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flash ha scritto sab, 26 marzo 2005 alle 14:31
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Polemiche in America per l'annuncio di Burger King
Il nutrizionista spiega che cosa fa davvero male mangiare
Negli Usa maxi panino da 730 calorie
L'esperto: "Si può, ma non sempre"
di CRISTINA NADOTTI
ROMA - Malgrado il successo del film Super size me, che denuncia i danni della dieta a base di hamburger, una delle catene più importanti di fast food americane lancia il vero re di tutti i panini, il colosso del Burger King. Il nuovo maxi sandwich è fatto con due omelette, una salsiccia, tre fette di bacon e due fette di formaggio: in un colpo solo si ingurgitano 730 kilocalorie.
In America l'annuncio ha soffiato sul fuoco di una polemica che dura da anni. Da un lato le associazioni dei consumatori che promuovono cause collettive contro le catene di fast food, accusate di attentare alla salute dei cittadini, dall'altro le lobby politiche che spingono per varare una legge che metta al riparo le aziende del settore dalle azioni legali. Incurante degli strali di alcuni nutrizionisti, Joe Gerbino, il portavoce della Burger King, ha fatto sapere che, il primo giorno, sono stati venduti 750 mila nuovi panini.
"Qual è il problema? - chiede serafico e ironico il nutrizionista Andrea Ghiselli, ricercatore all'Inran l'Istituto di ricerca per gli alimenti e la nutrizione - l'avrei comprato anche io".
Ma come, tanti allarmi sull'aumento degli obesi, sui rischi del "junk food" e lei mangerebbe un panino con 47 grammi di grassi?
"Sì, tenendo conto che sto assumendo in una volta sola una buona parte delle kilocalorie e dei grassi che mi servono in una giornata".
Insomma, sarebbe il suo unico pasto.
"Non proprio, di sicuro non ci metterei insieme bibita e patatine, perché il problema non è quel che si mangia, ma come lo si mangia, a cosa lo si abbina".
Ma tutti quei grassi!
"Beh, io non so che altro c'è dentro questo panino, ma 47 grammi è quasi quanto consigliamo di assumerne in totale in un giorno".
Altrimenti?
"Altrimenti niente. Da un certo punto di vista non è l'evento isolato che determina gli squilibri, ma l'abitudine. La dieta calibrata consiglia che nel corso della giornata i nostri alimenti contengano il 55 per cento di carboidrati, il 30 per cento, o meno, di grassi e il 15 per cento di proteine. Se un giorno mangio più grassi non succede nulla, se lo faccio per abitudine, sì"
Gli effetti li ha mostrati Morgan Spurlock con il suo film.
"Che sciocchezza! Il suo esperimento non ha senso. Avrebbe ottenuto gli stessi risultati mangiando tutti i giorni pasta e fagioli"
Che fa, difende le grandi case alimentari?
"Per niente, difendo il buon senso. Una delle cose più gravi per l'alimentazione è dire che "quel cibo fa bene" mentre "quello fa male". Lo vediamo ogni giorno, si leggono cose del tipo "l'ananas fa bene perché brucia i grassi", oppure "il salame fa male", invece ciò che incide è la qualità del cibo insieme alla quantità".
E l'ex ministro Veronesi, che ha tuonato contro la carne?
"Ha fatto bene: nei paesi industrializzati i due terzi delle morti premature hanno come cause principali, nell'ordine, l'alimentazione scorretta, la sedentarietà e il fumo. Veronesi ha sottolineato che una dieta con troppa carne e troppi grassi predispone a certe patologie".
Insomma, sempre viva la dieta mediterranea?
"Sì, tenendo conto che bisogna mangiare di meno e muoversi di più e che, ripeto, non ci sono alimenti che fanno solo bene. Basta pensare che l'olio di oliva, di cui in Italia facciamo largo uso, è la seconda fonte di grassi saturi per la maggior parte di noi. L'olio d'oliva contiene anche i grassi insaturi, che sono quelli meno dannosi, ma anche i grassi peggiori".
