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  1. #51
    Il Nonno L'avatar di Gil-galad, Re degli Elfi
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    Predefinito Re: News militari (sea based)

    Questo sembra interessante, direi che è la prima vera novità nell'ambito dei mezzi da sbarco dai tempi dell'introduzione degli hovercraft.

    The French Navy is set to begin an evaluation of a novel variable-draught landing craft known as the L-Cat, to assess its suitability as a potential future expeditionary watercraft.
    Constructions Industrielles de la Méditerranée (CNIM) has funded the construction of the full-scale L-Cat demonstrator by the Gemelin shipyard in La Rochelle on France's Atlantic coast. The design is intended to meet emergent operational requirements for a fast ship-to-shore connector, combining the attributes of a deep-draught vessel and a landing craft to offer high speed, excellent manoeuvrability and increased payload.
    The L-Cat concept achieves this by offering the flexibility to raise or lower a pontoon deck so as to enable operation in any one of three modes. In transit, the L-Cat is a catamaran - the pontoon deck is raised between the two hulls; in beaching mode the pontoon is lowered; and in dock mode the platform is totally or partially flooded.
    CNIM argues that while the L-Cat concept is itself innovative, the underpinning technologies are all low-risk: the hull adopts standard naval architecture ratios and aluminium alloy structures; the propulsion system uses standard diesel engines and waterjets; and the hydraulic lifting rams are based on proven technology.
    Image: CNIM is completing technical trials on the L-Cat in anticipation of testing by the French Navy by the end of 2008. During trials the ship will interface with the stern dock of both Foudre-class and Mistral-class amphibious ships and include embarkations of representative vehicle payloads (CNIM)

    199 of 444 words
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  2. #52
    Lo Zio L'avatar di scutum 2
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    Predefinito Re: News militari (sea based)

    Per quanto sintetico mi sembra che l'articolo sia piuttosto interessante, in particolare sotto il profilo dell'analisi della "italianità" della nostra politica...
    C'è da rendersi conto che, in Italia, il concetto di "scelta strategica", relativo a qulunque aspetto della vita del nostro paese (dalla sanità al militare, dalla ricerca alla finanza, ecc.) è del tutto sconosciuto...
    Il concetto è unico: si tende, inesorabilmente, al più complesso ed oggi non c'è nulla di più complesso della gestione di uno stato eppure...
    Ci occorrono, forse, dei professionisti che fanno i politici più dei politici professionisti?
    Scusate (mea culpa, Censor) la digressione poco "militare"...
    Saluti

