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  1. #126
    Kanjar
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    Predefinito Re: torna l'affare de magistris


  2. #127
    Suprema Borga Imperiale L'avatar di vly
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    Predefinito Re: torna l'affare de magistris

    Citazione Originariamente Scritto da Kanjar Visualizza Messaggio
    Si è da qui che ho appreso la notizia

  3. #128
    Il Nonno L'avatar di skyprof
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    Predefinito Re: torna l'affare de magistris

    Citazione Originariamente Scritto da Chiwaz Visualizza Messaggio
    Purtroppo i magistrati sono come i politici: hanno interessi personali, correnti e scaz.zi interni che -finalmente- sono venuti fuori. Non troppo ma un po' si.

    Ora, chi li controlla? Ma i giudici stessi. Pime Taradox!
    allora facciamoli controllare e lasciamo che a decidere le regole sia un parlamento in cui siede almeno un corruttore di guidici così continueranno a fare gli interessi, ma non solo quelli personali. aumma aumma capiscimi a mè :smacksmack:

  4. #129

    Predefinito Re: torna l'affare de magistris

    Puntata 122349234

    COSSIGA, DE MAGISTRIS, GENCHI E LE "INTERCETTAZIONI".
    Dichiarazione del Presidente Emerito Francesco Cossiga

    "Mi riesce difficile comprendere la generalizzata "criminalizzazione" del fenomeno del così detto "archivio Genchi": ma perché la responsabilità di tutto ciò viene attribuita al solo magistrato De Magistris, mentre decine sono state le Procure della Repubblica e i giudici a conferire al dott. Genchi l'incarico, da consulente o da perito, di esaminare, correlare, interconnettere, valutare le centinaia, sembra anzi migliaia di tabulati telefonici e informatici acquisiti per ordine dell'autorità giudiziaria, ma non solo del detto De Magistris?

    Ma come mai negli ultimi anni tutta la sinistra e la stampa ad essa collegata ha considerato del tutto legittimo, anzi doveroso ed al limite "virtuoso" che la Procura della Repubblica di Milano facesse intercettare le utenze telefoniche e telematiche, porre microspie, far pedinare agenti del SISMI, e che ora si scomodi addirittura il COPASIR gridando allo scandalo in relazione ad attività sulla cui legittimità pende un giudizio presso la Corte Costituzionale, il cui indirizzo a favore di un giudizio non di illegittimità ma di piena legittimità della Procura della Repubblica di Milano e per incarico della stessa delle DIGOS delle Questure di Milano e di Roma? E come mai se ci si trova di fronte al "più grande scandalo della vita della Repubblica", non si è mossa nessuna Procura della Repubblica?


    E non sarebbe stato meglio che su operazioni compiute da un funzionario o da più funzionari della Polizia di Stato fosse dato l'incarico ad indagare al Servizio Operativo Centrale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza che dipende dal Ministero dell'Interno, che è il dicastero competente in materia di tutela dell'ordine e sicurezza pubblica e non dal Raggruppamento Operativo Speciale dell'Arma dei Carabinieri che dipende dal Ministero della Difesa, che in materia non ha nessuna competenza, anche se da anni cerca di esercitarne una in concorrenza o addirittura in sostituzione del Viminale?".
    che dire? Questa faccenda mi incuriosisce, peccato che quando ci sono di mezzo i Servizi non esca molto.

  5. #130

    Predefinito Re: torna l'affare de magistris

    Altro wall of text

    Può lo Stato essere messo sotto controllo? Eccome se può. Il ministero degli Esteri, per esempio: due utenze sottoposte a monitoraggio del traffico. Attività produttive: un'utenza. Trasporti: un'utenza. Comunicazioni: un'utenza. Difesa: due utenze. Marina mercantile: un'utenza. Presidenza del Consiglio: sei utenze. Una decina per il ministero della Giustizia. Va peggio di tutti al regno della sicurezza, il Viminale: decine di utenze controllate. Non si salvano la presidenza della Camera e quella del Senato. La Guardia di finanza è auscultata in tutta Italia. Non sono sicuri i telefoni di Margherita, Udc, Ds, Forza Italia.

    L'elenco bipartisan dei parlamentari senza privacy, presenti e passati, va da Clemente Mastella (Udeur) a Gianni Pittelli (Forza Italia), da Giovanni Kessler e Marco Minniti (Pd) a Beppe Pisanu (Forza Italia). Neppure i servizi segreti sfuggono al Grande fratello: sei utenze del Sismi osservate speciali, tra cui quelle del direttore Nicolò Pollari, del responsabile dei centri Sismi del Nord Italia Marco Mancini e del generale dei carabinieri (ora defunto) Gustavo Pignero.


    Non sfugge alla rete la Direzione nazionale antimafia: controllato il numero del procuratore nazionale Piero Grasso, come quelli dei magistrati Alberto Cisterna, Nicola Gratteri ed Emilio Ledonne. Tenuto d'occhio il sostituto procuratore Francesco Mollace. Ispezionato telefonicamente il capo degli ispettori del ministero della Giustizia, Arcibaldo Miller.

