Risultati da 1 a 9 di 9
  1. #1
    Il Puppies L'avatar di Brother Davide
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    Predefinito Nietzsche e l'Eterno Ritorno

    Ciao a tutti, visto che mi trovavo davanti al computer a dare una ripassatina a Filosofia (dannata Maturità) e che non ho mai capito bene questo concetto, qualcuno mi può dare una mano e spiegarmi che legame ci può essere tra la dottrina dell'Eterno Ritorno e l'idea dell'innovazione (naturalmente tutto nell'ottica di Nietzsche)?
    Tento di spiegarmi meglio: se non sbaglio Nietzsche teorizzava la necessità e l'importanza dell'azione degli uomini nella storia; ma che importanza può avere un tentativo di cambiamento (come ad esempio l'accettazione della "Morte di Dio") se si accetta anche l'idea dell'Eterno Ritorno? Non riesco a vedere che effetti l'agire dell'uomo possa avere su una storia che è, in pratica, già stata scritta, e che quindi non è in continua evoluzione.
    In più, se si accetta il fatto che ogni istante ritorni, non è forse giusto allora dire anche che la "Morte di Dio" e l'avvento dell'Oltreuomo sono già successi precedentemente?

    Grazie

  2. #2
    Moderatore scostumato L'avatar di Dunkan
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    L'Eterno Ritorno
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    Predefinito Re: Nietzsche e l'Eterno Ritorno

    L'uomo deve accettare l'eterno ritorno, e quindi pensare al fatto che non c'è un futuro a cui dare più importanza, come secondo la religione Cristiana.

    Difatti Nietzsche rifiuta la concezione lineare cristiana del tempo proprio perchè attribuisce il significato dell'essere ad un futuro che mai verrà.

    E come ben saprai, secondo N. l'essere è senza scopo.

    E qui c'è il distacco da Schopenhauer: mentre questi propone un'ascesi, un rifiuto pessimistico, N. propone l'accettazione di questa realtà, affinchè ognuno viva pienamente questa vita terrena, visto che non esiste una vita sovrasensibile.

    Poi ci sono le due concezioni di eterno ritorno:

    Senso oggettivo: l'eterno ritorno riferito all'essere, nel quale tutti i fenomeni e tutte le realtà dipendono da una quantità di energia finita, che nel tempo è destinata a ripresentarsi in eguali forme.

    Senso soggettivo:
    - Una forma di imperativo categorico, nuovo dovere, vivere ogni momenti, dandogli senso pienamente, come se in un lunghissimo futuro non ci fosse cambiamento, e quindi prendere la vita e l’essere per quello che sono.
    - È la dimensione propria dell’oltreuomo, perché chi è oltreuomo vive in ogni momento, dandogli il suo senso, rifiutando la concezione lineare del tempo.

    Spero di aver, almeno in parte, risposto

  3. #3
    La Borga L'avatar di Jimmy
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    Predefinito Re: Nietzsche e l'Eterno Ritorno

    Come ha detto Dunkan, Nietzsche rifiuta la concezione "lineare" del tempo tipica della cristianità.
    Quindi, contrariamente a questa visione, l'azione dell'uomo ha valore e importanza non certo in vista del fine ultimo previsto da quella concezione bla bla. ... ma ha importanza proprio in quanto tale, diciamo che ha importanza qui ed ora, in quanto atto con cui il superuomo imprime al presente i suoi valori o, come ha detto Dunkan, il suo senso.

  4. #4
    Il Puppies L'avatar di Brother Davide
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    Predefinito Re: Nietzsche e l'Eterno Ritorno

    Quindi l'agire umano ha importanza in quanto atto in se, diciamo anche come espressione della "volontà di potenza", non come atto finalizzato a qualcosa. L'importante è semplicemente agire, fare qualcosa e non accettare passivamente la vita?

  5. #5
    L'Onesto
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    Predefinito Re: Nietzsche e l'Eterno Ritorno

    Ti dico solo che Severino e Lowith hanno scritto due tomi solo dedicati a questo concetto (per la precisione "l'anello del ritorno" di ES e "Nietzsche e l'eterno ritorno" di KL), questo per farti capire quanto sia complesso e quanto possa essere fuorviante il discuterne "da bar".

    In sostanza il presupposto é quello, elencato da Dunkan, di opporsi alla concezione escatologica del tempo. Questa concezione, tipica del Cristianesimo, vede il tempo come uno sviluppo ("il tempo per combattere contro il male" in ottica cristiana) vero una meta. Per questo si parla anche di concezione teleologica.
    Ora, il tempo come lo calcoliamo noi (dico proprio nel senso di scansione cronologica), é strettamente legato ad un'ottica cristiana (pensa ad esempio, che contiamo gli anni a partire dalla nascita di Cristo). Ed é anche, proprio nella sua escatologia, il campo ideale per accogliere la metafisica. Infatti, la linearità del tempo fa si che esso acquisti di significato in ogni momento, prendendolo però da qualcosa "al di là" del tempo stesso. Così ogni attimo non é solo ciò che precede e segue un altro attimo, ma possiede un valore "estrinseco" nel rimando al trascendente.