    Di Riccardo Nassigh, da Pagine di Difesa.
    Questo tema si inquadra nelle considerazioni generali del mio articolo di qualche giorno fa sulle forze armate (Perchè le forze armate?). Ho scelto la vexata quaestio della portaerei Cavour perché la considero un tema simbolo dell'odierna situazione militare italiana. A parte ogni assurda questione di parrocchia o di simpatie/antipatie personali (che paiono un corredo costante nella vita quotidiana delle forze armate, e non solo in Italia), questa nave potrà rappresentare il punto di partenza di un'evoluzione attesa da gran tempo, o di una stagnazione priva di senso. Procediamo con ordine.
    Perché si discute senza fine sul Cavour
    Le discussioni, iniziate ancor prima che la nave fosse messa in programma, risalgono addirittura agli anni Ottanta, quando (al tempo della Legge navale) si stava dibattendo sul tipo di unità a capacità aerea da realizzare nel contesto della Guerra Fredda. Non esisteva ancora un'aviazione navale, e pertanto si trascinavano le recriminazioni derivate dalla seconda guerra mondiale. Per giunta l'Italia era percorsa da venti pacifisti che identificavano ideologicamente la portaerei con la guerra d'aggressione. Principalmente a causa dell'assenza di cultura strategica, della quale difettavano gli stessi uomini politici che ne avrebbero avuto un gran bisogno, si giunse – una volta costruito il Garibaldi – a denominarlo "incrociatore portaeromobili tuttoponte", imbarcandovi soltanto elicotteri e scartando l'idea di dotarlo di ski-jump a prora. Poi venne la legge istitutiva dell'aviazione navale, si acquisirono gli Harrier e si dovette spendere una discreta somma per realizzare il suddetto ski-jump immobilizzando la nave in arsenale per il tempo necessario.
    Quando il contesto strategico mutò con l'eclisse dell'equilibrio bipolare e anche l'Italia cominciò a rendersi conto che le alleanze avrebbero dato sicurezza in proporzione al contributo dei singoli membri, iniziarono infinite discussioni anche sul progressivo rinnovamento dello strumento militare, con tutte le incertezze dottrinali, tecniche e finanziarie che conosciamo. Non tutti sanno dell'autentico travaglio che accompagnò in ambito Marina la nascita del progetto Num (Nuova unità maggiore) per sostituire nel tempo il Garibaldi. Non tutti erano d'accordo che dovesse trattarsi di un'altra portaerei un poco più grande.
    Taluni pensavano che nei nuovi scenari strategici occorresse piuttosto un tipo di nave polifunzionale che accoppiasse alla capacità aerea altre varie opzioni (dal comando e controllo di alto livello alla capacità anfibia). Obiettivamente la scelta non era facile, stretta tra l'esigenza di contenere i costi e pertanto le dimensioni della nave, la complessità tecnica di un accumulo di capacità eterogenee nella stessa piattaforma e tuttavia la necessità di fronteggiare situazioni strategiche e tattiche non del tutto definibili. Alla fine venne fuori il Doria (il cui nome fu poi mutato in Cavour prima ancora che l'unità fosse pronta): una portaerei dotata però di una certa polivalenza, pur essendo priva del bacino allagabile che avrebbe accentuato le capacità anfibie.
    Qual era – e qual è – il problema? La risposta è drammaticamente semplice: ancora una volta nasceva un prodotto militare sul quale era mancata una comune elaborazione dottrinale e pratica tra le forze armate (erano i tempi in cui si cominciava a programmare una brigata anfibia interforze senza volerla realmente, e dunque senza realizzarla). Ogni parrocchia vedeva la nuova nave a modo suo: per la Marina un prestigioso accrescimento di capacità (ma senza poterne definire i termini); per l'Esercito e l'Aeronautica una perniciosa fonte di spesa a loro danno. I politici, incapaci come sempre di capire e valutare le ragioni dei militari, finivano col camminare in una direzione sostanzialmente sconosciuta (prevedendo del resto che l'instabilità dei nostri equilibri parlamentari avrebbe quasi certamente provocato uno o più turn-over governativi prima che la nave diventasse una realtà economica e militare da gestire nei suoi ulteriori sviluppi). Per inciso, può essere illuminante la lettura del recente articolo scritto per la Rivista Marittima dall'ammiraglio Sanfelice proprio sul tema dei rapporti fra strategia e politica e sull'importanza che il politico possieda una formazione strategica di base.
    Oggi il nodo viene al pettine, e il ministro dell'economia chiede brutalmente ai militari di giustificare i loro programmi (con le relative spese). Ma i militari non sanno fare altro che ripetergli la filastrocca delle loro elaborazioni di forza armata, e lui sa benissimo di non capirci nulla. Però – e questo è il punto di rottura – oggi si deve decidere. E le decisioni sbagliate saranno quasi certamente irreversibili, perché ormai si tratta dell'impostazione di fondo dello strumento militare. Su quali scelte strategiche?
    La situazione economica e sociale del Paese non permette più sconti a nessuno, e il sottobosco di piccoli calcoli personali o di gruppo che hanno finora accompagnato il nostro sgangherato modo di procedere vanno incontro alla fine che meritano. Ma il conto lo paga l'Italia, e nelle forze armate lo pagano i molti che lavorano sodo (nemmeno troppo pagati), quando addirittura non rischiano la vita in guerre che non bisogna rivelare.
    Che cos'è il Cavour, e a che serve?
    Premetto che non è una portaerei strategica come quelle progettate dagli inglesi (che ora non sono neppure certi di poterle realizzare), e non è nemmeno una grossa nave come quella programmata dai francesi e poi accantonata per motivi di costo. E' probabilmente il massimo che oggi un paese d'Europa possa permettersi, a patto di sapere perché. E questo è il punto. Alla base sta naturalmente la scelta strategica di fondo, che l'Italia deve fare per non cadere in una situazione letteralmente demenziale in cui si prepara uno strumento militare senza sapere come impiegarlo, a beneficio di interessi che poco hanno a che fare col bene del Paese.
    Ammesso poi che la scelta coincida per davvero con quanto si continua a proclamare nei discorsi e nei documenti ufficiali, occorre tener conto che i nuovi scenari strategici – prima ancora delle crisi finanziarie/economiche – stanno mutando radicalmente la fisionomia degli strumenti militari di terra, mare, aria e spazio. E la ragione sta nel fatto – sempre vero ma spesso disatteso – che la guerra, o comunque l'impiego della forza, è un fatto unitario che va gestito in totale sinergia di tutte le risorse disponibili. Gli strumenti militari seguono la stessa logica derivata, perché il loro scopo è l'applicazione della forza quando dove e come serve. Una la volontà strategica, varie ma sinergiche le applicazioni. Da questo punto di vista è indifferente che si tratti di guerra o di operazione di pace. Differiscono l'intensità, l'ampiezza, la durata dell'impegno, ma non la sostanza del problema.
    Lo specifico problema della nave portaeromobili rientra appieno in questa logica. La stessa Marina degli Stati Uniti si è posta il problema già verso la fine degli anni Novanta, in vista dell'evoluzione della propria componente aeronavale. Interessante l'articolo scritto in proposito da Giorgio Giorgerini per Rivista Italiana Difesa già nel 1999. Pensando in particolare alla situazione italiana, coi noti limiti alle capacità di impegno militare proiettivo, appare assolutamente chiaro che una nave come il Cavour non può essere considerata altro che una piattaforma mobile interforze, gestita dalla Marina per competenza tecnica specifica (come un gruppo di Typhhoon viene gestito dall'Aeronautica o un gruppo di PzH 2000 dall'Esercito).
    In base all'esperienza operativa degli scorsi anni navi del genere svolgono funzioni svariate (dal comando e controllo di forze aero-terrestri-navali nazionali o di coalizione, al sea/air control di determinate aree, all'appoggio logistico e operativo delle operazioni aeroterrestri, al trasporto e sbarco-aviosbarco di truppe anfibie o forze speciali, all'assistenza umanitaria e sanitaria...). I vantaggi, in termini di funzionalità e sicurezza di piattaforma, sono evidenti. Da bordo possono operare aeromobili di tutte le forze armate. A questo proposito osservo anzi che, se l'Aeronautica avesse scelto (oltre al Typhoon) l'F-35B Stovl come apparecchio multiruolo, sarebbe stato possibile standardizzare l'intera linea aeronavale, permettendo l'impiego del velivolo da piste terrestri come da bordo. Qualcosa di simile a quanto accade da tempo in Gran Bretagna, dove gli Harrier della Raf e gli elicotteri dei Royal Marines operano indifferentemente da terra e da bordo delle portaerei. Al momento accade anzi che, per la temporanea assenza di velivoli imbarcati ad ala fissa, la Marina si vale appunto degli apparecchi della Raf anche per le proprie esigenze. In definitiva sarebbe decisamente fuori tempo continuare a concepire una portaerei come capital ship della flotta in vista di operazioni navali che probabilmente non vedremo più per molto tempo ancora. Tutto ciò mi fa pensare che – ove accadesse ciò che oggi si prospetta, cioè un vuoto di specialisti da imbarcare sul Cavour per completarne l'operatività nei tempi previsti - nulla vieterebbe di ricavare il personale necessario, ricorrendo a una temporanea messa in riserva di qualche altra unità (fossero anche il Garibaldi o i due Mimbelli), in attesa degli auspicabili tempi migliori. A mali estremi…
    Ultima modifica di scutum 2; 02-12-08 alle 10:31:14