    Nella categoria avvocati troviamo Massimo Dinoia. Naturalmente in questa galleria non può mancare l'Autorità del garante della privacy rappresentata dal vicepresidente Giuseppe Chiaravalloti. Ciliegina sulla torta di «Interceptor», ecco spuntare il nome di Giuliano Tavaroli, ex capo della sicurezza Telecom, e i numeri telefonici della Pirelli.

    «Il più grande scandalo della storia della Repubblica» l'ha definito Silvio Berlusconi. Scorrendo l'elenco dei nomi e delle istituzioni sotto controllo, di cui Panorama rivela alcuni dettagli, il presidente del Consiglio non ha tutti i torti.

    Anche Francesco Rutelli, presidente del Copasir (il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica), è preoccupato. Le istituzioni scoprono di essere vulnerabili: politici, magistrati, alte cariche dello Stato, uomini dei servizi e della Guardia di finanza sono monitorati nei loro contatti telefonici, nei loro scambi per via elettronica e nei loro spostamenti.

    Al centro di tutta questa attività ci sono un uomo, Gioacchino Genchi, un magistrato, Luigi De Magistris, e un metodo investigativo che è dilagato al punto da assumere la forma sinistra di una ragnatela nella quale perfino lo Stato è impigliato.


    DA CASTELBUONO ALLA RETE
    Genchi Gioacchino da Castelbuono (Palermo) non è un investigatore di paese. Vicequestore in aspettativa sindacale alla questura di Palermo, 49 anni, uomo di grande sicurezza ed ego smisurato, è probabilmente il più abile e intelligente detective informatico d'Italia. Il suo pensiero è sofisticato, la sua conoscenza del software e dell'hardware sorprendente. Il suo talento micidiale ha cominciato a rivelarsi fin dagli anni Ottanta, quando «smanettava» sui primi pc in commercio. Nel 1985 entra in polizia e già dopo tre anni il capo della Polizia di Stato, Vincenzo Parisi, lo mette alla testa della direzione telecomunicazioni del ministero dell'Interno per la Sicilia occidentale. Carriera fulminante.

    Nel 1996 diventa consulente tecnico dell'autorità giudiziaria. Su incarico del Csm tiene corsi di formazione e aggiornamento per magistrati e uditori giudiziari. In breve, Genchi diventa un punto di riferimento: «I risultati del mio lavoro sono consacrati in centinaia di ordinanze, di sentenze e di pronunce alla Corte di cassazione» si vanta sul suo sito web.


    È vero, ma la sua attività vista in controluce ha più di una zona oscura. Tanto che già nel 1993 Ilda Boccassini, allora sostituto procuratore di Caltanissetta, drizza le antenne e si scontra con Genchi, che all'epoca è il tecnico del pool investigativo sulla strage di Capaci e vuole allargare l'indagine ai contatti telefonici privati e alle carte di credito di Giovanni Falcone. O me o lui, dice «Ilda la rossa». E la spunta.

    QUESTIONE DI METODO
    De Magistris, sostituto procuratore a Catanzaro, non si pone tutti questi dubbi e ricorre al «metodo Genchi» per le sue inchieste Why not e Poseidon. Così il lavoro dell'uomo venuto da Castelbuono esce dal cono d'ombra. Le indagini partono da presunti casi di malaffare locale e si allargano a macchia di leopardo fino a toccare le più alte istituzioni dello Stato.

    Nel 2005 l'inchiesta Poseidon, nata su un uso illecito dei fondi europei, accende i fari su Walter Cretella-Lombardo, ufficiale della Guardia di finanza, consigliere dell'allora commissario europeo Franco Frattini, e tocca Lorenzo Cesa (segretario Udc) e Giuseppe Chiaravalloti, presidente della Regione Calabria e oggi commissario del garante della privacy.


    Nel 2007 l'inchiesta Why not ha il colpo d'ala quando De Magistris, seguendo le tracce (informatiche e telefoniche) di Antonio Saladino, presidente della Compagnia delle opere in Calabria, arriva fino a Romano Prodi e Clemente Mastella (per entrambi è giunta l'archiviazione).

    LA PESCA A STRASCICO
    È durante queste indagini che Genchi dispiega il suo metodo: la pesca a strascico per via elettronica. Una gigantesca rete che intrappola tutti i pesci, grandi e piccoli, che nuotano nel suo raggio d'azione. Genchi, su autorizzazione del magistrato, chiede ai gestori della telefonia italiana i dati anagrafici di migliaia di utenze e i tabulati del traffico in entrata e in uscita.

    Organizza il monitoraggio dei numeri sospetti e ricostruisce, attraverso un'analisi incrociata delle telefonate, i rapporti fra i titolari. Usa le connessioni telefoniche per consentire alla magistratura di fare connessioni investigative: perché Genchi è più che un mero fornitore di tabulati: è l'eminenza grigia delle indagini.

