Siete favorevoli ad una legge che introduca il cosiddetto diritto alla morte assistita?
Sarebbe gradita anche una breve spiegazione del perché sì e perché no.
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Siete favorevoli ad una legge che introduca il cosiddetto diritto alla morte assistita?
Sarebbe gradita anche una breve spiegazione del perché sì e perché no.
Ho votato no.
E spiego il perché: secondo me nessun essere umano ha il diritto di togliere la vita ad un'altro essere umano. Unica eccezione: l'autodifesa.
Quindi no.
Non ha importanza che sia per una buona causa.
Secondo me l'introduzione dell'eutanasia, inoltre, porta automaticamente all'introduzione della pena di morte: ovviamente se c'è un giustificato motivo per togliere la vita a una persona che soffre, c'è anche un giustificato motivo per togliere la vita a una persona che ha ucciso.
Senza contare che chi soffre può sempre suicidarsi: al limite potrebbe accordarsi con una persona fidata per fare in modo di essere messo nelle condizioni di farlo da sé (volendo il modo si trova sempre, volere è potere). Ma non dev'essere un altro a farlo.
Oltretutto mi sembra da vigliacchi ed egoisti pretendere che la legge obblighi un'altra persona ad assisterti in una cosa simile: parlando a una persona che non conosco e con cui non ho quindi particolare empatia, direi: "è una tua scelta, riguarda solo te.....che pretendi a me?"
Se sei tu che scegli non vedo come possa essere intesa.come.il togliere la.vita ad un'altra persona.
In determinate occasioni quali estremo dolore e impossibilità di avere una vita dignitosa e ovviamente qualorabsia provato che non può esserci cura, la trovo una.cosa.umanamente accettabile
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"Tu che scegli" è una persona, quello che lo fa morire è un'altra persona.
Per questo si chiama "suicidio assistito" altrimenti si chiamerebbe "suicidio" e basta. E il "suicidio" non è mai stato in discussione.
Che sia accettabile dal punto di vista del malato terminale sono daccordo, quello che trovo inaccettabile è che la legge consenta ad una persona di uccidere un'altra persona, a prescindere dal fatto che quest'ultima soffra o meno e che ne abbia fatto richiesta o meno.
Quindi basterebbe demandare il gesto effettivo ad un macchinario e per te sarebbe eticamente corretto?
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Sì ma qua stiamo parlando di una soluzione legale, de jure condendo ("siete favorevoli all'introduzione di una legge...?", hai scritto), non del "volendo il metodo si trova sempre". Anche quando l'aborto era illegale "volendo il metodo si trovava sempre", e così per un sacco di altre cose.
Attualmente l'aiuto al suicidio è un reato che prevede fino a 12 anni di galera, altroché.
Dipende da cosa intendi.
L'essenziale è che lo si possa classificare "suicidio" e non "suicidio assistito" (aka "omicidio su richiesta della vittima").
Esempio concreto: un macchinario ti consente di vivere, ma è a portata della tua mano. Ti vuoi suicidare? Senza coinvolgere gli altri? Allunghi la mano e lo spegni, quando non c'è nessuno presente. E resta il principio che nessuno può uccidere un'altra persona, il che è la cosa più importante perché evita tanto qualsiasi possibile deriva (pericolossissima per l'intera società) quanto qualsiasi possibile abuso (pericoloso solo per gli individui che lo subiscono).
Non ci siamo capiti: nessuno deve essere legalmente autorizzato ad uccidere un'altra persona. Quindi è pure giusto che nessuno sia legalmente autorizzato ad aiutarne il suicidio.
Se uno soffre può suicidarsi.
Se non può, qualcuno particolarmente empatico con esso può aiutarlo: se è furbo non lo beccano, se è stupido lo beccano, e GIUSTAMENTE si fa qualche anno di galera (sicuramente con la condizionale se è incensurato).
Ma questi sono problemi loro e possibili soluzioni loro.
A me interessa che nessuno sia legalmente autorizzato ad uccidere un'altra persona.
E ripeto: se introduciamo l'eutanasia, allora l'introduzione della pena di morte è una normale conseguenza logica, perché se può esserci una buona ragione per fare un'iniezione letale a un innocente che soffre, allora, a logica, ci sono dieci buone ragioni per fare un'iniezione letale a un criminale che ha ucciso dieci innocenti.
