c'è chi torna a casa e....non ha più la casa!
c'è chi torna a casa e....non ha più la casa!
versione elaborata, e mica poco... poi boh, vabbè, anche lui non mi pare 'sto mostro.
jimi, che ha detto Arbore, di male?
Mamma mia Arbore che cioccolataio
Sono d'accordo con chi odia Allevi.
Sono d'accordo con chi ama Philip Glass.
Però a differenza del Vitor, io considero i Sigur Ross easy listening.
Detesto il sentire idolatrato Allevi dall'ottanta per cento della gente che conosco. Per ignoranza, per lo più. Io penso che se uno sia incapace e sconosciuto non ci sia niente di male. Mentre se uno viene gonfiato ovunque, dai media, tra i ragazzi (amici che consigliano ad amici), e diventa un caso, orrendamente sopravvalutato, allora egli diventa Il Male.
Ultima modifica di Tony; 25-11-08 alle 19:01:06
Ora definirlo incapace...Sono d'accordo con chi odia Allevi.
Sono d'accordo con chi ama Philip Glass.
Però a differenza del Vitor, io considero i Sigur Ross easy listening.
Detesto il sentire idolatrato Allevi dall'ottanta per cento della gente che conosco. Per ignoranza, per lo più. Io penso che se uno sia incapace e sconosciuto non ci sia niente di male. Mentre se uno viene gonfiato ovunque, dai media, tra i ragazzi (amici che consigliano ad amici), e diventa un caso, orrendamente sopravvalutato, allora egli diventa Il Male.
Oingo Boingo era il gruppo di Danny Elfman?
Non è incapace, ma non è un fenomeno. Anzi, per uno che vanta studi come i suoi compone banalità e neanche proprio così ben scritte, pure per un orecchio ignorante come il mio.
Ma oh, nessuno mi obbliga ad ascoltarlo, se ha fatto successo buon per lui: c'è comunque di peggio.
Udiu Elfman aveva un gruppo ?
ok non metto in dubbio le vostre analisi...però
come mai fra i tanti italiani magari più bravi a comporre e a suonare proprio lui è emerso? tutta pubblictà e operazione studiata a tavolino? perchè? e poi la vedo una cosa più da discografici americani che però sanno scegliere bene e non prendono la prima persona a caso...più che altro visto il panorama italiano non li vedo i discografici italiani pensare ora tiriamo su uno a tavolino che faccia musica "classica" (intesa come musica non pop...)
Insomma è un po' sempre la stessa storia...perchè lui che è così scarso è emerso mentre tanti più bravi ecc rimangono sconosciuti? tutta colpa di chi "investe" e di chi compra che non sa? o effettivamente questa gente intesa come allevi o anche altri musicisti cantanti ecc...pur essendo meno bravi ecc riescono comunque a realizzare cose che più si adattano al gusto del pubblico e più riescono a "capirlo"?
insomma io alla fine non so...ma sentendo discorsi dove per ogni persona che vende un po' di cd si dice eh fanno schifo ce ne sono 1000mila che fanno cose uguali o anche migliori...mi chiedo cosa porta uno più scarso ad avere successo e 100 più bravi a rimanere anonimi... e dico comunque nell'ambito della musica "per tutti"...boh
possibile che a capo di tutte le case discografiche italiane c'è tutta gente che non sa valutare? e si che la musica mi sembra sempre nei limiti meno "lottizzata" del cinema dove conta molto di chi sei figlio e che agganci ai...insomma nella musica i figli di o parenti di...sono molto meno e molti sconosciuti emergono...
Ultima modifica di Enriko!!; 27-11-08 alle 12:55:27
,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,, ,,,,,,,,,,,,,ok non metto in dubbio le vostre analisi...però
come mai fra i tanti italiani magari più bravi a comporre e a suonare proprio lui è emerso? tutta pubblictà e operazione studiata a tavolino? perchè? e poi la vedo una cosa più da discografici americani che però sanno scegliere bene e non prendono la prima persona a caso...più che altro visto il panorama italiano non li vedo i discografici italiani pensare ora tiriamo su uno a tavolino che faccia musica "classica" (intesa come musica non pop...)