    Su autorizzazione del solo De Magistris, Genchi accumula 578 mila schede anagrafiche e 1.042 tabulati, controlla 390 mila persone e 1 milione di contatti telefonici. Non sappiamo quali dati abbia archiviato attraverso altre consulenze e soprattutto chi conservi oggi questi dati.

    Genchi sostiene che non ci sono intercettazioni, soltanto analisi dei tabulati telefonici. Il problema è che i dati del traffico sono come un pedinamento: attraverso il sistema delle celle si è in grado di controllare non solo le chiamate in entrata e in uscita, ma gli spostamenti del titolare del telefonino e ovviamente gli sms e la posta elettronica. Lecito e illecito, mogli, mariti ed eventuali amanti, amici, affari, passioni, odi, gioia e dolore. Tutto finisce nel calderone elettronico.

    L'Italia, vale la pena di ricordarlo, è uno dei paesi con la massima diffusione di telefonini nel mondo. Ma c'è un orwelliano Grande fratello che tutto vede e tutto sa. Genchi non è il solo a svolgere quest'attività di pesca: i consulenti delle procure sono centinaia e a questi bisogna aggiungere i detective privati e i responsabili della sicurezza delle aziende in stile Tavaroli.



    CHI CONTROLLA INTERCEPTOR?
    Perfino i dati raccolti lecitamente sono a rischio. «Un consulente dell'autorità giudiziaria, secondo la legge, è equiparabile a un pubblico ufficiale e quindi è tenuto a rispettare gli stessi obblighi che vigono in un ufficio giudiziario» ricorda l'avvocato Giovanni Guerra, 43 anni, otto anni di lavoro all'Autorità sulla privacy, uno dei massimi esperti di nuove tecnologie, diritti della persona e comunicazioni elettroniche. Perfetto, ma, chiuso il rapporto di consulenza con i magistrati, siamo certi che i dati vengano conservati secondo quanto dispone la legge? O la tentazione di farsi un backup (salvataggio dei dati) illecito su un server delle Isole Cayman è troppo forte? Siamo certi che le informazioni delicate non finiscano nelle mani di qualche ricattatore o vengano utilizzate per fini illeciti?

    Guerra spiega che «per finalità di giustizia penale i dati devono essere conservati in strutture di massima sicurezza. Anche gli accessi ai dati da parte degli amministratori di sistema devono essere tracciati. In America c'è stato un adeguamento dopo l'11 settembre». E in Italia? Le norme ci sono, ma sui controlli il dubbio è più che lecito.



    Si è disquisito sulla differenza sostanziale tra intercettazioni e il semplice tracciamento dei dati. In realtà un tabulato senza conversazioni può fornire un sacco di notizie private e per niente neutre, soprattutto se consideriamo l'intestatario delle utenze, i suoi contatti e i suoi spostamenti. Secondo Guerra, intercettazioni e traffico dati «in sostanza sono equiparati: c'è una lesività maggiore nell'intercettazione, ma un'altrettanto grave lesione c'è quando si pongono sotto monitoraggio gli spostamenti telefonici. Esistono software in grado di ricostruire la tua posizione geografica mentre sei al telefono».

    È sicuro un paese dove i membri della Direzione nazionale antimafia possono essere localizzati quando e come si vuole? È sicuro un paese dove il Parlamento e il governo sono sotto scacco telefonico? È sicuro un paese dove il direttore del servizio segreto non ha più un segreto? Semplicemente: è un paese?

  6. #131

    Predefinito Re: torna l'affare de magistris

    E per finire parla Genchi:

    Io non ho mai intercettato nessuno e non esiste un archivio Genchi»: così Gioacchino Genchi, consulente dell'ex pm di Catanzaro De Magistris, commenta la vicenda del cosiddetto archivio segreto che lui stesso avrebbe creato nell'ambito di alcune indagini condotte da De Magistris. «E' tutta una messa in scena - sostiene Genchi, intervistato da SkyTg24 - creata ad arte per coprire altre malefatte. L'aspetto più grave di tutta questa vicenda è quello che viene ancora taciuto. Ovvero si fanno ad arte nomi di cariche istituzionali che non ci azzeccano nulla con la realtà: sono stati fatti trapelare alcuni nomi, come De Gennaro, Spataro, Gabrielli, Amato, che non ci azzeccano nulla, mentre si omette di citare i nomi dei pochi magistrati, giornalisti e appartenenti ai servizi segreti sui quali effettivamente era incentrata l'attenzione quando è stata sviluppata l'indagine del dottor De Magistris. Il problema è piuttosto la Calabria e le collusioni che da lì partono verso altre zone d'Italia, tant'è vero che i magistrati di Salerno hanno fatto bene a indagare sull'attività della procura di Catanzaro. Quando è stata scippata l'indagine a De Magistris ben tre magistrati della procura di Salerno hanno considerato criminogena quella condotta. Se continua così. in Italia i provvedimenti giuristizionali dei pubblici ministeri e le decisioni dei giudici conteranno meno dei bond della Parmalat».

