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  1. #26
    tigerwoods
    ospite

    Predefinito Riferimento: Miyamoto Musashi: Guerriero, Stratega, Artista [episodio 1: La via della

    Citazione Originariamente Scritto da GauL2077 Visualizza Messaggio
    allora se in italiano si chiama dieresi, non vedo cosa ci sia di scorretto in umlaut, nel momento in cui un'altra lingua ha una parola corrispondente

    capisco se in una lingua non c'è il nome relativo ed allora è giusto usare il nome "originale" come fregnetto che non esiste allora è corretto dire macron


    wiki certe volte fa proprio cagare, d'altronde è una cosa scritta dalla gente per la gente senza controllo
    http://forum.accademiadellacrusca.it...nti/1047.shtml

  2. #27
    GauL2077
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    Predefinito Riferimento: Miyamoto Musashi: Guerriero, Stratega, Artista [episodio 1: La via della

    Citazione Originariamente Scritto da tigerwoods Visualizza Messaggio
    interessante, il mio libro di grammatica di tedesco parlava di umlaut, però era italiano in effetti

    ma da chi è scritta sta crusca?


    strano, vabbè come non detto, vabbè, rimane inalterato il mio pensiero sulla wiki

  3. #28
    GauL2077
    ospite

    Predefinito Riferimento: Miyamoto Musashi: Guerriero, Stratega, Artista [episodio 1: La via della

    Citazione Originariamente Scritto da GauL2077 Visualizza Messaggio
    rimane inalterato il mio pensiero sulla wiki
    infatti sulla wiki tedesca: umlaut = dieresi

    http://de.wikipedia.org/wiki/Umlaut

    quindi
    o l'umlaut è la dieresi
    o la wiki fa cagare

  4. #29
    tigerwoods
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    Predefinito Riferimento: Miyamoto Musashi: Guerriero, Stratega, Artista [episodio 1: La via della

    Usi wikipedia per confutare wikipedia.

    Yo dawg.

  5. #30
    GauL2077
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    Predefinito Riferimento: Miyamoto Musashi: Guerriero, Stratega, Artista [episodio 1: La via della

    Citazione Originariamente Scritto da tigerwoods Visualizza Messaggio
    Usi wikipedia per confutare wikipedia.

    Yo dawg.
    lo so lo sono un genio , cmq no è più sottile identifico una idiosincrasia nello strumento


    è praticamente la classica dimostrazione per assurdo




  6. #31
    L'Onesto L'avatar di D3STROYER
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    a nanaっず dov'è la seconda puntata?

  7. #32
    Animatore distratto L'avatar di Nanatsusaya
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    Esce il Giovedi


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  8. #33
    Shogun Assoluto L'avatar di Haruki
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    ITT: Miyamoto Musashi Miyamoto Musashi: Guerriero, Stratega, Artista, Umlaut.

  9. #34
    Animatore distratto L'avatar di Nanatsusaya
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    2° episodio