Insomma è un po' sempre la stessa storia...perchè lui che è così scarso è emerso mentre tanti più bravi ecc rimangono sconosciuti? tutta colpa di chi "investe" e di chi compra che non sa? o effettivamente questa gente intesa come allevi o anche altri musicisti cantanti ecc...pur essendo meno bravi ecc riescono comunque a realizzare cose che più si adattano al gusto del pubblico e più riescono a "capirlo"?
insomma io alla fine non so...ma sentendo discorsi dove per ogni persona che vende un po' di cd si dice eh fanno schifo ce ne sono 1000mila che fanno cose uguali o anche migliori...mi chiedo cosa porta uno più scarso ad avere successo e 100 più bravi a rimanere anonimi... e dico comunque nell'ambito della musica "per tutti"...boh
possibile che a capo di tutte le case discografiche italiane c'è tutta gente che non sa valutare? e si che la musica mi sembra sempre nei limiti meno "lottizzata" del cinema dove conta molto di chi sei figlio e che agganci ai...insomma nella musica i figli di o parenti di...sono molto meno e molti sconosciuti emergono...
Tieni, fanne buon uso.
grazie
comunque devo smettere di postare quando ho la pasta sul fuoco
Perché lui si è sbattuto non per imparare a comporre, ma per crearsi uno stuolo di conoscenze e raccomandazioni che "contano". Non è una caso che sia diventato famoso solo alla fine dei 30anni/inizio 40 (i talenti veri di solito escono fuori intorno ai 20, vedi Mehldau o anche Bollani).ok non metto in dubbio le vostre analisi...però
come mai fra i tanti italiani magari più bravi a comporre e a suonare proprio lui è emerso? tutta pubblictà e operazione studiata a tavolino? perchè? e poi la vedo una cosa più da discografici americani che però sanno scegliere bene e non prendono la prima persona a caso...più che altro visto il panorama italiano non li vedo i discografici italiani pensare ora tiriamo su uno a tavolino che faccia musica "classica" (intesa come musica non pop...)
Insomma è un po' sempre la stessa storia...perchè lui che è così scarso è emerso mentre tanti più bravi ecc rimangono sconosciuti? tutta colpa di chi "investe" e di chi compra che non sa? o effettivamente questa gente intesa come allevi o anche altri musicisti cantanti ecc...pur essendo meno bravi ecc riescono comunque a realizzare cose che più si adattano al gusto del pubblico e più riescono a "capirlo"?
insomma io alla fine non so...ma sentendo discorsi dove per ogni persona che vende un po' di cd si dice eh fanno schifo ce ne sono 1000mila che fanno cose uguali o anche migliori...mi chiedo cosa porta uno più scarso ad avere successo e 100 più bravi a rimanere anonimi... e dico comunque nell'ambito della musica "per tutti"...boh
possibile che a capo di tutte le case discografiche italiane c'è tutta gente che non sa valutare? e si che la musica mi sembra sempre nei limiti meno "lottizzata" del cinema dove conta molto di chi sei figlio e che agganci ai...insomma nella musica i figli di o parenti di...sono molto meno e molti sconosciuti emergono...
Il mio maestro ha conosciuto dei musicisti che a loro volta hanno lavorato con Allevi. Ebbene, si è venuto a sapere che per suonare al Blue Note di New York ha insistito all'infinito, tramite agenzie, nonostante gli americani non lo volessero (avevano anche concordato una data che è stata poi cancellata e poi rimessa).
In pratica, ha capito come vendersi e l'ha fatto con perseveranza e comunque ha avuto sbocchi perché è abbastanza commerciale per vendere bene.
