abbath ha scritto ven, 26 maggio 2006 alle 13:11
intanto a Empoli il dramma diventa tragedia.
tutti ridono e scherzano, mentre a Empoli si consumano omicidi su omicidi. nell'ordine ieri sera sono morti: il calcio, lo sport tutto, e in ultimo... la mia animaaaa (mi è stata uccisaaaaa).
e così fu: dopo i trionfalismi di livorno arrivano le prime stangate, sottoforma di vagonate d'amarezza sui binari di Roma, Torino, Genova, Milano, Cagliari... in bradiga, lo stivale è tenuto insieme da un fil rouge di gol senza senso subiti dalla banda di depravati vestiti d'azzurro, e il presagio dello sponsor, che recita FRUTTA, suggerisce alla città quanto in basso si può scendere nel giro di qualche partita.
le prime avvisaglie si erano registrate nella seppur insidiosa trasferta di Messina: reduce da una sconfitta tutt'altro che meritata in casa contro il milan (a segno Inzaghi su cappella di Cejas, Kakà espulso ma alla fine mica puoi pretendere di vincere contro il milan, voglio dire...), l'Empoli si presenta ai bordi dello Stretto un po' distratto, pagando dazio in men che non si dica. al San Filippo si chiude la prima frazione sul tre a uno per i padroni di casa, e quando il tre significa "tripletta di Sculli", il sospetto è che il calcio sia un concetto da rifondare. negli spogliatoi, come nella trasmigrazione secondo Ciccio Graziani, il mister fa scendere undici lingue infuocate sulle teste degli empolesi che, per ripicca, tornano in campo parlando lingue sconosciute e agguantano il pareggio non si sa come. l'Opus Dei indaga, la magistratura apre un fascicolo, Sculli viene intercettato al telefono con la dirigenza del Palermo: si scatena un polverone attorno a una rimonta che, pur avendo del mistico, non cancella del tutto i timori di un assetto traballante in casa empolese.
Passano un paio di settimane (durante le quali si rimediava una simpaticissima sconfitta per 2:1 a Cagliari, ma vabbè) e l'Empoli accoglie, senza neppure aver cambiato le lenzuola nella stanza degli ospiti, una Sampdoria in caduta libera. uscita dall'uefa contro la squadra del carcere di Opera, e con solo 5 punti raccolti in altrettante giornate, i blucerchiati si presentano con un sorrisino del cazzo al Castellani, sorrisino che indispone immediatamente gli azzurri di casa, i quali non capiscono che cazzo ci possa essere da ridere, visto che la samp al momento si trovava sotto anche come media inglese, fuori dalle coppe e con le lenzuola sporche in camera. evidentemente però, Novellino e co. avevano annusato l'aura negativa che sovrastava, minacciosa, l'undici casalingo. e di fatti, basta far passare dieci minuti (nei quali per altro va a segno l'altalenante Lodi, illusorio come solo un'estate di calciomercato interista sa essere) e la samp va in gol una, due, tre volte. poi quattro. secondo tempo, cinque e sei. dall'uno a zero all'uno a sei. una disfatta dal sapore tennistico, roba da far impallidire Waterloo, e con effetti devastanti non tanto nello spogliatoio, quanto più nel basso ventre di società e spettatori: un frantumarsi di palle che ha ricordato, per entità e tempismo, i funerali del papa. E così il Castellani si trasforma nella sua versione talebana, con gente impiccata in ogni dove, tribune distinti e bordocampo... anche perchè la partita successiva si giocava a Torino.
Contro la Juve va in scena l'ennesima dimostrazione che la GEA non coordina solo giocatori, arbitri e dirigenti: ha anche il pieno controllo dei videogiochi, e alla luce dei fattacci emersi ultimamente non può essere semplicemente un caso l'uno-due inflitto in sette minuti dalla squadra di Capello a un ormai desolato Empoli, il quale passa il resto della partita ad amministrare un risultato quantomeno decente (viste le giornate appena trascorse), pensando al futuro.
sì, perchè bisogna guardare avanti.
siamo quart'ultimi ma con onore, onore e sprezzo del pericolo.
fieri di quanto ci siamo guadagnati sul campo. è questo l'imperativo che riecheggia tra i vicoli della capitale toscana del bel giuoco, lontana dal Palazzo, dai giochi di potere, dal vento del nord, dall'uomo nero che butta la pasta, dai faraonici contratti televisivi, dai telefonini che scottano, dalle amicizie all'interno delle redazioni sportive.
lontani da tutto.
Empoli, capitale di un calcio (nelle balle) da rifondare e restituire alla gente, rialza la testa.
Non sarà una Caporetto.