Risultati da 1 a 17 di 17
  1. #1
    Shogun Assoluto L'avatar di Mithrandir
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    Predefinito Le opere di Mithrandir81

    Tanta banalità.

    Una saggia banalità.
    Un buon esordio, d'impatto: perfetto.
    Di contenuto irrisorio.
    Ho il terrore della complessità.
    Amo la semplicità. L'ermetismo, mascherare un'espressione con uno strato di confusione indotta nell'interlocutore è negazione di scambio.
    Le tue riflessioni non significano nulla. Forme rotonde, espressioni scolpite dolcemente dalle parole, ma che suonano vuote, cave...a chi non si limitasse a osservare ma, con la curiosità più semplice, volesse toccare e accorgersi del vuoto lancinante all'interno.

    Non il mio. Spero.

    Semplicemente dico, semplicemente esprimo, semplicemente...
    E qui mi contraddico. L'errore della forma, l'inseguimento del velluto, pelle di seta, pennellata che sfiora.

    E forse dico banalità. Sagge. Banalità sagge. O sagge banalità. Non so, delle due una, o entrambe.
    Parole scorrono sotto le mie dita, la mente segue il corpo, non viceversa.
    Il corpo al centro.
    Ciò che siamo. Ciò che rifiutiamo, che non desideriamo, che ci fa desiderare di non desiderarlo.
    Pausa.
    Riflessione.
    Uccido ogni mio pensiero.
    Ho il terrore della complessità.
    Eppure la ricerco ancora, e ancora, e ancora.
    Forse la complessità è una fase, un passaggio, un fiume, un ponte, una galleria buia eppure luminosa.
    Artificiale, la luce.
    Le gallerie finiscono. La luce artificiale si tramuta in naturale. Passaggi obbligati. Mutazioni dovute.
    Eppure, dall'altro lato, ancora il buio potrebbe velare la via.

    Non seguo più la mia mente oramai. Non mi rendo conto del mio pensiero, ma il mio pensiero si sta rendendo conto di me stesso. Tutto.

    Semplicemente sono. Semplicemente vivo. Ho paura, affronto, fuggo. Amo, odio. Sbaglio, continuo a sbagliare.
    L'errore è la più grande forza, la forza della semplicità.
    Commetto un errore, imparo.
    Lo commetto ancora forse, ma ho imparato.
    La consapevolezza, imboccare la via sbagliata perchè lo si desidera. E' il proprio corpo che lo vuole.
    La mente è il proprio corpo.
    Chi segue chi allora? Chi è inseguito e chi inseguitore?
    O forse non c'è preda. Non esiste cacciatore.
    Un tutto, unico. Un cerchio che insegue se stesso, scartabellando tra le visioni, frugando tra le rilevazioni: nella speranza di scorgere un inizio, una fine. Alla ricerca...
    Riunione.
    Accettazione.
    Unico io.
    Desiderare se stessi.
    Semplice no?
    Ho il terrore della complessità.

    Qui gatta ci cova: semplice non è giusto.
    Nemmeno sbagliato.
    Naturale, logico, illogico, fluente, razionalmente emotivo è giusto.
    Forse.
    Forse no, ma lo è per me.
    La superiorità non è un dato di fatto: è una scelta di vita.
    L'inferiorità è un dato di fatto. Il mio dato di fatto.
    Ma ho scelto, ho scelto di essere superiore a me stesso.

    Voglio smettere di inseguire il punto di partenza della circonferenza. Voglio percorrerla tutta, non importa quante volte. Importa che lo voglio.

    Dopotutto non è così male la complessità. Forse è un problema di livelli.
    Complesso, semplice.
    Il primo che maschera il secondo: banalità.
    Viceversa: saggezza o stupidità. Che poi è la stessa cosa.

    Chiudo me stesso. Torno indietro. Cancello.
    Colpa dei diavoli moderni!
    Ho perso il controllo del mio corpo. Ora è la mia mente che guida. Il cerchio si è rotto, siamo di nuovo in due. Smetto.
    Ho il terrore della complessità perchè è parte di me. E scusate le banalità.

  2. #2
    Il Fantasma L'avatar di Thelastangel
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    Predefinito Re: Tanta banalità.

    Complessa, nella sua semplicità..
    o semplice, nella sua complessità?
    O tutte e due?
    Lasciamoci il dubbio
    P.S. Complimenti!

  3. #3
    Il Nonno L'avatar di Ph@ntom
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    Predefinito Re: Tanta banalità.

    Interessante.
    Forse gli arrovellamenti per mascherare qualcosa di proprio, per mandar giu il boccone amaro di colpe proiettate al di fuori.