Scusa eh ma.se io voglio morire per mille e uno motivi che sono e restano cazzo miei, ma non sono in grado di metterlo in pratica perché sono tetraplegico e trovo un amico/persona disposto ad aiutarmi, chi sei tu per togliermi questa libertà?
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Francamente questo passaggio mi pare di una superficialità sconcertante. Quindi finché stai ragionevolmente bene (e non ne hai ancora motivo) puoi suicidarti da solo (parentesi: facilissimo, davvero, per la maggior parte delle persone, eh...), se invece ormai le tue condizioni te lo impediscono, devi sperare che qualcun altro rischi la galera per te, o magari che sia pagato profumatamente dai tuoi congiunti? :facepalm:
Siamo al livello degli aborti clandestini, praticamente...
Non ci siamo capiti.
Mi interessa che sia proibito ad una persona ucciderne un'altra, a prescindere dalle buone motivazioni.
Mi interessa molto più questo che le sofferenze di pochi individui, o il rischio per i loro parenti.
Tu non riesci a inquadrare la cosa perché continui unicamente a vederlo solo dal punto di vista del malato, senza capire che, secondo me, l'introduzione di un principio per cui, con le giuste motivazioni, una persona può ucciderne un'altra legalmente, è deleterio per tutti. Ora, e, soprattutto, in prospettiva futura.
Basti vedere cosa è successo con l'aborto: secondo me è giusto che una donna possa abortire, ma gli aborti sono saliti di numero, e vi sono molti aborti per ragioni assolutamente banali (esempio: una coppia economicamente ben messa, con lei che abortisce unicamente per problemi di carriera - io ne conosco un paio, e tu?) e vi sono persone che affermano che l'aborto "è una terapia per la salute della donna" - insomma abbiamo perso il senso delle cose, anche se per me è ovvio che non si può né si deve tornare indietro, ma resta il fatto che la cosa ha preso una piega assurda e sostanzialmente disumanizzante, perché IN REALTA' l'aborto NON è "una terapia per la salute della donna", NON è una passeggiata di salute, NON è una cosa banale, ma è un'operazione con la quale si rimuove un feto che stava diventando un bambino, e che porta a strascichi psicologici spesso terribili che ti accompagnano per tutta la vita.
Ora, immagina tra venti o trent'anni una società in cui l'eutanasia è banalizzata allo stesso modo dell'aborto oggi......io non vorrei viverein una società simile, e tu?
Eppure è ciò che è ovvio aspettarsi.
"Le vite indegne di essere vissute", come dicevano i nazisti.
Io invece penso che la libertà i poter disporre della propria.vita dovrebbe essere un mio diritto inalienabile, una cosa che dovrebbe essere garantita a chiunque.
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Io non voglio che nessuno possa legalmente uccidere te, o me, o qualcun altro.
Se vuoi suicidarti e non sei in grado di metterlo in pratica da solo, mi dispiace per te, ma non è affar mio né di nessun altro. Volendo essere cattivi: se non sei in grado di ucciderti da solo non sei degno di morire. Farsi aiutare dagli altri non rientra nella sfera delle libertà personali, perché, appunto, presuppone l'intervento di altri.
E per questo motivo, per impedirne l'abuso, sarebbe stato meglio andare avanti ad aborti clandestini, medici prezzolati di dubbia competenza eccetera? No grazie, comprendo le tue ragioni ma il rischio che se ne abusi non è a mio modo di vedere sufficiente per una tutela penale.
Ti auguro solo di non trovarti mai ad essere tu quella persona delle cui sofferenze o dei cui rischi ora non t'interessa molto: è probabile che in quel momento cambieresti idea, ma sarebbe troppo tardi.
Ma che discorsi sono scusa? se ti si intoppa la.fogna di casa vivi nella merda per sempre perché non sei un operatore di spurgo ?
Se una persona chiede aiuto ad un'altra persona e questa comprendendo i pro ed i contro di tale.scelta, accetta non vedo dove.sia il problema, anzi, la trovo una grandissima forma di amicizia e compassione nonché amore
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Non ho detto questo.Citazione:
Originariamente Scritto da Diabolik999;1353E9028
Ho citato l'esempio dell'aborto come esempio di banalizzazione di una pratica che è tutto fuorché banale.
