Può essere.
E' che in regime dittatoriale, a fronte di soldi per il dittatore mi pare che l'aspetto giuridico si possa facilmente accomodare.
Visualizzazione Stampabile
Potrei, ma sono impegnato a giocare a pallone :tsk:
Wow, mandare l'esercito a compiere reati contro le convenzioni internazionali. Ma in storia il programma arrivava fino al 1800 o cosa?:asd:Citazione:
Sarà folle ma andrei ad aiutare gheddafi io.Abbiamo accordi vitali con loro no? allora è giusto difenderli. Mandiamo l'esercito.
ben inteso che a me dei libici frega meno di una cicca per terra eh
Certo, però il rischio economico lo si doveva sapere fin dall'inizio.
Tradotto, sai che prima o poi Gheddafi tira le cuoia e scoppia la rivoluzione e quindi non mi cagare il cazzo a me (cittadino) se i contratti di fornitura vanno a puttane.
Forse prima ci dovevi pensare meglio e trovare il modo di mettere un governo migliore di quello del Colonnello, in modo da gestire te la transizione in maniera congrua.
vabbe' ci siamo giocati lo stretto di suez in egitto, petrolio e gas da libia&algeria ma...
il compagno Putin ringranzia :rotolul: stanno potenziando da alcuni anni ormai il traffico merci sulla Transiberiana e forse forse....ci hanno visto giusto 8) con largo anticipo...
giusto perche' non doevamo dipendere troppo dalla russia. :facepalm:
complimenti vivissimi ad usa e ue. :ok:
Non necessariamente. Il problema gira attorno all'eni. Oggi ( ieri?) abbiamo dei contratti in via esclusiva sull'estrazione di Gas e petrolio con la Libia ( a quanto pare alcuni risalgono all'epoca di Mattei), un'apertura completa all'occidente spianerebbe la strada ad altre compagnie straniere (i francesi ad esempio).
Non è che un intervento militare debba essere per forza orientato ad aiutare Gheddafi (imho ormai è spacciato), semmai, nella situazione attuale, conviene sostituirlo con qualcuno di più morbido. Alla fine della fiera ciò che importa all'Italia sono le risorse energetiche e non le libertà personali dei libici.
La libia, se non ricordo male, ha una popolazione di circa 6 milioni di abitanti, pertanto non credo sia difficilissimo un controllo della sicurezza nel paese. Se da domani mandassimo 300.000 soldati ( :rullezza:) avremmo un militare per ogni 20 persone ( vecchi, donne e bambini compresi).
Se poi fosse un intervento in solido con altri paesi nato ( Turchia più che altro), saremmo visti come dei liberatori e non come invasori.
ok la smetto :moan:
Comunque dovevate sentire lo special di Raiuno (credo perche' ascoltavo da un'altra stanza) di ieri notte sui disordini in Nord Africa: la conduttrice era tutta gasata "i giovani dell'africa si stanno muovendo", "tutto questo accade grazie ai social network, dove i giovani africani si parlano per organizzare i ritrovi della protesta", con tanto di intervista a una blogger iraniana che dall'Europa organizzava i "flash mob" di Teheran.
Qualcuno spero le abbia spiegato che dopo questa "figata galattica del 21esimo secolo" so' catzi per tutti.
La Lega aveva speso una fortuna in cipolle in quell'occasione :asd:
la giornalista era eccitata per altri motivi, big bamboo inside...
poi sarebbe pure il caso di farla finita con sta menata del soScial netUork e del popollodellarrrete:
Citazione:
Ecco la cupola segreta che da Parigi decide le sommosse in Iran
di Gian Micalessin
A trasmettere ai militanti le istruzioni per i cortei e i telefoni da chiamare sono 4 leader. Di cui nessuno conosce l’identità
Parigi«Salam askiada salam arz Kardam rooz Aval Esfand... Buon giorno e buone cose, la chiamo per informarla: domenica 20 febbraio alle 15 si manifesta in tutte le principali piazze di Teheran». La protesta in Iran incomincia con una telefonata. Una chiamata anonima, piovuta da «chissà dove» che ti sputa nelle orecchie tutte le informazioni per esserci e parteciparvi. Noi de Il Giornale stavolta scriviamo da quel «chissà dove». Siamo in un piccolo e angusto monolocale affossato nelle viscere di una torre alveare della periferia parigina. Un buco trasformato da una connessione internet e da Skype nel centro direzionale della mobilitazione prossima ventura. Ai posti di comando, tra video, cuffie e tastiere, ci sono una signora trentenne e un ragazzotto ventenne.