Allora possiamo andare tranquillamente a pranzo nel fast food?
"Mah, ognuno fa quel che gli pare: mangiare tutti i giorni un hamburger, anche se non formato maxi, ha gli stessi effetti che mangiare tutti i giorni una pasta all'amatriciana".
(31 marzo 2005)
Da Repubblica.it
Grandi manovre dei gestori: banda più larga per veicolare
i nuovi contenuti. Prima il telefono, ora la tv e il cinema
Adsl, irrompe la televisione
e divide in due Internet
"Da una parte l'accesso al web, alla posta e ad altri servizi
noti; dall'altra, i contenuti broadband. Su una rete a parte"
di ALESSANDRO LONGO
ROMA - Nel cuore dell'Internet italiana è nata un'escrescenza, che sta diventando mondo a parte: quello dei contenuti e dei servizi su Adsl. È qui che si stanno concentrando gran parte delle speranze e degli investimenti dei principali operatori telefonici: nei prossimi mesi batteranno il tamburo di nuove offerte VoIP (telefonia su Internet), di cinema e musica su Adsl, fino a presentare la prima Tv su Ip. Telecom Italia e Wind intendono lanciare quest'ultima, su Adsl, rispettivamente in primavera e in tarda estate.
La corsa ai contenuti traina anche la potenza delle Adsl, che devono crescere per riuscire a supportare film e spettacoli via Internet: così dal primo aprile l'Adsl Alice, di Telecom, è anche a 4/0,256 Mbps. Stessa mossa è in arrivo da Wind: "Lanceremo nei prossimi mesi un'Adsl a 4/0,256 Mbps associata a un pacchetto di programmi televisivi e alla telefonia via Internet", spiega Antonio Converti, direttore marketing di Wind. Anche Tiscali lancerà entro l'estate un servizio VoIP completo (con numero di telefono dove fare e ricevere chiamate su Adsl). Questi tre operatori già si fronteggiano sul terreno della vendita di musica da scaricare, venduta sui rispettivi portali; Telecom e Wind fanno di più: lottano anche per aumentare il numero di film disponibili online. Fastweb, intanto, che è stato il primo a offrire contenuti multimediali su banda larga, non sta a guardare e rilancia: dal primo aprile porta a 6/0,512 Mbps (da 4/0,512 Mbps) la velocità di tutte le proprie Adsl, battendo così Alice di Telecom.
Le due Internet
Il fenomeno, che sta aprendo a un nuovo orizzonte il Web italiano, è ben spiegato da Paolo Nuti, guru del settore e da otto anni presidente di Aiip (la principale associazione provider): "Internet in Italia, fino a quest'anno, è stata come una nuvola. Tutti gli utenti potevano connettervisi, tramite un provider, e poi lì fare in sostanza quello che volevano. Ora la nuvola si sdoppia: da una parte l'accesso a Internet, al Web, alla posta e ad altri servizi noti; dall'altra, i contenuti banda larga. Che vanno su una Internet a parte". Il che è vero non solo dal punto di vista commerciale (gli operatori fanno pagare prima l'accesso a Internet e poi a parte i contenuti), ma anche in sostanza: "La Tv su Adsl è fornita agli utenti attraverso una Internet separata, interna alla rete del provider". Il tutto, per aumentare l'efficienza del servizio. Simile è la soluzione tecnica adottata da alcuni operatori Adsl che offrono anche il VoIP: fanno viaggiare la voce, delle telefonate degli utenti, su una corsia preferenziale, non disturbata dal traffico dei dati comuni.
