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  1. #1
    L'Onesto L'avatar di Metal-heavy
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    Predefinito Tribute To The Best Musician In The World

    Ecco qua, il tanto cercato topic sui nostri musicisti preferiti
    Ricapitolando, ognuno posti la recensione del musicista (se vi piacerà l'impaginazione, magari sfruttate la mia che così vengono tutte uguali come su un libro, ma anche no ) e io creerò un indice in questo primo post...


    I-Jason Becker
    II-Jacques Loussier
    III-Cliff Burton
    IV-Jimmy Page - ZoSo
    V-Robert Johnson
    VI-Jaco Pastorius
    VII-John Bonham - bOnzO
    VIII-Randy Rhoads
    IX-Joe Satriani
    X-Jimi Hendrix
    XI-Michael Jackson
    XII-Mark Knopfler

    P.s.
    Mi raccomando niente commenti(che vanno sul topo PROPOSTA) e niente sign in questo topic

  2. #2
    L'Onesto L'avatar di Metal-heavy
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    Predefinito Re: Tribute To The Best Musician In The World

    E dunque iniziamo:

    JASON BECKER


    "Sul palco gli altri musicisti si fanno da parte perche' adesso tocca a lui, e' il suo momento. Jason Becker avanza di un passo, le luci si abbassano, l'occhio di bue lo punta e per il pubblico, adesso, c'e' solo lui.
    Jason Becker inizia a suonare la sua magica chitarra elettrica con una mano, mentre con l'altra fa rimbalzare nell'aria uno yo-yo. Il pubblico smette di muoversi e di agitarsi. Si fermano tutti per guardarlo, con fare ipnotico, incantato. Jason Becker si mette a nudo e partorisce assoli incredibili. Getta lo yo-yo, si passa una mano dietro l'orecchio perche' Jason Becker e' timido, nonostante tutto, come ogni animo sensibile.
    La sua musica infuriata si articola in disegni arzigogolati, scalate sui piu' elevati picchi del pentagramma, gioca al neoclassicismo e al metaller anni '80. Jason Becker corre e le note sembranno non stargli dietro, come un moderno cowboy armato di 6 corde, sembra esser piu' veloce della sua ombra. Il pubblico impallidisce e non crede a propri occhi, ma Jason Becker nasconde il volto dietro i suoi capelli, non si vanta della sua emozione, del suo sentimento celato dietro ogni sofferto bending. Riesce solo a scivolare sul manico della sua chitarra muovendo le dita in una danza folle, e piu' le mani danzano, piu' l'emozione cresce.
    Jason Becker sta suonando contro la sua malattia, che corre, pure lei, veloce. Ed e' una sfida, quella tra Jason Becker e la sua malattia. Sono tutt'e due affamati, Jason Becker ha fame di vita, la malattia ha fame di morte.
    Fanno tutti il tifo per Jason, nessuno vuole che la sua musica finisca.
    La malattia avanza e le note perdono colpi e forza. Jason Becker inizia ad esser stanco, e si stanchera' sempre piu'. "


    Spunti Biografici
    Jason Becker, uno dei più grandi talenti mai esistiti della 6 corde, nasce nel 1970 circa(non si hanno notizie precise ne sulla data ne sul paese di nascita)...
    Jason nasce in una famiglia di artisti, il padre Gary si sbizzarrisce sui suoi quadri psichedelici e quando nn ha le mani nella pittura, le usa su una vecchia chitarra classica.
    Jason sin da bambino ne è incuriosito
    grazie a suo zio Ron (bluesman) però intraprende la via della musica con serietà, muove i suoi primi passi con Bob Dylan, Hendrix, Jeff Beck e molti altri.
    Ciò nonostante ascolta tutti i tipi di musica possibili, e infatti si fa regalare una ramirez a 6 anni da suo padre e inizia a studiare chitarra classica, su cui si dimostra un bambino prodigio.Inizia a suonare davanti al pubblico già a 7 anni (prima a scuola poi in una caffetteria di amici di famiglia).
    A 12 anni ha la sua prima Chitarra elettrica (una Fender Stratocaster).
    A 16 anni conosce il suo futuro compagno di avventure:
    Marty Friedman

    Con lui produce ben 4 album, e suona moltissimo in giro per America e Giappone, il gruppo più famoso creato da loro due è Cacophony.

    Dopo gli ultimi live in giappone (forse i più seguiti) nel 1989, segue la strada come musicista solista; ma conoscendo David Lee Roth(ex cantante dei Van Halen) entra nella sua band (prendendo addirittura il posto di Steve Vai), fanno un solo disco insieme.
    Jason suona anche una canzone nel disco di Greg Howe e una in quello di Richie Kotzen, mostri sacri della chitarra.

    Nel 1990, a 20 anni, gli viene diagnosticata la sindrome di Lou Gherig, più comunemente chiamata Sclerosi Laterale Amiotrofica, i dottori stimano che gli restano un 3 massimo 4 anni di vita; ebbene dopo quasi 15 anni Jason Becker è ancora li che vive per la sua musica.
    Questa Sclerosi paralizza a poco a poco tutti i muscoli, Becker muove infatti solo le palbebre, è steso su un letto, ma continua a comporre con l'aiuto di un Pc.

    Strumentazione e Genere Musicale
    Il talento di Becker, fa si che il suo spirito musicale non sia fermo e monotono, ma permette alle sue note di creare melodie che spaziano in decine di generi musicali diversi.
    Di sicuro Jason Becker verrà ricordato per le sue scale veloci e i suoi sweep neoclassici e metaller anni '80; ma la sua passione per la musica lo porta a suonare di tutto.
    Becker e le sue mani si potevano permettere di suonare un Blues sbeffeggiando CLapton, o un hard rock sbeffeggiando Jimmy Page o un pezzo neoclassico umiliando Malmsteen...
    Anche se certo, Becker deve molto a Malmsteen(come malmsteen lo deve a Blackmore), lo stesso malmsteen che pochi anni prima dava alla luce Rising Force e permetteva a Jason l'accostamento al suo genere musicale preferito.
    Da shredder puro qual'era Becker sfrutta un po' tutte le tecniche sull'elettrica, come gli Sweep o i legati.
    Un orecchio qualunque sentendo i suoi brani si potrebbe chiedere che cosa ci trova tanta gente nella sua tecnica, bè lui a 17 anni si permetteva di fare cose che grandi chitarristi dopo 30 anni di carriera nn sarebbero mai riusciti a fare...certo nei primi dischi il suo suono era molto grezzo, ma aveva semplicemente 18-19 anni, già nel Best della David Lee Roth Band i suoi suoni stavano migliorando...
    Purtroppo la malattia gli ha portato via la possibilità di studiare e diventare il "Dio in terra della chitarra"...
    Strumentazione(non si hanno molte notizie):

    Chitarra Classica Ramirez
    Chitarra Elettrica Fender Stratocaster
    Chitarra Elettrica Hurricane (nei primi periodi con Friedman)
    2Chitarre Elettriche Carvin DC200c(una con 2 Humbucker una con 2 single e un Humbucker)
    Chitarra Elettrica SIGNATURE Jackson
    Amplificatori:
    Peavey e Carvin

    Discografia e Consigli all'ascolto
    Pur avendo avuto una carriera molto breve, Jason ha una discografia di alto livello e molto vasta:
    Di sicuro i dischi che consiglio sono il suo più famoso da solista
    Perpetual
    I 2 dei cacophony:
    Go Off
    Speed Metal Symphony (di cui l'omonima canzone, capolavoro, in cui becker aveva solo 17 anni)
    Il Best della David Lee Roth Band

    Ci sono molti altri cd svolti da Becker, ora non li elencherò tutti...ma vi do un consiglio, se vi piace come chitarrista comprate originali gli ultimi dischi: questi ultimi dischi sono frutto del suo impegno come compositore, dopo che la malattia lo ha paralizzato.
    Con i soldi dei dischi, lui sta finanziando moltissime associazioni benefiche, date anche voi un piccolo contributo.

    Jason Becker sta anche scrivendo un libro, vi lascio con la frase che fa da benvenuto al suo sito:
    We live thinking we will never die.
    We die thinking we had never lived.
    Cut it out.

  3. #3
    La Borga L'avatar di Jimmy
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    Predefinito Re: Tribute To The Best Musician In The World

    Jacques Loussier



    Nato ad Angers, in Francia, il 26 ottobre 1934, Jacques Loussier mostrò la sua bravura in età precoce, cominciando a suonare il piano all'età di 10 anni e facendo il suo ingresso al Conservatoire National de Musique di Parigi a quella di 16. Qui conobbe, fra gli altri, Claude Debussy.
    Nel 1959 formò, con Pierre Michelot e Christian Garros, il Play Bach Trio. Il progetto consisteva nel mescolare la conoscenza (e la bravura) di Loussier nell'ambito della musica classica, all'improvvisazione jazz, utilizzando le composizioni di Johann Sebastian Bach. Il risultato fu la pubblicazione di 5 dischi (Play Bach N°1, 2, ecc.) e la vendita di 6 milioni di copie in 15 anni, oltre alla vincita di diversi awards francesi.
    Alla fine degli anni '70 Loussier decise di ritirarsi in uno studio della Provenza per dedicarsi interamente alla composizione e alla registrazione, sperimentando con arrangiamenti acustici ed elettronici. Il risultato di questa sperimentazione è costituito da tre lavori di scarsa reperibilità: Pulsion, Pagan Moon e Pulsion sous la mer.
    Nel 1985, il 300° anniversario della nascita di J.S. Bach (1685 - 1750), Loussier decise di riformare il trio con nuovi membri: Andre Arpino alla batteria e Vincent Charbonnier o Benoît Dunoyer de Segonzac al contrabasso. Accanto a nuove composizioni di carattere sperimentale, Loussier continuò ad applicarsi al progetto iniziale, ampliando il suo repertorio con compositori del calibro di Ravel, Beethoven, Vivaldi, Handel e Debussy. Il capolavoro di questo periodo è probabilmente il disco Bach Book 40th Anniversary Album (1999).

    Jacques Loussier è un eccezionale virtuoso ed improvvisatore. Il suo merito è senz'altro quello di non essersi fermato all'insegnamento standard del conservatorio, ma di averlo mescolato con originalità e sapienza a tradizioni musicali che vanno ben oltre il jazz, toccando persino sonorità latine e specialmente cubane.
    Tra le influenze, oltre a Debussy, c'è anche Dave Brubeck.

    Dischi consigliati
    Play Bach N°1
    Play Bach N°2
    Play Bach N°3
    Play Bach N°4
    Play Bach N°5
    The Four Seasons
    Baroque Favorites
    Bach Book 40th Anniversary Album

    Sito ufficiale: http://www.loussier.com/pages/news.cfm?l ngupdate=en

  4. #4
    Shogun Assoluto L'avatar di Balzy
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    Predefinito Re: Tribute To The Best Musician In The World

    CLIFF BURTON

    Cliff Burton nasce il 10 Febbraio 1962 a San Francisco.
    Ultimo di tre figli, Cliff conosce subito il mondo degli Hippy grazie ai suoi genitori, da cui ha preso proprio il suo stile di vita, i suoi ideali, e la sua attitudine alla sperimentazione.

    Inizia ad avvicinarsi al quattro corde a 10 anni, nel 1976, grazie al suo istruttore Steve Doherty, che lo intrduce appunto allo studio del basso insegnandogli vari stili musicali, dal rock al jazz. Prende subito coscienza delle sue potenzialità e si concentra a tempo pieno solo sullo strumento. Non va alla lezione successiva finchè non impara quella del giorno prima. L'insegnante lo definisce uno studente modello. E' chiaro sin dall'inizio che Cliff non resterà una persona comune.

