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Il Cavaliere poteva servire. Sono diverse le ragioni per cui Stefano Bontate (ai vertici di Cosa Nostra negli anni 70) e i suoi sodali erano interessati al Cavaliere. Innanzitutto a scopo di estorsione. Berlusconi era già un importante costruttore e il suo patrimonio faceva gola alla mafia. Ma non solo. Tra la seconda metà degli anni 70 e primi anni 80 Cosa Nostra accumulava ingenti somme di denaro attraverso molteplici attività illecite, ma in primo luogo grazie al businness del narcotraffico. Necessitava quindi di canali sicuri di riciclaggio. Un imprenditore in espansione come Berlusconi, che stava inventando la televisione commerciale, e che presumibilmente aveva bisogno di grandi somme di denaro, poteva, nell’ottica dei mafiosi, servire allo scopo.
Non esiste la prova che Berlusconi, entrato in contatto con Cosa Nostra come “vittima”, abbia fatto buon viso a cattivo gioco e si sia prestato come “riciclatore”, accettando Cosa Nostra come socio occulto della sua avventura imprenditoriale. Tuttavia, i periti dell’accusa e della difesa non sono stati in grado di ricostruire l’origine di circa 113 miliardi di vecchie lire affluiti nelle Holding Fininvest tra il 1975 e il 1983 (vale a dire circa 250-300 milioni di euro attuali) e dei quali non è stato possibile ricostruire l’origine. Il perito della difesa, il dott. Iovenitti, ha dichiarato che alcuni di quei finanziamenti sono inspiegabili e
«potenzialmente non trasparenti».