    «Le collusioni partono dalla Calabria». «Ci sono due vicende di una gravità inaudita - dice Genchi - De Magistris, nell'ambito dell'indagine "Why not", aveva ricevuto e stava lavorando su una denuncia del procuratore nazionale antimafia Piero Grasso e su un'attività che gli era stata sollecitata dal suo procuratore di Catanzaro fino all'ultimo giorno in cui è stato in servizio, che riguardava l'indagine Fortugno e la faida di San Luca. La fuga di notizie ha determinato che tutte le intercettazioni dei carabinieri saltassero, che le persone che si volevano arrestare si rendessero latitanti e che probabilmente si commettessero altri omicidi. Mentre in altre realtà giudiziarie si sono potute fare le indagini e si sono potute verificare le condizioni di partenza, come ad esempio a Palermo per il processo ad Andreotti, invece a Catanzaro ci si è mossi appena si sono acquisiti i tabulati, ovvero l'atto più insignificante di un'indagine, da cui si parte per verificare i presupposti minimi anche in favore degli stessi indagati. Il problema è proprio la Calabria e le collusioni che dalla Calabria partono in tutte le direzioni nazionali: è il problema delle sue incrostazioni».

    «Berlusconi con la vicenda "Why not" non c'entra nulla - dice Genchi - Potrebbe entrarci lui, come Bin Laden o il Papa. Tirare dentro lui in questa vicenda facendogli credere che è stato intercettato è un modo come un altro per far sollecitare a Berlusconi iniziative che, se deve adottarle le adotti pure, ma non c'entrano niente. Posso sì sapere delle cose su di lui, ma non l'ho mai intercettato, né mi sono occupato di lui nell'ambito delle inchieste Why not o Poseidone. Vogliono colpirmi perché sono un testimone di malefatte di alcuni magistrati di Catanzaro con intrecci che coinvolgono anche imprenditori, uomini dei servizi e giornalisti».

    «Mai fatto intercettazioni in vita mia, compreso il periodo di attività che ho svolto nella polizia di Stato - assicura Genchi - Non ho mai effettuato neppure una intercettazione: né legale, né tanto meno illegale, che tra l'altro è punita dalla legge con l'aggravante per chi è pubblico ufficiale, per il quale è previsto l'arresto. Sfido chiunque a dimostrare il contrario. Se qualcuno sostiene che io abbia svolto intercettazioni, lo dica pure: così mi arrestano. Ma non esiste nessun archivio. E' in atto una grande mistificazione».

    Le inquietanti schede telefoniche di un parlamentare. «Forse sono altri che danno scandalo - sostiene Genchi - Ad esempio quel parlamentare che ha intestato a suo nome decine di schede telefoniche e le ha distribuite ai suoi conoscenti. Schede che giravano per tutta la Calabria e che non si potevano controllare, perché erano coperte da segreto parlamentare. Io sono pronto a rivelare il nome di questa persona non appena la Commissione antimafia mi convocherà. Quelle schede non poteva essere sempre questa persona a utilizzarle, c'è la prova provata. Ha partecipato a una votazione in Parlamento e non poteva essere coperto da un "pianista" perché era una votazione ad appello nominale. Eppure, mentre lui era a Roma a votare, altre schede telefoniche a suo nome avevano contatti inquietanti in Calabria. Ma non si sarebbero mai potute intercettare se non chiedendo l'autorizzazione alla sua Camera. Come dire? A quel punto non sarebbe servito a nulla».

    Rutelli: presto per dire se è uno scandalo o una fandonia. «E' prematuro definire questa vicenda come uno scandalo o una fandonia, ma, tra un'affermazione e l'altra, consiglierei di collocarsi in una posizione intermedia - dice il presidente del Copasir, Francesco Rutelli - Il giudizio su tutta questa vicenda si potrà dare solo alla fine di una serie di audizioni in programma nei prossimi giorni al Copasir». Venerdì saranno infatti ascoltati il garante della privacy, De Magistris, Genchi, i direttori dei servizi segreti Aisi Piccirillo e Aise Branciforte; lunedì il procuratore generale di Catanzaro Jannelli. Sull'ipotesi di una commissione parlamentare d'inchiesta, avanzata dal capogruppo del Pdl Cicchitto, Rutelli non si dice pregiudizialmente contrario: «L'importante è che per quanto riguarda la parte sui servizi di sicurezza sia ben chiaro che la competenza è del Copasir».
    non ho capito se De Magistris avesse intenzione di indagare Grasso o lavorava su imbeccata di quest'ultimo. Curioso l'episodio del parlamentare con 10 telefoni.