  4. #4
    Shogun Assoluto L'avatar di Mithrandir
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    Predefinito Re: Tanta banalità.

    Non è riferito ad un particolare episodio, o ad un boccone amaro...è un modo di vedere. Credo.

  5. #5
    Emack
    ospite

    Predefinito Re: Tanta banalità.

    Nella parte iniziale pare che si rivolga a te, phantom

    Scritto curioso, oserei dire. Forse un po' troppo ellittico, ecco.

  6. #6
    Il Nonno L'avatar di Ph@ntom
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    Predefinito Re: Tanta banalità.

    L'ho pensato anch'io

  7. #7
    Shogun Assoluto L'avatar di Mithrandir
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    Predefinito Re: Tanta banalità.

    Emack ha scritto mer, 05 maggio 2004 alle 22:28
    Nella parte iniziale pare che si rivolga a te, phantom

    Scritto curioso, oserei dire. Forse un po' troppo ellittico, ecco.
    non è uno scritto studiato, è una cosa venuta fuori così...in cinque minuti. E a quell'ora...

  8. #8
    Emack
    ospite

    Predefinito Re: Tanta banalità.

    Mithrandir81 ha scritto mer, 05 maggio 2004 alle 22:41
    Emack ha scritto mer, 05 maggio 2004 alle 22:28
    Nella parte iniziale pare che si rivolga a te, phantom

    Scritto curioso, oserei dire. Forse un po' troppo ellittico, ecco.
    non è uno scritto studiato, è una cosa venuta fuori così...in cinque minuti. E a quell'ora...
    E dopo averci riflettuto su, vorresti cambiar qualcosa oppure lo ritieni perfetto così?

  9. #9
    Shogun Assoluto L'avatar di Mithrandir
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    Predefinito Re: Tanta banalità.

    Emack ha scritto mer, 05 maggio 2004 alle 22:43
    Mithrandir81 ha scritto mer, 05 maggio 2004 alle 22:41
    Emack ha scritto mer, 05 maggio 2004 alle 22:28
    Nella parte iniziale pare che si rivolga a te, phantom

    Scritto curioso, oserei dire. Forse un po' troppo ellittico, ecco.
    non è uno scritto studiato, è una cosa venuta fuori così...in cinque minuti. E a quell'ora...
    E dopo averci riflettuto su, vorresti cambiar qualcosa oppure lo ritieni perfetto così?
    Vorrei cambiare qualcosa.
    Ma lo ritengo perfetto così proprio per questo motivo.
    Non so se mi spiego.
    E' proprio questa la parte centrale, se lo cambiassi ne tradirei il significato.

  10. #10
    Emack
    ospite

    Predefinito Re: Tanta banalità.

    Mithrandir81 ha scritto mer, 05 maggio 2004 alle 22:47
    Emack ha scritto mer, 05 maggio 2004 alle 22:43
    Mithrandir81 ha scritto mer, 05 maggio 2004 alle 22:41
    Emack ha scritto mer, 05 maggio 2004 alle 22:28
    Nella parte iniziale pare che si rivolga a te, phantom

    Scritto curioso, oserei dire. Forse un po' troppo ellittico, ecco.
    non è uno scritto studiato, è una cosa venuta fuori così...in cinque minuti. E a quell'ora...
    E dopo averci riflettuto su, vorresti cambiar qualcosa oppure lo ritieni perfetto così?
    Vorrei cambiare qualcosa.
    Ma lo ritengo perfetto così proprio per questo motivo.
    Non so se mi spiego.
    E' proprio questa la parte centrale, se lo cambiassi ne tradirei il significato.
    Ti sei spiegato.

  11. #11
    Il Nonno L'avatar di Morandar
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    Predefinito Re: Tanta banalità.

    Qua ci vorrebbe la faccina cattedratica alla Raffo: cambiare qualcosa in un proprio scritto di getto significa togliergli qualcosa. Il più delle volte sono perfetti così, e rendendo una parola più elegante si scopre che l'economia leggera su cui si basa un bel testo viene a perdersi. E ci troviamo di fronte ad una torta di pneumatici.

  12. #12
    Emack
    ospite

    Predefinito Re: Tanta banalità.

    L'epifania dell'attimo la si può pure codificare usando simboli leggermente diversi. Non si tratta di "tradire" l'illuminazione istantanea, solo di renderla esteticamente più valida.

  13. #13
    Shogun Assoluto L'avatar di Mithrandir
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    Predefinito Re: Tanta banalità.

