La Warner Bros. Interactive se ne è uscita con la seguente trovata: utilizzare i punteggi e i voti delle recensioni per il calcolo delle royalty che gli sviluppatori devono pagare alla Warner Bros. Il meccanismo, spiega un articolo dell'Hollywood Reporter, funziona nel seguente modo: i titoli basati su licenze ufficiali devono raggiungere almeno il 70% di punteggio medio (preso da siti come GameRankings.com o simili), o verranno penalizzati da un aumento delle percentuali di royalty da versare alla casa. Ergo, meno bene viene valutato il gioco, più soldi gli studi di sviluppo devono dare alla Warner. Piuttosto esplicito il commento di Jason Hall, CEO di WBI: «l'aumento nelle percentuali ci compensa del danno subito dal "brand" legato al gioco. Se il producer ci consegna un titolo che rispetta le promesse - un grande titolo - allora il problema non si pone neppure». Di diverso parere Bruno Bonnell, CEO di Atari, che non ha incluso questa clausola nel contratto per Enter The Matrix: «abbiamo venduto quattro milioni di copie, 250 milioni di dollari in tutto il mondo. E Warner ci vorrebbe penalizzare perchè non siamo arrivati al 70%? Ma stiamo scherzando»? Mi piacerebbe conoscere la vostra opinione in merito; personalmente trovo deprecabile per l'idea in sè, e potenzialmente fuorviante per il redattore, far dipendere in maniera diretta il destino delle software house dai suoi voti. Noi diamo un giudizio, ma è il mercato che decide. Credo che l'esempio di Bonnell calzi alla perfezione.