    Nell'Agosto 1982 viene notato dai Metallica, nel periodo in cui ancora non erano famosi e dovevano creare il loro primo album: Kill 'Em All. A quel tempo Cliff suonava con i Trauma, ma non gli ci volle molto a capire che il suo futuro sarebbero stati James Hetfield e Lars Ulrich. I due si erano appena divisi da Ron McGovney, e avevano bisogno di un altro bassista per conciliare il loro sogno di sempre.

    "Abbiamo sentito un assolo selvaggio ed abbiamo pensato: "Non vedo nessun chitarrista sul palco...". Venne fuori che era il bassista, Cliff, con un wah-wah ed i suoi capelli fluenti. Non gli interessava della gente che c'era ad ascoltarlo, guardava solo ciò che suonava". In questo modo James Hetfield, cantante e chitarrista dei Metallica, racconta il suo primo incontro con il suo futuro bassista. Da lì in poi i Metallica fecero di tutto per averlo con loro, ma lui non volle accettare finchè loro non si decidettero a trasferirsi a San Fransisco. Fu così che la leggenda di Cliff Burton ebbe inizio.


    Da quando entra nel gruppo avviene la svolta per il resto della band. Cliff non solo si dimostra all'altezza della situazione, ma sarà lui a portare i Metallica al successo, grazie proprio alla sua grande bravura e alla sua inventiva.
    Anche il look lo aiuta a renderlo famoso. Vestiva sempre allo stesso modo, molto anni '70 e non gli importava di quello che gli diceva la gente, lui era contento così, con il suo basso e la sua musica.
    Non è una persona a cui piace farsi vedere, gli piace rimanere nell'ombra, fuori dalle telecamere, per cui non si sa molto della sua vita extra-musicale. Si sa solo che quando saliva sul palco si trasformava e diventava l'elemento più importante, la scintilla che faceva partire il motore.


    Gli anni passano, i Metallica diventano sempre più famosi e Cliff non si stanca, continua a fare la sua musica, a fare tour su tour. Non ha la mentalità del manager, a differenza di Lars, non vuole fare soldi. Vuole solo fare bella musica. Dà dimostrazione della sua bravura e inventiva componendo pezzi come "Anesthesia-Pulling Teeth" "Orion" "The Call Of Kthulu" e, in parte, "To Live Is To Die". Continua a far parlare di se, continua a martellare su quel basso che non lo abbandona mai, fino al giorno che nessuno si aspettava.


    "Quando il tour di Master Of Puppets fu terminato, io aspettai che la banda se ne andasse in Europa e poi presi il largo per alcune settimane di vacanza in Cornovaglia" ricorda Gem Howard, a quel tempo manager dei Metallica. "Eravamo tutti molto soddisfatti di come il tour era andato e soprattutto di come i Metallica stavano diventando rapidamente una delle più chiaccherate band della scena. Avevamo lavorato duro per tanto tempo e di colpo, era lì da vedere, tutto cominciava a funzionare, la banda era sulla cresta dell'onda e il futuro che si prospettava non avrebbe potuto essere più luminoso!
    Poi un mercoledì mattina andai a comperare Sounds e, quando lo aprii, per poco non mi venne un colpo. Una botta, davvero. Uno choc incredibile."

    La perdita di Cliff Burton

    Fu nella tragica notte del 27 Settembre in cui l'uomo nero con la falce decise che era giunto il momento di prendere Burton. Erano le 5 del mattino quando il pullman su cui stava viaggiando la band (erano nel bel mezzo del tour europeo e si stavano apprestando a fare tappa a Copenaghen, città natale di Lars Ulrich) sbandò e andò a sbattere contro un albero. Cliff venne catapultato fuori dal finestrino e venne schiacciato dallo stesso pullman, se si capovolse su se stesso. Muore all'istante. Le cause vengono imputate prima all'autista ubriaco, poi al ghiaccio sulla strada. L'alone di mistero che avvolge quella tragica notte c'è ancora oggi, ma ai fans non importa. Cliff Burton non c'è più.

    Il buco che lascia nei Metallica è irreparabile, resterà per sempre e ancora resta. La scintilla non c'è più, il motore non parte come dovrebbe partire. Il gruppo gli dedica un filmato, Cliff 'em all, e un concerto tribute, ma il vuoto creato non si colmerà mai. Cliff burton verrà sempre ricordato come uno dei migliori bassisti nella scena metal anni '80.

    Non è mai stato un personaggio eclettico, non ha mai apprezzato lo stile di vita del personaggio famoso, gli piaceva soltanto stare col suo strumento e suonare come si deve, rendere la gente felice con la sua musica e non pensare ad altro se non fare bene. Per questo mi piace ricordalo nei momenti più belli della sua vita, da quando entra nei Metallica fino a quando completa il Master Of Puppets Tour. Non voglio ricordare la sua tragica scomparsa, perchè per me non è mai morto.


    Strumenti suonati:

    Il mio preferito resta sempre il suo Rickenbacker 4001.

    Altri sono: Aria Pro II;

    Alembic Spoiler.

    Suonava con un Mesa Boogie Cabinets e un Ampeg SVT.

    I suoi effetti erano il Morley Power Wah Boost e l'Electro-Harmonix Big Muff

  5. #5
    Lo Zio L'avatar di jimypage
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    Predefinito Re: Tribute To The Best Musician In The World

    Jimmy Page

    James Patrick Page è nato il 9/1/1944 ad Heston, Middlesex, Inghilterra. Dire Jimmy Page, oltre che dire Led Zeppelin, è dire Gibson EDS 1275, è dire storia del rock n' roll e della chitarra elettrica.
    Sin dalla gioventù si distinse a Londra come uno dei più promettenti chitarristi della sua generazione, diventando ben presto oggetto di venerazione e di culto nella scena musicale della capitale inglese. Fino al 1966 lavorò soprattutto come session man (chitarrista di studio), portando al successo brani come You Really Got Me dei Kinks, ma producendo anche del suo, come ad esempio il singolo She Just Satisfies. La sua salute cagionevole (che lo accompagnerà per tutta la vita...) gli impediva gli sforzi di suonare dal vivo. Solo nel '66 si unì agli Yardbirds, famoso gruppo di rock-progessive e rock & blues, come basso.
    Dopo un vano tentativo di unire due chitarre elettriche (Beck e Page), e dopo la secessione dello stesso Beck, Page si affermò come leader del gruppo, con cui concluse l'ultimo tour USA nel 1968. Detenendo i diritti del nome insieme al nuovo manager Peter Grant sciolse gli Yardbirds per dare vita ai Led Zeppelin.

    Da qui in poi la sua ascesa come assoluta star del rock n' roll anni '70 sarà inarrestabile: immortali sono le immagini di quando suona la chitarra con l'archetto, di quando usa il theremin, di quando duetta con Plant, dei magnifici set acustici.
    Nel periodo post-zeppelin Jimmy Page non avrà mai più una rock band stabile, impossibile per l'inevitabile confronto, ma anche per le sue condizioni fisiche a causa degli abusi negli anni precedenti.



    Vi riporto una sua frase che lo descrive perfettamente come musicista: "La tecnica non conta, io mi occupo di emozioni"



    Qui di seguito riporto la descrizione accurata della sua gibson:
    Jimmy Page Les Paul:

    Marca: Gibson.
    Caratteristiche: SOLID BODY.
    Corpo: Mogano con top scolpito in Acero figurato, binding.
    Manico: Mogano pezzo unico, binding.
    Tastiera: palissandro, 22 tasti, segnatasti a trapezio.
    Scala: 628.
    Elettronica: 2 pick-up Humbucking
    (496R HB-500T HB) selettore a tre
    posizioni più 2 volumi e 2 toni, ognuno con interruttore push pull.
    Ponte: Tune-o-Matic ABR-1 con attaccacorde StopBar.
    Hardware: dorato.
    Finitura: light honey burst.
    Note: serie Artist. Custodia originale Gibson. Battipenna autografato.






    La strumentazione utilizzata dal buon Jimmy è la seguente:

    Fender:
    1958 Stratocaster: usata con i Bad Company a New York nel 1974
    60's Stratocaster Lake Placid Blue: usata per la prima volta nel 1975.
    Usata solo per "In the Evening" e Presence 1979-80, colorata con motivi psichedelici.
    Stratocaster: usata con Neil Christian and the Crusaders
    1958 Telecaster: data a Page da Jeff Beck, usata solo per i tours de 1968-69
    1959 Telecaster botswana brown: una delle preferite di Jimmy, cordata con Parsons/White B-String bender. Apparsa nei tour del 1968-69 e 1977. Alla fine del tour del 1980,
    Page la usò "Hot Dog" e "All My Love".
    1966 Telecaster creme: Usata nel tour europeo del 1980
    12 String: Usata in Led Zeppelin IV
    10 String Pedal Steel: utilizzata in studio


    Gibson:
    1957 Les Paul Custom "Black Beauty": usata con gli Yardbirds, n° di serie 06130, venne però rubata nel 1973 durante un viaggio in Canada.
    1958 Les Paul Standard: una delle più usate da Jimmy.
    1959 Les Paul Standard sunburst: 91703, regalata a Jimmy da Joe Walsh.
    1973 Les Paul Standard goldtop: ridipinta di rosso, con l'aggiunta di Parsons/White string-bender, visibile in "The Song Remains the Same"
    1992 Les Paul
    1996 Les Paul: con la firma di Jimmy Page Les Paul
    Les Paul, Late 1990's: Black Cherry Sunburst visibile su
    Saturday Night Live con Puff Daddy
    Gibson Les Paul Standard reddish/purple: con TransPerformance Tuning System
    EDS-1275: la doppio manico, numero di serie: 911117.
    RD Artist: usata a Knebworth per "Misty Mountain Hop"
    SG Standard: usata raramente del vivo prima del 1977
    J-200: usata per i pezzi acustici in Led Zeppelin I
    ES5 Switchmaster: usata per la colonna sonora di Death Wish 2
    ES5: usata esclusivamente per la colonna sonora di Death Wish 2
    Everly Brothers Acoustic: una delle preferite di Jimmy regalata da Ron Wood
    Twenties Harp Guitar


    Altre chitarre
    Grazzioso: la prima chitarra
    Danelectro: usata tra l'altro anche in "In My Time of Dying" and "Kashmir", 1977-80
    Vox 12-string: usata con gli Yardbirds e in studio per "Thank You"
    Rickenbacker 12 string: chitarra usata per registrazioni in studio negli anni '69 e '72
    usata anche per i tour del 1971
    Harmony Acoustic: utilizzata per le registrazioni di Led Zeppelin III
    1971 Martin 000-D28 Acoustic: usata per le sezioni acustiche e in studio prima del 1970 Yamaha Acoustic: n° di serie 40607660-0540968, data in premio al
    Golden Lion Roadies Charity nel dicembre del 1981
    Cormwell Cello Guitar
    Gretsch Cutaway 12 String: usata del vivo nell'estate del 1970
    Gretsch Chet Atkins Hollowbody orange color: data in premio nel 1974 per una gara
    Roland GR 707: usata per la colonna sonora di Death Wish 2
    KET Custom: visibile nel video di "Wasting My Time" da Outrider
    Melobar American Guitar
    Acoustic Martin D-45 Guitar
    Ovation acoustics 6-String, 12- String
    Ovation Elite Doubleneck 1990's: chitarra principale del No Quarter Tour
    Ovation Elite Doubleneck 1990's: seconda chitarra per il No Quarter Tour
    Paul Reed Smith McCarty Model: utilizzata per il Walking Into Clarksdale Tour


    Mandolini:
    Gibson A4 Mandolin
    Fender mandolin: n° di serie 3611H35


    Banjo:
    Vega Five String Banjo: usato per "Gallows Pole"


    Bassi:
    Fender Precision Bass: usato in studio
    Alembic Omega Bass: usato in studio
    Gibson EB-0