Ho citato l'esempio dell'aborto per farti capire come la banalizzazione di pratiche "estreme" non sia una teoria né un semplice rischio, ma una certezza. Quanti hanno trovato strana la definizione dell'aborto come pratica "estrema"? Eppure estrema la è, come tutte le donne che hanno avuto una nuova vita in grembo possono ben capire...........
La banalizzazione del diritto di un essere umano ad ucciderne un'altro, previa buona motivazione, sarebbe assolutamente nefasta, a un livello che non ha nulla a che fare con la mala interpretazione dell'aborto.
Se fosse per evitare l'insorgere del "diritto di uccidere" sarei anche disposta ad essere una di quelle persone, tu pensa un po'.........ci sono persone disposte a soffrire e morire per difendere ciò che ritengono giusto, e persone incapaci di morire che pretendono che gli altri siano forzati dalla legge ad aiutarli (chi non ricorda il livore contro i medici obiettori di coscienza?)Citazione:
Originariamente Scritto da Diabolik999;1353E9028
Non è esattamente la stessa cosa......trova un esempio migliore.
Per carità, e chi lo nega?
Ma il loro amore e la loro compassione non possono andare a discapito dei principi che regolano la società. La strada dell'inferno è lastricata di buone intenzioni............
Ripeto, la possibilità di abuso (o di "banalizzazione", come la chiami tu) non dovrebbe essere una ragione sufficiente per fare o non fare qualcosa. Virtualmente ogni singolo diritto si presta all'abuso.
Perdonami, ma parlare è facile. A parole siamo tutti eroi...Citazione:
Se fosse per evitare l'insorgere del "diritto di uccidere" sarei anche disposta ad essere una di quelle persone, tu pensa un po'.........ci sono persone disposte a soffrire e morire per difendere ciò che ritengono giusto, e persone incapaci di morire che pretendono che gli altri siano forzati dalla legge ad aiutarli (chi non ricorda il livore contro i medici obiettori di coscienza?)
La banalizzazione non è una possibilità, è una certezza. Per questo ho fatto l'esempio dell'aborto.
E l'abuso del diritto di uccidere non è esattamente comparabile all'abuso delle detrazioni fiscali, eppure alcune procedure fiscali sono state abortite proprio per evitare gli abusi............
Perdonami, ma tutti a parole possiamo essere ciò che vogliamo.
Allora è meglio parlare da eroi che da un qualsiasi Fantozzi.
Questa è la tua opinione.
Ma l'abuso non riguarda solo le detrazioni fiscali, ma di qualsiasi diritto: anche la legittima difesa si presta ad abusi del "diritto di uccidere", che infatti vengono perseguiti (in questo Paese viene spesso perseguito, in sostanza, anche lo stesso esercizio del diritto, facendo nascere dei dubbi sulla sua effettiva esistenza, ma è un altro discorso). Ma nessuno di buon senso suggerisce di abolire il diritto della legittima difesa perché si conferisce a qualcuno il diritto di uccidere un altro e di questo diritto se ne può abusare...
Forse è meglio non essere né l'uno né l'altro, e limitarsi ad essere realisti.Citazione:
Perdonami, ma tutti a parole possiamo essere ciò che vogliamo.
Allora è meglio parlare da eroi che da un qualsiasi Fantozzi.
Chi pretende le forzature sarebbero più che altro i parenti/eredi.
E tale forzatura è quasi certa, sulla base delle esperienze che abbiamo.