  7. #132

    Predefinito Re: torna l'affare de magistris

    D'Avanzo su Repubblica: Chi è Genchi

    Berlusconi è pronto per il blitz (un decreto del governo in forma di legge?) che sottrarrà alle indagini giudiziarie l'ascolto telefonico e ai pubblici ministeri l conduzione delle inchieste (saranno "avvocati della polizia"). Per far ingoiare ai suoi alleati recalcitranti e all'opinione pubblica il provvedimento, intorbida le acque. Modifica i fatti. Capovolge la verità. Grida di "intercettazioni". Annuncia "uno scandalo che sarà il più grande della Repubblica".

    Qual è l'"inquietante" novità che dovrebbe farci saltare sulla sedia? La vergogna sarebbe custodita nell'archivio di Gioacchino Genchi, un vicequestore della polizia di Stato (in aspettativa sindacale da un quindicennio), consulente di un rosario di procure e, per ultimo di Luigi De Magistris nelle inchieste Why not? e Poseidone. E' utile dunque, all'inizio di una settimana dove saranno raccontate rumorose "bufale", fissare qualche punto fermo, illuminare il lavoro di Genchi, avanzare infine qualche domanda.

    Punti fermi, tre.
    1. Berlusconi mente. Nell'archivio di Genchi non c'è alcuna intercettazione telefonica, ma soltanto analisi di tabulati telefonici. Per le due inchieste di De Magistris, e su sua delega, Genchi ha messo insieme 1.042 tabulati, un milione di contatti, 578 mila schede anagrafiche.
    2. Berlusconi ritrova troppo tardi la parola e la memoria senza mai perdere la sua malafede. Non ha battuto ciglio quando si sono scoperti gli archivi illegali della Telecom dell'amico Marco Tronchetti Provera (anche lì, si raccoglievano abusivamente tabulati e si intercettavano mail). Non ha emesso un fiato quando il suo nemico Romano Prodi è stato indagato proprio alla luce dell'analisi dei "dati di traffico della sim gsm 320740... intestata alla Delta spa presso la Wind, volturata il 1 aprile 2004, all'"Associazione l'Ulivo i Democratici" di Bologna, contratto trasferito il 17 febbraio 2005 a Roma in piazza Santi Apostoli 73, sede dell'Ulivo, e due mesi dopo alla Presidenza del Consiglio, via della Mercede 96, Roma". Scritto nero su bianco in una consulenza di Genchi. Dov'era allora l'indignazione di Berlusconi? Non ce n'era traccia. Quell'indagine poteva azzoppare il governo di centrosinistra e tutto faceva brodo. Anche il lavoro di Gioacchino Genchi.

    3. I rumorosi strepiti di Berlusconi non rivelano nulla di quanto già non si conoscesse per lo meno da sedici mesi. "De Magistris ha acquisito migliaia di tabulati telefonici di cittadini le cui utenze (cellulari e di rete fissa) erano emerse tra i contatti di diversi suoi indagati - scrive la Stampa, il 4 ottobre 2007 - . Nell'elenco ci sono tra gli altri, il presidente del Consiglio Prodi, l'ex-presidente del Consiglio Berlusconi, il ministro dell'Interno Amato, e della Giustizia Mastella; il viceministro dell'Interno Minniti; il presidente del Senato Marini, l'ex-presidente della Camera Casini, il segretario dell'Udc, Cesa, il vecepresidente del Csm Mancino. I movimenti dei numeri telefonici acquisiti riguardano anche il capo della polizia De Gennaro, il vicecapo vicario De Sena, il direttore del Sisde Gabrielli, il direttore del Servizio di polizia postale e telecomunicazioni Vulpiani, il direttore della Dia, Sasso, il generale di corpo d'armata Piccirillo, il presidente dell'Anm Gennaro, il procuratore aggiunto di Milano Spataro, il pm antiterrorismo di Roma Saviotti, quattro sostituti della procura nazionale antimafia, diversi membri della commissione parlamentare antimafia, deputati, senatori, questori della Camera, presidenti di commissioni di Palazzo Madama". L'elenco (sempre smentito da De Magistris) mostra più di tante parole la strumentalità della sortita allarmata di Berlusconi. Ma come c'è anche il suo nome in quella classifica abusiva e Berlusconi non dice una parola, non protesta, non chiede spiegazioni? E se non si preoccupava allora, perché oggi parla di "scandalo storico"?

    Il Cavaliere oggi ha compreso che l'"affare Genchi" può essere la leva per scardinare le resistenze che An, Lega, Pd oppongono al suo progetto di cancellare le intercettazioni dagli strumenti di indagine e fare del pubblico ministero il "notaio" delle polizie. Se non si dice, dunque, di Genchi - chi è, che cosa fa, come lo fa, grazie a chi - non si comprendono le ambiguità possibili del suo lavoro.