Ultima modifica di Samuele; 27-11-08 alle 13:23:11
I motivi alla base di questo meccanismo sono molti.ok non metto in dubbio le vostre analisi...però
come mai fra i tanti italiani magari più bravi a comporre e a suonare proprio lui è emerso? tutta pubblictà e operazione studiata a tavolino? perchè? e poi la vedo una cosa più da discografici americani che però sanno scegliere bene e non prendono la prima persona a caso...più che altro visto il panorama italiano non li vedo i discografici italiani pensare ora tiriamo su uno a tavolino che faccia musica "classica" (intesa come musica non pop...)
Insomma è un po' sempre la stessa storia...perchè lui che è così scarso è emerso mentre tanti più bravi ecc rimangono sconosciuti? tutta colpa di chi "investe" e di chi compra che non sa? o effettivamente questa gente intesa come allevi o anche altri musicisti cantanti ecc...pur essendo meno bravi ecc riescono comunque a realizzare cose che più si adattano al gusto del pubblico e più riescono a "capirlo"?
insomma io alla fine non so...ma sentendo discorsi dove per ogni persona che vende un po' di cd si dice eh fanno schifo ce ne sono 1000mila che fanno cose uguali o anche migliori...mi chiedo cosa porta uno più scarso ad avere successo e 100 più bravi a rimanere anonimi... e dico comunque nell'ambito della musica "per tutti"...boh
possibile che a capo di tutte le case discografiche italiane c'è tutta gente che non sa valutare? e si che la musica mi sembra sempre nei limiti meno "lottizzata" del cinema dove conta molto di chi sei figlio e che agganci ai...insomma nella musica i figli di o parenti di...sono molto meno e molti sconosciuti emergono...
Il problema nasce con i produttori italiani che, a differenza di quelli Inglesi e Americani, non sono musicisti che scelgono di produrre altri musicisti ma semplici imprenditori che vedono nella musica un modo per arricchirsi, quindi nella scelta dei prodotti sui quali investire si basano su gusti personali e riscontri di mercato.
Il problema, poi, prolifera a causa del pubblico e della sua totale incompetenza, sviluppatasi in un italia che da 50 anni a questa parte somministra un prodotto musicale (cinematografico, televisivo, artistico ecc ecc) squallido e incolto, dalla fruizione "facilona", fermo su un estetica uguale a se stessa da troppo tempo, spesso, troppo spesso, priva anche di "mestiere".
Come un serpente che si morde la coda il pubblico determina il mercato e il mercato forma il pubblico, in una spirale di deprimente assenza di gusto, nel quale la percezione viene distorta al punto da considerare "genio" Allevi a causa della semplice mancanza di un termine di paragone.
Poi la musica suonata, il mondo del "mestiere musicista" è costellato da una serie di figure statiche, vecchie e stantie che siedono (senza merito, come in ogni altro ambito professionale italiano) nelle posizioni principali: fonici, arrangiatori, compositori, direttori di orchestra, insegnanti, strumentisti, le cui idee nel migliore dei casi sono scadute ormai da decenni ... alla peggio sono del tutto assenti.
Esistono le eccezioni certo, ma sono costantemente soffocate da un sistema che non permette a chi non è omologato di tirare fuori la testa, di avere anche solo un opportunità.
Sono convinto che in Italia ci siano un sacco di bravi musicisti, ma non so dove siano
Come non quotare. Mi vengono in mente i Gazosa...I motivi alla base di questo meccanismo sono molti.
Il problema nasce con i produttori italiani che, a differenza di quelli Inglesi e Americani, non sono musicisti che scelgono di produrre altri musicisti ma semplici imprenditori che vedono nella musica un modo per arricchirsi, quindi nella scelta dei prodotti sui quali investire si basano su gusti personali e riscontri di mercato.
Il problema, poi, prolifera a causa del pubblico e della sua totale incompetenza, sviluppatasi in un italia che da 50 anni a questa parte somministra un prodotto musicale (cinematografico, televisivo, artistico ecc ecc) squallido e incolto, dalla fruizione "facilona", fermo su un estetica uguale a se stessa da troppo tempo, spesso, troppo spesso, priva anche di "mestiere".