  3. #53
    Lo Zio L'avatar di scutum 2
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    Predefinito Re: News militari (sea based)

    Al solito, da Pagine di Difesa.
    Non siamo i soli, in cattive acque...
    Saluti e buon 2009 a tutti

    La tragicomica saga della ex-aviazione navale britannica, e dei programmi della Royal Navy per una nuova classe di portaerei Stovl (Cvf), sembra avviarsi a una malinconica e pressochè inevitabile conclusione. La recente decisione del Ministro della Difesa, John Hutton, di rimandare il programma di costruzione delle Cvf di “uno o due anni”, ufficialmente allo scopo di effettuare qualche risparmio a breve termine, in realtà nasconde una minaccia molto più grave. Vi è infatti ragione di temere che la Royal Navy, dopo essersi acconciata a cedere alla Raf il controllo operativo di quella che era la sua Fleet Air Arm pur di salvare le portaerei, finirà per perdere del tutto sia la prima che le seconde. Per capire cosa sia successo e stia succedendo, bisogna tornare indietro nel tempo di qualche decennio.
    Attorno alla metà degli anni 60 del secolo scorso, la Royal Navy avviò un programma per la costruzione di una nuova portaerei moderna (Cva-01 Furious) che avrebbe dovuto iniziare a sostituire le navi di costruzione bellica allora in servizio. La Royal Air Force condusse però una violentissima campagna propagandistica contro il progetto, coinvolgendo non solo il Ministero della Difesa ma anche quello del Tesoro e l’opinione pubblica. Una nuova portaerei non serviva assolutamente a nulla, sostennero gli aviatori; utilizzando le loro basi sparse nel mondo, essi erano perfettamente in grado di assicurare ovunque la difesa aerea sia delle navi da guerra, che del traffico mercantile (e per cercare di dimostrarlo, produssero una famosissima mappa, in cui l’ Australia era stata convenientemente spostata di diverse centinaia di km verso ovest). Le somme risparmiate cancellando la Furious sarebbero state investite molto meglio nel programma del nuovo bombardiere da penetrazione per la Raf, il TRS.2, che era ciò di cui la nazione aveva davvero bisogno.
    La Raf vinse la sua battaglia, e nel 1966 il governo cancellò la Furious. Ma si trattò di una vittoria di Pirro, perchè subito dopo anche il Trs.2 finì nella pattumiera. Tutta la vicenda servì ad impartire ai due servizi un’amara lezione circa i rischi delle lotte intestine, ma non cambiò nulla nel fermo convincimento della Raf, secondo cui tutto ciò che vola – quanto meno ad ala fissa – deve essere sotto il suo controllo.
    Per le esigenze della Guerra Fredda, la RN si limitò così a costruire le tre piccole unità della classe Invincible, che non potevano nemmeno essere chiamate portaerei bensì incrociatori tuttoponte. La missione primaria di questa navi consisteva nella lotta antisom in Atlantico settentrionale, utilizzando gli elicotteri imbarcati; esse portavano però anche un piccolo gruppo di aerei Stovl Sea Harrier, per fornire una certa protezione a sè stesse e alle altre navi del loro gruppo operativo contro le prevedibili puntate offensive della temibile aviazione navale sovietica.
    Ma poi vennero le Falkland. Se gli argentini avessero aspettato ancora qualche mese, dando così tempo alla signora Tatcher di vendere l’Invincible all’Australia e di far demolire le altre due navi ancora in costruzione, oggi le isole si chiamerebbero Malvinas. Furono solo i Sea Harrier dell’Invincible e della vecchia Hermes che permisero l’operazione di riconquista, anche se la mancanza di una vera piattaforma Aew imbarcata (anch’essa cancellata per risparmiare) rese le cose molto più difficili, e causò perdite molto più gravi di quanto non sarebbe stato altrimenti necessario.
    Tutto quello che la Raf riuscì invece a mettere in piedi fu un’unica missione ad opera di un solo bombardiere, forse di un certo valore propagandistico ma del tutto irrilevante sul piano operativo e strategico. Come risultato, la Raf non godette di nemmeno una frazione del prestigio e dell’alone di gloria che accolsero il ritorno della flotta vittoriosa. La cosa non deve essere andata giù bene.
    Sia come sia, le Falkland fornirono una dimostrazione, che più chiara non poteva essere, del significato e dell’importanza dell’aviazione imbarcata come strumento di proiezione di potenza dovunque questo sia necessario, del tutto indipendentemente dalla disponibilità di basi nella regione.
    Finita la Guerra Fredda, e in vista dell’emergere di nuove missioni che prevedono appunto la proiezione di potenza (qualunque sia la foglia di fico con cui si voglia mascherarle), era quindi del tutto logico che la RN avviasse dei programmi per la costruzione di quelle che a tutti gli effetti dovranno essere delle vere portaerei d’attacco. Memore delle esperienze passate, la Marina decise però come prima cosa di raggiungere un qualche accomodamento con la Raf, per evitare un’altra lotta intestina dalle conseguenze imprevedibili.
    La Strategic Defence Review del 1998 annunciò così, tra le altre cose, la fusione dei reparti ad ala fissa della Fleet Air Arm con gli stormi di Harrier della Raf, creando la Joint Force Harrier sotto comando operativo dell’ Aeronautica. Ufficialmente si trattava di una misura destinata a “contenere i costi” e “semplificare la logistica”, ma in realtà era quello che noi chiameremmo un “incucio”: la RN cedeva alla Raf il controllo operativo degli aerei imbarcati, e in cambio la Raf lasciava passare il programma delle nuove portaerei senza protestare.
    Si tratta(va), beninteso, di una soluzione di compromesso e ben lontana dal rappresentare l’impiego più razionale e vantaggioso delle somme messe a disposizione dal contribuente. Tutto lo schema si basa(va) infatti sul previsto acquisto della versione Stovl (F-35B) del Jsf, sebbene la Raf non abbia in realtà più nessun bisogno di un aereo Stovl, e sebbene le dimensioni delle Cvf permettano tranquillamente l’imbarco della ben più capace, e quasi certamente meno costosa, versione Ctol F-35C (quella prevista per l’US Navy). Ma siccome il perno di tutta la faccenda è (era) il mantenimento di una Joint Force Aviazione-Marina, con la semplice sostituzione degli HARRIER con i JSF, ecco che bisognava assolutamente scegliere l’F-35B, anche se costa di più e ha prestazioni inferiori.