    Il vice-questore in aspettativa Genchi, 49 anni, va su tutte le furie quando si parla di lui come di "un personaggio misterioso". Anche se cede al narcisismo quando lo si incontra nel sotterraneo di 500 metri quadrati, ipertecnologico, di piazza Principe di Camporeale, a Palermo (è un tormento riuscire a incontrarlo). A Genchi piace mostrarsi seduto al suo scrittoio, tra gli schermi di cinque grandi computer. Non è parco di parole. Il suo è un flusso verbale ininterrotto impastato di allusioni, suggerimenti, accenni, avvertimenti che risultano per lo più oscuri, indecifrabili. Si compiace del mistero che sollecita. Gli piace apparire un uomo che sa troppo cose indicibili, ma dicibilissime, se gli si sta troppo addosso. Se stimolato, Genchi racconta, ricorda, precisa a gola piena. Spiega di come sia stato lui il primo, nella polizia, "nonostante la forte vocazione umanistica", a darsi da fare con l'informatica, l'elettronica, la topografia applicata e i primi "teodoliti al laser", che solo Dio sa che cosa sono. E' un fatto che Vincenzo Parisi (capo della polizia) nel 1988 gli affida la Direzione della Zona Telecomunicazioni del ministero dell'Interno per la Sicilia occidentale. E' il suo trampolino di lancio, l'inizio di una parabola che lo porterà ad essere, prima con la divisa addosso poi da libero professionista, il ricercatissimo consulente delle procure, capace di "mappare" l'intera rete di relazioni telefoniche di un indagato. Controlla, per dire, quasi due miliardi di tracce telefoniche nell'indagine di via D'Amelio. Ricostruisce 1.651.584 contatti telefonici inseguendo una scheda utilizzata in 31 cellulari diversi per dimostrare i legami pericolosi di Totò Cuffaro, allora presidente della Regione siciliana. "Oggi - racconta Genchi - non è che facciamo più intercettazioni di un tempo, quelli che sono aumentati sono i telefoni. Anni fa c'era solo l'Etacs, il cellulare era uno solo. Ora per trovare un numero che interessa se ne cercano tanti, senza considerare il roaming degli Umts, con schede che si possono spostare da telefono in telefono e tanti gestori diversi dove si possono agganciare gli utenti con servizi telefonici diversi - messaggi, immagini, fax, video - ecco perché le richieste si sono moltiplicate".

    Le richieste. E' questo lo snodo. Non c'è nulla di illegale nel lavoro di ricerca svolto da Genchi se è il pubblico ministero a chiederle per una necessità dell'indagine perché, prima o poi, dinanzi ai giudici e agli avvocati della difesa, il pm dovrà rendere conto dei suoi passi. Decisivo è allora il rapporto che Genchi crea con il pubblico ministero responsabile dell'inchiesta. O meglio, che il pm crea con il consulente. Genchi ha un'alta opinione di se stesso e del suo lavoro. Non tace che le sue perizie sono "già pezzi di sentenza". Gli piace, nei suoi resoconti alle procure, argomentare l'accusa, suggerire deduzioni, indicare nuove ipotesi investigative, chiedere il coinvolgimento nell'indagine di questo o di quello. Non tutti i pubblici ministero abboccano al suo amo. Nel 1993, Ilda Boccassini, quando indagava sulla strage di Capaci, non gradì che quel tecnico del pool investigativo si attardasse intorno ai contatti telefonici privati di Giovanni Falcone, che nulla avevano a che fare con l'inchiesta. E quando nel febbraio di quell'anno se lo trovò davanti che proponeva di "trattare" le carte di credito del magistrato ucciso, se ne liberò senza stare troppo a pensarci su. "O me o lui", disse.
    "Il fatto è - racconta ancora un altro pubblico ministero - che Genchi arriva da te con un elenco di numeri di telefono che sono entrati in contatto con il cellulare o il telefono fisso del suo indagato. Ti chiede una delega per verificarli. E tu che diavolo ne puoi sapere se tra quei centinaia di numeri ce n'è uno che non ha nulla a che fare con il tuo "caso" e molto con le curiosità di Genchi? Questo è il motivo per cui preferisco non lavorare con lui, che è certamente il solo in Italia a sapere fare quelle analisi dei dati".
    Conviene ripeterlo: tutto si decide nel rapporto tra il pm e Gioacchino Genchi. L'affare che Berlusconi vuole trasformare nel "più grande scandalo della storia della Repubblica" si riduce a queste domande: Genchi ha tradito la fiducia di Luigi De Magistris analizzando dati di traffico telefonico per cui non aveva ricevuto la delega del pubblico ministero? O ha tradito la sua fiducia facendogli firmare deleghe per numeri di telefono estranei all'inchiesta? O non è avvenuto nulla di tutto questo e le deleghe erano legittime e legittimi l'analisi dei dati e gli scrutinati? Lo deciderà ora la procura di Roma che, con ogni probabilità, ha ricevuto le "carte" da Catanzaro perché l'indagine coinvolge anche Luigi De Magistris, oggi giudice a Napoli (Roma è competente per i giudici di Napoli). In attesa del can can spettacolare che Berlusconi organizzerà nei prossimi giorni, questa storia ci dice fin da ora una verità che non dovrebbe piacere a Berlusconi. Ci indica quanto pericoloso sia separare il lavoro del pubblico ministero dall'attività della polizia giudiziaria. Una polizia, libera dal controllo della magistratura, potrà avere mano libera per ogni forma di spionaggio illegale. Naturalmente, nel caleidoscopio delle verità rovesciate di Berlusconi, questo è una ragione per privare il pm della responsabilità delle inchieste.

