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Li ha invitati per davvero. I Ricchi e Poveri, quelli originali. Microfono in mano e Angela, la mitica brunetta, alla voce, sono in cartellone per sabato, al PalaMalaguti, a meno di mezz´ora da un derby che pare sempre più una sagra paesana, se vi si parla di tutto tranne che del match e vi si cerca, da casa Virtus, una promiscuità perfino eccessiva, quasi fosse un evento a sé o una gara secca, trofeo Battilani o Supercoppa che sia. Bene, tutto nella cartellina (stampa) e nel cartellone (di sabato), Claudio Sabatini, alla sua fiera del basket, ha dato pure un titolo. «Sarà quel che sarà»: un hit dei Ricchi e Poveri, come quel «Voulez vous danser» che chissà chi farà ballare; o quel «Sarà perché ti amo», che chissà se andrà nemmeno in scaletta, scandendo da anni uno dei cori più cari al tifo Fortitudo. Poi, anche «Amici miei» («Un diadema di successi», 1976) poteva starci, almeno a giudicare dal programma stilato, l´happening che s´avvia, ore 13.30, col picnic organizzato dalla Fossa dei Leoni fuori dal PalaMalaguti. «Perché dev´essere un´unica festa – è il messaggio di pace -, anche se ognuno ha i propri colori». Il tifo bianconero sarà certamente entusiasta di partecipare.
«La Fortitudo, sabato, non è un avversario. E´ un´ospite. Avessero chiesto 1420 biglietti, glieli avrei dati. Anzi, un derby 4000 contro 4000 sarebbe bellissimo». Ma la par condicio sarà altrove: alle 18, le squadre entreranno in campo coi rispettivi inni e, dopo la cinquina di hit dei Ricchi e Poveri, a 6´ dalla palla a due lo speaker bianconero Terrieri cederà il microfono a Michele Forino, collega biancoblù, per la presentazione della Climamio. Poi però, sotto programmi e locandine, dalla mazzetta di fotocopie scalpita anche uno dei cavalli di battaglia: il famigerato bilancio Fortitudo, la cui divulgazione, nella casa di fronte, non passerà mai come un gesto di distensione.
«Non voglio certo commentare», ripete più volte Sabatini, che però, fornendo in plurime copie le 8 pagine della relazione del Collegio Sindacale, un documento contabile che abbonda di insoliti accenti lirici, il messaggio l´ha già recapitato. Già, quale? «Che si affrontano società dalla gestione differente – attacca -, e non è una polemica, solo dati oggettivi. Quando sono arrivato, la Virtus aveva 38 miliardi di debiti: oggi zero. E io non sono il proprietario, sono solo il custode d´un patrimonio. La Fortitudo ha un proprietario: facoltoso, e che tutti devono ringraziare, se spende cifre enormi ogni anno. Lo leggo dal bilancio dell´ultima stagione: 13 milioni di euro di costi, 6 di ricavi». E via dentro i numeri, né servirà ricordargli di quando tacciava Cazzola, poco tempo fa, di parlar troppo di marketing e poco di pallone, o di quando s´occupava delle battaglie legali di Gazzoni, «che però, se qualche anno fa avesse detto che stava finendo i soldi, forse non si sarebbe arrivati a questo punto. Il punto qual è?».
Già, qual è? «Che sabato molto probabilmente perderemo. Ci mancherebbe altro che noi, poveri, con una gestione da 4 milioni di euro, battessimo un club che ne spende più di 12. Fossi in loro, e perdessi una partita del genere, sarebbe un suicidio». «La relazione è chiara – continua Sabatini -, e parla d´uno squilibrio patrimoniale molto grave. Sono semplicemente due gestioni differenti. Io, la Virtus, mi sono ripromesso di riconsegnarla in attivo. La nostra è un´impresa, la loro pare un hobby. Non sono polemiche, ma considerazioni sobrie. Loro hanno ville sui colli, noi pianterreni a Castelmaggiore. Il contratto di Becirovic non sappiamo neanche come si scrive: Belinelli, che segna più di lui e tira meglio (snocciola le cifre, fresche di stampa dal sito della Lega, ndr), immagino prenderà di più, o no? Da qui, ecco perché i Ricchi e Poveri: spero canti tutto il Palamalaguti, magari anche Palumbi». E se vince la Virtus? «Non lo auguro alla Fortitudo... Ma noi siamo coscienti del nostro valore, e di un palazzo che sarà pieno: ci sono 600 posti disponibili, abbiamo venduto 2000 Starbag, l´incasso sarà di 300 mila euro». E se sui dati sboccia la diffidenza, il colpo d´occhio, come sempre, la spegnerà. Il derby è derby. Il derby di basket, se si può ancora dire.