    Ad ogni modo, pur con queste limitazioni e sprechi il compromesso di cui sopra rappresenta(va) comunque una soluzione accettabile nell’ottica del sistema paese, e senza dubbio preferibile ad una guerra fratricida senza vinti nè vincitori. La Royal Navy aveva le sue portaerei, la Raf si vedeva assicurato un ruolo di primo piano in qualsiasi operazione future, e la Gran Bretagna veniva a disporre di uno strumento militare adeguato ai tempi. Tutti contenti, dunque. Tutti contenti, a quanto pare, meno la Raf, che vuole ancora di più. Semplicemente, vuole tutto.
    L’accordo originale per la creazione della Joint Force Harrier prevedeva l’inserimento di un ammiraglio negli alti livelli decisionali della Raf. Meno di due anni dopo, una riorganizzazione interna portò alla eliminazione di quella posizione. La RN, disposta a qualsiasi sacrificio pur di evitare una ripetizione del caso Furious, accettò la cosa senza fiatare. La mossa successiva è stata la decisione di ritirare prematuramente, e senza alcuna reale necessità gli Harrier Frs.2 da difesa aerea, che la Fleet Air Arm aveva versato nella Joint Force Harrier, riorganizzando quest’ultima sui soli GR.7/9 da attacco al suolo della Raf. Così, almeno sino all’arrivo dei JSF un’esperienza come quella delle Falkland non potrà più ripetersi; la Royal Navy dovrà limitarsi ad operare entro il raggio d’azione dei caccia basati a terra della Raf, oppure rinunciare a qualsiasi forma di ombrello aereo. E ancora una volta, la RN ha mandato giù l’amaro boccone.
    E adesso, sfruttando la combinazione di due fattori (la crisi finanziaria, che rende immediatamente molto popolare nei circoli di governo chiunque e a qualsiasi titolo proponga una riduzione di spesa; e la presenza di un ufficiale della Raf, l’ Air Chief Marshal Sir Jock Stirrup come capo di stato maggiore della Difesa) l’Aeronautica si appresta a vibrare il colpo finale.
    Sir Jock Stirrup e il Csm della Raf, Acm Glenn Torpy hanno infatti suggerito, come misura “di risparmio”, lo scioglimento anticipato della Joint Force Harrier e il ritiro di tutti i suoi aerei entro i prossimi cinque anni, e cioè prima ancora che comincino ad arrivare i nuovi JSF. I motivi di questa straordinaria rinuncia, che oltretutto lascerebbe la Raf temporaneamente priva di capacità di attacco al suolo visto che i Jaguar sono stati anch’essi ritirati appunto per creare un urgente bisogno per lo F-35, sono del tutto trasparenti. Da un lato, la Raf si svincola dalla camicia di Nesso del falso requisito operativo per lo F-35B, e potrà con tutta tranquillità riorientare il suo ordine verso la più logica versione F-35A.
    Dall’altro, quando tra un paio d’anni si tratterà di far ripartire il programma delle portaerei, la Royal Navy si vedrà costretta ad aggiungere al costo delle navi quello per l’acquisto degli aerei, e per la ricostituzione di una Fleet Air Arm propriamente navale. E’ pressochè certo che i costi saliranno a livelli proibitivi, portando così automaticamente alla cancellazione di tutto il progetto. E sono pronto a giocarmi la camicia cha “qualcuno” suggerirà che i fondi vengano dirottati verso la Tranche 3 del programma Eurofighter.
    Secondo fonti inglesi, tutto lo schema è noto nella RAF sotto lo slogan “ one nation, one air force” – il che la dice lunga circa motivazioni e obiettivi. Hermann Göring (Alles was fliegt, gehört mir, tutto ciò che vola è mio) sarebbe stato pienamente d’accordo.
    Bisogna sottolineare a questo punto che se l’incucio dovesse davvero saltare portando alla fine del programma Cvf, la vittoria della Raf si trasformerebbe in una grave perdita per il sistema paese. La Gran Bretagna rimarrebbe infatti priva di qualsiasi capacità di effettuare delle sia pur modeste missione di proiezione di potenza o anche solo di presenza, in aree dove non vi sia qualcuno che metta prontamente a disposizione un aeroporto moderno con tutte le sue attrezzature. Questa capacità verrebbe sacrificata sull’ altare di una miope politica parrochiale di difesa degli interessi di una forza armata contro tutto e contro tutti, e di una vera propria lotta all’ultimo sangue per la conquista di fette e fettine del bilancio - senza alcun riguardo per l’efficienza complessiva dello strumento militare.
    Quanto sopra per la cronaca. Ma in realtà la vicenda ci riguarda molto da vicino, perchè non vi sono dubbi che l’Ami stia seguendo con la massima attenzione le manovre della Raf e intenda ripeterle passo per passo.
    A costo di diventare ossessivo e monocorde, è necessario ripetere con la massima chiarezza che l’intenzione dell’Ami di acquistare un mix di F-35A e B (con i B che dovrebbero in ogni caso essere più di quelli della Marina), non è in alcun modo giustificabile dal punto di vista operativo. Si tratterebbe infatti, come per la Raf, di far pagare al contribuente un prezzo più elevato, per degli aerei che forniscono prestazioni inferiori. L’unico e vero scopo della faccenda consiste invece nel creare una Joint Force JSF su modello britannico - che naturalmente offrirebbe significativi risparmi e semplificherebbe la logistica, e che ovviamente dovrebbe essere sotto controllo operativo Ami.
    Gli obiettivi della cosa sono virtualmente gli stessi già visti per la Raf: riassorbire il Grupaer, e mettere degli aerei Ami sul ponte della Cavour assicurando così all’Aeronautica un ruolo primario in qualsiasi operazione aeronavale futura. E sin qui, come già nel caso britannico, ci si potrebbe anche stare. E difatti, non pare che la Marina Militare abbia sinora espresso una qualche decisa opposizione – forse, secondo voci che continuano a circolare, in cambio di una promessa a mezza bocca per un possibile programma congiunto futuro per una seconda Cavour. Ma non vorrei che gli ultimi sviluppi del caso Raf-RN facessero venire qualche strana idea a Palazzo Aeronautica, visto poi che anche noi non stiamo benissimo sul piano economico e ci troviamo ad avere un rappresentante dell’Arma Azzurra come Csm Difesa. E’ vero che la Cavour esiste già, ma si potrebbe sempre venderla. Magari per finanziare la nostra quota della Tranche 3.