  8. #133
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    Predefinito Re: torna l'affare de magistris

    Citazione Originariamente Scritto da Chiwaz Visualizza Messaggio
    I politici se fanno cag.are vanno a casa, vedi RC, Mastella e compagnia cantante.

    Risparmiamoci l'allorismo per favore, se vuoi apri un altro thread.
    i partiti hanno una struttura piramidale. Chi è al potere ci resta. L'estrema sinistra e Mastella sono riusciti nello straordinario intento di mandare a putane tutto il partito, dunque, tutti a casa. Ma se uno non si impegna così tanto, beh, anche se è il peggiore elemento possibile, la poltrona è sua.
    Ribadisco l'esempio di D'Alema. E potrei portarti anche De Michelis o altri. E infine non dimentichiamo i senatori a vita, che possono votare anche da ubriachi, tanto restano senatori. Io non vedo modo di liberarsi di quella gente nonostante le put.tante che possono fare o dire, (sopratutto D'Alema ) salvo aspettare che la natura faccia il suo corso

  9. #134
    Kanjar
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    Predefinito Re: torna l'affare de magistris

    Nella mia esperienza i politici che facevano cagare finivano tutti su di una poltrona, con tanto di stipendiuccio e poteri varii di cui abusare...

  10. #135
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    Predefinito Re: torna l'affare de magistris

    cmq errore mio a quotare un msg vecchio cui avevo fra l'altro già risposto. nn vorrei si rifinisse ot x colpa mia

  11. #136
    Kanjar
    ospite

    Predefinito Re: torna l'affare de magistris

    Citazione Originariamente Scritto da skyprof Visualizza Messaggio
    cmq errore mio a quotare un msg vecchio cui avevo fra l'altro già risposto. nn vorrei si rifinisse ot x colpa mia
    Certo che è colpa tua

  12. #137

    Predefinito Re: torna l'affare de magistris

    Il bello è che da certi servizi televisivi e articoli di giornale sembra che sia stato Genchi a intercettare di sua iniziativa, magari anche illecitamente. Lo spauracchio del mega-archivio poi è fantastico.

    Il lavoro di Genchi consiste proprio nell'incrociare tabulati, intercettazione et similia, senza l'archivio è un po' inutile, no? Bah.

  13. #138
    Il Nonno L'avatar di dualismo_2000
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    Predefinito Re: torna l'affare de magistris

    Stamattina il tizio che fa la rassegna stampa su RPL mi ha tirato fuori un articolo di travaglio sulla decisione del tribunale del riesame di napoli (competente su salerno) che, in pratica, confermava la liceità delle azioni e la fondatezza delle motivazioni della procura di salerno nei confronti di quella di catanzaro
    (tra l'altro il giornalista padano - pro de magistris fino all'osso - tesseva le lodi di travaglio, unico a portare all'attenzione pubblica questa notizia).

    però purtroppo non ho capito da che quotidiano era tratto.
    non è che a qualcuno è passata per le mani la versione cartacea e/o mi sa segnalare su che quotidiano è stato pubblicato?

  14. #139
    Il Nonno L'avatar di Isola
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    Predefinito Re: torna l'affare de magistris

    Citazione Originariamente Scritto da dualismo_2000 Visualizza Messaggio
    Stamattina il tizio che fa la rassegna stampa su RPL mi ha tirato fuori un articolo di travaglio sulla decisione del tribunale del riesame di napoli (competente su salerno) che, in pratica, confermava la liceità delle azioni e la fondatezza delle motivazioni della procura di salerno nei confronti di quella di catanzaro
    (tra l'altro il giornalista padano - pro de magistris fino all'osso - tesseva le lodi di travaglio, unico a portare all'attenzione pubblica questa notizia).

    però purtroppo non ho capito da che quotidiano era tratto.
    non è che a qualcuno è passata per le mani la versione cartacea e/o mi sa segnalare su che quotidiano è stato pubblicato?
    l'Unità, 4 febbraio 2009



    Cmq tornando alla questione,tutto ci è grottesco e fa saltare fuori che il CSM è coinvolto o quantomeno non vuole "casini" e da un colpo al cerchio e uno alla botte.
    Per quanto riguarda Genchi io,personalmente,penso che è uno che ha sempre fatto il suo lavoro in maniera esauriente e competente però secondo me ha un difetto,tende ad andare oltre i suoi compiti non materialmente ma avvalla ipotesi,teorie che sono di competenza del PM....in ogni caso è il PM che deve agire con la sua testa.

