Era su un carro armato e nel saltar giúper andare ancora avanti, verso baita ancora un poco, prese una raffica e morísulla neve. Raul, che alla sera prima di dormire cantava sempre: «Buona notte mio amore ». E che una volta, al corso sciatori, mi fece quasi piangere leggendomi Il lamento della Madonna di Jacopone da Todi. E anche Giuanin èmorto. Ecco Giuanin, ci sei arrivato a baita. Ci arriveremo tutti. Giuanin èmorto portandomi le munizioni per la pesante quando ero giúal paese e sparavo. Èmorto sulla neve anche lui che nel ricovero stava sempre nella nicchia vicino alla stufa e aveva sempre freddo. Anche il cappellano del battaglione èmorto: «Buon Natale ragazzi, e pace ». Èmorto per andar a prendere un ferito mentre sparavano. «State sereni e scrivete a casa ». «Buon Natale cappellano ». E anche il capitano èmorto. Il contrabbandiere di Valstagna. Aveva il petto passato da parte a parte. I conducenti, quella sera, lo misero su una slitta e lo portarono fuori della sacca. Moríall’ospedale di Carkof. Sono andato a casa sua, quando ritornai in primavera. Ho camminato attraverso i boschi e le valli: «Pronto? Qui Valstagna, parla Beppo. Come va paese? »E la sua casa era vecchia e rustica e pulita come la tana del tenente Cenci. E soldati del mio plotone e del mio caposaldo, quanti ne sono morti quel giorno? Dobbiamo restare sempre uniti, ragazzi, anche ora. Il tenente Moscioni si ebbe bucata una spalla e poi in Italia la ferita non poteva chiudersi. Ora èguarito della ferita ma non delle altre cose. Oh no, non si puòguarire. E anche il generale Martinat èmorto quel giorno. Lo ricordo quando in Albania lo accompagnavo per le nostre linee. Io camminavo in fretta davanti a lui perchéconoscevo la strada e mi guardavo indietro per vedere se mi seguiva. «Cammina, cammina pure in fretta caporale, ho le gambe buone io ». E anche il colonnello Calbo che era cosíbravo con i suoi artiglieri della diciannove e della venti. E anche il sergente Minelli era ferito línella neve: ‑El me s’cec, ‑diceva e piangeva, ‑el me s’cec ‑. Giuanin, troppo pochi siamo arrivati a baita, dopo tutto. Nemmeno Moreschi èritornato. «Possibile una capra di sette quintali? Porca la mula sempre Macedonia ». E neanche Pintossi, il vecchio cacciatore, è arrivato a baita a cacciare i cotorni. E sarà morto pure il suo vecchio cane, ora. E tanti e tanti altri dormono nei campi di grano e di papaveri e tra le erbe fiorite della steppa assieme ai vecchi delle leggende di Gogol e di Gorky. E quei pochi che siamo rimasti dove siamo ora? Quando mi svegliai trovai che le scarpe mi si erano bruciate ai piedi. Sentii un rumore di gente che si preparava a partire. Non trovai piúnessuno della mia compagnia nédel battaglione. Nel buio persi anche Bodei e rimasi solo. Cercavo di camminare piúin fretta possibile perchéi russi potevano ritentare di agganciarci. Era ancora notte e c’era un gran trambusto per il paese. Feriti gemevano sulla neve e nelle isbe. Ma io, ormai, non pensavo piúa niente; neanche alla baita. Ero arido come un sasso e come un sasso venivo rotolato dal torrente. Non mi curavo di cercare i miei compagni e, dopo, nemmeno di camminare in fretta. Proprio come un sasso rotolato dal torrente. Piúniente mi faceva impressione; piúniente mi commoveva. Se fosse accaduto di combattere ancora sarei andato avanti, ma per conto mio; senza curarmi di quelli che mi avrebbero seguito o sorpassato. Avrei fatta la battaglia per mio conto; personalmente; isolato; da isba a isba, da orto a orto; senza ascoltare comandi, senza darne, libero di tutto, come per una caccia in montagna; da solo. Avevo ancora dodici colpi per il moschetto e tre bombe a mano. Ve n’erano pochi, forse, in tutta la colonna che avevano tante munizioni quante ne avevo io. Ecco, ora è finita la storia della sacca, ma della sacca soltanto. Tanti giorni poi abbiamo ancora camminato. Dall’Ucraina ai confini della Polonia, in Russia Bianca. I russi continuavano ad avanzare. Qualche volta si facevano delle lunghe marce anche di notte. Un giorno, quasi perdetti le mani per congelamento perché mi ero aggrappato a un camion ed ero senza guanti. Vi furono ancora tormente di neve e freddo. Si camminava reparto per reparto e a gruppetti. Alla sera ci fermavamo nelle isbe per dormire e mangiare. Tante cose ci sarebbero ancora da dire, ma questa è un’altra storia.
Bobo avresti dovuto postarle nel topic apposito :teach:
finito Barney ( finalmente un bel libro dopo mesi )...
...inizio After Dark di Murakami insieme a Lully ^^
^^
In questi giorni letto La bolla di Curzio Maltese, niente di strepitoso o di particolarmente nuovo, ma vedere un po' di cose messe in fila fa comunque piangere di rabbia :caffe:
Sto finendo anche Pane e tempesta di Benni, le prime pagine mi hanno fatto dire "però, è sempre lui ma divertente, fa anche ridere", poi diventa la solita roba ricicciata e un romanzo che in realtà è solo un pretesto per mettere assieme dei raccontini che puzzano di vecchio, anche perché Benni è rimasto indietro di quel po'. :caffe:
Pane e... sarebbe il suo ultimo? :uhm:
raccontini? :uhm:
uff...
No no, romanzo. Ma insomma, ogni due per tre c'è un qualche personaggio che racconta di quella volta che.
Robetta.
ho cominciato Crime di welsh
:u ahhhhhhhhhhhhhh
..e l'hai dimenticato? :|
:asd:
@ bobo
sai che se il soldato protagonista del primo episodio fosse stato notato d aun superiore, poteva essere fucilato per diserzione per aver fraternizzato col nemico?
Madò che periodo di cacca, 1 mese per finire 'La versione di Barney'
Librone con la L majuscolissima, comunque
Ho iniziato 'Me parlare bello un giorno' di Sedaris, che sprizza omosessualità da tutti i pori. Avevo bisogno di una lettura frivola e svolazzante :sisi:
concordo su Barney, Mordecai sà scrivere :snob:
finito in un lampo Murakami e il suo After Dark...
... inizio The Cocka Hola Company di Matias Faldbakken .
Due libri sul pr0n in meno di un mese :uhm:
Letto 20 pagine di Beat the Reaper di Bazell... Me gusta :sisi:
:consola:
..perchè piangi? Sù, sù... che devi riportare il pr0n in Biblioteca :asd:
arrivato a metà, metto un po' in pausa la voce del fuoco di moore che mi bolle la testa :asd:
ho iniziato the witcher, cioé last wish di di saprocosolìski
ho iniziato oscar wao