  4. #54
    Il Nonno L'avatar di Gil-galad, Re degli Elfi
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    Predefinito Re: News militari (sea based)

    Scusa, ma questa storia del rimando delle cvf da dove viene? io sapevo del rimando (quasi sine die) della portaerei francese, ma che anche le cvf siano state rimandate mi giunge completamente nuova.
    P.S. non è vero che durante le Falklands vi fu una sola missione di un bombardiere RAF. Le missioni Black Buck, che all'epoca furono le missioni di bombardamento alla distanza maggiore dalla base di partenza mai effettuate, furono se non ricordo male almeno 9.

  5. #55
    Lo Zio L'avatar di scutum 2
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    Predefinito Re: News militari (sea based)

    Vero, così come ci furono diverse missioni di rifornimento in volo dei Vicktor (allora utilizzati quali rifornitori) correlate alle missioni di bombardamento.
    La fonte dell'articolo non ricordo se sia verificabile e/o citata... Devo riguardare...
    Saluti

  6. #56
    Shogun Assoluto L'avatar di showa
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    Predefinito Re: News militari (sea based)

    Forse voleva dire che sulla pista dell'aeroporto di Stanley ci arrivò solo un bombardiere (per via della serie di rifornimenti in volo).

  7. #57
    Lo Zio L'avatar di scutum 2
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    Predefinito Re: News militari (sea based)

    Siamo tantino off, ma...
    Tratto da "Aerei" (se non ricordo male), rivista mensile.