Tv, telefono, cinema
È già emerso qualche dettaglio di quella che sarà la Tv su Adsl. Telecom la lancerà in primavera su quattro su città italiane; diventeranno venti a fine 2005, pari al 25-30 per cento della popolazione. Wind la lancerà in tarda estate, "all'inizio solo per i clienti residenti nei 600 comuni coperti dalla nostra rete unbundling, ossia dove non dobbiamo rivendere l'Adsl di Telecom e possiamo gestire il servizio con più autonomia, con le nostre infrastrutture", dice Converti. In entrambi i casi si avrà bisogno di un'Adsl con velocità di download a 4 Mbps, "che è quanto necessario per ricevere con fluidità i programmi televisivi via Internet". Con lo stesso canone, "certo inferiore ai 60 euro mensili", sarà possibile avere l'Adsl a 4 Mbps, alcuni canali televisivi ("altri andranno pagati a parte") e fare infinite chiamate VoIP gratuite a numeri nazionali di rete fissa. Sarà simile l'offerta VoIP di Tiscali: associata a un'Adsl molto veloce e venduta solo agli utenti coperti da rete unbundling.
Le Adsl di livello superiore servono anche ad altro; ad incentivare la vendita di film e spettacoli dai portali degli operatori: sono file pesanti, quindi più è veloce la connessione meglio è. Non a caso, Telecom in occasione del lancio dell'Adsl 4 Mbps ha anche ampliato l'offerta sul portale Rosso Alice, con gli spettacoli live di Mtv e le gare in diretta di varie discipline sportive. Fino a marzo si era concentrata quasi solo sul calcio: "Quello su Alice è quanto di più maturo ci sia nell'ambito dell'offerta di contenuti Adsl", ammette Converti. "Ci battono anche sul fronte dei film. Ne hanno centinaia, grazie a un accordo con Warner, che per noi ha prezzi troppo alti per la concessione dei diritti". È un problema: "Le major cinematografiche ancora non hanno compreso appieno che la vendita su Internet può essere un ottimo business e anche un modo per contrastare la pirateria via peer to peer, che per loro diventerà sempre più pericolosa", aggiunge. Ciononostante, Wind continuerà a scommettere sul cinema via Adsl: "Amplieremo il catalogo di film, arrivando ad alcune migliaia nei prossimi mesi. Abbiamo scoperto infatti che i nostri utenti ne comprano molti, più di quanto sperassi; soprattutto i film in seconda visione". La lotta tra gli operatori, per la conquista della seconda Internet, è appena cominciata.
(31 marzo 2005)
Al processo contro Grokster e StreamCast la Corte impegnata
in un dibattito sulle conseguenze della decisione che prenderà
Il peer-to-peer alla sbarra in Usa
ma i giudici guardano lontano
PAROLE che suonano strane alle nostre orecchie italiane (e forse europee). Un giudice, uno della Corte Suprema, che prima di emettere una sentenza si preoccupa delle possibili conseguenze negative che la sua decisione potrebbe avere sul mercato e lo sviluppo di future tecnologie. Succede in questi giorni, negli Stati Uniti, durante le udienze di una causa civile voluta dalla Metro Goldwyn Mayer Studios ed altri produttori di contenuti contro Grokster.com e StreamCast, due aziende che commercializzano una piattaforma per lo scambio di file fra utenti sulla base della tecnologia p2p. Un caso che scotta, che altri due giudici, di grado inferiore, avevano riconosciuto "di straordinaria complessità" e che perciò è finito davanti alla Corte degli Stati Uniti. E questa si è espressa nel dibattimento finora con un incredibile equilibrio, approfondendo ogni risvolto della decisione e pensando solo a quanto potrà avvenire in futuro, una volta emessa una sentenza di condanna.
La logica secondo la quale si muove la Corte è apparsa chiara quando un avvocato della difesa ha tentato di chiudere la partita citando una importante sentenza degli anni '80 in materia di videoregistrazioni illegali. L'avvocato Taranto (questo il nome del difensore di Grokster) ha citato la "sentenza Sony" del 1984. In quella decisione la casa produttrice giapponese venne assolta dall'accusa di aver posto in commercio uno strumento per la violazione del copyright - il registratore Betamax. L'accusa in pratica imputava alla casa produttrice di aver dato l'arma finale nelle mani dei consumatori che copiavano film dalle cassette noleggiate. L'argomento che fu illustrato nella sentenza fu che il videoregistratore serviva a fare molte cose, alcune di queste erano illegali, come la copia dei film, ma la Corte accettò l'argomento che uso primario del videoregistratore era quello di poter vedere i programmi televisivi andati in onda quando non era possibile guardarli.
