Sul sito videoludico amatoriale RedAssBaboon.com è comparso un articolo dove si parla dell'uscita di ShellShock: Nam' 67 e delle email "pubblicitarie" (riservate ai giornalisti) che Eidos sta mandando per promuoverlo. Fin qui nulla di strano; quello che l'autore tiene a sottolineare è tuttavia l'incongruenza fra i toni pseudo-goliardici dei comunicati stampa e l'intenzione ben più seria, sbandierata nei mesi passati dal publisher, di offrire ai giocatori una delle più realistiche rappresentazioni della guerra e dei suoi orrori. Il gioco si propone di essere quello che Platoon o Apocalypse Now sono stati per il cinema. Liberi di giocarci o meno (io non lo farò, per i motivi che ho più volte esposto in questo spazio), ma per Eidos è un obiettivo di alto profilo e più che legittimo. Il problema è che le mail in questione sono invece infarcite di banali frasi ad effetto e situazioni alquanto grossolane, del tipo «Ti ricorderai sempre della tua prima uccisione. E in ShellShock ne commetterai ben più di una!», oppure dilungandosi sulle "mama san" che rallegravano la vita dei soldati nelle basi, tra una missione e l'altra. Conclude l'autore: «non riesco ad immaginare Coppola o Stone che mandavano messaggi di questo genere per promuovere i loro film, soffermandosi su quanto fosse divertente fare surf sulla costa o quanto sexy fossero le donne locali. Prima che l'industria dei videogiochi possa essere presa sul serio dal mondo, dovrebbe prendere sul serio sè stessa».