    3-La scuola Yoshioka di Kyôto
    Era il 1604 quando Musashi arrivò a Kyôto; questa sua visita nella capitale, non avvenne certo per turismo o per piacere; infatti, nella grande città risiedeva il dôjô di una famosa e potente scuola di spada, la Yoshioka.
    Nata da un maestro della tintura delle stoffe, Yoshioka Naomoto, che un giorno ebbe l’illuminazione e diede l’avvio a uno speciale stile di spada, la scuola iniziò ben presto la sua ascesa alla celebrità, tanto che Naomoto divenne istruttore ufficiale degli shôgun Ashikaga sotto Yoshiharu nella prima metà del 1500, mentre suo fratello Naomitsu istruttore personale dello “shôgun guerriero” Yoshiteru .
    Negli anni dell’arrivo a Kyôto di Musashi, a capo della scuola vi erano Yoshioka Seijûrô, seguito subito dopo da suo fratello minore Denshichirô.
    Conoscendo la fama della scuola e soprattutto quella dei due fratelli, Musashi non perse tempo a sfidare il più grande dei due, Seijûrô, noto anche per la sua proverbiale capacità di concentrazione e per la sua abilità nella pratica buddista dello shikan 止観  (fissare la mente su un solo oggetto liberandola da qualsiasi altra cosa).
    Suo padre Munisai aveva sconfitto in un duello di comparazione di tecniche uno dei discendenti della Yoshioka, Naokata, sotto gli occhi dello shôgun; Seijûrô quindi non esitò ad accettare la sfida di questo sporco samurai errante che, venuto dal nulla e probabilmente privo di tecnica, con faccia tosta si era permesso di sfidarlo.
    Il luogo dell’incontro fu fissato fuori della capitare, vicino al tempio Rendaiji .
    Seijûrô giunse con i suoi discepoli, armato di una vera katana, mentre Musashi, arrivato senza alcuna scorta, portava con sé la sua solita katana di legno; l’aria era tesa e lo scontro non esitò ad iniziare, per poi finire subito dopo con una singolo attacco di Musashi che fece collassare al suolo Seijûrô il quale, privo di sensi, venne trascinato via dai suoi sbigottiti discepoli.
    Il capo della più famosa scuola di Kyôto, famiglia di istruttori personali degli shôgun, era stato sconfitto con un solo colpo da uno sconosciuto spadaccino armato di una spada da allenamento!
    Come era stato possibile?
    In questo scontro, Musashi, oltre alla sua proverbiale tecnica, forgiata da decine di incontri, usò anche la strategia basata sulla psicologia, cosa per lui essenziale in battaglia.
    In verità la tecnica usata fu semplice: Musashi arrivò in ritardo all’incontro mettendo Seijûrô in uno stato mentale di tale confusione e ira, da fargli perdere la sua famosa concentrazione.
    Un metodo che può sembrare sleale e irrispettoso, ma che all’atto pratico portò alla vittoria lo spadaccino errante.
    La cosa era inaudita: una volta ripresosi, Seijûrô, sconfitto nel corpo e nell’anima, abbandonò le arti marziali e diventò un monaco buddista lasciando la guida della scuola al fratello minore, Denshichirô, deciso più che mai a vendicare il fratello e a riscattare il nome della scuola.
    Egli sfidò Musashi fuori dal tempio Sanjusangen-dô e Musashi, come già aveva fatto con il fratello, arrivò in ritardo, facendo irritare fortemente il samurai.
    Questa volta anche il suo avversario aveva una lunga spada di legno, molto più lunga e pesante di quella di Musashi e, soprattutto, molto affilata nella punta, una spada che solo un uomo robusto come Denshichirô avrebbe potuto maneggiare con maestria.
    Lo scontro ebbe inizio e vide partire Denshichirô con un attacco carico di ira e odio che venne eluso da Musashi il quale, senza esitare, strappò via l’arma dalle mani del nemico e lo colpì a morte.
    Per la seconda volta, la scuola Yoshioka era stata sconfitta, ma, cosa ancora più grave, tutta la linea principale che avrebbe dovuto portarne avanti il nome con fierezza negli anni, era stata spazzata via!
    Ormai non c’era più nulla da fare per la Yoshioka se non cercare una vendetta definitiva che ponesse fine a quest’onta.
    Il clan, quindi, si mise subito all’opera proponendo un altro combattimento a Musashi, questa volta contro il figlio di Seijûrô, Matashichirô, di soli 12 anni, che ormai aveva preso, vista la situazione, il ruolo di capo della scuola.
    Ma le intenzioni dei seguaci non erano quelle di fare un combattimento ordinario, ma una battaglia definitiva contro Musashi, unendo tutte le loro forze rimaste.
    Nel luogo dell’incontro, un grande pino vicino al tempio Ichijoji, erano presenti decine di uomini armati, pronti ad accogliere lo spadaccino nel migliore dei modi e, soprattutto, preparati a non farsi sopraffare dalla sua abitudine di arrivare in ritardo.
    Nel frattempo, con lo scorrere degli eventi, Musashi aveva acquistato fama e aveva alle sue dipendenze dei giovani studenti, alcuni dei quali, scoprendo i piani della Yoshioka, andarono a riferirli al loro maestro, che decise quindi di utilizzare una nuova strategia.
    Arrivati al grande albero, i seguaci della Yoshioka e il loro nuovo giovane capo si prepararono alla lunga attesa che Musashi, come al solito, avrebbe fatto loro subire.
    Postisi in uno stato di calma, cercando di non cadere nella trappola psicologica che aveva messo in scacco i loro sconfitti capi, si ritrovarono assolutamente impreparati quando, in perfetto orario, Musashi sbucò fuori all’improvviso dal riverbero del sole al tramonto urlando “Vi ho fatto attendere?”.
    I guerrieri, sbigottiti, furono attaccati velocemente uno dopo l’altro; tra le fila si formò il panico, in mezzo al quale Musashi trovò Matashichirô che uccise prontamente.
    I guerrieri, presi dal panico, iniziarono a sferrare colpi e a lanciare frecce a casaccio mancando sempre l’obiettivo, il quale continuava a mietere vittime fino a raggiungere il punto di fuga e scappare per la via che aveva pianificato prima dell’attacco.
    Dopo questa rovinosa battaglia, Musashi aveva definitivamente annientato la Yoshioka che, da potente e famosa scuola di spada, tornò, a causa degli eventi di pochi giorni e delle capacità di uno sconosciuto samurai senza scuola, ad essere un’azienda di tintura di stoffe .