"Avvocato, lasci perdere quella sentenza, non può prendere una frase da un documento di diciannove pagine e dire: abbiamo una regola chiara da applicare. La regola chiara non ce l'abbiamo ancora ed è per questo che siamo qui", ha risposto il giudice Ginsberg all'avvocato Taranto. I giudici hanno in parte recepito - almeno così appare a coloro che hanno seguito il dibattimento - l'argomento che il p2p altro non è se non una tecnologia che permette di "registrare" un contenuto che è in possesso di un'altra persona. Hanno cioè ammesso la distinzione tra lo "strumento" e l'uso che ne viene fatto dagli utenti. Ma il focus del loro ragionare è tutto da un'altra parte.
Il punto attorno al quale i magistrati della Corte Suprema stanno dibattendo è: se noi oggi dichiariamo fuori legge una tecnologia al suo stato nascente, di fatto diventerà impossibile per chiunque altro pensare a un nuovo apparecchio o software che cambi le condizioni vigenti nel mercato prima dell'invenzione di quello specifico dispositivo. L'esempio portato è stato quello dell'inventore dello iPod. Le sue potenzialità, prima che si affermasse un business model consolidato, ricadevano tutte all'interno del reato di violazione del diritto d'autore.
Con la parabola dell"inventore nel garage", i giudici stanno teorizzando che c'è sempre un tempo fra la nascita di una nuova tecnologia e il momento in cui questa trova il suo posto nel mercato in cui essa è "fuori legge". Se noi giudici sopprimiamo questa possibilità di "infrazione" - sembrano dire - rischiamo di rendere la creatività un delitto. Chissà se lo affermeranno in sentenza, certo secondo quel ragionamento stanno articolando il procedimento e il punto è che le cose in realtà stanno esattamente così.
Non vi sembra un ragionamento degno della civiltà di Star Trek, di fronte al legiferare delle nostre parti, in cui alle nuove tecnologie viene assegnato sempre e solo un aggettivo? Quale? Vietato.
(31 marzo 2005)
da Repubblica.it
Google à la française"?
Poca ironia, è progetto serio
Il presidente francese
Jacques Chirac
L'ECONOMIST lo chiama "Google à la française" e aggiunge un bel po' di ironia sull'idea di Jacques Chirac di creare una presenza francese nel campo dei motori di ricerca. Ma una volta tanto non bisognerebbe sorridere dei progetti di Parigi, perché a ben guardare dentro quell'involucro di nazionalismo, c'è un'idea moderna e seria del rapporto che un paese - inteso come un complesso di istituzioni, di media, di presenza culturale e linguistica - può avere con la rete.
Qualche mese fa i giornali di tutti il mondo si son lasciati molto impressionare dal progetto Google di "mettere tutto il sapere in rete". Grande programma, piccolo bidone: in internet (ma anche su DVD, su televisione e qualsiasi altro supporto o canale digitale) si può mettere solo un documento che esista già in formato digitale. Un libro del Cinquecento puoi fotografarlo quanto vuoi, ma per leggere il suo testo dev'esserci qualcuno che si incarichi o si sia incaricato (a mano o in automatico) di prendere quelle parole scritte in caratteri gutenberghiani e di codificarle nel linguaggio del computer, qualcuno che le abbia smaterializzate nel linguaggio della rete. Quindi il programma di Google è un gran bel manifesto rivolto al sistema delle biblioteche e del sapere (musica, cinema, video) già "tradotto" in digitale, che è in gran parte, grandissima parte, anglofono. Dov'è il bidone?