    Effetti:
    Maestor Echoplex
    Eventide H949 Clockwork Harmonizer
    Vox Cry Baby Wah Wah
    Boss SD-1 Overdrive
    Boss CE-2 Chorus
    DigiTech Whammy: pedale
    Roger Mayer Voodoo Vibe
    MRX Phase 90: l'effetto di questo strumento lo sentite in
    "The Wanton Song" e "Achilles Last
    Roland GR 300 Guitar Synthesizer: usato in "Fool in the Rain"
    e nella colonna sonora di Death Wish 2
    Roland VG-8
    Gizmotron
    Theremin: lo ascoltate in "Whole Lotta Love" and "No Quarter"
    (maggiori informazioni)


    Amplificatori:
    Hiwatt 50: usato nel tour europeo nel 1970
    Rickenbacker Transonic Series 200: utilizzato nel primo tour americano
    3 Fender Tone Master 100 watt heads
    3 Fender Tone Master 4x12 cabinets (Straight)
    2 Marshall SLP-1959 100 watt heads
    2 Marshall 4x12 cabinets (straight)
    2 Marshall 4x12 cabinets (angled)
    Petersburg
    Silvertone
    Harmony
    Supro Amp: solo per registrare
    Vox AC-30 Solid State: per le registrazioni in studio, 36 watts output.
    Vox AQC-30: usato in "Saturday Night Live" con Puff Daddy
    Fender Tone Master: usato in Walking Into Clarksdale


    Altro:
    Picks: Herco Flex 75 heavy-gauge
    Archetto per Violino
    Ernie Ball Super Slinky (electric)
    Ernie Ball Earthwoods (acoustic)

  6. #6
    Shogun Assoluto L'avatar di Balzy
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    Predefinito Re: Tribute To The Best Musician In The World

    ROBERT JOHNSON


    Quello di cui ci apprestiamo a parlare questa volta non si può di certo definire un personaggio qualunque. Stiamo semplicemente parlando di uno dei creatori della musica moderna, colui che ha creato il blues e la maggior parte delle sonorità che oggi ascoltate anche solo alla radio. Stiamo parlando di Robert Johnson. Stiamo parlando della leggenda del Blues.

    Di Robert in realtà non si sa tantissimo. La sua breve vita è stata documentata pochissimo. Tuttavia qualcosa si riesce a trovare. Certo definire ciò che è vero e ciò che non è vero è un arduo compito, dato l'alone di leggenda che si è costruito intorno a lui dopo la sua morte.

    Certe però sono tre cose: Robert Johnson è esistito, ha creato il blues, ed è morto.

    Ma partiamo col narrare la sua vita, i suoi gesti e cercare di ricostruire un po' il suo percorso di musicista.

    Figlio illegittimo di Jiulia Ann Majors in Dodds e Noah Johnson, nacque nel 1911 a Hazlehurst. Anche la sua nascita nasconde un ombra di leggenda, che ho intenzione di narrare, perchè la vicenda è davvero interessante. Infatti la signora Jiulia Dodds in realtà era la moglie di Charles Dodds Junior. Costui era un gran lavoratore, un carpentiere di grande successo, ma per motivi di vendetta personale dovette fuggire a Menphis e cambiare cognome in Spencer. La povera moglie, non avendo più notizie del suo Charles, si risposò con Johnson, e diede alla luce il suo settimo figlio, Robert.

    Subisce un'infanzia molto dura: la madre lo porta infatti subito a lavorare nei campi e nei laboratori, non facendogli passare una gioventù molto felice. Robert diventa sempre più introverso e rissoso, ma allo stesso tempo si avvicina al mondo della musica grazie all'armonica, strumento con il quale inizia a comporre i primi versi e a dimostrarsi un musicista fuori dal comune. Dopo un po' di tempo la giovane Jiulia ritrova suo marito e decide di trasferisi a Menphis con tutta la famiglia. Robert non sa chi è il suo vero padre e prende per un certo periodo di tempo il cognome Spencer, che però abbandona dopo aver scoperto chi era veramente suo padre per tornare appunto in Johnson. Frequenta una scuola, ma va male e la abbandona trovando la scusa di avere un problema a un occhio, scusa ritenuta da molti in realtà una vera e propria malttia. Si ritiene infatti che Robert Johnson fosse afflitto da cataratta.

    Verso la fine del 1920 il giovanissimo Rober Johnson si avvicina per la prima volta al mondo della chitarra grazie a Willie Brown, un musicista di Robinsonville. Da lui infatti inizia a imparare le prime tecniche della chitarra. Questo fino al 1928, anno in cui Robert conosce il grande Charlie Patton, che lo aiuta nell'apprendimento dello strumento.


    Robert inizia a crescere, e diventa un bel ragazzo. Inizia a conoscere il mondo delle donne, ma se ne innamora di una in particolare, Virginia Travis, che decide di sposare nel 1929. Passa un estate e la nuova e giovanissima moglie rimane incinta. Ma la sfortuna colpisce Robert: la consorte infatti muore durante il parto a soli 16 anni, e si porta dietro anche il figlio. Per il vedovo è un colpo durissimo da sopportare, e sarà un fardello che non riuscirà mai a togliersi di dosso. Le sue speranze di una vita felice cascarono tutte quel tragico giorno.

    Ma Robert ha ancora la sua chitarra, e la sua musica sarà la sola ad accompagnarlo fino alla fine dei suoi giorni, e oltre. Per il giovane vedovo in realtà adesso inizia il suo momento di gloria. Conosce Son House, il suo terzo insegnante. Son lo accompagna anche in un tour per le cittadine intorno a Menphis, e Robert inizia ad ottenere un discreto successo. Inizia a scrivere canzoni, fino al grande giorno: Robert Johnson registra un pezzo musicale. Finalmente inizia ad avvicinarsi all'Olimpo della musica. Si affianca a grandissimi musicisti come Sonny Boy Williamson. Senza quelle registrazioni probabilmente la musica di oggi sarebbe completamente diversa. Senza quelle registrazioni non sarebbe esistito nemmeno Elvis Presley.

    In totale nella sua vita registrerà 29 pezzi. Sono gli unici documenti, insieme all'attestato di morte, a certificare l'esistenza di questo fenomeno.

    Ma Robert non può ancora sapere quanto sia importante per il futuro quello che sta facendo. Diventa famoso. La sua bravura con lo strumento è inspiegabile. A 20 anni è già molto più bravo di tanti altri musicisti che girovagano per l'America in quel tempo. E' uno dei pochi musicisti ad aver raggiunto la vetta dell'Olimpo a un'età così giovane. E' tra gli inventori del blues, diventa il re del Delta Blues, e diventa sempre più famoso.

    La leggenda narra che la ragione di tale bravura sia data da un patto che fece col diavolo in una notte a un incorcio. Il patto era che in cambio della sua anima il Diavolo (un uomo nero vestito elegante) gli avrebbe dato il dono di suonare la chitarra meglio di chiunque altro. In parte questa leggenda è stata creata grazie al fatto che Johnson era convinto che in realtà il Diavolo fosse "negro".

    E' in effetti l'unica spiegazione plausibile alla sua bravura in età precoce.

    La morte raggiunge il giovane Robert un 16 Agosto (guarda caso lo stesso giorno in cui muore Elvis Presley), all'età di 26 anni. Viene infatti ucciso (pare avvelenato) da parte del proprietario di un locale, convinto che lui stesse corteggiando sua moglie.


    La domanda che oggi tutti si pongono è: se Robert Johnson in soli 26 anni è riuscito a inventare il Delta Blues e a ispirare praticamente tutta la musica moderna, cosa avrebbe fatto se fosse vissuto di più?

  7. #7
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    Predefinito Re: Tribute To The Best Musician In The World

    JACO PASTORIUS

    Gable e Charlie Brent, il direttore musicale di Cochran, andarono a Miami per ascoltare Jaco allo Shula's, dove suonava con i Tommy Strand & the Upper Hand. Dopo il primo set, Brent e Jaco parlarono. «Ricordo che le prime parole che gli rivolsi furono: "Cazzo, sei un bassista meraviglioso, amico". Aveva tutto quello che cercavamo - groove, soul, e la smania di suonare per tutta la notte, un requisito indispensabile in quella band. Facevamo sei set per sera, sei sere alla settimana. Ci volevano grande iniziativa e energia per farcela. E quel ragazzo magrolino le aveva». Brent organizzò un'audizione al Bachelors III, un nightclub che apparteneva all'attore Bobby Van, al campione di football dei New York Jets Joe Namath, e ad alcuni azionisti non meglio identificati che si diceva fossero legati al racket della Florida. «Non volevo che provasse insieme a tutta la band, così tirai fuori gli spartiti, glieli misi davanti, e staccai il tempo. Suonammo un pezzo dopo l'altro senza fermarci, e lui andava sparato! Fece a pezzi quella fottuta musica, suonò ogni nota che avevo scritto». Il giorno dopo, Brent ebbe un'altra rivelazione delle capacità unich di Jaco. «C'era tutta la band, e avevo portato una partitura scritta appositamente per quella prova. Jaco la guardò e poi venne da me e mi disse che non sapeva leggere la musica. Dissi: "E allora come ca*zo hai fatto a suonare tutte quelle canzoni ieri?". E lui: "Vi ho sentiti suonare un paio di settimane fa", al che rimasi sconvolto. Ricordava tutto a memoria!».

    (da Jaco Pastorius - La straordinaria e tragica vita del più grande bassista del mondo)

  8. #8
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    Predefinito Re: Tribute To The Best Musician In The World

    John"Bonzo"Bonham




    "Sentiremo la mancanza di questo incredibile manipolatore del tempo, che poteva suonare un solo di 30 minuti, e scatenare un applauso per un tempo ancora più lungo".
    Melody Maker, settembre 1980

    "Bonham era grande, è stato il più forte, potente batterista che io abbia mai visto. Era stato il primo batterista a foderare internamente di alluminio i suoi tamburi, ottenendo un suono simile ad un colpo di cannone. Il suono che aveva era quasi irreale. Molti clubs delle Midlands non concedevano serate a gruppi il cui batterista fosse John Bonham, perché faceva troppo rumore".
    Ed Pilling, 1980

    Su John Bonham è stato praticamente scritto tutto, ma dato che secondo me su di lui non si finirà mai di scrivere, voglio pagare anch'io il mio tributo al batterista Rock per eccellenza: John Henry "Bonzo" Bonham.

    Penso all'opening act del primo album dei Led Zeppelin: in "Good Times Bad Times" Bonham esprime una miscela di tecnica e potenza mai sentita prima (e neanche dopo!): il suo suono così aperto e ricco di armoniche, le micidiali terzine di cassa (rigorosamente eseguite con un pedale particolarmente ostico: lo Speedking Ludwig) che rendevano la batteria strumento di primissimo piano, costituì sin dagli inizi il vero marchio di fabbrica dei Led Zeppelin. Non a caso, a seguito della morte di Bonzo, i superstiti del gruppo scelsero di non andare più avanti con quel nome.

    La sua inventiva a sostegno delle parti di chitarra ha fatto in modo che gli Zeppelin diventassero i re dei silenzi…e voi Signori Musicisti, sapete comprendermi perfettamente quando si parla di silenzi. Parliamo del respiro dell'anima del brano. Ascoltate bene i brani degli Zeppelin: Bonham non si limitava a portare il tempo, ma suonava le parti insieme agli altri… sentite Black Dog, Kashmir, Custard Pie, The Song Remains The Same, Achillès Last Stand (assolutamente imperdibile)…

    Il suo era un drumming assolutamente micidiale, cui i vecchi dischi in vinile non rendono piena giustizia, anche se i suoi pattern sono stati tra i più campionati della storia... lo sapevate che la cassa e il rullante di "Relax" di Frankie Goes To Hollywood sono quelli di "Heartbreaker"?...