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  10. #35
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    Decisamente diversa la realtà dal romanzo

    Molto interessante, continua che sono curioso di conoscere come si sono svolti realmente i fatti

  11. #36
    Shogun Assoluto L'avatar di Haruki
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    Citazione Originariamente Scritto da Nerevarine Visualizza Messaggio
    Decisamente diversa la realtà dal romanzo

    Molto interessante, continua che sono curioso di conoscere come si sono svolti realmente i fatti
    Alla fine si scopre che lui
    Spoiler:
    muore

  12. #37
    Suprema Borga Imperiale L'avatar di Nerevarine
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    Citazione Originariamente Scritto da Haruki Visualizza Messaggio
    Alla fine si scopre che lui
    Spoiler:
    muore
    Nuooooooooooooo, mi hai rovinato il finaleeeeeeeee


  13. #38
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    Doppio post....scusate..tanto per cambiare si era piantato il forum
    Ultima modifica di Nerevarine; 09-07-09 alle 13:35:42

  14. #39
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    banken daten not founden

  15. #40
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    3°epidosio

    4-Combattimenti minori

    Dopo i fatti di Kyôto, Musashi si diresse verso Nara, l’antica capitale, famosa tra le varie cose, anche per i suoi monaci guerrieri esperti nell’uso delle armi, in particolar modo della lancia, considerata un’arma sacra per la protezione del buddismo.
    Musashi infatti, non si limitò ad affrontare nemici armati di katana, ma cercò di confrontarsi con qualsiasi tipo di arma e tecnica in modo da poter fronteggiare qualsiasi situazione.
    Famoso per l’uso di una particolare lancia chiamata kamayari 鎌槍 , era il tempio Hozôin, subordinato al Kofukuji.
    Il primo ad iniziare la tecnica della lancia nel tempio era stato Kakuzenbo Hoin In’ei.
    Ancora inesperto ma amante delle armi e delle arti marziali, per il suo temperamento combattivo era stato bandito dal tempio per un periodo di tempo che gli aveva permesso di girare per il Giappone e conoscere nuove scuole, nuove tecniche e nuovi maestri.
    Uno di questi maestri era stato Daizen Taibu Shigetada che per primo gli aveva insegnato l’arte della lancia e lo aveva ispirato alla creazione del kamayari, che lo aveva reso famoso in tutta la regione.
    Arrivato alla veneranda età di 83 anni, nel 1603, abbandonando le sue manie guerrigliere e violente per darsi alla vera vita clericale, chiuse il dôjô e designò come suo successore Kakuzenbo Inshun, che portò avanti la tecnica del maestro anche dopo la sua morte, avvenuta 4 anni dopo.
    Inshun continuò lo studio e il perfezionamento della tecnica con un altro discepolo del maestro In’ei, residente nel vicino tempio Ozoin.
    E fu contro questo monaco, di cui non ci e’ pervenuto il nome, che Musashi combatté mettendo in competizione la sua spada di legno con la temibile kamayari.
    Nonostante la differenza di lunghezza delle armi e nonostante la folla gremita nel luogo del duello fosse tutta a sostegno del monaco, Musashi vinse tutte e due i combattimenti dell’incontro lasciando stupefatto il monaco che, invece di serbargli rancore, lo invitò a un suntuoso banchetto dove i due si scambiarono per lunghe ore appassionati discorsi sulle arti marziali .
    Dopo di ciò, Musashi lasciò il tempio per poi scomparire dalle pagine dei registri per circa tre anni.
    Nel 1607, sui monti della provincia di Iga, Musashi sfidò un altro tipo di arma da taglio, la kusarigama 鎖鎌 .
    Su quelle montagne, infatti, viveva un certo Shishido (di cui non ci e’ pervenuto il nome), che gestiva una Fucina locale dove fabbricava le sue stesse armi.
    Shishido era un esperto nell’uso della kusarigama e aveva una piccola schiera di discepoli ai quali ne insegnava la tecnica.