    Nell'ambito dell'Operation Corporate sono state pianificate le missioni Black Buck, canto del cigno dei bombardieri strategici Avro Vulcan B Mk.2 della RAF, radiati poco dopo la fine delle ostilità e definitivamente sostituiti dai Tornado.
    L'impiego dei Vulcan per colpire bersagli strategici nel territorio delle Falklands era stato previsto fin dall'inizio del conflitto ma macchine ed equipaggi richiesero tre settimane di tempo per essere preparati a questo compito. I Vulcan, infatti, non effettuavano più missioni di rifornimento in volo da 10-15 anni e la loro stiva era configurata per l'esclusivo trasporto di armi nucleari.
    Furono localizzati tutti gli impianti di rifornimento in volo ancora efficienti e furono selezionati dieci Vulcan, tra quelli a suo tempo predisposti al trasporto dei missili di crociera Skybolt (mai entrati in servizio); da essi furono ulteriormente selezionati cinque aerei (XM597, XM598, XM607, XM612 e XL391) degli Squadrons No.44 (Rhodesia), del quale era stato rinviato lo scioglimento, No. 50 e No.101 del No.1 Group dello Strike Command.
    La prima missione è stata compiuta l'1 maggio, con l'aeroporto di Port Stanley come obiettivo; ogni missione Black Buck è stata portata a termine da un solo aeroplano e gli aerei effettivamente utilizzati sono stati solo due dei quattro messi in allarme, tratti dai cinque predisposti.
    Nelle missioni Black Buck 5 e 6 (31 maggio e 3 giugno) i Vulcan lanciarono anche missili aria-superficie antiradar Texas Instruments AGM-45A Shrike (in tutto sei) acquistati ed installati appositamente (in sostituzione dei Martel originariamente previsti). I Vulcan Black Buck montavano anche "pods" ECM Westinghouse AN/ALQ-101(V)-10 forniti dai reparti di Buccaneer; queste contromisure dovevano servire a neutralizzare i radar Westinghouse TPS-43F, TPS-44, Skyguard e Super Fledermaus della difesa aerea argentina.
    Nell'ultimo attacco (12 giugno) furono impiegate bombe con detonatore prolungato, in modo da esplodere prima di penetrare nel terreno, arrecando il massimo danno ad aeromobili e veicoli parcheggiati. Tutti i bombardamenti sono stati condotti di notte, da 4.500-5.000 m di quota, ed hanno richiesto non meno di dieci rifornimenti in volo, più alcuni per le aerocisterne Victor.
    La Black Buck 7, l'ultima (la 3 e la 4 furono abortite) si concluse con un atterraggio d'emergenza, per esaurimento del combustibile, a Rio de Janeiro, con il fermo del bombardiere per una settimana ed il sequestro da parte delle autorità brasiliane di un missile Shrike.
    Proprio per sopperire alla grande necessità di aerei per il rifornimento in volo, la RAF aveva deciso di convertire anche alcuni Vulcan, il primo dei quali, però, è stato pronto solo il 18 giugno ed ha potuto prendere servizio il 30 giugno, a guerra finita.
    Ironia della storia, nel 1981 la Fuerza Aérea Argentina, con l'intenzione di sostituire i suoi Canberra, aveva preso contatto con la RAF per considerare l'acquisto di alcuni Vulcan.

    La macchina, a mio avviso, è una delle più belle ed interessanti mai costruite, nel suo genere... Interessantissimo, poi, l'utilizzo dello Shrike, anche se rimase episodio unico (non emulato neppure da altri aerei -gli Harrier RAF non erano in condizione di utilizzarli-), non si è capito se per mancanza di necessità -più verosimile- o di efficacia.
    Saluti

  8. #58
    Moderatore BI BI DA L'avatar di Jaqen
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    Predefinito Re: News militari (sea based)

    Non so quanto sia da Storia Militare, ma è pur sempre una news sea based...


    Scontro tra sottomarini atomici in Atlantico,danni ma missili ok

    Lun 16 Feb - 11.52

    Due sottomarini dotati di armi nucleari, uno britannico e l'altro francese, si sono scontrati mentre stavano effettuando esercitazioni separate nell'Oceano Atlantico. Lo riportano oggi i quotidiani.

    I due sottomarini nucleari hanno riportato danni gravi nella collisione subacquea avvenuta all'inizio del mese, ha riferito il Daily Telegraph. Nell'incidente non ci sono stati feriti, e le armi non sono state danneggiate, ha aggiunto il Daily Mirror.
    Il ministero della Difesa di Londra non ha commentato le operazioni sottomarine e non ha confermato la notizia.
    Tuttavia ha dichiarato in una breve nota: "Confermiamo che la capacità deterrente del Regno Unito è rimasta inalterata e che la sicurezza nucleare non è stata compromessa".
    Un portavoce del ministero della Sicurezza francese non ha rilasciato commenti.
    Dopo l'incidente nell'Atlantico, l'Hms Vanguard della marina reale britannica ha fatto ritorno alla base di Faslane, con lo scafo pieno di graffi e ammaccature, riporta il Sun, mentre il sottomarino francese Le Triomphant è tornato Brest, nella Francia nord occidentale, riportando gravi danni al sistema di sonar.
    Lanciato nel 1992, il Vanguard è uno dei quattro sottomarini britannici che porta il missile nucleare Trident, il sistema di difesa nucleare del paese. Almeno uno dei quattro è sempre in pattuglia.
    Le Triomphant, inaugurato nel 1997, trasporta 16 missili nucleari ed è uno dei quattro sottomarini dotati di armi nucleari della flotta francese.

  9. #59
    Il Nonno L'avatar di Gil-galad, Re degli Elfi
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    Predefinito Re: News militari (sea based)

    certo che ce ne vuole per far scontrare due sub con tutto lo spazio che c'è in Atlantico! Una cosa è comunque certa: è confermata la silenziosità dei due sub, se sono riusciti a collidere prima di rendersi conto che c'era l'altro nelle vicinanze.

  10. #60
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    Predefinito Re: News militari (sea based)

    Dev'essere stato un riflesso "ancestrale" del comandante britannico.

    Comandante un vascello francese ci sta transitando davanti.

    "Per Dio, speroniamolo!"

  11. #61
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    Predefinito Re: News militari (sea based)

    Citazione Originariamente Scritto da Sarpedon Visualizza Messaggio
    Dev'essere stato un riflesso "ancestrale" del comandante britannico.

    Comandante un vascello francese ci sta transitando davanti.

    "Per Dio, speroniamolo!"

    Già tanto che non l'hanno silurato, per il riflesso...

  12. #62
    Il Nonno L'avatar di Gil-galad, Re degli Elfi
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    Predefinito Re: News militari (sea based)



    In realtà visto che il sub britannico ha riportato graffi sullo scafo, mentre a quello francese si è ammaccato il muso direi è che è successo l'esatto opposto!