Come un serpente che si morde la coda il pubblico determina il mercato e il mercato forma il pubblico, in una spirale di deprimente assenza di gusto, nel quale la percezione viene distorta al punto da considerare "genio" Allevi a causa della semplice mancanza di un termine di paragone.
Poi la musica suonata, il mondo del "mestiere musicista" è costellato da una serie di figure statiche, vecchie e stantie che siedono (senza merito, come in ogni altro ambito professionale italiano) nelle posizioni principali: fonici, arrangiatori, compositori, direttori di orchestra, insegnanti, strumentisti, le cui idee nel migliore dei casi sono scadute ormai da decenni ... alla peggio sono del tutto assenti.
Esistono le eccezioni certo, ma sono costantemente soffocate da un sistema che non permette a chi non è omologato di tirare fuori la testa, di avere anche solo un opportunità.
Sono convinto che in Italia ci siano un sacco di bravi musicisti, ma non so dove siano
ti vengono in mente in che senso?
Guarda che a parte la cacca per cui sono diventati famosi qualche nota la sanno mettere insieme,eh.
Riguardo al perchè allevi sia diventato famoso...beh,basta essere nell'ambiente giusto e avere cùlo...Magari anche un po' ciellino...e la frittata è fatta.
EDIT:
http://www.youtube.com/watch?v=LI3zvp9K_-M
ARIEDIT: uhm...forse l'unico che sa mettere insieme qualche nota è il chitarrista...
Ultima modifica di Arnald; 27-11-08 alle 18:54:06
Ho scoperto proprio ora che un mio collega (nell'ambiente della musica sperimentale per hobby) ha conosciuto Allevi una decina di anni fa.
Gli ho chiesto un parere e mi fa: "Ma nooooo, voglio dire, a gente come Einaudi non tira nemmeno le scarpe, solo che è pop, ha suonato con Jovanotti e la gente conosce lui".
Ultima modifica di Chiwaz; 28-11-08 alle 09:28:46
Era quello che intendevo. Anche gente che magari se la cava più che dignitosamente se la pappa il mercato.ti vengono in mente in che senso?
Guarda che a parte la cacca per cui sono diventati famosi qualche nota la sanno mettere insieme,eh.
Riguardo al perchè allevi sia diventato famoso...beh,basta essere nell'ambiente giusto e avere cùlo...Magari anche un po' ciellino...e la frittata è fatta.
EDIT:
http://www.youtube.com/watch?v=LI3zvp9K_-M
ARIEDIT: uhm...forse l'unico che sa mettere insieme qualche nota è il chitarrista...
ok,non avevo capito,sorry.
Con Allevi ho parlato di persona, e mi è sembrato veramente una persona umilissima e tranquilla, e non eravamo davanti a telecamere o ad una selva di gente.
Per il resto, non me ne intendo, quindi non mi esprimo. Lo trovo ovviamente easy listening, e posso capire perchè piaccia, soprattutto riallacciandomi al discorso che faceva Jimi, ossia che la gente non ha una conoscenza nè un termine reale di paragone per capire che forse c'è qualcos'altro.
Però tipo, di Einaudi che mi dite? Perchè a me piace parecchio, l'ho sempre preferito ad Allevi.
Einaudi è bravo, però non lo dire troppo in giro perchè sennò ti danno addosso e ti dicono di ascoltarti bollani...Con Allevi ho parlato di persona, e mi è sembrato veramente una persona umilissima e tranquilla, e non eravamo davanti a telecamere o ad una selva di gente.
Per il resto, non me ne intendo, quindi non mi esprimo. Lo trovo ovviamente easy listening, e posso capire perchè piaccia, soprattutto riallacciandomi al discorso che faceva Jimi, ossia che la gente non ha una conoscenza nè un termine reale di paragone per capire che forse c'è qualcos'altro.