Più che un bidone è un limite: oggi sono digitali molte delle grandi biblioteche americane e britanniche e non c'è bisogno di certe punte di fanatismo della "Académie Française" per capire che, se il progetto di Google resta affidato all'azienda californiana, le priorità, dopo l'inglese, non prevederanno certo l'indicizzazione e archiviazione delle opera europee ma ci si rivolgerà verso l'oriente e le sue lingue. L'economia americana guarda molto più di là che di qua. E in ogni caso si assicura una presenza in rete quella lingua e quella cultura che sa tradursi più velocemente nella lingua dei media moderni.
E' questo il nocciolo del progetto francese - la digitalizzazione del sapere che si esprime in francese - ed è un progetto serio, che anche altri paesi dovrebbero adottare. Il progetto di un motore di ricerca su base linguistica può fallire e probabilmente fallirà, perché introduce un criterio che si scontra con l'universalismo dell'ambiente internet - ma bisognerà aspettare che il progetto venga reso pubblico in ogni sua parte. Intanto però non è mica male pensare di portare anche se stessi nell'universo di Internet. Per questo motivo l'idea della digitalizzazione della lingua andrebbe ripresa dagli altri, magari anche dall'Italia, dove il mastodonte della pubblica amministrazione si muove, ma con fatica immensa.
Voler portare la propria storia e cultura nella rete, perché un libro francese ricorra nelle ricerche dei navigatori, non è segno di mentalità retriva, è stare al passo. E i francesi hanno un passo migliore (oltre che più rapido) di quello di tanti altri, quando si tratta di fare "informatica-paese", al servizio del pubblico. Non a caso hanno avuto la telematica, col Minitel, 30 e più anni fa. Un esempio più recente? Si faccia un confronto fra il sito delle Ferrovie italiane, quello delle ferrovie tedesche e quello delle SNCF transalpine. Il migliore è il sito francese: per chiarezza, per la presenza di tutte le lingue dei paesi confinanti con la Francia, per la comprensibilità per il pubblico del sito (la mitica "interfaccia").
Ma questo è un altro discorso.
(4 aprile 2005)
Da Repubblica.it
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thexman ha scritto mar, 15 marzo 2005 alle 20:46
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Scusate per l'assenzaCitazione:
Cyocjo ha scritto mar, 05 aprile 2005 alle 21:25
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Ho avuto dei problemi con la connessioneCitazione:
Cyocjo ha scritto mar, 05 aprile 2005 alle 21:27
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Cyocjo ha scritto mar, 05 aprile 2005 alle 21:25
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thexman ha scritto mar, 15 marzo 2005 alle 20:46
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ma adesso avendo l'ADSL posso stare a spammare 24 ore si 24Citazione:
Cyocjo ha scritto mar, 05 aprile 2005 alle 21:36
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Cyocjo ha scritto mar, 05 aprile 2005 alle 21:27
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Cyocjo ha scritto mar, 05 aprile 2005 alle 21:25
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thexman ha scritto mar, 15 marzo 2005 alle 20:46
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Cyocjo ha scritto mar, 05 aprile 2005 alle 21:38
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Cyocjo ha scritto mar, 05 aprile 2005 alle 21:36
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Cyocjo ha scritto mar, 05 aprile 2005 alle 21:27
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Cyocjo ha scritto mar, 05 aprile 2005 alle 21:25
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thexman ha scritto mar, 15 marzo 2005 alle 20:46
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flash ha scritto mar, 05 aprile 2005 alle 23:31
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Cyocjo ha scritto mar, 05 aprile 2005 alle 21:38
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Cyocjo ha scritto mar, 05 aprile 2005 alle 21:36
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Cyocjo ha scritto mar, 05 aprile 2005 alle 21:27
Scusate per l'assenzaCitazione:
Cyocjo ha scritto mar, 05 aprile 2005 alle 21:25
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thexman ha scritto mar, 15 marzo 2005 alle 20:46
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Che novità ci sono???
non molto,thex è da un po' che non si fa vedere e ultimamente uppo il circolo con news prese da repubblica.it http://forumtgmonline.futuregamer.it...ns/sisi1xy.gifCitazione:
Cyocjo ha scritto mer, 06 aprile 2005 alle 15:31
Che novità ci sono???