    Sulla questione dell'archivio non me ne frega una mazza però a domanda sia di Santoro sia di Mentana Genchi non è stato molto convincente quando ha detto di non avere archivi,anche perchè non ha mai risposto di no ma ha sempre risposto con una domanda "cosa me ne farei?",stiamoa vedere di sicuro lo scandalo piu grosso della Repubblica è quello che stava sfornando de Magistris non il fantomatico archivio di Genchi.

  15. #140
    Il Nonno L'avatar di Lord Derfel Cadarn
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    Predefinito Re: torna l'affare de magistris


    Politica
    WHY NOT/ Stipendio pignorato? Il "povero" De Magistris dovrà iniziare a lavorare

    Nardino Telesio



    giovedì 28 maggio 2015

    Le tragedie non arrivano mai da sole: il sindaco di Napoli, sospeso-non sospeso e forse ri-sospeso, Luigi de Magistris, se n'è visto piovere in testa ben due in meno del volgere di una giornata.
    Dopo la decisione della Cassazione che giudica esclusa dalla competenza dei tribunali amministrativi le decisioni in merito all'applicazione della "legge Severino", e che quindi annullerà la sospensiva della sua sospensione costringendolo ad abbandonare nuovamente, e forse definitivamente, la poltrona di sindaco, oggi sono arrivate, subito commentate alle agenzie dallo stesso ex pm di Catanzaro, le indiscrezioni su una prossima decisione di pignoramento di un quinto dello stipendio.
    La Cassazione starebbe per decidere l'esecuzione forzosa in conseguenza della condanna in primo grado, decisa dal Tribunale di Roma, per gli abusi che l'allora sostituto procuratore di Catanzaro e l'ex superpoliziotto Gioacchino Genchi commisero nella conduzione dell'inchiesta "Why not" e del risarcimento riconosciuto alla parte lesa. Abuso d'ufficio, sosteneva la sentenza di condanna, per aver illecitamente controllato il traffico telefonico di deputati e ministri, ma anche quello – come emerso, in un altro dibattimento in corso a Salerno, dalla testimonianza di un magistrato – delle quattro consacrate dei Memores Domini che assistevano Papa Benedetto XVI, dell'Ambasciata statunitense, dei vertici dell'antiterrorismo, dei capi dei servizi di intelligence militari e civili, di 56 utenze telefoniche del Csm e 14 utenze telefoniche della presidenza della Repubblica.
    La parte civile è costituita dai parlamentari e ministri all'epoca illegalmente perseguiti nell'ambito dell'inchiesta catanzarese, ed in particolare il pignoramento si riferirebbe ad un risarcimento di complessivi 20mila euro riconosciuti a Clemente Mastella, indagato da de Magistris quando era ministro della Giustizia in carica, dopo che le stesso Guardasigilli aveva inviato in Calabria gli ispettori ministeriali perché il pm aveva iscritto nel registro degli indagati l'allora presidente del Consiglio, Romano Prodi. Una notizia, quella delle indagini su Prodi, che fu propalata in tempi record su tutti i giornali e le tv diventando un polverone mediatico.
    Naturalmente, come ci ha ormai abituati, il sindaco di Napoli si cala subito nei panni della vittima, dapprima lamentandosi della fuga di notizie: «si registrano anomalie e macroscopiche violazioni di legge quale un'anticipazione di Camera di Consiglio prima che vengano depositate le motivazioni… lo ritengo estremamente grave». Sì, proprio lui diventato famoso da pm e poi parlamentare europeo grazie a mirate campagne di stampa e al clamore mediatico suscitato dalle sue fantasiose e infondate inchieste. Poi, per giunta, lamentando un disagio economico che gli sarebbe provocato dal pignoramento: scopriamo infatti, dalle sue dichiarazioni di oggi, che de Magistris vive con la sola indennità di sindaco e che la sua dolce metà è disoccupata.
    Anche a de Magistris toccherà trovarsi un lavoro, magari iniziando a fare l'avvocato, o bisognerà fargli una colletta?

  16. #141
    Il Nonno L'avatar di Coma White
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    Predefinito Re: torna l'affare de magistris

    Più si accaniscono più molta gente si schiera dalla sua parte, da quando è calata la condanna su De Magistris è aumentato sensibilmente il consenso verso il primo cittadino, prima di allora invece in forte discesa.

  17. #142
    Il Nonno L'avatar di Lord Derfel Cadarn
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    Predefinito Re: torna l'affare de magistris

    quindi l'autolesionismo è normale amministrazione da quelle parti.

  18. #143
    Vitor
    ospite

    Predefinito Re: torna l'affare de magistris

    O forse è il miglior sindaco di Napoli dai tempi del Bassolino/1.

  19. #144
    Il Nonno L'avatar di Coma White
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    Predefinito Re: torna l'affare de magistris

    Citazione Originariamente Scritto da Lord Derfel Cadarn Visualizza Messaggio
    quindi l'autolesionismo è normale amministrazione da quelle parti.
    Oppure la gente è intelligente e non bada alle sovrastrutture, ma ai fatti (leggere post di Vitor).

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