  13. #63
    Il Nonno L'avatar di Gil-galad, Re degli Elfi
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    Predefinito Re: News militari (sea based)

    Questa news riguarda indirettamente anche l'italia

    Malta sources patrol craft from Australia's Austal
    Australian shipbuilder Austal has secured a contract to supply four inshore patrol craft to the Armed Forces of Malta (AFM), the company announced on 19 February. A statement said the contract, signed the previous day, includes training and spares support

    Fonte: Jane's

    Evidentemente i maltesi non devono essere rimasti molto soddisfatti del pattugliatore comprato in italia...

  14. #64
    Shogun Assoluto L'avatar di showa
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    Predefinito Re: News militari (sea based)

    Pur ovviamente non sapendo nulla di prima mano di quella nave, mi sentirei di dubitare della pochezza di quel pattugliatore (mi ricordo un articolo di qualche tempo fa su RID, o Panorama & Difesa). Insomma... non credo abbiamo mai rifilato ciofeche clamorose. Io punterei più che altro su possibili migliori condizioni economiche offerte dagli australiani. Imho, eh.

  15. #65
    Lo Zio L'avatar di scutum 2
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    Predefinito Re: News militari (sea based)

    Analisi Difesa.

    Washington, 22 gennaio - General Dynamics e Northrop Grumman hanno acquisito una maxi commessa della marina statunitense da 14 miliardi di dollari per costruire otto sottomarini nucleari d'attacco di ultima generazione classe Virginia. Lo ha annunciato il Pentagono a fine dicembre 2008. In base all'accordo la prima unità sarà consegnata nel 2009, una seconda nel 2010 e due sottomarini per ognuno dei tre anni successivi. Le modernissime unità sono state inserite dal New York Times in una lungo elenco di spese superfluee che l'amministrazione Obama dovrebbe tagliare per concentrarsi nel rafforzamento di Army e Marines, forze di terra stremate dalla guerre in Iraq e in Afghanistan. Al momento sono già stati costruiti 5 Virginia e 3 sono in costruzione al costo di 1,75 miliardi di dollari l'uno. Le unità sono lunghe 115 metri, hanno un equipaggio di 134 marinai, raggiungono la profondità massima di 244 metri e la velocità in immersione di 25 nodi (46 Km/h). Sono armati con 12 rampe di lancio per missili cruise e 4 tubi lancia siluro.

  16. #66
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    Predefinito Re: News militari (sea based)

    Ancora AD

    Test di successo per il Sea Viper - Il nuovo sistema di difesa aerea imbarcato MBDA Sea Viper (nella foto) è stato testato con successo a inizio febbraio dalla Royal Navy. Il sistema noto finora come PAAMS (S) ha mostrato di essere ormai pronto a operare sui nuovi cacciatorpediniere Type 45 classe Daring. I test hanno visto il lancio di un singolo missile aster 15 contro un bersaglio Mirach che simulava un missile antinave in avvicinamento a bassa quota e che è stato distrutto. In estate sono pevisti i lanci finali di qualificazione e la piena operatività del Sea Viper sui primi tre nuovi cacciatorpediniere: Daring, Dauntless e Diamond

  17. #67
    Shogun Assoluto L'avatar di showa
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    Predefinito Re: News militari (sea based)

    Che nome sfigato.

  18. #68
    Lo Zio L'avatar di scutum 2
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    Predefinito Re: News militari (sea based)

    Non so se esista una "vipera di mare"...
    Se non esiste, in effetti, con tanti serpenti di mare estremamente velenosi (per quanto poco aggressivi)...
    Saluti

  19. #69
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    Predefinito Re: News militari (sea based)

    Sempre non so quanto sia news, ma

    WASHINGTON — The Pentagon charged Monday that five Chinese ships shadowed and maneuvered dangerously close to a U.S. Navy vessel in an apparent attempt to harass the American crew.
    Defense officials in the Obama administration said the incident Sunday followed several days of “increasingly aggressive” acts by Chinese ships in the region. The incident took place in international waters in the South China Sea, about 75 miles south of Hainan Island.
    U.S. officials said a protest was lodged with the Chinese government over the weekend and it was to be repeated to a Beijing military attache at a Pentagon meeting Monday.The USNS Impeccable sprayed one ship with water from fire hoses to force it away. Despite the force of the water, Chinese crew members stripped to their underwear and continued closing within 25 feet, the Defense Department said.

  20. #70
    Shogun Assoluto L'avatar di showa
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    Predefinito Re: News militari (sea based)


  21. #71
    Il Nonno L'avatar di Gil-galad, Re degli Elfi
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    Predefinito Re: News militari (sea based)

    A questo riguardo

    Surveillance ship 'did not violate law', says US DoD

    By Casandra Newell and Jon Rosamond 3 March 2009

    A US Military Sealift Command surveillance ship that jostled with five Chinese vessels in the South China Sea on 8 March did not violate international laws, according to the US Department of Defense (US DoD).
    A Pentagon official told Jane's on 11 March: "USNS Impeccable (T-AGOS 23) is a surveillance ship that looks for underwater threats. We feel that we were conducting legal military operations in accordance with international law."
    Crewed by civilians, Impeccable is equipped with an active low-frequency towed array with a series of modules, each housing two high-powered transducers. The DoD stated that the ship was carrying out routine bottom mapping when Chinese sailors attempted to snatch the array, then circled around the 5,370-ton ship, forcing it to stop.
    The Chinese vessels comprised a naval intelligence-gathering ship, a fisheries patrol vessel, an Oceanographic Administration vessel and two trawlers.
    The incident took place approximately 75 miles off Hainan Island, where China has built an underground nuclear submarine base. Jane's revealed the existence of the base, at Sanya, in a report in April 2008.
    175 words
    © 2009 Jane's Information Group


    A crew member on a Chinese trawler uses a grapple hook in an apparent attempt to snag USNS Impeccable's towed acoustic array on 8 March (US Navy)

  22. #72
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    Predefinito Re: News militari (sea based)

    Ovviamente i cinesi dicono nero e gli americani bianco. Il gioco delle parti.

