Speciale fecondazione assistita

Quando il Parlamento italiano ha approvato la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, la European Society of Human Reproduction and Embryology (Eshre) ha espresso grande preoccupazione. Non era mai accaduto prima che l’associazione, che raggruppa migliaia di specialisti europei di fecondazione assistita, decidesse di commentare ufficialmente la legge di un paese europeo entrando in qualche modo nel terreno della politica. Quello italiano però è un caso del tutto particolare e la presa di posizione dell’Eshre è frutto di una semplice constatazione: la legge italiana non tiene conto dei dati scientifici e si rivelerà disastrosa per le coppie infertili e per le cliniche di fecondazione assistita.
Il vecchio continente offre un quadro piuttosto disomogeneo dal punto di vista normativo. La maggior parte dei paesi – Svezia, Danimarca, Olanda, Polonia, Spagna, Francia, Grecia – hanno adottato un approccio liberale. A questi si aggiungono i paesi che hanno leggi e regolamentazioni ancora più liberali come il Belgio, la Finlandia e la Gran Bretagna, che concilia l’apertura con rigorosi controlli in un sistema che è il più professionale d’Europa. C’è poi un gruppo di stati – Norvegia, Germania, Svizzera, Austria e Irlanda – in cui esiste una forte influenza dei gruppi conservatori cristiani e che hanno optato per un approccio più restrittivo. Il quadro però è disomogeneo anche dal punto di vista dei risultati ottenuti nei trattamenti di fecondazione assistita, come risulta evidente scorrendo i dati del registro europeo. Le differenze sono marcate e si spiegano in buona parte con i diversi meccanismi di rimborso: laddove il costo dei trattamenti viene adeguatamente rimborsato – Svezia, Norvegia, Danimarca e Belgio – il numero delle gravidanze multiple è più basso. I paesi in cui i rimborsi sono scarsi, invece, tendono ad avere una percentuale maggiore di gravidanze gemellari. Come è facile intuire spesso i pazienti non hanno risorse finanziarie sufficienti per permettersi più di un ciclo o due e questo incoraggia il trasferimento in utero di un numero maggiore di embrioni per incrementare le probabilità di ottenere una gravidanza, anche se allo stesso tempo aumentano i rischi per la salute di madri e figli. Ma anche le restrizioni normative all’applicazione delle varie tecniche hanno un peso sui risultati, come insegna l’esperienza tedesca. Qui il tasso di gravidanze multiple, soprattutto trigemellari, è alto proprio a causa della legislazione, che prevede il trasferimento in utero di tutti gli embrioni generati in vitro, che possono essere fino a tre.
L’Italia si trova in una situazione simile, ma assai peggiore. In Germania infatti è possibile selezionare e congelare gli ovociti fecondati quando sono ancora allo stadio di zigote. La legge italiana invece non consente il congelamento degli embrioni e non prevede neppure il congelamento degli zigoti, perciò lascia aperta soltanto la strada del congelamento degli ovociti. Nonostante i risultati promettenti ottenuti dai ricercatori italiani quest’ultima è una tecnica che è ancora nella sua infanzia e ha dato vita a un numero di bambini troppo modesto perché possa essere considerata sicura e utilizzata di routine. In definitiva, come illustrano i dati riportati in questo speciale, la legge non potrà che ridurre i tassi di gravidanza nelle donne meno giovani mentre aumenterà il numero delle gravidanze multiple nelle pazienti più giovani e quindi i rischi per donne e bambini. Paradossalmente questo avviene nello stesso momento in cui gli specialisti di medicina della riproduzione in ogni parte del mondo concordano che la riduzione dei tassi di gravidanze multiple è la priorità assoluta della ricerca in questo settore.

Arne Sunde
chairman dell’European Society of Human Reproduction and Embryology (Eshre)

www.darwinweb.it/speciale_fecondazione.html