    Lo scontro tra i due, voluto da Musashi, avvenne all’aperto e fu completamente diverso da tutti gli altri finora raccontati.
    Shishido, grazie alla sua maestria e alla peculiarità della sua arma, che permetteva con la sua lunga catena, sia di fare attacchi a lungo raggio, sia di bloccare le armi avversarie, riuscì con il suo primo attacco a fermare la spada dell’avversario con la catena e ad avvicinarsi a lui per finirlo con la falce.
    Proprio in quel momento, però, Musashi tirò fuori il suo wakizashi 脇差 e lo scagliò violentemente addosso all’avversario, come fosse uno shuriken手裏剣 : esso si andò a conficcare nel petto del nemico, uccidendolo inesorabilmente.
    La bravura e la strategia di Musashi avevano sconfitto un altro potente guerriero e un'altra letale arma letale.
    Nel 1608 Musashi arrivò ad Edo che allora, sotto lo shogunato Tokugawa, stava diventando il centro del paese.
    Nel1602, infatti, Tokugawa Ieyasu aveva iniziato a ricostruire il castello di Edo e aveva istituito il Sankinkôtai 参勤交代 , che imponeva a ogni daimyô di recarsi una volta all’anno nella città (che sarebbe divenuta la nuova capitale) dove, tra l’altro, doveva lasciare a risiedere alcuni membri della sua famiglia i quali quindi diventavano a tutti gli effetti ostaggi di lusso dello shogunato.
    Con questo metodo, Ieyasu aveva il completo controllo sui signori feudali e, inoltre, faceva girare vorticosamente l’economia della città che diventava sempre più centro economico e sociale del paese.
    Uno scenario del genere era l’ideale per uno shugyôsha e, difatti, la città ne era piena.
    Musashi, soprattutto grazie agli scontri con la Yoshioka, arrivò a Edo preceduto dalla sua fama e, per tirare avanti nella grande città, aprì una sua piccola scuola di spada prendendo sotto di sé alcuni studenti.
    La fama che stava acquisendo lo rese una preda prelibata per gli shugyôsha assetati di potere e, difatti, non passò molto prima che uno di loro si presentasse alle porte del suo dôjô.
    Questi era Musô Gonnosuke, che arrivò nella palestra accompagnato da otto discepoli, chiedendo di fare un incontro.
    Dal fisico robusto, esperto in svariate tecniche di spada e vestito di un haori羽織 sul quale era ricamata in caratteri d’oro la frase “Il più grande guerriero del reame, fondatore della scuola Hinomoto-ryû, Musô Gennosuke”, appariva come un nemico temibile.
    Ma Musashi conosceva questo tipo di persone e la loro sbruffonagine, evidenziata dai vestiti e dalle maniere arroganti, che mirava a metterli in risalto agli occhi dei potenti che avrebbero potuto pensare di assumerli alle proprie dipendenze; ma all’atto pratico, pochi di loro erano veramente forti.
    Musashi accettò subito la sfida e, come arma, prese un ceppo di legna da ardere; ciò fece infuriare Gonnosuke che attaccò immediatamente, per finire altrettanto immediatamente a terra dopo un singolo colpo .
    Gonnosuke, umiliato davanti ai suoi discepoli, li liquidò e si ritirò sul monte Homan a Chizuken, dove, pregando e meditando, ebbe un sogno rivelatore che gli suggerì quella che poi sarebbe diventata la sua nuova tecnica, basata sulla lancia e chiamata Shindô Musô-ryû神道夢想流 (ancora oggi praticata), che gli valse un impiego nel clan Kuroda nel feudo di Fukuoka.
    Molto più tardi tornò a sfidare Musashi a cui fece provare, per la prima e ultima volta nella sua vita, un pareggio.
    Musashi rimase a Edo altri due anni, portando avanti i suoi insegnamenti e combattendo contro vari sfidanti a cui, inesorabilmente, inflisse una sonora sconfitta.
    Abbandonata l’avventura nel nuovo centro del mondo nipponico, ritornò a vagabondare senza una meta definitiva ma, senza saperlo, si stava avvicinando all’incontro che avrebbe dato una svolta decisiva alla sua fama, alla sua carriera e alla sua vita.