    La tecnica

    Il piede è senz'altro il punto di forza di Bonham. Il modo con cui colpiva la cassa lo ha distinto tra un milione di batteristi. Il cuore: era tutto lì. Difficilmente scambierete Bonham per una drum machine. Difficilmente sentirete un colpo uguale ad un altro. E… vi rendete conto cosa significa dare cuore ad una cosa che fa BOOOMMM? Eppure, quei "boom" hanno un cuore incredibile. Inoltre, Bonham tra i primi ha fatto larghissimo uso di sedicesimi ad elevato tempo metronomico.

    La tecnica delle mani di stampo jazzistico, gli permetteva di effettuare rulli a colpi singoli con precisione incredibile! Ascoltate le versioni live di Moby Dick, lì c'è tutto: cuore, inventiva, tecnica e potenza. Non a caso è stato il faro di tanti batteristi di altissimo livello: Steve Gadd, Jeff Porcaro (che ammette candidamente di aver rubato lo shuffle di "Roxanne" da "Fool in the Rain" degli Zeps), Alex Van Halen, Chad Smith, Kenny Aronoff, Matt Cameron... e tanti, tanti altri. Quando Carmine Appice presentò John Bonham alla Ludwig, disse: "Questo ragazzo vuole un set identico al mio. Accontentatelo, e tenetelo d'occhio: diventerà un grande…".


    Il setup

    John Bonham amava usare batterie di misure molto grandi, per una scelta precisa di suono e di accordatura. Tipicamente, le misure erano: cassa 26", tom 13" o 15" , timpani 16" e 18" oppure 18" e 20", rullante 14" x 5,1/5 (Supraphonic). Tutto sempre e rigorosamente Ludwig!

    Anche i piatti (Paiste) usati da Bonham avevano misure grandi: Hi-Hat 15", crash 16" e 18", ride 24" e 18" (quest'ultimo usato come crash).

    Nel corso della sua carriera, Bonham non ha cambiato moltissimi drumkit; durante il periodo degli esordi, i Led Zeppelin fecero un tour statunitense come supporter degli allora famosissimi Vanilla Fudge, e Bonham si innamorò del setup di Carmine Appice, il quale chiese alla Ludwig di assemblare per Bonham un set identico al suo. Si trattava di un set in acero naturale, con doppia cassa, che Bonham abbandonò poco dopo, convinto da Robert Plant: "tu con una sola cassa fai già quello che tutti gli altri fanno con due… a che ti serve?"

    Uno dei kit più famosi fu quello "Green Sparkle": questo set arrivò con un corriere espresso a Hedley Grange (la villa presa in affitto per le registrazioni del quarto album), e Bonham si mise subito a provarlo, abbozzando un beat così bello ed accattivante, che Jimmy Page piazzò al volo un solo microfono a grande distanza, per fissare su nastro quel pattern: era nata "When The Levee Breaks". Ludwig Vistalite

    Senza dubbio, il kit più conosciuto di John Bonham è il Ludwig Vistalite, la serie trasparente in fibra plastica resa celebre dal film "The Song Remains The Same. A differenza dei modelli precedenti in acero, che montavano pelli sabbiate, su questo set Bonham montava pelli "dot", il cui cerchio nero conferisce al suono più attacco, sopperendo alla gommosità della pelle idraulica. Ed è proprio con questo set che Bonham affina la sua sonorità, fino al punto di renderlo riconoscibile tra centomila.

    In realtà, rispetto ai modelli in legno, questo set non dovrebbe suonare (e non suona, in mano a molti batteristi)... e invece... ascoltate voi stessi...

    Possiamo tranquillamente dire che questo è il più famoso set di batteria di tutti i tempi: non esiste infatti un altro kit così immediatamente riconducibile al suo proprietario!

    L'accordatura era sempre mediamente bassa, per ottenere maggiore profondità e rilascio del suono. Inoltre, nelle situazioni live, Bonham includeva nel suo setup due timpani sinfonici e un enorme gong Paiste alle sue spalle.

    Nell'ultimo periodo della sua carriera, Bonham ha usato kit in metallo, sempre con pelli "dot", ma onestamente dobbiamo dire che il kit Amber Vistalite mantiene un fascino insuperato, e purtroppo questo fatto è noto anche ai rivenditori: a parità di modello, le vistalite color ambra hanno sempre un prezzo almeno doppio del normale, rispetto a modelli di altro colore, a riprova dell'enorme fascino che tuttora questo setup esercita su milioni di fans!


    Parole sue

    Riportiamo alcuni stralci tratti dalle pochissime interviste rilasciate da Bonham nel corso degli anni:

    "Volevo diventare un batterista da quando avevo cinque anni. Suonavo su un barattolo di sali da bagno, e su una latta di caffè con un cavo elettrico montato lento sul bordo inferiore, per ottenere l'effetto di un rullante. Poi, c'erano sempre le pentole e le padelle di mia madre".

    1979"All'età di dieci anni mia madre mi comprò un rullante. Sono sempre stato affascinato dalle batterie, nessun altro strumento mi interessava così tanto. Per un po' di tempo suonai una chitarra acustica, ma solo per percuoterne la cassa. In generale, non mi piacciono tutte quelle cose che necessitano di un jack...".

    "Mio padre mi comprò la mia prima batteria quando avevo sedici anni. Si trattava di un set "preistorico", e tutte le parti metalliche erano arruginite. Poi imparai ad occuparmi della mia batteria. La gente che non si prende cura della propria batteria mi infastidisce veramente".

    "A diciassette anni sposai Pat. Le avevo giurato che avrei smesso di suonare non appena ci fossimo sposati, ma ogni notte che tornavo a casa mi sedevo dietro la batteria, e suonavo. Vivevamo in una roulotte, e dovetti smettere di fumare per pagare l'affitto".

    "Rompevo sempre le pelli di tutti i tamburi, agli esordi della mia carriera...1977 poi imparai a suonare altrettanto forte, ma senza colpire così violentemente la batteria. Sta tutto nell'oscillazione della bacchetta".

    "Mi sono sempre piaciuti i set grandi e potenti. Non ho mai fatto un uso esagerato dei piatti. Li uso per entrare o uscire da un solo, ma principalmente preferisco il suono dei tamburi. Secondo me, i tamburi suonano meglio dei piatti".

    "Suonando con le mani, riesci ad ottenere un tono che non puoi avere usando le bacchette; dopo averlo visto fare da un batterista jazz, pensai che fosse una cosa interessante da fare, così lo feci sempre. Il suono è assolutamente "vero", perché non è falsato dal legno delle bacchette. All'inizio ti fanno male le mani, ma poi la pelle si indurisce. Io posso colpire un tamburo con le mani più forte di quanto lo faccia con le bacchette". 1973

    "Quando iniziai, Ginger Baker era un grosso nome in Inghilterra. Era una vera Star, e ne aveva pieno diritto. Ai tempi delle vecchie big bands, il batterista era soltanto un musicista di accompagnamento. Nelle prime bands americane, il batterista suonava quasi senza essere notato, con le spazzole, sempre in secondo piano. Gene Krupa fu il primo batterista di big band ad essere veramente notato. Si piazzava avanti, e suonava molto più forte di chiunque altro. E molto meglio. La gente non aveva mai notato la batteria, finché Krupa non venne fuori. Ginger Baker fu responsabile della stessa cosa nel Rock. Il Rock esisteva già da anni, ma lui fu il primo ad uscire fuori veramente con questo nuovo modo di suonare: il batterista non era più qualcosa che stava in sottofondo, quasi dimenticato, ma un'importantissima parte di una Rock band. 1980Non credo che nessuno possa parlar male di Ginger Baker. Certo, ogni batterista ha la sua idea, ma io credo che Ginger raggiunse il suo picco quando suonava con la Graham Bond Organization. è un vero peccato che gli americani e i giapponesi non videro quella band, perché si trattava di una formazione assolutamente fantastica: Jack Bruce, Graham Bond, e Ginger Baker. Personalmente credo che Ginger era molto più Jazz che Rock… senza dubbio le sue influenze erano Jazz: faceva sempre cose in 5/4 e 3/4, che sono associate al Jazz. Sfortunatamente, non aveva un buon carattere: non saresti riuscito a conoscerlo, perché non te lo avrebbe permesso. La cosa straordinaria di Ginger Baker era che "lui era lui": sarebbe stato superfluo per chiunque fare la stessa cosa che faceva lui. E la stessa cosa valeva per Eric Clapton, nel campo della chitarra".

    "Agli inizi ero interessato alle partiture musicali, ed ero abbastanza bravo e veloce nella lettura, ma quando cominciai a suonare con i gruppi, feci l'enorme sbaglio di abbandonare lo studio. Io credo che sia fantastico essere capaci di scrivere le proprie idee in forma musicale, ma credo anche che nella batteria il feeling sia molto più importante della mera tecnica. è fantastico suonare un triplo paradiddle… ma chi si accorge veramente che lo stai facendo? Se fai troppa attenzione alla tecnica, finisce che inizierai a suonare come ogni altro batterista. Credo che quello che conti veramente sia essere originale. Quando ascolto altri batteristi, mi piace poter dire "Wow… carina questa cosa, non l'avevo mai sentita prima!". Credo che essere te stesso come batterista sia molto più importante che suonare come chiunque altro".

    Hanno detto di lui


    "Ragazzo, hai il piede destro più veloce di quello di un coniglio!"
    Jimi Hendrix

    "Il Rock and Roll è morto il giorno in cui è morto John Bonham."
    Billy Joel

    "John ha inventato uno stile di suonare che era completamente diverso dal modo di suonare di chiunque altro, sia in termini di suono che di feeling."
    Dave Pegg (Jethro Tull)

    "Bonzo era una persona estremamente fragile: se era certo di aver suonato male, nessuno avrebbe potuto convincerlo del contrario. 'Dance The Night Away' era nella top 10 americana, ed io ottenni facilmente un backstage pass. John Bonham era nel suo camerino, con lo sguardo fisso a terra. Gli dissìMr. Bonham, adoro il suo modo di suonarè. Per tutta risposta, mi ruppe il naso con un pugno."
    Alex Van Halen

    logo "John si sedette dietro un kit in miniatura: una cassa da 18", un rullante alto 4", un tom da 12" ed uno da 14"... ed era QUEL suono! Rimasi annichilito da quello che stavo sentendo, e da come lo stava suonando: da quel minuscolo kit stava uscendo il sound dei Led Zeppelin."
    Dave Mattacks (Fairport Convention)

    "Ricordo John Bonham entrare in scena, e cominciare a suonare. La mia bocca era spalancata, in una smorfia di incredulità: la potenza di quel suono mi aveva ipnotizzato. E la tecnica! Non ho mai, ripeto, mai visto nessuno suonare in quel modo."
    Cozy Powell

    "Avevamo ottenuto un backstage pass per le due serate di Knebworth. Bonham arrivò insieme a suo figlio, e si sedette alla batteria per controllare l'accordatura. L'impianto non era ancora acceso, e lui fece qualche acciaccatura [rullante-tom-timpano-cassa, Ndr.]: il palco iniziò a tremare, io e John (Deacon, Ndr.) ci guardammo negli occhi, e ci abbracciammo"
    Roger Taylor (Queen)

    "Non si tratta del fatto che Bonham colpisse forte le pelli, ma del fatto che lo facesse in modo corretto."
    T. Bruce Wittet (Modern Drummer Magazine)

    "Era il nostro primo tour come band di supporto dei Led Zeppelin. Salii sul palco, e vidi da vicino la batteria di Bonzo, che era stata appena scoperta dai roadies. Rimasi quasi paralizzato. Lui non c'era, ma la sua presenza era quasi tangibile. Per me fu un'emozione indescrivibile."
    Steven Tyler (Aerosmith)

    "Era il sogno di ogni bassista."
    John Paul Jones

    "Tienimi d'occhio, stasera: demolirò completamente questo fottuto set!"
    John Bonham a Ian Paice.