Però tipo, di Einaudi che mi dite? Perchè a me piace parecchio, l'ho sempre preferito ad Allevi.
manco bollani va bene?
lawl"Il successo di Allevi? Mi offende"
«Presuntuoso e mai originale»
SANDRO CAPPELLETTO
Che spettacolo desolante! Vedere le massime autorità dello Stato osannare questo modestissimo musicista. Il più ridicolo era l’onorevole Fini, mancava poco si buttasse in ginocchio davanti al divo». Uto Ughi non ha troppo apprezzato il concerto natalizio promosso dal Senato della Repubblica che ha avuto come protagonista il pianista Giovanni Allevi. Il nostro violinista lo ha ascoltato - «fino alla fine, incredulo» - dalla sua casa di Busto Arsizio e ne è rimasto «offeso come musicista. Pianista? Ma lui si crede anche compositore, filosofo, poeta, scrittore. La cosa che più mi dà fastidio è l’investimento mediatico che è stato fatto su un interprete mai originale e privo del tutto di umiltà. Il suo successo è il termometro perfetto della situazione del Nostro Paese: prevalgono sempre le apparenze».
Che cosa più la infastidisce di Allevi: la sua musica, le sue parole? «Le composizioni sono musicalmente risibili e questa modestia di risultati viene accompagnata da dichiarazioni che esaltano la presunta originalità dell’interprete. Se cita dei grandi pianisti del passato, lo fa per rimarcare che a differenza di loro lui è "anche" un compositore. Così offende le interpretazioni davvero grandi: lui è un nano in confronto a Horowitz, a Rubinstein. Ma anche rispetto a Modugno e a Mina. Questo deve essere chiaro».
Come definire la sua musica? «Un collage furbescamente messo insieme. Nulla di nuovo. Il suo successo è una conseguenza del trionfo del relativismo: la scienza del nulla, come ha scritto Claudio Magris. Ma non bisogna stancarsi di ricordare che Beethoven non è Zucchero e Zucchero non è Beethoven. Ma Zucchero ha una personalità molto più riconoscibile di quella di Allevi».
C’è più dolore che rabbia nelle sue parole. «Mi fa molto male questo inquinamento della verità e del gusto. Trovo colpevole che le istituzioni dello Stato avvalorino un simile equivoco. Evidentemente i consulenti musicali del Senato della Repubblica sono persone di poco spessore. Tutto torna: è anche la modestia artistica e culturale di chi dirige alcuni dei nostri teatri d’opera, delle nostre associazioni musicali e di spettacolo a consentire lo spaventoso taglio alla cultura contenuto negli ultimi provvedimenti del governo. Interlocutori deboli rendono possibile ogni scempio, hanno armi spuntate per fronteggiarlo».
Che opinione ha di Allevi come esecutore? «In altri tempi non sarebbe stato ammesso al Conservatorio».
Lui si ritiene un erede e un profondo innovatore della tradizione classica. «Non ha alcun grado di parentela con la musica che chiamiamo classica, né con la vecchia né con la nuova. Questo è un equivoco intollerabile. E perfino nel suo campo, ci sono pianisti, cantanti, strumentisti, compositori assai più rilevanti di lui».
Però è un fenomeno mediatico e commerciale assai rilevante. «Si tratta di un’esaltazione collettiva e parossistica dietro alla quale agisce evidentemente un forte investimento di marketing. Mi sorprende che giornali autorevoli gli concedano spazio, spesso in modo acritico. Anche Andrea Bocelli ha un grande successo, ma non è mai presuntuoso quando parla di sé. Da musicista, conosce i propri limiti».
Allevi è giovane. Non vuole offrirgli qualche consiglio? «Rifletta tre volte prima di parlare. Sia umile e prudente. Ma forse non è neppure il vero responsabile di quello che dice».
C’è un aspetto quasi messianico in alcune sue affermazioni, in questa autoinvestitura riguardo al proprio ruolo per il futuro della musica. «Lui si ritiene un profeta della nuova musica, parla come davvero lo fosse. Nuova? Ma per piacere!».
Ma come interpretare questo suo oscuro annuncio: «La mia musica avrà sulla musica classica lo stesso impatto che l'Islam sta avendo sulla civiltà occidentale?» «Evidentemente pensa che vinceranno Allevi e l’Islam. Vi prego, nessuno beva queste sciocchezze».