Oggi come oggi, ad esempio, molti pretenderebbero che i medici fossero forzati a praticare gli aborti:
http://www.tempi.it/aborto-la-cgil-c...giacomo-rocchi
http://www.imolaoggi.it/2012/06/21/a...o-il-problema/Citazione:
Lo scorso 17 gennaio la Cgil ha presentato un reclamo al Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d’Europa contro l’obiezione di coscienza dei medici che si rifiutano di praticare aborti, con l’obiettivo palese di indurre l’Italia a bandire concorsi pubblici riservati solo ai non obiettori. Secondo il sindacato, l’attuazione dell’articolo 9 della legge 194/78, che permette l’obiezione di coscienza, violerebbe la Carta sociale europea, ledendo il diritto alla salute delle donne e costringendo i medici non obiettori a condizioni di lavoro inique
http://www.imolaoggi.it/2013/03/28/l...delle-torture/
Citazione:
RIFIUTARE L’ABORTO È TORTURA. Tra gli esempi c’è «il rifiuto dei servizi sanitari legalmente disponibili, come l’aborto e la cura post aborto». Come scrive il Foglio «un aborto negato è esplicitamente paragonato alla sterilizzazione e alla mutilazione genitale, citate giustamente nel rapporto come esempi di tortura.
Suffragata dall'esperienza storica circa il processo di banalizzazione che ha subito l'aborto..............
Stavo per dirti che la legittima difesa non si presta ad alcun abuso, ma mi sono resa conto che utilizziamo la parola abuso per indicare due cose diverse: io in questo thread non intendo per "abuso" fare qualcosa che va oltre quanto stabilito dalla norma, bensì l'evoluzione della norma rispetto alle attuali intenzioni. Facciamo un esempio concreto: oggi è la persona che soffre a stabilire che vuole morire, ma se domani in mancanza di volontà scritte fosse un parente designato sarebbe la stessa cosa? E se dopodomani il parente non si fosse potuto designare? E se invece fosse un pool di stimatissimi medici? O magari, un po' più in la', un solo medico? Io sinceramente non trovo grossissime differenze etiche tra tutte queste opzioni.......
E non mi dire che si possono porre dei paletti: i paletti non esistono, o meglio, col dispiegarsi del tempo vengono spostati, come dimostrano le posizioni della CGIL, dei Radicali e dell'ONU sui medici obiettori di coscienza per l'aborto.
Esiste un unico paletto inamovibile: si chiama principio. Se non è consentito ad un essere umano ucciderne un altro, a prescindere dalla motivazione, da quello non ci si può spostare. Ogni altra considerazione è fallace nel tempo, perché si presta ad essere superata. E non pariamo di chissà quando, parliamo di trent'anni.
Questo è impossibile farlo a parole, quando si parla di temi eticamente sensibili e di principi.
L'etica non può essere realista, proprio per definizione.
Non cambia nulla.
Pensi che la legittima difesa non si presti a nessun "abuso" nel senso che hai appena detto? Si vede che non hai studiato diritto :asd:
Tutte le leggi, tutte le norme, tutti i principi sono soggetti ad un'evoluzione, ad un ampliamento o restringimento del loro campo d'azione, della loro applicazione.
L'etica forse non potrà essere realista, la previsione del proprio comportamento, sì.Citazione:
Questo è impossibile farlo a parole, quando si parla di temi eticamente sensibili e di principi.
L'etica non può essere realista, proprio per definizione.
Pretendere che ci si comporterebbe da eroi senza mai essere stati messi alla prova ci espone semplicemente al ridicolo.
Io ho delle idee basilari che non rinnegherei mai di mia volontà, ma non mi sognerei mai di dire che sotto tortura non mi farebbero dire qualcosa di diverso, farei solo la figura dello sbruffone.
Infatti non ho mai studiato diritto, perlomeno non a livello universitario.
None.
Io esprimo l'intenzione di volermi comportare da eroina.
Che poi ci riesca davvero o no, è tutto da provare.
Ma l'intenzione c'è.
Invece essere, a priori, già sulla carta, non intenzionato a resistire alla sofferenza, indica una convinzione delle proprie idee che è dir poco debole, per non dire inesistente.
In altre parole: pretendere che ci si comporterebbe da eroi è una condizione di per sé assolutamente insufficiente, eppure necessaria, per arrivare poi nella realtà a comportarsi da eroi.
Affermare a priori che si cederebbe, invece, è una assoluta garanzia circa il non comportamento eroico.
IMHO.
No, per niente. E' invece una considerazione su cui riflettere.
Come vedi il riferimento a Fantozzi era più profondo di quel che poteva apparire.
Fantozziano è l'atteggiamento rinunciatario in partenza, non l'eventuale non riuscire a portare avanti le proprie idee dopo averci provato.