Sono entrambi esuli. Lui, chiamiamolo Mr Y, ha conosciuto il carcere e le torture dopo manifestazioni del 2009 contro la rielezione truffa del presidente Mahmoud Ahmadinejad. Lei si fa chiamare Sherazade, come la protagonista delle Mille e Una Notte, ed ha lasciato Teheran da qualche anno. Assieme ad una trentina di altri fuoriusciti sparsi per l’Europa sono gli organizzatori occulti del 25 Bahman, la grande protesta che il 14 febbraio ha portato in piazza centinaia di migliaia di iraniani. «Non eravamo sicuri di farcela, dopo gli scontri e gli arresti del dicembre 2009 la gente aveva molta paura. La differenza - racconta Sherazade - l’ha fatta l’organizzazione».
Tutto inizia una settimana prima del 25 Bahman quando lei è gli altri «congiurati» ricevono l’invito ad iscriverci ad un «gruppo segreto» su Facebook. Quattro giorni dopo i misteriosi amministratori del gruppo distribuiscono le informazioni per l’uso. «Guarda qui». Sherazade apre Facebook. Il gruppo segreto del 25 Bahman è già chiuso e cancellato. Ma la piattaforma per la rivolta digitale di domenica 20 febbraio (oggi per chi legge ndr ) non è diversa. Nome a parte, informazioni e contenuti sono gli stessi.
Il primo ingrediente, i caricatori da affidare ai «cecchini» della rivolta digitale, sono le liste di numeri da chiamare. «Non so come li trovano. Ciascuno di noi ne riceve ogni giorno qualche centinaio. Se è festa sono di cellulari perché la gente è a spasso, altrimenti sono abitazioni e uffici. Da quanto capisco sono divisi per quartiere. Chiamiamo tutte le zone di Teheran dove i riformisti hanno più seguito o ricevono più voti durante le elezioni. Colpiamo a tappeto tassisti e negozi. Insomma arriviamo in tutti i posti dove una telefonata ha più ascolto. Adesso Y te lo fa sentire».
La tastiera digitale di Skype è in movimento. Una voce femminile affiora dal caos di un’arteria di Teheran: «Hallo chi parla?». Si blocca. Ripete «Con chi parlo?». Nella cornetta risuona la parola manifestazione. Lei si gela. Y assume un tono deciso, come raccomandato dagli istruttori di Facebook. «Non riattacchi per cortesia». Dal brusio di Teheran un esile segno di vita: «Vi sento». Y non desidera altro. «Allora, l’appuntamento è alle 15 in tutte le principali piazze di Teheran, ripeto in tutte le principali piazze di Teheran. La ringrazio, l’aspettiamo». Dall’altra parte manco un fiato, ma neppure un clic fatale. «L’altra volta chiedevamo di camminare da Azad Square a piazza della Rivoluzione. Stavolta per non regalare vantaggi alla polizia siamo molto più vaghi- spiega Sherazadeh – la gran parte fa come lei, non dice nulla, ma neanche riattacca. L’informazione è arrivata a destinazione e si diffonderà con il passaparola. Per noi è un successo». Y lo sta già annotando nel rapporto che, 300 telefonate dopo, invierà ai controllori del «sito segreto» di Facebook. «Il 25 Bahman abbiamo fatto 30mila telefonate, ma alla fine sapevamo che la manifestazione sarebbe riuscita. Se riattaccano o - come capita - t’insultano il contatto è un insuccesso. Se restano in linea, anche senza dire nulla per paura, la telefonata ha avuto effetto. Il 25 Bahman i risultati erano per tre quarti positivi. Abbiamo chiamato persino il quartiere dei Pasdaran e molti ci hanno ascoltato, molti dei loro figli hanno addirittura promesso di partecipare». Ma il vero mistero di questa e delle altre rivolte digitali resta - per dirla con Aristotele - , il primo motore immobile. Chi è l’invisibile demiurgo manifestatosi dal nulla per riunire Sherazade, il signor Y e una trentina di congiurati digitali nel gruppo segreto su Facebook? Da chi arrivano i numeri da chiamare e le istruzioni per l’uso? Sherazade e Y ammettono di non saperlo. «Per quanto capiamo l’organizzazione in Europa fa capo a quattro persone. Solo loro conoscono tutti i membri del nostro gruppo. Un altro gruppo dirigente organizza gli esuli residenti in America, ma neppure loro sanno di chi si tratti». A Parigi una cosa, insomma, l’abbiamo capita. La grande rivoluzione digitale esiste e funziona, ma le sue chiavi sono nelle mani di un anonimo ed invisibile demiurgo. E senza di lui nulla inizia. E nulla si muove.