    Ultima modifica di Nanatsusaya; 18-07-09 alle 15:40:50


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  16. #41
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    tornò

  17. #42
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    ma che cazz... mi da' 2 pagine e ne visualizza solo una


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  18. #43
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    prova

    Ok, risolto!
    Ultima modifica di Nanatsusaya; 19-07-09 alle 17:39:31


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  19. #44
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    sei un bug vivente Davide

  20. #45
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    bello bello.. son finito qui x caso ma sto leggendo tutto avidamente... continua

  21. #46
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    4°epidosio

    5- Sasaki Kojirô
    Nella città portuale di Kokura, nella provincia di Buzen, risiedeva da alcuni anni un formidabile spadaccino di nome Sasaki Ganryû Kojirô, noto anche come “Il demone delle province dell’ovest”.
    Nato nel villaggio di Jokyoji a Ichijogatani nella provincia di Echizen, terra del potente clan Asakura , Kojirô dimostrò fin da giovane una spiccata predilezione per la katana e notevoli capacità latenti.
    Capacità che vennero presto notate da Toda Seigen, erede principale dello stile Chûjo-ryû中条流 , uno dei fondamenti della scherma giapponese, nato addirittura nel periodo Kamakura(1185-1333).
    Toda prese con sè Kojirô come discepolo nei suoi allenamenti, che puntavano ad usare spade sempre più corte.
    In questi allenamenti, Toda usava un katana lunga poco più di 45 cm, mentre a Kojirô ne venne data una più lunga della media; ciò portò il giovane a specializzarsi nell’uso di quest’arma, che lo avrebbe contraddistinto per il resto della sua vita.
    Il momento della verità per Kojirô arrivò durante lo scontro con Jibuzaemon, il fratello minore del suo maestro Toda, che si risolse con la vittoria del giovane allievo .
    A questo punto, Kojirô era pronto per iniziare la sua ascesa e, in veste di shugyôsha, iniziò a vagabondare per le province del Giappone accrescendo sempre più la sua fama fino al suo arrivo a Kokura, dove era atteso con grande ansia da Hosokawa Tadatoshi, figlio di Hosokawa Tadaoki, daimyô dell’omonimo feudo, che, dopo un rapido incontro verbale, si convinse della veridicità delle voci sulla sua abilità e lo assunse come istruttore del clan, dandogli un sostanzioso salario e facendogli aprire una sua scuola nella città castello del feudo.
    Musashi,venuto a conoscenza della fama e della posizione di Kojirô, si diresse verso Kokura, dove arrivò nell’aprile del 1612.
    Giunto nella città, si recò in visita alla magione di Nagaoka Sado No Kami Okinaga, che era al servizio del feudo di Kokura ed era stato studente del padre di Musashi, Munisai Miyamoto ; ciò permise a Musashi di farsi accettare come ospite del feudo con estrema facilità.
    Dopo alcuni giorni passati nel feudo senza presentare particolari richieste, Musashi fece conoscere i suoi desideri al signore che lo ospitava attraverso una richiesta formale: essendo a conoscenza della presenza di Ganryû Kojirô Sasaki nella zona e avendo sentito della sua eccezionale tecnica,
    desiderava avere con lui una “comparazione di tecniche” ; richiedeva l’incontro puntando sul buon rapporto che Okinaga aveva avuto con suo padre.
    Okinaga, appassionato di spada e riconoscente nei confronti del padre dello spadaccino, accettò con grande entusiasmo la proposta andando di persona dal suo signore Tadaoki (Kojirô ora lavorava attivamente nel feudo degli Hosokawa) a proporre l’incontro, che venne fissato il 13 Aprile verso le sette di mattina su una piccola isola di nome Mukaijima, situata tra Kokura e Nagato Shimonoseki.
    Musashi fu subito informato dell’esito positivo della richiesta e, naturalmente, degli estremi dell’incontro e Okinaga stesso si offri di accompagnarlo sull’isola con la sua barca personale, Musashi, colmo di gioia, ringrazio calorosamente ma rifiutò la cortesia.
    La notte, però, Musashi sparì!
    L’intera città-castello si mise alla sua ricerca ma lui non si trovava da nessuna parte.
    La voce si sparse e la gente iniziò a pensare che il famoso Musashi, colui che aveva annientato la Yoshioka di Kyôto, realizzando di aver sfidato un mostro di bravura come Kojirô Sasaki, avesse capito di non avere speranze e fosse quindi scappato vilmente per evitare l’incontro.