"Chi non ha intenzione di combattere ha già perso" per dirlo in altre parole.
E, quanto al rischio di ridicolo: "mi interessa più la mia coscienza che l'opinione altrui" e, senza offesa, "da che pulpito viene la predica".
Personalmente, se sono arrivata dove sono arrivata, non è perché non sono mai scesa a compromessi con le mie convinzioni personali, ma perché ho sempre combattuto per le mie idee, e quindi non sono mai partita con l'idea che fosse possibile cedere.
Comunque sia adesso stacco: sono dovuta tornare in Italia a causa di un lutto familiare, ed ora devo ripartire, quindi per un po' non mi farò più viva.
Ciao.
Mi dispiace per il lutto, condoglianze :sisi:
Volevo solo chiarire due cose. Se asserire che:
1) nessuno resiste sotto tortura, non importa quanto si senta eroico o se pensava di poter cedere o meno
e che
2) prima di dire che non ce ne importa delle sofferenze di un malato terminale rispetto al valore di un principio bisognerebbe essere passati dall'esperienza di avere papà (o mamma, o un figlio) in quelle condizioni, perché parlare in astratto in questi casi è troppo facile
Se affermare, dicevo, questi due elementari concetti per te significa essere Fantozzi, pazienza, vorrà dire che sono Fantozzi :fag:
A risentirci quando sarai rientrata.
Tema spinoso e discussione potenzialmente molto interessante, se affrontata con intelligenza e rispetto per l'altrui opinione ;)
Ho votato "sì" ed ho anche firmato all'ultima raccolta per la proposta di legge, ben sapendo che in Italia certe questioni sono destinate a rimanere tabu' ed affrontate con una certa ipocrisia.
Credo nella dignità e nella qualità ella vita come valori imprescindibili dalla vita stessa. Considero l'eutanasia un rimedio percorribile nei casi appunto dove la dignità e la qualità siano irrimediabilmente compromessi . Mi riferisco naturalmente a situazioni di carattere patologico grave, degeneranti e con nessuna o pochissima possibilità di regressione.
Naturalmente non credo che esista un metro di misura delle sofferenze e dei disagi sopportabili applicabile a tutti. Quindi massimo rispetto per chi per Fede, convinzioni personali, forza di volontà ritenga di aggrapparsi alla vita in quasiasi condizione ed a qualsiasi costo, me vorrei lo stesso rispetto per chi invece considera la "vita" in modo diverso.
Credo nel testamento biologico e nella facoltà preventiva di consentire ad altri di effettuare la propria eutanasia in condizioni espressamente previste e regolamentate. Credo sia un discorso di civiltà che nulla abbia fra l'altro a che vedere con la pena di morte (che personamente considero aberrante).
Sono assolutamente consapevole delle gravi implicazioni etiche, sociali e religiose di una simile scelta. Ma credo che ogni scelta in quanto tale (e purchè ovviamente relativa esclusivamente alla propria sfera personale) vada rispettata.
Circa un anno ho dovuto fare una questa scelta per il mio cane, (del quale sento ancora una forte mancanza) ebbene non vi nascondo che nonostante le mie idee come sopra esposto, nonostante si trattasse "solo" di un cane, che fosse vecchio e che soprattutto l'azione fosse principalmente diretta ad evitargli inutili e terribili sofferenze, ebbene dopo "il fatto" ho vacillato, di brutto, ho come sentito di aver fatto come qualcosa di innaturale, di "sbagliato"... però lo rifarei. E lo farei anche per una persona cara, nel rispetto delle sua volontà e della sua dignità, pur sapendo di accollarmi una responsabilità tremenda che mi porterei per sempre addosso, ma lo farei per amore e rispetto della persona stessa.
Ripenso al famoso caso di Eluana Englaro, come può qualcuno solo pensare che un padre abbia preso una decisione simile a cuor leggero, che non abbia avuto (e probabilmente abbia ancora) forti titubanze e rimorsi? Io però non mi sento di giudicarlo, ma solo di rispettarlo. Il "divieto" dall'alto, la coscienza imposta, mi sanno sempre di ipocrisia, di costrizione. Le scelte invece mi piace rispettarle, cercando anche, nel limite del possibile, di capirne le motivazioni.