  23. #73
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    Predefinito Re: News militari (sea based)

    Da Analisi Difesa.
    Si è tenuta il 3 aprile presso lo stabilimento Fincantieri del Muggiano (La Spezia), la cerimonia di consegna alla Marina Militare del cacciatorpediniere “Caio Duilio”, varato nell’ottobre del 2007 a Riva Trigoso. Il passaggio della nave alla Marina avviene a conclusione di un periodo intenso di prove in mare, cui seguirà un ulteriore periodo di collaudi riguardante i sistemi di comando, controllo e comunicazione, affinché “Caio Duilio” possa conseguire la piena capacità operativa.
    La cerimonia ha avuto come elemento centrale l’alzata sul pennone del Duilio della Bandiera della Marina. “Caio Duilio”, insieme alla nave gemella “Andrea Doria”, già operativa, realizzata anch’essa nei cantieri di Riva e Muggiano e consegnata alla Marina nel dicembre 2007, sono state commissionate dalla Marina Militare a Fincantieri nell’ambito del programma “Orizzonte”, che ha visto la collaborazione di Italia e Francia per la realizzazione di due unità per ciascuna Marina.
    “Caio Duilio” ha un dislocamento a pieno carico di 7.050 tonnellate, una lunghezza di 153 metri e una larghezza di 20 metri. Può raggiungere una velocità massima di 29 nodi ed ha un equipaggio di 230 persone. Questa è la quarta unità a cui la Marina Militare italiana dà il nome “Caio Duilio”, ricordando il console romano eroe della prima guerra punica che con la sua flotta vinse la battaglia di Milazzo nel 260 AC

  24. #74
    Il Nonno L'avatar di Gil-galad, Re degli Elfi
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    Predefinito Re: News militari (sea based)

    Light fantastic: US eyes laser weapon technology for future ship self-defence

    By Richard Scott
    22 May 2009

    Free Electron Laser technology could provide future US warships with speed-of-light defence against air and surface threats. (ONR)


    Two small design scoping contracts let by the US Office of Naval Research (ONR) in mid-April could come to mark the genesis of a radically different type of ship self-defence weapon system.
    Boeing, through its Directed Energy Systems business, and Raytheon Integrated Defense Systems each received USD6.9 million awards, funding a programme of Phase 1A preliminary design activities for a 100 kW-class Free Electron Laser (FEL) testbed to de-risk and demonstrate technologies applicable to a follow-on megawatt-class FEL weapon system.
    These parallel 12-month studies, which effectively seed ONR's Innovative Navy Prototype Roadmap for Scalable FEL Weapon Capability, will lay the groundwork for a multistaged programme of design, development, fabrication, integration and test intended to culminate in trials of a prototype around 2015.
    The US Navy (USN) and ONR view a FEL-based weapon system as a potential 'game changer', hence their willingness to potentially invest more than USD160 million in an INP programme that formally begins in Fiscal Year 2010. They hope that the scientific and technological hurdles that have long challenged the efficacy of high-power laser weapons in the maritime arena can finally be overcome to realise a viable and ship-deployable weapon ready to enter service in the 2020s.
    Directed-energy weapon systems have garnered significant attention from the USN for many years. But interest has recently reached a new level as the prospect of future all-electric ship architectures, starting with the DDG-1000 integrated power system, opens the way for ship-installed power to be harnessed for use by high-energy sensors and weapons.
    251 of 1687 words
    Copyright © IHS (Global) Limited, 2009

    Yeah!

  25. #75
    Shogun Assoluto L'avatar di frittole
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    Predefinito Re: News militari (sea based)

    Citazione Originariamente Scritto da scutum 2 Visualizza Messaggio
    Da Analisi Difesa.
    Si è tenuta il 3 aprile presso lo stabilimento Fincantieri del Muggiano (La Spezia), la cerimonia di consegna alla Marina Militare del cacciatorpediniere “Caio Duilio”, varato nell’ottobre del 2007 a Riva Trigoso. Il passaggio della nave alla Marina avviene a conclusione di un periodo intenso di prove in mare, cui seguirà un ulteriore periodo di collaudi riguardante i sistemi di comando, controllo e comunicazione, affinché “Caio Duilio” possa conseguire la piena capacità operativa.
    La cerimonia ha avuto come elemento centrale l’alzata sul pennone del Duilio della Bandiera della Marina. “Caio Duilio”, insieme alla nave gemella “Andrea Doria”, già operativa, realizzata anch’essa nei cantieri di Riva e Muggiano e consegnata alla Marina nel dicembre 2007, sono state commissionate dalla Marina Militare a Fincantieri nell’ambito del programma “Orizzonte”, che ha visto la collaborazione di Italia e Francia per la realizzazione di due unità per ciascuna Marina.
    “Caio Duilio” ha un dislocamento a pieno carico di 7.050 tonnellate, una lunghezza di 153 metri e una larghezza di 20 metri. Può raggiungere una velocità massima di 29 nodi ed ha un equipaggio di 230 persone. Questa è la quarta unità a cui la Marina Militare italiana dà il nome “Caio Duilio”, ricordando il console romano eroe della prima guerra punica che con la sua flotta vinse la
    battaglia di Milazzo nel 260 AC
    Detto cosi' e' tutto molto bello.

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