No in realtà non troppo.
C'è stato un altro episodio di pannolini e atterraggi di fortuna a Belgrado, con tanto di piloti svenuti una volta a terra, ma è un'altra storia :asd:
poi vabbe' si prosegue con il dagli a mario draghi sul panfilo britannia, comunque lo scenario e' da ww III incoming e come al solito no stiamo proprio in mezzo. :facepalm:Citazione:
Ben Alì sarebbe morto (in tal caso, primo obiettivo “centrato”), Mubarak sta male. I vermi di “destra”, in perfetta sintonia con i maiali di “centro” e “sinistra”, disquisiscono su come sempre stanno male i dittatori che perdono il potere. E si può essere certi che la “ggente” ci crederà perché non si chiede mai nulla, non si pone interrogativi inquietanti (esattamente come il popolo tedesco quando vedeva ciminiere con fumi neri che si levavano da “certi campi”). Intanto, si accentua la pressione sulla Libia e altri, e non si parli più di coincidenze. Nemmeno si giustifichi una “sinistra” di pieno connubio con gli Usa che critica il Governo perché non appoggia di fatto la rivolta libica. Questo è uno schieramento di traditori che, in occasione diversa, meriterebbe la dovuta punizione. Si tratta, d’altronde, dell’espressione più pura dei manigoldi che i banditi americani muovono nel mondo. Questi ultimi hanno liquidato innanzitutto i regimi apparentemente alleati, ma ormai non più funzionali essendo invisi alla popolazione (quanto meno a certe classi medie per il momento in ascesa). Regimi simili andavano bene fin quando c’era da tenere una posizione, cioè quando gli Usa, monocentrici dopo la caduta dell’Urss e del “socialismo”, sembravano in grado di fare e disfare a piacimento. Preso atto del cambio d’epoca, messo in discussione il loro predominio mondiale, è evidente che la “guerra di posizione” non basta più, si deve passare a quella “di movimento”; questo è stato il significato del passaggio di presidenza da Bush ad Obama.
Quando la “guerra di movimento” si fa sempre più “mossa”, è assolutamente necessario che le retrovie e anche tutta una “regione di mezzo” siano sotto buon controllo. Gli Usa hanno aspettato (ma anche contribuito ad accelerare) il sommovimento popolare (le classi medie in primo luogo, seguite però anche da chi aveva effettivamente “fame”) nei paesi loro “alleati”, e ormai instabili per la loro arretratezza; indi, si sono inseriti al momento opportuno per spingere a regimi misti civili-militari che diano garanzie di maggior stabilità, nel senso dell’adesione ai valori “occidentali”, cercando di spingere ai margini l’influenza, laggiù sempre presente, dell’islamismo, in specie radicale. Adesso stanno cominciando ad attaccare anche i paesi a loro avversi come la Libia. Il progetto è ampio e procederà con maggiore o minore velocità, ma non in tempi troppo lunghi, che sono inadatti alla “guerra di movimento”, sempre basata sulla sorpresa delle varianti tattico-strategiche attuate incessantemente.
Guai se non si verificherà presto una reazione adeguata da parte di Russia, Iran, Turchia, che lascino perdere eventuali contenziosi legati ad attriti russo-islamici di un certo tipo. La Cina non darà grande contributo. Ha avuto la sua penetrazione economica in Africa, ma in zone diverse da quelle che saranno attraversate adesso dalla “buriana”. Inoltre, la penetrazione economica non equivale a quella politica e l’alto là americano in Somalia (e anche i loro movimenti nella Costa d’Avorio, ecc.), pur se non sono adesso in grado di valutarli adeguatamente, credo abbiano creato una situazione di stallo e compromesso. Se non si forma una Triplice tra Russia (liberatasi di certe incertezze interne), Iran, Turchia (che ha un esercito poco fidato), la vedo assai male. L’Europa non riesce a liberarsi dei “liberatori”/assassini americani (con i loro pericolosi sicari israeliani).