  9. #9
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    Predefinito Re: Tribute To The Best Musician In The World

    Randy Rhoads



    La musica di Randy Rhoads ha mescolato elementi di rock tradizionale, blues e heavy metal con pittoresche influenze classiche ed etniche ed effetti sonori evocativi.

    Randy raffinava e rivitalizzava costantemente la sua musicalità con idee audaci ed un atteggiamento perfezionista verso il suo modo di suonare. Il fascino che provava per la musica classica lo indusse a fondere metal e musica classica, creando un vero e proprio rock in stile Bach.
    Il suo amore innato per la musica si manifestò con la rapida crescita delle sue abilità di musicista e di compositore.

    Randy nacque il 6 dicembre 1956 nell'Ospedale di San John in Santa Monica, California. Con un fratello (Doug) ed una sorella (Kathy), Randy era il più giovane di tre. Quando Randy aveva soli 17 mesi suo padre, William Arthur Rhoads, un insegnante di musica in una scuola pubblica, andò via di casa e così i tre bambini furono allevati della loro madre, Delores Rhoads.

    Randy iniziò a prendere lezioni di chitarra all'età di 6 anni in una scuola di musica a nord di Hollywood appartenuta a sua madre. La sua prima chitarra fu una Gibson (acustica) appartenuta a suo nonno materno. Randy e sua sorella (Kathy) cominciarono a prendere lezioni di chitarra, e, più tardi, su richiesta della madre, Randy iniziò a prendere lezioni di pianoforte, in modo da imparare a leggere la musica. Le lezioni di pianoforte però non durarono molto, perchè a 12 anni Randy fu attratto dalla chitarra rock. Per almeno un anno Randy prese lezioni da Scott Shelly, un insegnante di chitarra alla scuola di sua madre. Quando Randy aveva 14 anni, Scott Shelly andò da sua madre (Delores Rhoads) e le disse che lui non aveva più nulla da imparare. Sempre a 14 anni, Randy entrò a far parte come chitarra ritmica della sua prima band, i Violet Fox, con suo fratello Doug alla batteria. I Violet Fox stettero insieme per circa 4 o 5 mesi, e poi si divisero. Nel 1976, Randy, con l'amico d'infanzia e bassista Kelly Garni, fondò i Quiet Riot. Una volta contattato Kevin DuBrow, i due decisero di assumerlo come cantante.

    Nello stesso periodo Randy iniziò ad insegnare chitarra nella scuola di sua madre durante il giorno e a suonare con i Quiet Riot di notte. I Quiet Riot divennero rapidamente una delle più grandi band nell'area di Los Angeles ed ottennero un contratto discografico con CBS/Sony. I Quiet Riot fecero due dischi: Quiet Riot 1(197 e Quiet Riot 2 (1979), che vennero osannati dalla stampa giapponese, ma che, sfortunatamente, non vennero rilasciati negli Stati Uniti. Circa 5 mesi prima di lasciare i Quiet Riot, Randy andò da Karl Sandoval per avere una chitarra personalizzata. Dopo molte riunioni e disegni più tardi crearono il primo modello di chitarra flying "V", chitarra sinonimo del nome Randy Rhoads.
    Nella seconda parte del 1979, Randy, su richiesta dell'amico Dana Strum, andò a sostenere un'audizione dal fondatore e cantante dei Black Sabbath, Ozzy Osbourne. Ozzy aveva ascoltato praticamente ogni chitarrista di Los Angeles e stava quasi per ritornare in Inghilterra, quando arrivò Randy Rhoads.
    Randy si recò nello studio di Ozzy verso la sera tarda con un piccolo amplificatore Fender, e, dopo aver accordato la chitarra ed aver effettuato un paio di esercizi di riscaldamento, ottenne da Ozzy il posto come chitarrista solista all'età di 22 anni.
    Reclutati gli altri membri, nella band vi erano Randy alla chitarra, Bob Daisley al basso, Lee Kerslake alla batteria.

    Randy si recò in Inghilterra per registrare l'album "Blizzard of Oz" poco prima della Giornata del Ringraziamento del 1979.
    Nel Dicembre del 1980 Randy ritorno in California per il Natale, dove con Grover Jackson creò il primo modello di chitarra Jackson. La chitarra finita fu spedita a Randy in Inghilterra circa due mesi più tardi.

    Durante i mesi di Febbraio e Marzo di 1981, Randy e gli altri registrarono il secondo album di Ozzy Osbourne: "Diary of a Madman".
    Con "Diary of a Madman" già registrato ma non ancora rilasciato, la band di Ozzy Osbourne iniziò a partire per il tour americano "Blizzard of Ozz".

    Verso la fine del tour "Blizzard of Ozz", Randy ancora una volta si recò da Grover Jackson per avere un'altra chitarra di personalizzata che fosse ancora più distintiva.
    Randy riceverà questa chitarra poco prima dell'inizio del tour "Diary of a Madman".
    Con il rilascio "Diary of a Madman" ha inizio il secondo tour della band, che si limita a sole tre tappe a causa di un collasso di Ozzy.
    Quel fatidico 19 Marzo 1982, durante la pausa del secondo tour, Randy ed un tecnico del suono della band di Ozzy, avevano preso un piccolo aeroplano da turismo, con pilota, a noleggio. La dinamica dell'incidente è oscura tutt'oggi, anche se si vocifera che il pilota fosse sotto l'effetto di sostanze stupefacenti o che la sua licenza di guida fosse scaduta.



    Randy's Guitars and Gear Setup









  10. #10
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    Predefinito Re: Tribute To The Best Musician In The World

    Joe Satriani


    "Joe Satriani è indiscutibilmente uno dei più grandi chitarristi mai vissuti... Nato e cresciuto a New York, l'impatto che ha avuto il suo modo di suonare la chitarra sulla scena musicale è innegabile. Senza avere molto aiuto da radio, televisione o dai media in generale, Joe ha creato legioni di fan fedeli in tutto il mondo - E ciò lo prova anche il suo sito, http://www.satriani.com/.

    Joe dovrebbe essere una fonte di ispirazione per noi tutti con la sua disciplina, e con il suo modo di comporre e di suonare."





    Joe Satriani è nato a Westbury, New York, e comincia a suonare la chitarra all’età di 14 anni. Dal 1971, insegnò chitarra ad altri, uno dei suoi studenti era Steve Vai. Nel 1974, Joe studia con due grandi del jazz moderno, Billy Bauer ed il pianista/compositore Lennie Tristano; quattro anni più tardi, si sposta a Berkeley, in California, dove inizia per 10 anni ad insegnare a studenti che più tardi diverranno famosi come David Bryson (Counting Crows), Kirk Hammett (Metallica), Larry LaLonde (Primus), e Charlie Hunter, ed altri ancora. Nel 1984, Joe realizza le prime cinque canzoni in EP su sua produzione identificato come Rubina Production. L'anno seguente completa il suo primo album: Not Of This Earth, il quale finanziato con la sua carta di credito viene rilasciato nell’1986 dalla Relativity Records.

    Nell’Ottobre 1987 la Relativity Records lancia il suo secondo album Surfing With The Alien. L’album divenne un fenomeno internazionale, l’artista si guadagna così il disco di platino per aver venduto più di venti milioni di copie solo negli Stati Uniti; nello stesso periodo Satriani compare sulle copertine di periodici come Guitar Player, Musician, Guitar World, e dozzine di altre pubblicazioni internazionali. Surfing With The Alien è diventato un album simbolo, come una pietra miliare tra i chitarristi ed i compositori, di conseguenza il disco più riuscito come musica rock totalmente strumentale (fatto notare da Jeff Beck). Seguono poi Flying In A Blue Dream, The Extremist, Time Machine ed il recente Joe Satriani, prodotto dal leggendario Glyn Johns il quale ha dedicato una grande attenzione commerciale e critica.

    Dopo il sitting con la band di Joe alla Bottom Line di New York, Mick Jagger lo arruola nell’1988 come chitarrista per il suo primo tour senza i Rolling Stones. Joe ha fornito assistenza anche per i Deep Purple nei concerti del 1994 in Europa e Giappone. Nel 1996, segue il G3 Tour rappresentato da Joe Satriani, Steve Vai, ed Eric Johnson, svolto in 24 date e suonato per 90,000 fans attraverso tutto il Nord America, il concerto è riversato poi sul G3 Live album e video della Epic. Nel 1997, Joe unito al suono della chitarra jazz di Pat Martino, realizza due tracce "Ellipsis" e " Never and After," per la raccolta all-star collection All Sides Now (Blue Note) di Martino; realizza poi il secondo G3 Tour dell'estate, questo con Steve Vai, Kenny Wayne Shepherd, e Robert Fripp.

    Malgrado gli assillanti impegni e la costante dedizione alla musica, Joe riesche a suonare Crystal Planet incidendo così un nuovo disco per la Epic.

    Il Setup


    'Chrome Boy'




    Marshall JTM 45 2 heads
    Furman Power
    Chandler Echos
    Harmonizer DigiTech IPS-33BM



    Jim Dunlop Classic Cry Baby
    Boss DS-1 - distortion
    Fultone the Ultimate Octave
    DigiTech Whammy (Old type)
    Boss Digital Delay DD-2
    Boss Super Octave (CE -2?)



  11. #11
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    Predefinito Re: Tribute To The Best Musician In The World


    James Marshall Hendrix, nato il 27 novembre 1942 a Seattle, è stato considerato all'unanimità il più grande chitarrista elettrico di tutti tempi. Dal suo strumento d'elezione seppe trarre un'innumerevole quantità di diversi effetti timbrici, giungendo a suonarlo anche con i denti , con il gomito o con l' asta del microfono, in modo coerente al carattere istintivo ed esibizionistico dei suoi concerti.

    Frutto di un incrocio fra sangue indiano Cherooke, nero e messicano, il geniale musicista visse i suoi primi anni di vita immerso in una situazione familiare non delle più felici. Per anni, infatti, convive con la nonna (un'indiana Cherooke purosangue che lo porta ancora più vicino alle sue radici Indiane e ribelli), mentre padre e madre si arrangiano in mille lavoretti. All'età di soli dodici anni riceve come dono la sua prima chitarra elettrica, chiamata da lui affettuosamente "Al", un piccolo strumento con cui comincia le sue prime autodidattiche esperienze musicali.

    Ma i problemi cominciano da lì a poco. La madre muore quando Jimi ha solo quindici anni mentre all'età di sedici viene espulso da scuola, probabilmente per motivi razziali (ci troviamo nell'America puritana degli anni '50). Di fatto, comincia a darsi al vagabondaggio, guadagnandosi da vivere con gruppi di rhythm and blues e di rock'n'roll. Dopo aver prestato servizio militare come paracadutista, a ventun'anni si inserisce nel giro dei session-man, ossia di coloro che vengono pagati per le loro prestazioni musicali. Grazie alle sue doti straordinarie, però, nel giro di poco tempo diventa il chitarrista nientemeno che di personlità come Little Richard, Wilson Pickett, Tina Turner e King Curtis, alcune delle stelle del firmamento rock dell'epoca. Nel 1965 al Greenwich Village forma il suo primo complesso stabile, ottenendo un contratto per esibirsi regolarmente. Con una situazione più sicura alle spalle, ha modo di concentrarsi ancora di più nello studio della tecnica esecutiva, in cui arriva a vertici difficilmente avvicinabili (non tanto per la tecnica in sé, quanto per le capacità raggiunte nel trattamento del suono o della singola nota).