    Emack ha scritto ven, 28 maggio 2004 alle 00:15
    L'epifania dell'attimo la si può pure codificare usando simboli leggermente diversi. Non si tratta di "tradire" l'illuminazione istantanea, solo di renderla esteticamente più valida.
    E' vero...ma se codifica è intrecciata con il contenuto?
    Il pensiero spesso non è lineare.

  14. #14
    Emack
    ospite

    Predefinito Re: Tanta banalità.

    Mithrandir81 ha scritto ven, 28 maggio 2004 01:06
    Emack ha scritto ven, 28 maggio 2004 alle 00:15
    L'epifania dell'attimo la si può pure codificare usando simboli leggermente diversi. Non si tratta di "tradire" l'illuminazione istantanea, solo di renderla esteticamente più valida.
    E' vero...ma se codifica è intrecciata con il contenuto?
    Il pensiero spesso non è lineare.
    Bisogna saper distinguere quei casi in cui la codifica descrive pienamente il contenuto.

  15. #15
    Shogun Assoluto L'avatar di Mithrandir
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    Predefinito Re: Tanta banalità.

    Emack ha scritto lun, 31 maggio 2004 00:16
    Mithrandir81 ha scritto ven, 28 maggio 2004 01:06
    Emack ha scritto ven, 28 maggio 2004 alle 00:15
    L'epifania dell'attimo la si può pure codificare usando simboli leggermente diversi. Non si tratta di "tradire" l'illuminazione istantanea, solo di renderla esteticamente più valida.
    E' vero...ma se codifica è intrecciata con il contenuto?
    Il pensiero spesso non è lineare.
    Bisogna saper distinguere quei casi in cui la codifica descrive pienamente il contenuto.
    certo, hai ragione...

    non prendere la mia affermazione come la presunzione di voler essere in quesi casi
    generalizzavo...

  16. #16
    Emack
    ospite

    Predefinito Re: Tanta banalità.

    Penso che tu non sia un tipo presuntuoso

  17. #17
    La Borga L'avatar di Jimmy
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    Predefinito Re: Tanta banalità.

    Mithrandir81 ha scritto ven, 18 marzo 2005 alle 01:11
    Gli occhi scattano a destra, a sinistra. Freeze di un mare scatenato nella sua furia divina.
    Il volo nel vento si confonde con le nuvole di un cielo funereo. Un pungo nello stomaco. Vomitevole sensazione, vuoto, sensazione di puro sgomento.
    Resistenza a ciò che di rabbioso spinge, saltando da una roccia all'altra, senza sfiorarne alcuna, il rigurgito di scelte indigeste risale la gola saziando la sete di recriminazione fasulla.
    Un attimo di calma. Trecentosessanta gradi di consapevolezza sfuggono nell'istante in cui compaiono.
    Gli occhi scattano a destra.
    A sinistra.
    Tutto è nero; non le luminose nuvole funeree, non il vento. E' una caduta nel proprio stomaco.

    Scoglio che diventa sasso, i piedi si bagnano lentamente di braccia oleose che afferrano e tirano verso il fondo, e lacerano, ma senza artigli.
    Non finisce, non finisce, non finisce.

    Passi all'indietro nel proprio esser stato, scatti in avanti, fughe improvvise: un punto fisso in una gabbia di vetro.
    Musica che balla sollecitando le onde, lacrime che ballano alimentando le ombre, esplosione di un ghiacciaio in petto, fuochi nelle dita: un punto fisso in una gabbia di vetro.

    Il proprio carnefice allo specchio sorride, e piange, e ricorda, e fa risuonare la risacca di frasi morte, di desideri indistinti, di momenti smozzicati, di occhi che scrutano e sensazioni che muoiono uccise dal loro stesso esistere.

    Vomitevole sensazione di vomito. E un incontro che apre il buio.
    La coda di un gatto scivola nel vicolo, sornione indizio di inganno imminente. L'esule imbroglione scatta in avanti, afferra il gatto e ne ricava un graffio perenne.

    Il proprio carnefice allo specchio mutila se stesso, e piange, e ancora ricorda, e invecchia la propria paura ringiovanendo le sensazioni, riversa tristezza svuotando un guscio molliccio che scivola, filtra tra le crepe e le venature e scompare.
    Lo scoglio nerastro fonde la solitudine, risucchia gli errori e li muta in rabbia.
    Ed erutta piccoli lapilli, e scaldano il mare, ma il mare è grande e il cielo è complice del silenzio, le braccia inchiostrate di accuse sono tante e forti, e i lapilli si spengono in fretta.
    L'inerzia avvia il nuovo volo, al prossimo sasso.

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