L’EUROPA CAMBIA: DOCUMENTO CONGIUNTO DI ITALIA, INGHILTERRA,
FRANCIA, SPAGNA E GERMANIA PER RICONOSCERE LA SPECIFICITA’ DEL
PALLONE. BLAIR LO PRESENTERA’ A BARROSO
I ministri dello Sport cancellano Maastricht per il mondo del calcio
Salary cap, accordi collettivi sui diritti tv Comunitari limitati e
incentivi ai vivai
di Federico Monga
Una restaurazione per rivoluzionare questo pazzo mondo del pallone.
I paesi del grande calcio europeo vogliono tornare indietro. A prima della sentenza Bosman. I ministri dello Sport di Germania, Gran Bretagna, Spagna, Francia e Italia hanno messo nero su bianco una proposta di legge che vuole fare del calcio un’eccezione alle regole sulla libertà di circolazione dei capitali e dei lavoratori. «Il concetto è - spiega Mario Pescante, ex sottosegretario con delega allo Sport - che il calcio ha una sua specificità. Ha un valore sociale e culturale e quindi può anche non sottostare in tutto e per tutto alle leggi dell'economia di mercato che hanno ispirato il Trattato di Maastricht».
La bozza è stata messa punto nei dettagli a Lispia, il giorno dei sorteggi per i Mondiali di Germania 2006 ed è molto articolata. Verrà discussa oggi a Parigi di fronte all’Uefa e sarà presentata ufficialmente dal primo ministro britannico Tony Blair al presidente della Commissione Europea Manuel Barroso martedì prossimo a Londra. La proposta si articola in quattro grandi punti: introduzione del salary cap, il tetto agli ingaggi, come in tutti gli sport professionistici americani; la scelta di contrattare in maniera collettiva i diritti televisivi; il ritorno a un numero massimo di giocatori comunitari tra i tesserati; e infine incentivi ai vivai, attraverso un numero minimo di giocatori under 21 (si parte da tre) da inserire per legge nella
rosa.
Lo scoglio maggiore sarà far passare il concetto cardine che il calcio abbia una sua unicità. Una barriera difficile da scavalcare perché i grandi club, riuniti nel famoso G14, hanno già fatto sapere durante gli incontri preparatori di non essere d’accordo su molti punti. L’Uefa invece spinge per cambiare. Il segretario generale Lars-Christer Olsson, quando si discute dell’argomento, è fermo: «La sentenza Bosman ha di fatto allargato la forbice tra squadre ricche e povere e ha fatto perdere l'identità nazionale ai club che hanno fatto incetta di stranieri. Il carattere specifico del nostro sport ha ceduto alle regole del business». Anche all’interno della Commissione europea ci sarebbe una maggioranza pronta ad appoggiare il dietro front. Il Commissario allo Sport, lo slovacco Jean Figel, si schiererà apertamente a favore e anche Viviane Reading che si occupa di Informazione e tv sarebbe pronta ad appoggiare la proposta. Le
pressioni maggiori arrivano dall'Inghilterra e dal ministro Richard Carbon. A muovere gli inventori del calcio ci sarebbe anche la battaglia ormai in campo aperto che Blair sta facendo ai paperoni russi sbarcati a Londra con il capocordata Roman Abramovich e il suo Chelsea pigliatutto. Pronti a far la rivoluzione in area di rigore ci sono anche l’Austria e la Finlandia.
C’è da scommettere che nei prossimi mesi lo scontro sarà acceso. I grandi club sono disposti ad aprire sul tetto agli ingaggi. I sette ministri dello sport hanno previsto una forchetta tra il 60 e l’80 per cento dei ricavi del club. Il G14 vuole alzare la posta superando, in alcuni casi, anche il cento per cento. Muro contro muro invece sui diritti televisivi perché Chelsea, Real Madrid & C vogliono andare avanti con la contrattazione individuale. Poi c’è il capitolo sentenza Bosman che è diventato sinonimo di potere contrattuale dei calciatori e parametro zero ma si è trasformato in un contrappasso rovinando i bilanci di molti club, piccoli e aspiranti grandi, e anche il portafoglio del giocatore belga che dieci anni dopo la storica
sentenza lanciò un grido di allarme: «Mentre la maggior parte dei miei colleghi si è arricchita, adesso io non riesco ad arrivare alla fine del mese». La controriforma vorrebbe tornare al tetto massimo di giocatori comunitari tra i tre e i cinque. Basta dunque a casi tipo Inter, arrivata a schierare in campo una multinazionale di 11 stranieri. Che ne penseranno il commissario alla Federcalcio Guido Rossi e il neo ministro Giovanna Melandri catapultati nel guazzabuglio della pedata italica?
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