    L'innovativo stile di Hendrix nel combinare distorsioni lancinanti, piene di dolore, ad una pura vena blues ha creato di fatto una nuova forma musicale, che si avvale di tutta la tecnologia legata allo strumento (dal finger-picking al wah-wah, dal plettro ai pedali, dal feedback all'effetto Larsen, dai controlli di tono ai distorsori). Nei suoi brevi quattro anni di "regno", Jimi Hendrix ampliò il vocabolario della chitarra elettrica rock più di qualsiasi altro. Hendrix era un maestro nel riuscire a tirar fuori dalla chitarra suoni mai ascoltati prima di allora; spesso con esperimenti di amplificazione che portavano al limite, se non oltre, le capacità delle attrezzature impiegate. Infine, le sue esibizioni si distinguevano per la selvaggia energia del suo modo di suonare e per l'irresistibile carica sessuale dei suoi atteggiamenti (il tutto, condito abbondantemente da acidi e sostanze varie).

    Ad ogni modo, se non fosse stato per le interessate cure di Chas Chandler, ex-Animals, manager a New York in cerca di nuovi talenti, forse Hendrix sarebbe solo uno dei tanti nomi che circolavano nell'ambiente, oscurati dai giovani talenti bianchi a cui tanta attenzione poneva l'opinione pubblica ed i media in genere.

    Chandler lo porta invece con sé a Londra, dove gli procura una sezione ritmica: la nuova band di Jimi, chiamata significativamente "The Jimi Hendrix Experience" (formata oltre che da Jimi, dal batterista Mitch Mitchell e dal bassista Noel Redding), diventa in breve tempo l'argomento di conversazione principale a Londra nel periodo conclusivo del 1966. Inoltre, il primo singolo dell'Experience, "Hey Joe", rimane nelle classifiche inglesi per dieci settimane, raggiungendo la sesta posizione nel tardo 1967. Il singolo del debutto è velocemente seguito dal lancio dell'LP "Are You Experienced?", una compilation psichedelica zeppa di inni generazionali. L'LP, non a caso, è rimasto uno dei più popolari album rock di tutti i tempi, con canzoni immortali quali: "Purple Haze", "The Wind Cries Mary", "Foxy Lady", "Fire" e "Are You Experienced?".

    Nonostante lo schiacciante successo della Hendrix Experience in Inghilterra, fu solo quando questa, nel Giugno del 1967, tornò in America infiammando letteralmente la folla del Monterey International Pop Festival che divenne la band più popolare del mondo. Al termine della sua estenuante esibizione (con una versione demoniaca di "Wild thing"), dopo aver dato fuoco alla chitarra, Jimi raccolse un'ovazione interminabile. Il successivo LP sfornato dalla bande fu "Axis: Bold As Love" mentre, dopo preso il totale controllo della band e aver trascorso parecchio tempo nella console in studio, nel '68 è la volta di "Electric Ladyland", un capolavoro della storia del rock (malgrado il "vero" Jimi Hendrix sia ascoltabile, è bene ricordarlo, solo attraverso le registrazioni dal vivo).

    Ma già nel 1968 comincia il declino fisico, morale e artistico di Hendrix. Durante tutto quel fatidico anno, le richieste pressanti di concerti e registrazioni in studio snervano notevolmente la fibra del gruppo, tanto che nel 1969 l'Experience si scioglie (forse anche sotto le pressioni del movimento nero delle "Black Panther", a cui Hendrix aveva aderito, che disdegnava l'appartenenza di Hendrix ad un trio composto da bianchi).

    Ad agosto trionfa a Woodstock, oltre che con la solita infiammata esibizione, anche con una versione delirante dell'inno americano ("Star spangled banner"), uno sberleffo divenuto celeberrimo. Con la sua chitarra Hendrix non si limita a distorcere la celebre melodia ma, in linea col pacifismo e le contestazioni del tempo, imita il suono di spari e bombardamenti, ricordando a tutti che era in corso la tragica guerra del Vietnam.

    Il 1969 ha inizio con una nuova collaborazione tra Jimi, Billy Cox e il batterista Buddy Miles (tutti musicisti neri), i quali danno vita alla "Band of Gypsys". I tre intraprendono una serie di performance stellari nei giorni dal 31 Dicembre 1969 e 1 Gennaio 1970. Di questi concerti vennero effettuate delle registrazioni poi messe sul mercato dalla metà degli anni '70 in un unico album.
    Successivamente, comunque, Jimi ricontatta il batterista Mitch Mitchell e, insieme al bassista Billy Cox, rimette in piedi la Jimi Hendrix Experience. In studio il gruppo registra molte tracce per un altro LP, provvisoriamente intitolato "First Rays Of The New Rising Sun".

    Sfortunatamente Hendrix non riuscirà a veder pubblicato questo nuovo lavoro: un mese dopo, infatti, lo ritrovano morto a Londra, riverso sul letto di una stanza del Samarkand Hotel, soffocato nel proprio vomito per una overdose di barbiturici. E' il 18 settembre 1970.

    Da allora è stato un susseguirsi di omaggi alla sua memoria, ma anche di insinuazioni sulla sua morte, considerata "misteriosa", un po' come succede a tutte le rockstar scomparse prematuramente. Intorno al patrimonio di Hendrix, com'era prevedibile, si è scatenato un vespaio di beghe legali e di operazioni speculatrici. Come in vita, anche dopo la morte il grande chitarrista nero è stato manipolato da impresari senza scrupoli. Hendrix, infatti, è stato indubbiamente uno degli artisti più sfruttati dall'industria discografica, che non esitò (e non esita tuttora) a pubblicare tutto ciò che egli aveva suonato.

    Nessuno sa come si sarebbe evoluta la stella di Hendrix, né che percorso avrebbe seguito la sua parabola. Stimato da tutti i veri musicisti, poco prima della sua morte circolava la voce di una sua possibile collaborazione con un altro genio: Miles Davis. Come scrive il critico Paolo Galori, l'ultimo Hendrix è "un musicista solo e visionario, pronto a volare ancora più in alto, fino a bruciarsi le ali, distrutto dagli eccessi nel disperato tentativo di non replicare se stesso di fronte a chi gli chiede prove della sua divinità".

    Il Setup


  12. #12
    Shogun Assoluto L'avatar di Balzy
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    Predefinito Re: Tribute To The Best Musician In The World

    Michael Jackson


    Non è cosa da tutti i giorni diventare famosi sin da bambini. Essere catapultati in un mondo fatto di fama, successo e tourné prima ancora di aver fatto le elementari. Ma ecco che arriva un ragazzino e lascia tutti a bocca aperta con la sua voce...

    Essere star a 5 anni


    Michael "Jacko" Jackson nasce il 29 Agosto 1958 a Gary, nell'Indiana, da una famiglia di musicisti. Il padre, Joseph, è infatti un primo chitarrista e pianista jazz e la madre, Katherine, è una clarinettista e cantante blues. Il contesto in cui si trova Jacko è quindi già profondamente intriso di musica.
    "Ero così piccolo, che non me la ricordo nemmeno e anche volendo non potrei aver memoria di molte cose, visto che a cinque anni ero già in giro a cantare e a ballare, sempre dentro e fuori dalle scuole. Mi ricordo particolari insignificanti, come il negozio all'angolo e alcuni vicini". Così racconta dei ricordi della sua città natale, abbandonata prestissimo a causa delle tourné.
    A 5 anni infatti inizia a girare come cantante e ballerino insieme ai suoi quattro fratelli Jackie, Tito, Marlon e Jermaine, che insieme vennero presto chiamati i "Jackson 5". Il padre si improvvisa manager e così inizia la scalata verso il successo di Michael.
    Non passa molto tempo prima che il gruppo diventa veramente famoso. I primi concerti "veri", quelli che fanno conoscere i Jackson Five agli Stati Uniti, sono all'Apollo Theater di New York e all'Uptown di Philadelphia. Nel 1970 firmano un contratto con la Motown Records. Allora Michael aveva solo 12 anni ed era già diventato ufficialmente la voce solista del gruppo. Da quel punto inizia la carriera discografica dei Jackson Five, con il loro primo singolo "Let's Go". Ed ecco che i fratelli Jackson diventano i numeri uno in tutto il panorama soul mondiale.
    Il gruppo vince subito un Grammy, nel 1971, con la canzone "ABC", e intanto Michael inizia la sua carriera solista. Sceglie come casa discografica sempre la Motown, e i primi successi sono "Got To Be There", "Rockin Robin", "I Wanna Be Where You Are" e "Ben". Ma il cantante decide di mantenere comunque l'impegno con i fratelli, e di dare la priorità al gruppo.
    I Jackson Five continuano la loro carriera fino al 1976, anno in cui lasciano la Motown e si dirigono verso la Epic Records, e in cui cambiano anche nome, trasformandosi in "Jacksons". In più uno dei fratelli, Jermaine, decide di lasciare il gruppo e di intraprendere la carriera solista, e viene sostituito dall'altro fratello Randy.
    Il successo dei Jacksons è a dir poco mostruoso. Vendono milioni di lp con il loro primo album sotto la nuova etichetta, e vincono addirittura un disco d'oro.
    Nel 1978 decidono di autoprodursi, componendo il loro terzo lp sotto la Epic, "Destiny". L'album si rivela un capolavoro e vende più di due milioni di copie, raggiungendo il disco di platino.
    Sempre nel 1978 Michael conosce Quincy Jones, personaggio fondamentale nella sua carriera futura, e che si dimostra molto fruttuosa nel 1979, anno in cui Jacko produce il suo primo album da solista sotto la Epic, "Off The Wall". Anche questa volta il membro della famiglia Jackson mette a segno un altro tiro: l'album è un successo garantito, e Michael mette in evidenza le sue doti di vocalista e autore, diventando famoso in tutto il mondo. A 20 anni riceve già le collaborazioni con Stevie Wonder e Paul McCartney. Off The Wall diventa un album storico, vende più di 5 milioni di copie solo in America e più di 3 milioni in tutto il resto del mondo. "Don't Stop" e "Rock With You" diventano numeri uno e vendono 1 milione di copie ciascuno.Nel 1980, con "Triumph", i Jacksons vincono un altro disco di platino.

    Michael Jackson, la leggenda.


    Nel 1982 Michael Jackson diventa la leggenda del pop, incidendo l'album che lo segnerà per tutta la vita: Thriller. Thriller è un successo spaventoso, diventa l'album più venduto in assoluto nella storia della musica, con una punta di quasi QUARANTA milioni di copie vendute. Inizia a creare i primi video, "Beat it, "Billie Jean" e "Thriller" (di 14 minuti). Con questo album Michael resta per TRENTATRE' settimane in classifica, di cui VENTI al primo posto, e vince OTTO Grammy Awards.
    Ma se la carriera musicale aveva trasformato Michael Jacskson in una leggenda del pop, la sua vita privata lo stava trasformando in una figura sempre più misteriosa e solitaria. Michael più volte afferma di non uscire quasi mai di casa, di essere sempre da solo e di parlare con i pupazzi, quasi fossero esseri viventi.

    Michael Jackson intanto è un continuo successo. Il famosissimo Moonwalk fa impazzire la gente, è richiesto in tutte le città d'America e del mondo. Addirittura i sindaci e i presidenti lo usano come campagna pubblicitaria, promettendo di far suonare Michael nei loro stadi in cambio di voti.
    Jacko diventa sempre più ricco, e decide di acquistare i diritti di 4000 canzoni, tra cui 251 brani dei Beatles. Paul McCartney si imbestialisce per questo suo gesto, dato che voleva prendere lui i diritti della sua vecchia band, ma allo stesso tempo non può nulla contro questo mostro di ricchezza e furbizia.

    Nel Maggio del 1987 Michael sforna un nuovo album, "Bad". Bad non è alla portata di Thriller, ma piace comunque molto, e vende tantissimo. Jackson per quest'album si improvvisa anche attore, creando dei veri e propri filmati per le sue canzoni. Smooth Criminal è accompagnato da un filmato di 90 minuti.