Secondo me sì... Molte volte mantenere in vita le persone oltre le normali possibilità consentite dalla natura significa condannare una persona a una paralisi che dura una vita. Vi immaginate? 30-40 anni fermi in un letto! Io ricordo che una volta ho subito un'operazione e già stare fermo a letto per tutto quel tempo fu un incubo...
non faccio in tempo a leggere tutto il topic
ho votato sì
@ elite phoenix: mio padre piange e mi chiede di ucciderlo. non sto facendo un esempio ipotetico :| questa è la mia realtà.
no, non è in grado di farlo da solo. per lo stesso motivo per cui è sempre meno in grado di compiere senza assistenza qualsiasi azione che non sia un riflesso semiautomatico.
ora, io non so se lo farei, se ci fosse una legge che lo consentisse. non so nemmeno francamente se, in un futuro, l'assenza di una legge che la consenta sarà un deterrente sufficiente.
ma di certo so che io al suo posto vorrei che qualcuno lo facesse per me.
Allora.
Anzitutto voglio ringraziare tutti coloro che sono intervenuti, e che sono riusciti a scuotere profondamente le certezze che avevo, il che è sempre un'ottima cosa: sinceramente non voterei più un "no" tout court all'eutanasia. Grazie.
Adesso però vorrei la vostra opinione su un'altro punto: una persona soffre, è lucida e chiede di morire. Ho ancora qualche riserva mentale, ma sono daccordo: bisogna lasciarla fare.
Diverso però è sospendere l'idratazione ad una persona che non ha espresso alcuna motivazione, o che l'ha espressa in tempi remoti - se la persona non soffre, o non si può accertare che soffra, è giusto sospendere l'idratazione, cioè in pratica lasciarla morire di sete? Ovviamente se non ci sono volontà scritte E' ingiusto. Ma se le volontà scritte ci sono, risalgono ad anni prima, è giusto togliere l'idratazione a una persona che chiaramente non soffre e non lo chiede esplicitamente oggi?
Penso che questo ricada sotto l'accanimento terapeutico... Se quando ci resti sotto avevi espresso parere positivo ti ci attaccano alle macchine e non ti possono più staccare se hai deciso di rinunciarvi puoi " lasciarti morire "... se non hai lasciato niente di detto dovrebbero rivolgersi ai parenti più prossimi
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Ok.
Ma io ho parlato di idratazione e alimentazione. Non le definirei accanimento terapeutico.
E comunque che possa decidere un altro, fosse anche un parente, fa ricascare, in questo caso, l'ago della bilancia sul "no": in pratica decidono tutto gli altri, medici e parenti, anche se non hai lasciato nulla di scritto. Questa non è una libertà personale: questo è semplicemente autorizzare gli altri a farti fuori senza alcun tuo consenso.
Ho pure qualche dubbio che, se non ci sono sofferenze e la famiglia vuole comuqnue staccare la spina, alle volte possa volerlo per togliersi un peso (morale e/o materiale): con tutto il rispetto io ho avuto questa sensazione quando ho visto il caso di Eluana Englaro, che non soffriva (in stato vegetativo non c'è sofferenza) e non aveva lasciato nulla di scritto.
Lo stato vegetativo non è vita.... Se vai a vedere pure in che condizioni erano gli organi interni capisci che non aveva senso tenere in"vita" qualcuno che non si risveglierà mai e.che dispiace dirlo resta un peso sia per la.società che per la.famiglia
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Senza offesa, ma questo signore qua diceva le stesse cose che hai scritto tu.
Spoiler:
E' una delle ragioni della mia diffidenza, e della mia paura della "china scivolosa".
Paura che le tue parole mi confermano, malgrado, ripeto, abbia cambiato opinione e sia daccordo che chi può esprimere la sua volontà un attimo prima e non dieci anni prima, possa essere lasciato morire.
Delegarlo agli altri, proprio no. Mai.
Altrimenti torniamo alla foto di cui sopra.
E ti assicuro che non ho fatto un'iperbole: si esprimeva in termini molto simili a quelli che hai usato tu.
Credimi, io sono un'esperta del tizio di cui sopra.