    Ora, per Nietzsche, come per Hegel e, per certi versi, Heidegger, l'unica trascendenza possibile é una trascendenza "orizzontale". Tale tipo di trascendenza é necessariamente "autoreferenziale", nel senso che non può attingere altro che da sè il proprio senso. Lo Spirito in senso hegeliano si muove in questa direzione, seppur andando incontro ad un sostanziale fallimento (affermazione da prendere con le pinze) nel momento in cui ci si trovi a dover giustificare il divenire dell'immanenza. Tale trascendenza orizzontale (altresì definibile come "volontà di potenza"), é possibile soltanto se la temporalità:
    1)é omnicomprensiva
    2)é eterna

    Omnicomprensiva nel senso che esaurisce ogni possibilità ("...dell'identico"), eterna nel senso che é essa stessa il suo tempo, essendo priva lei stessa di tempo. Una concezione lineare del tempo, comunque la si voglia pensare, é un orizzonte aperto di infinite possibilità, proprio perché ogni attimo si gioca nella trascendenza. E', se vogliamo, un tempo privo di "necessità". Solo un tempo ciclico soddisfa i requisiti della trascendenza orizzontale, e la rende possibile.
    Solo un tempo ciclico può permettere qualcosa come la morte di Dio (metafisicamente, l'ente al di sopra del tempo). Tale morte di Dio non é altro che la fine del tempo escatologico. Ecco perché l'oltre-uomo può nascere solo con l'accettazione del eterno ritorno.

    Concetti come finalità, causalità, tipici di una concezione escatologica del tempo, vengono privati del loro valore originario. Ciò che Nietzsche opera, ed é un lavoro mastodontico, di cui forse lui stesso nemmeno si rendeva conto ma che ritrova in Heidegger una possibile continuazione, é "de-metafisicizzare" il regno stesso della metafisica nonché la dimensione originale dell'uomo "animale metafisico", giustappunto la temporalità.

  6. #6
    Il Puppies L'avatar di Brother Davide
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    Predefinito Re: Nietzsche e l'Eterno Ritorno

    Purtroppo temo di doverti chiedere, Garet, di spiegarmi in termini più semplici (se possibile) il concetto di trascendenza "orizzontale". Sono costretto ad ammettere che la mia Filosofia "liceale" non mi permette di capire granchè.

    P.S.: leggerò la risposta il prima possibile, ma temo che, causa Prima Prova (Italiano) non sarà prima di domani sera.
    Grazie in anticipo

  7. #7
    L'Onesto
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    Predefinito Re: Nietzsche e l'Eterno Ritorno

    ma che "purtroppo", mica mi costa qualcosa farlo, altrimenti non lo farei .

    Comunque la filosofia (o meglio, la storia di essa) come é fatta al liceo, disincentiva lo studio di tale disciplina. Questa é una grossa pecca, forse necessaria. A mio parere, bisognerebbe dedicare molto più spazio a certi filosofi, e toglierlo ad altri...

    Anyway, con trascendenza si può intendere, in generale, un movimento di un "soggetto" verso qualcosa, che appunto, "trascende", nel senso di superare/venire prima, qualcos'altro.
    Ad esempio, "questa cosa trascende i limiti della mia conoscenza", frase abbastanza comune, significa che essa oltrepassa tali limiti.
    Storicamente, la trascendenza é stata appannaggio di un filosofari platonico/cristiano, per il quale ad esempio l'uomo e le cose "trascendono" la loro esistenza materiale e partecipano di qualcosa di più "grande" (l'amore di Dio, piuttosto che il mondo delle idee). Questa può definirsi come una trascendenza in senso verticale, poiché appunto ciò di cui le cose partecipano, esiste parallelamente ad esse, e conferisce ad esse il loro valore.
    Prova ora a pensare, ad esempio a Hegel (spero di aiutarti, ma magari ti complico solo le cose). Per lui lo Spirito é completamente presente nella storia, immanente nella realtà materiale, ed in effetti non la supera (o almeno, dovrebbe essere così). Per cui, le cose partecipano si a qualcosa che é oltre rispetto a loro stesse, ma questa cosa non é da ricercarsi in una "dimensione parallela" (dove la dimensione può essere, ad esempio, la temporalità), ma é immanente in esse. In altre parole, esse traggono da loro stesse il loro senso e il loro valore, si auto-giustificano, ma non nel loro essere astratte, ma nel loro "muovere verso" (il concetto cardine della trascendenza, come abbiamo visto), dove per Hegel questo significa la tensione verso la realizzazione dello Spirito Assoluto, mentre in Nietzsche si esplica nella Volontà di Potenza, ovvero l'incessante sete dell'uomo verso le cose del reale. L'uomo trascende sè stesso verso le cose, e questo trascendere é il movimento della volontà di potenza, che però non é diretto verso qualcosa di ultraterreno, meta-fisico, ma unicamente verso il reale. O meglio, in realtà la volontà di potenza si caratterizza dall'essere priva di un oggetto verso il quale si muove, in quanto é totalizzante e insaziabile, ma questo é un altro discorso che sarebbe impossibile colmare. In tal senso si può parlare di trascendenza orizzontale dell'uomo, che in quanto tale deve dar libero corso a questa volontà, nel passaggio all'oltre-uomo, dove l'oltre ha il duplice significato di essere oltre l'uomo verso un nuovo tipo d'uomo, ma anche di essere sempre in movimento incessante verso "la terra".