    Michael Jackson è ancora la stella più brillante del panorama musicale mondiale.

    La caduta.


    Dopo il successo di Bad Michael si concede un po' di riposo, fino al 1992, anno in cui esce "Dangerous". Il disco riceve un discreto successo rispetto agli altri due, vendendo 4 milioni di copie. Ma è dal 1993 che inizia la discesa di Michael. In quest'anno riceve le sue prime accuse per molestie sessuali. Il cantante si difende da tutte le accuse, ma la sua immagine è ormai danneggiata. Jacko si ritrova costretto a lasciare gli USA e la Pepsi, suo sponsor dall'inizio della sua carriera, decide di abbandonarlo. Nel 1994 si sposa con Lisa Marie Presley, figlia del celebre Elvis Presley, ma la storia dura poco, solo 19 mesi, e questo contribuisce a peggiorare la sua già gravemente danneggiata immagine. Michael cerca di recuperare sposando la sua infermeria, da cui ottiene anche un figlio.

    Nel 1997 esce il singolo Scream, che vende più di 10 milioni di copie. Il successo è veramente notevole, ma Michael continua a restare nascosto per via dei numerosi interventi alla pelle. Si dice che nel parco divertimenti che ha fatto costruire chiede ai bambini di dormire con lui. Gli psicologi dicono che è affetto dalla "Sindrome di Peter Pan", causata dal fatto di non aver avuto un'infanzia normale. Nel 2003 subisce un'altra accusa per molestie, ma viene assolto nel 2005.

    Io Michael però lo voglio ricordare come il grande e leggendario creatore di "Thriller", un album che ancora oggi mi fa accaponare la pelle, e vorrei ringraziarlo per il grande contributo che ha dato al Soul e al Pop negli anni '80.


  13. #13
    L'Onesto L'avatar di Bleada
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    Predefinito Re: Tribute To The Best Musician In The World



    Mark Knopfler



    Ci sono chitarristi che lasciano un segno profondo nella musica rock indipendentemente dalla loro abilità tecnica. Artisti come Jimi Hendrix, B.B. King,
    Carlos Santana, Pat Metheny, oppure Eric Clapton, hanno tutti imposto un proprio stile personale, riconoscibile al primo ascolto. Mark Knopfler appartiene a questa categoria di eletti.
    E' indubbiamente uno dei chitarristi più originali degli ultimi vent'anni e uno di quelli che meglio hanno assimilato l'essenza del blues e del country-rock. Knopfler suona da sempre con i polpastrelli di pollice, indice e medio, senza plettro, mantenendo anulare e mignolo appoggiati alla cassa. Anche dal punto di vista timbrico la chitarra di Knopfler possiede un'originalità assoluta, con un suono pulitissimo. "Una volta che impari il fingerpicking sulla chitarra acustica", dice lo stesso Mark, "cambia il modo in cui suoni la chitarra elettrica. Così ho iniziato a suonare la Stratocaster in modo meno distorto differenziandomi dai molti chitarristi che suonano heavy tutto il tempo".

    Conosciuto da tutti come il pregevole, delicato e mellifluo chitarrista fondatore dei Dire Straits, Mark Knopfler può vantare una ricca carriera anche come solista. Anzi, è proprio in questa veste che ha sviluppato nell'ultimo decennio un repertorio quanto mai ricco, intenso e davvero di qualità.

    Nato a Glasgow, Scozia, il 12 agosto 1949, Mark Knopfler si è dedicato inizialmente all'insegnamento scolastico; poi la musica nella sua vita ha prevalso, diventando da puro passatempo ad attività professionale. Sul finire degli anni '70 fonda i Dire Straits, gruppo diventato di culto e dei cui pezzi storici oggi ("Sultans of swing", "Tunnel of love", "Money for nothing", solo per citarne alcuni), anche se talvolta passano per le radio, si sente spesso la nostalgia.

    La sua carriera solista si sviluppa parallelamente all'impegno del complesso a partire dal 1983, quando scrive la colonna sonora del film "Local hero", di David Puttnam. I lavori successivi lo vedono scrivere le colonne sonore di "Cal, comfort and joy" e, insieme a Guy Fletcher dei Dire Straits, di "The princess bride". Importante anche il lavoro fatto da Knopfler come produttore: lo si vede dietro il desk per Bob Dylan ("Infields", 1983), Randy Newman, Willy (Mink) DeVille, Aztec Camera e Tina Turner.

    Nel corso degli anni '80 lo straordinario ma umile musicista non produce molto al di là dei Dire Straits; nel 1989, in compagnia degli amici Brendan Croker e Steve Phillips, pubblica però un delizioso album in stile retrò sotto il nome di "Notting Hillbillies".

    Gli anni '90 vedono Knopfler diradare molto i suoi impegni discografici, collaborare con il grande chitarrista Chet Atkins per un album a nome di entrambi e partecipare a diversi progetti di altri artisti, oltre a pubblicare nel 1996 l'album solista "Golden heart". Con il nuovo millennio, dopo un periodo di silenzio interrotto soltanto dal lavoro per alcune colonne sonore, l'attività solista dell'e?) Dire Straits si intensifica: il suo secondo album solista intitolato "Sailing to Philadelphia" è un buon successo commerciale per una musica non facile. A due anni di distanza segue una nuova prova discografica, "The ragpicker's dream". Entrambi gli album, specialmente quest'ultimo, evidenziano l'amore di Mark Knopfler per la mitologia e le sonorità tradizionali americane.

    Il suo ultimo lavoro è il disco "Shangri-La" uscito nel 2004.



    Discografia essenziale:

    Last exit to Brooklyn - 1980
    Local hero - 1983
    Cal - 1984
    The princess bride - 1987
    Missing...but presumed having a good time - 1990 con i Notting Hillbillies
    Neck and neck - 1990 con Chet Atkins
    Screenplaying - 1993
    Golden heart - 1996
    Sailing to philadelphia - 2000
    A shot at you - 2000
    The ragpicker's dream - 2002
    Shangri-La - 2004

    Dire Straits:

    Dire Straits - 1978
    Communique - 1979
    Making movies - 1980
    Love over gold - 1982
    Alchemy - 1984
    Brothers in arms - 1985
    Money for nothing - 1988
    On every street - 1991
    On the night - 1993



  14. #14
    Shogun Assoluto L'avatar di Balzy
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    Predefinito Re: Tribute To The Best Musician In The World

    Ray Charles


    Ray Charles è la rappresentazione vivente che per essere famosi non bisogna essere bianchi e sani, basta avere talento.

    Nato ad Albany, in Georgia, il 23 Settembre 1930, Ray Robinson Charles è sempre stato un ragazzino appassionato di musica. Sin da piccolo si divertiva a prendere lezioni da un pianista di una piccola bottega del paese in cui viveva, e mostrava grande interesse per questo strumento e per la musica in generale. Purtroppo la famiglia di Ray è molto povera, soprattutto per il razzismo presente negli Stati Uniti in quell'epoca, e il giovane talento non ha la possibilità di comprare strumenti suoi.

    Ray conosce la morte da bambino, prima con l'annegamento di suo fratello George (evento che non riuscirà a togliersi dalla testa fino a età adulta) e poi con la morte di sua madre Aretha. Non solo conosce la morte, ma conosce anche il mondo delle ombre dall'infanzia, difatti Ray viene colpito da glaucoma e diventa cieco a cinque anni.

    Ma la cecità e la consapevolezza di essere solo sin da bambino non lo fermano, e Ray si iscrive lo stesso a scuola (una scuola musicale per ciechi) e decide di proseguire nella sua carriera. Nei 9 anni seguenti (dai 6 ai 15) impara a suonare pianoforte, organo, clarinetto, sassofono e tromba. Impara a leggere e a scrivere la musica in Breil e a 15 anni lascia l'orfanotrofio per andare in giro a suonare nei locali. Si trasferisce dalla Georgia a Seattle, e qui fa la sua prima conoscenza, presente anche nella vita di Michael Jackson: Quincy Jones. Allora Quincy era solo un ragazzino povero che suonava nei vicoli della capitale del Washington, ma i due diventarono ben presto grandi amici.
    La sua musica inizialmente riprende lo stile di Nat King Cole, un blues molto morbido, e la sua dote lo porta subito al successo.
    Ray è molto richiesto nei locali di Seattle e Los Angeles. Impara subito cosa vuol dire entrare nel mondo del business, e cerca, nonostante il suo grave handicap, di non farsi fregare i soldi, uno dei suoi grandi problemi: infatti le banconote americane sono tutte grandi uguali e della stessa carta, quindi Ray non ha modo di distinguerle l'una dall'altra.
    Nel 1947 fonda il suo primo gruppo musicale, il McSon Trio, con cui inizia a girare per i locali.


    La vera carriera di Ray Charles e del suo McSon Trio inizia nel 1949, con l'incisione del loro primo album, "Confession Blues", per la Swingtime. Il disco resta però un po' nascosto nell'ombra, e il vero successo inizia nel 1951, con "Baby Let Me Hold Your Hand" e nel 1952 con "Kiss Me Baby".
    Nel frattempo la casa discografica viene comprata dalla Atlantic, una famiglia che lo accompagnerà per la maggior parte della sua carriera e che gli permetterà di avere strumenti via via più tecnologici e quindi di registrare pezzi qualitativamente migliori.
    Ma la Atlantic si lamenta di uno stile sempre e comunque già sentito, e chiede a Ray di cercare un stile tutto suo, un qualcosa di inconfondibile... e fu così che "The Genius" crea, sulla base di un pezzo inventato dal suo produttore, "The Mess Around", un pezzo veramente forte e spinto, velocissimo e mai sentito prima d'ora. Fu così che Ray inizio veramente a farsi sentire.

    La botta venne improvvisamente: "I Got A Woman", successo del 1954, viene riprodotto su scala nazionale, e il cantante-pianista diventa famoso ben presto in tutti gli USA. La canzone unisce Gospel e R&B, un miscuglio che a molti non piace, infatti viene accusato di "mischiare la musica di Dio con la musica del Diavolo". A lui però non importano le accuse, la musica piace e decide di andare avanti per la sua strada.

    Ma Ray Charles non è solo musica, è anche vita privata. Entra nel mondo dell'eroina molto presto, e sarà una droga che lo accompagnerà per molto tempo. La usa per fuggire dai frequenti incubi che ha di sua madre e della morte di suo fratello, di cui lui si ritiene responsabile (il fratello morì annegato in una tinozza davanti ai suoi occhi, e lui non fece niente per toglierlo dall'acqua, rimase impietrito a vederlo morire). Nel pieno del suo successo si sposa con Della B., una cantante gospel, che lo accompagnerà per il resto della sua vita.
    In famiglia è un marito esemplare, è sempre gentile e non trascura mai la moglie (e in futuro i figli), ma in tourné e un vero e proprio traditore. Si porta a letto le donne del suo coro, e avrà anche dei figli illegittimi (in totale ha avuto 12 figli, di cui solo 2 da sua moglie). La moglie decide di comprendere i suoi problemi e di lasciar passare, e si dimostra una fedele compagna per tutta la sua vita.