    E se così fosse veramente stato, una grave onta sarebbe ricaduta su Okinaga, che aveva ospitato un vile di tale genere!
    Musashi, naturalmente, non era fuggito, si era solo rintanato nella casa di un venditore di lana a Shimonoseki.
    Egli fece riferire da chi l’aveva trovato che era fuggito per non farsi accompagnare personalmente da Okinaga il quale, così facendo, avrebbe mostrato nei suoi confronti un favoritismo che l’avrebbe messo in cattiva luce di fronte al suo padrone, che invece parteggiava apertamente per Sasaki.
    Riferì inoltre che sarebbe arrivato all’isola per conto suo e che non avrebbero dovuto preoccuparsi perché non avrebbe ritardato.
    Ma il sole era alto e Musashi giaceva ancora nel letto quando il padrone di casa lo svegliò bruscamente dicendogli che l’ora dell’incontro era giunta e che un messaggero da Kokura era venuto a riferire che Kojirô e i giudici di gara erano gia arrivati sull’isola.
    Musashi si svegliò, fece un’abbondante colazione e si recò con tutta calma al molo, salpando finalmente in direzione della piccola isola.
    Nel frattempo, i giudici di gara e Kojirô stavano aspettando con impazienza l’arrivo dello sfidante.
    Kojirô non credeva alla situazione che stava vivendo, la sua pazienza stava arrivando al limite: non solo Musashi aveva osato sfidarlo, ma ora si stava anche permettendo di arrivare in ritardo all’ incontro che lui stesso aveva voluto!
    Finalmente, alle nove e undici minuti, con più di due ore di ritardo, Musashi approdò sull’isola; uscì dalla barca con calma impugnando la spada di legno preparata la notte prima, poco più lunga della famosa spada del suo avversario.
    Kojriô, carico d’ira, domandò con rabbia il motivo di tale ritardo, ma Musashi non gli rispose.
    Ciò fece infuriare oltre ogni limite Kojiro che, ormai totalmente fuori di sé dall’ira, sfoderò la spada e ne scagliò in acqua il fodero.
    Vedendo tale azione, Musashi si rivolse a Kojirô dicendo “Hai perso, Kojirô. Il vincitore avrebbe forse buttato via il suo fodero?”.
    Questo fu l’ultimo affronto per Kojirô che si scagliò contro Musashi, tirando un affondo diretto al centro della sua fronte; Musashi fece lo stesso ma, mentre l’attacco di Kojirô fallì, il suo andò a segno colpendo la testa dell’avversario che cadde a terra.
    Mentre Musashi si stava preparando a infliggere un altro colpo, Kojirô dal suolo tirò un fendente diretto alle gambe dell’avversario, che si tirò indietro ricevendo però un profondo taglio sulla coscia.
    Musashi tornò prontamente vicino al nemico a terra e, colpendolo violentemente al petto, gli ruppe le costole.
    Kojirô oramai era esanime a terra con il sangue che gli sgorgava dalla bocca e dal naso; Musashi ne controllò il respiro, ma non ve n’era segno alcuno, Kojirô aveva perso l’incontro e la vita .
    Ancora una volta, Musashi aveva vinto con la tecnica e con la strategia; non solo anche questa volta aveva fatto infuriare il nemico, mettendolo in svantaggio psicologico rispetto a lui, ma aveva anche studiato bene la sua arma, usando una katana più lunga di quella di Kojirô e accorciando così la distanza di tiro tra i due.
    L’isola, dopo l’incontro, iniziò ad essere chiamata anche Ganryûshima, in onore di Kojirô.
    Sconfiggendo un nemico tanto potente e noto, Musashi era diventato ormai un personaggio di spicco nel mondo della scherma giapponese; ciò gli procurò una fitta schiera di sostenitori, alcuni dei quali anche potenti signori, che gli chiedevano consigli.
    Nonostante la fama ottenuta, Musashi non si fermò e continuò il suo viaggio prima tornando a Kyôto e poi dirigendosi ad Ôsaka, dove una nuova grande battaglia stava per svolgersi.

    continua dopo le vacanze!!

    つづく。。。
    Ultima modifica di Nanatsusaya; 21-07-09 alle 15:03:01


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  22. #47
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    bell'epidosio... se ne può avere uno che parli anche del Genji Monogatari?

  23. #48
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    Citazione Originariamente Scritto da Haruki Visualizza Messaggio
    bell'epidosio... se ne può avere uno che parli anche del Genji Monogatari?
    direi di no


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  24. #49
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    Sei inutile

  25. #50
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    Decisamente diverso da libro e manga direi

    Molto bello

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