    Spero di essere stato più chiaro. Purtroppo molte cose sono imprecise, ma come dicevo poco prima, i concetti come la volontà di potenza, l'oltre-uomo, e sopratutto l'eterno ritorno, proprio nel loro non essere "concetti" nel senso classico della filosofia (metafisico), non possono, a detta stessa di Nietzsche, essere scritti, ma devono essere "danzati". Questo per dire, che se l'argomento si sposta su queste questioni, improvvisa dei passi di flamenco.

    Edit: apro e chiudo un preve OT per dire che, in effetti, il problema dell'ermeneutica nietzscheana é forse uno dei dilemmi più affascinanti della filosofia contemporanea. Per svariati motivi, tra cui l'influsso esteso non solo a discipline quali la psicologia e la sociologia, ma anche verso la letteratura. Il suo rapporto con la filosofia é molto particolare. Questo perché, difatto, l'intera sua produzione si può leggere come uno sforzo per uscire dalla filosofia, intesa come metafisica. Insomma, di criticare la filosofia dall'interno, in maniera radicale, anzi, "annichilente". Non ha caso é stato molto spesso svalutato, piuttosto che, altrettanto spesso, tenuto in grandissima considerazione (basti pensare ad Heidegger, Sartre e Derrida...).
    Di fatto, Nietzsche rappresenta il suicidio della filosofia. Che poi questo suicidio sia fallito o meno, é molto difficile da giudicare. Certo é che con Nietzsche "tramonta" il metodo analitico, e sorge, in maniera alquanto travagliata, la fenomenologia di prima generazione, ovvero di stampo heideggeriano e husserliano. In effetti, il fallimento di Nietzsche, come forse dice a ragione Heidegger, rappresenta il tramonto della filosofia fino ad allora intesa. Ora, dopo questo OT di cui non fregherà nulla a nessuno, vi auguro la buonanotte

  8. #8
    Il Puppies L'avatar di Brother Davide
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    Predefinito Re: Nietzsche e l'Eterno Ritorno

    allora se ho ben capito per trascendenza "orizzontale" si intende sempre un superamento di qualcosa, ma non più un movimento che posrti l'uomo su un piano metafisico, bensì un qualcosa che lo trattenga sempre e comunque sul piano fisico?
    Allora potremmo dire che Nietzsche ha eliminato quasi il concetto di "metafisico" dalla filosofia (anzi, da questa parte della filosofia)?

  9. #9
    L'Onesto
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    Predefinito Re: Nietzsche e l'Eterno Ritorno

    Brother Davide ha scritto gio, 22 giugno 2006 alle 18:27
    allora se ho ben capito per trascendenza "orizzontale" si intende sempre un superamento di qualcosa, ma non più un movimento che posrti l'uomo su un piano metafisico, bensì un qualcosa che lo trattenga sempre e comunque sul piano fisico?
    Allora potremmo dire che Nietzsche ha eliminato quasi il concetto di "metafisico" dalla filosofia (anzi, da questa parte della filosofia)?
    Ah, domanda da un millione di euro.
    Il punto di partenza di Nietzsche é probabilmente questo, ma la domanda che ci si dovrebbe porre é piuttosto: esiste una filosofia al di là della metafisica? Se dobbiamo guardare all'esito nietzscheano, dobbiamo registrare un sostanziale fallimento. Infatti, come fanno giustamente notare Gadamer e Fink, da due prospettive diverse, ne il Nietzsche-Filosofo ne lo Zarathustra riescono a oltrepassare la metafisica. Come ho già scritto, Heidegger riconsidera il problema della metafisica prprio a partire dalla posizione nietzscheana, a suo dire l'ultima propagine della metafisica, ma pur sempre metafisica.

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