    Nel frattempo il successo continua. Nel 1959 Ray Charles abbandona la Atlantic per entrare a far parte della ABC. Il trasferimento colpisce molto la sua vecchia casa discografica, che lo riteneva un figlio, ma lui si sente più libero con il nuovo contratto, che lo vede completamente libero di fare la musica che vuole.
    Molti però sostengono che fu da questo punto che Ray perse il suo fuoco interiore, la molla che lo rendeva incredibile, per una carriera più basata sui soldi.
    Ma i successi continuano. Nel 1960 produce "Georgia In My Mind" e nel 1961 "Hit The Road Jack". Questi due successi lo portano a una fama mondiale, rendendolo di fatto uno dei più famosi musicisti del tempo.
    In quel periodo venne anche espulso dalla Georgia per non aver suonato nello stadio della capitale. La sua decisione deriva dal fatto che i neri allora potevano assistere al concerto solo in piccionaia, e non potevano avere i diritti dei bianchi. Per lui è comunque un duro colpo, il non poter entrare nello stato in cui è nato vuol dire non poter più vedere casa sua. Ma più tardi lo stato si ricrederà (molti anni più tardi), porgendo ufficiali scuse a Ray e scegliendo come inno ufficiale la stessa canzone "Georgia In My Mind".
    Ma oltre a questa piccola grana The Genius ne incontra anche delle altre, un po' più pesanti. Il suo abuso di droga viene infatti punito con gli arresti domiciliari più di una volta, tutte accuse poi misteriosamente cadute (si dice che i giudici siano stati corrotti dallo stesso Ray).

    L'ormai famosissimo musicista decide però a un certo punto di lasciare il mondo del blues per entrare a far parte del mondo Country. La decisione non viene presa molto bene dalla ABC, ma lui è molto fermo e mostra a tutti la sua bravura, diventando ancora più famoso con "Genius Hit The Road", una raccolta di brani country che lo immortalarono come uno dei geni della musica west.


    Nel 1979 fa anche una piccola parte nel celebre film "The Blues Brothers", una parte che rinnova il suo successo, entrato da qualche anno a quella parte in una fase di decadimento. Dopo l'uscita del film però il genio decide di fermarsi. Non produce più album e non fa più concerti, se non qualche sporadica apparizione in qualche evento particolare (come nel 1985, quando contribuisce con la sua voce alla canzone "We Are The World"), fino al 10 Giugno 2004, giorno in cui si spegne Ray Charles.


    Ray Charles è sempre stato uno dei miei musicisti preferiti. La musica che trasmetteva lui quando suonava, la sua voce sporca ma allo stesso tempo limpidissima lo rendeva unico nel suo genere. Ho deciso di introdurre anche la sua vita privata nella biografia per descrivere la dura vita che ha dovuto affrontare, non solo per la cecità, ma anche per gli ultimi ricordi da vedente che ha avuto. L'essere diventati famosi pur essendo menomati e neri in quel periodo vuol dire veramente avere qualcosa di unico dentro, qualcosa che pochi altri possono avere, e l'averlo sviluppato fino all'estremo, per poter raggiungere la vetta dell'Olimpo degli Dei della musica.


  15. #15
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    Predefinito Re: Tribute To The Best Musician In The World

    Johnny Cash


    La storia del Country non ha tantissimi nomi, soprattutto in un paese come l'Italia, dove il country non è mai stato un genere sviluppato, ma uno di questi nomi è sempre rimasto nella vetta, e questo nome è Johnny Cash, uno dei Re del country.

    Johnny nasce il 26 Febbraio 1932 a Kingsland, una piccola cittadina agricola dell'Arkansas. Ha 5 fratelli e vive in una famiglia completamente dedita al campo agricolo. I suoi genitori sono contadini, e non hanno mai avuto tanti soldi. Per questa ragione Johnny Cash non ha mai avuto occasione di suonare veramente, se non da più grande, ma conosce la musica grazie ai canti dei contadini che gli stanno intorno, mentre lavora duro per arare i campi o per raccogliere il cotone.

    Finita la scuola nel 1950, decide però di trasferirsi a Detroit per cercare lavoro e abbandonare per sempre la vita da contadino. Ma nella famosa città non ci finisce mai, si ritrova a fare il manovale a Pontiac, nel Michigan, lavoro che però non lo soddisfa e che lo porta ad arruolarsi nel corpo d'aviazione americano (USAF). Viene trasferito in Germania, dove fonda il suo primo complesso musicale, i Landsberg Barbarians e dove acquista la sua prima chitarra, che impara a suonare da autodidatta.


    Resta in Germania fino al 1954, dove, una volta tornato in America, si trasferisce a Menmphis e decide di fare qualche semplice lavoretto, cercando di concentrare i propri sforzi nel business musicale. Ed ecco che i suoi sforzi vengono ripagati. L'Uomo in Nero ottiene un audizione come solista per la Sam Phillips' Sun Records ed entra a far parte della sua prima famiglia discografica. Inizia a incidere i suoi primi singoli (tra cui la leggendaria "Folsom Prison Blues") e nel 1957 da alla luce il suo primo album, "Johnny Cash with his hot and blue guitar".

    Il successo è subito notevole, il pubblico gradisce la sua musica. "I Walk The Line" diventa prima nelle classifiche country per 43 settimane, vendendo oltre 2 milioni di copie. Il nome Johnny Cash inizia a far parte della storia del Country.
    Johnny continua a creare musica, compone pezzi famosi come "Ring Of Fire", "Don't Take Your Guns to Town", "I Got Stripes". Nel 1960 approda alla Columbia, dove compone un altro album di notevole successo, "Hymns by Johnny Cash".

    Ma dietro al volto burbero di Johnny Cash si nasconde un animo molto fragile. L'Uomo In Nero spesso e volentieri prende dei sonniferi per dormire meglio e delle anfetamine per riprendersi. Molti suoi concerti vengono eseguiti senza voce, e anche nella vita familiare si rivela un disastro.

    L'abuso di droga lo porta anche al carcere nel 1968, dove incide il suo album più famoso: "Johnny Cash At Folsom Prison"


    Ormai Johnny Cash è l'icona del Country, e si concede pure alla televisione. Nel 1969 diventa presentatore di un programma televisivo "The Johnny Cash Show", e nel 1971 diventa anche attore nel film western "A Gunfight". La produzione musicale continua ad essere di notevole livello, tanto che nel 1980, all'età di 48 anni, diventa il più giovane cantante country a far parte della Country Hall Of Fame.

    Tra il 1985 e il 1995 Johhny Cash si riunisce con dei suoi vecchi amici e fonda la band "The Highwaymen". Il loro primo singolo "The Highwaymen" del loro primo album "The Highwaymen" diventa n.1 nelle charts. Nel 1994 Johhny Cash vince anche un Grammy Award per il suo tributo alla musica Country.

    Nel 2002 compone il suo ultimo singolo "Hurt", e il 21 Settembre 2003 la morte lo colpisce per complicazioni al diabete, all'età di 71 anni.


    Il Country deve molto a Johnny Cash, un vero e proprio cantastorie di un volto dell'America che non sempre tutti vogliono vedere. Le storie che riusciva a raccontare lui con la sua musica erano uniche perfino nel suo genere, ed è per questa ragione che oggigiorno viene considerata la leggenda del country.

  16. #16
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    Predefinito Re: Tribute To The Best Musician In The World

    Louis Armstrong


    Il Jazz.

    E' così che molti definiscono Louis Armstrong, il geniale trombettista di New Orleans che ha segnato per sempre questo genere musicale.

    Louis "Stachelmouth" Armstrong nasce nella capitale del Jazz il 4 Agosto 1901. Lui afferma di essere nato il 4 Luglio 1900 (probabilmente per non dare l'impressione ai vari manager e nei vari provini di essere troppo giovane per la sua bravura), ma un'agenzia di New Orleans, dopo appropriate indagini, scopre la sua vera data di nascità, un anno più tardi.
    Louis subisce un'infanzia molto travagliata. Viene affidato alla nonna subito dopo la sua nascita (i genitori si separarono poco prima della sua nascita), e vive in un contesto di povertà e delinquenza. Ma la musica lo salva dalle varie tentazioni, e così decide di cantare in un gruppo di strada. Era ancora troppo giovane per la tromba, ma questa prima esperienza lo porta a sviluppare un'ottima intonazione e la sua caratteristica voce roca.

    Ciononostante Stachmo (chiamato così più avanti per la sua "bocca a sacco") finisce in riformatorio per due anni per aver sparato in aria con un revolver durante una festa.

    Ma anche in riformatorio ha la possibilità di sviluppare le sue doti musicali, prima cantando nel coro dell'istituto e poi imparando a suonare la cornetta, una specie di rudimentale tromba.

    Armstrong esce dal riformatorio e inizia a cercare nei vari locali qualche orchestra disposto a prenderlo come trombettista.
    E trova Joe "King" Oliver, allora definito il miglior cornettista di New Orleans. Tra i due si instaura una bella amicizia, e Oliver decide di sostituire il suo trombettista con Louie.

    Louis Armstrong e Joe Oliver


    Dal 1918 Armstrong impara anche a leggere e scrivere gli spartiti, diventando un musicista completo, e decide di trasferirsi a Chicago, alla ricerca di uno stile musicale diverso da quello di New Orleans, donando al solista un ruolo di spicco, ma sempre ben integrato alla musica che lo circonda.
    Nella capitale del Blues ci va proprio con King Oliver e la sua band, i "Creole Jazz Band". Diventa solista del gruppo e inizia a mostrarsi subito come un musicista estremamente virtuoso. La gente inizia a notarlo per il suo ritmo, per la potenza con cui suonava la tromba e per il suo timbro particolare.

    Nel Febbraio del 1924 si sposa con una pianista, Lillian Hardin, e decide anche di lasciare la Creole Jazz Band (proprio sotto consiglio della moglie) ed entra a far parte della Fletcher Henderson's Orchestra, il massimo per un jazzista allora. Da quell'anno per Statchmo inizia un periodo di continui successi e collaborazioni con i più grandi musicisti Jazz di allora, tra cui Bessie Smith e Clarence Williams.
    Ma decide di lasciare l'orchestra presto, nel 1925, per unirsi alla band della moglie.

    Nello stesso anno decide di comporre il suo primo album solista, "Louis Armstrong Hot Five", considerato ancora oggi l'album Jazz per definizione insieme al successivo "Hot Seven", ed entra a far parte della "Carroll Dickerson's Savoy Orchestra". Farà parte di questa nuova orchestra fino al 1929.

    Dopo due anni di varie collaborazioni e successi torna alla sua città natale, New Orleans, per continuare nel suo percorso musicale. Ma il 1931 è anche un anno funesto per Stachmo. Divorzia con la moglie Lil, e viene accusato di essere razzista per una data cancellata proprio nella sua città natale (a quanto pare proprio perchè vi sarebbero stati più neri che bianchi a vedere il concerto).
    Decide così di lasciare l'America e di trasferirsi momentaneamente in Inghilterra, dove continua a suonare, e suona in tutta Europa.


    Nel 1935 torna negli USA e fonda per la prima volta un'orchestra con il suo nome, la "Louis Armstrong and his Orchestra". Questo gli riesce grazie a un suo vecchio amico manager, Glaser, che attraverso piccoli "aiuti" da parte del famosissimo boss mafioso Al Capone riesce a dargli i finanziamenti per creare il gruppo musicale.
    L'orchestra ha successo in tutto il mondo, tanto che la critica inizia a definirla "troppo commerciale". Per questo Glaser decide di liquidare tutti i membri e di stringere il cerchio, riformando un gruppo più piccolo chiamato "Louis Armstrong Allstar". Il gruppo torna a fare successi su successi, suonando di nuovo in tutto il mondo e registrando una lunghissima serie di "tutto esaurito".
    Nel 1963 Armstrong segna la sua prima numero 1 nelle charts mondiali con "Hello Dolly", che lo porta a scavalcare addirittura i Beatles, e nel 1968 ne segna un altra, con la famosissima "What A Wonderful World".

    Purtroppo però da allora le condizioni di salute del musicista iniziano a peggiorare, costringendolo a lasciare il gruppo e a rinchiudersi nella sua casa nel Queens, a New York, in cui si spegne il 6 Luglio 1971, a quasi 70 anni.


    Il Jazz.

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