La Germania dovrebbe essere il paese chiave, ma non mi sembra abbia forze politiche adeguate. L’Italia, per puri rapporti interpersonali (non d’amicizia, ma di interesse) tra Berlusconi e Putin (tra Eni e Gazprom), ha avuto qualche debole e mai stabile influenza positiva; mentre però i delinquenti del centro-sinistra al completo e quelli di centro-destra egualmente (salvo appunto il premier e pochissimi uomini strettamente a lui legati) hanno portato avanti una politica di continuo danneggiamento delle industrie poste alla base di una nostra possibile autonomia. La “guerra di movimento” statunitense in corso – che dal Nord Africa va al Medio Oriente e cerca di spostarsi sempre più verso est (volendo investire anche Iran e Turchia, in modi diversi, più o meno duri o morbidi – cambia i dati pure in Europa. Si moltiplicano i segni di cedimento sul fronte italiano... [...verso l'infinito ed oltre.]
Non ho capito,dovevamo augurarci che i paesi coinvolti rimanessero dittature o pseudo-dittature perchè così faceva più comodo a noi? :uhm:
scrivo veramente di rado nel forum, ma leggere questi commenti fa cascare le braccia....
Sinceramente ho anch'io problemi ad arrivare a fine mese, ma fare il tifo per Gheddafi, soprattutto nello spegnere le proteste in un bagno di sangue, per poter poter permettersi di andare fuori a cena ogni tanto mi fa piuttosto schifo.
Alla cena fuori puoi sostituire il nuovo pc, l'abbonamento a SKY o qualsiasi bene di prima necessità.
La mia paura riguarda il diffondersi dell'integralismo... preferisco che i soldi della mia benzina finiscano nei rubinetti d'oro del satrapo di turno piuttosto che nell'addestramento di minchioni che devono venire a buttarmi giù San Pietro.
:boh2:
Lo temevo.
Sarà una strage ancora peggiore di quanto preventivato...Citazione:
Sta assumendo i contorni di un massacro senza precedenti l'ondata di rivolte in Libia. Secondo Al Jazeera, infatti, velivoli dell'esercito stanno compiendo dei veri "raid aerei" sui manifestanti che stanno riempiendo le piazze. Le notizie sono ancora frammentarie ma raccontano della reazione spropositata da parte dei militari. Il segretario generale dell'Onu Ban-Ki Moon avrebbe chiesto a Muammar Gheddafi di far cessare "immediatamente" le violenze. E' proprio la sorte del rais, inoltre, uno dei gialli delle ultime ore: alcune fonti lo vorrebbero già in Venezuela, secondo altre invece "è a Tripoli e lotta contro i teppisti". Nella Capitale sta bruciando la sede del governo, così come la sede della Tv di Stato e un commissariato nella zona est, nel sobborgo di Souk al-Jamma, mentre i manifestanti libici hanno attaccato a due riprese un cantiere edile sudcoreano ferendo quattro stranieri. Testimoni oculari riferiscono di migliaia di persone in marcia verso Piazza Verde, nel centro di Tripoli. Secondo alcune organizzazioni non governative, molte città (tra cui Bengasi e Sirte, che ha dato i natali a Gheddafi) sono in mano ai rivoltosi. Contrario ai metodi con cui i militari stanno affrontando la protesta, il Ministro della Giustizia Mustafa Mohamed Abud Al Jeleil ha annunciato le sue dimissioni.
"Così Gheddafi è fuggito a Sebha" Il video sul Web-VIDEO- LASTAMPA.it
Il video mostra decine di autovetture di grossa cilindrata, camioncini e, mi sembra, pure una o più auto della polizia.
Se così fosse, Gheddafi è fuggito all'interno del deserto libico, dove forse spera di non essere raggiunto facilmente.
La città (Sebha - Google Maps) è nel bel mezzo del niente, ha circa 130'000 abitanti e dispone di un aeroporto. Ottimo punto sia per resistere che per scappare.
Macellai.
Dalla diretta su Repubblica.it:
fonte: http://www.repubblica.it/esteri/2011...35/?ref=HREA-1 (notizia 127)Citazione:
18:07 - Stato di massima allerta in basi militari italiane
"In tutte le basi aeree italiane il livello di allarme sarebbe massimo in relazione alla crisi libica": è quanto apprende l'Ansa da qualificate fonti parlamentari. Secondo le stesse fonti, una consistente quota di elicotteri dell'Aeronautica militare e della Marina militare in queste ore avrebbe ricevuto l'ordine di spostarsi verso il sud.