Quote:
6 L'ERBA TERAPEUTICA
Più di ogni altra droga, la cannabis evoca nell'opinione corrente l'immagine di sostanza "voluttuaria", diametralmente opposta a quella dì strumenti "utili" quali le medicine. In realtà, la cannabis ha una serie di effetti terapeutici, alcuni dei quali hanno avuto importanti conferme sul piano scientifico.
La cannabis è stata usata per secoli nella medicina tradizionale di alcuni paesi, come l'India.
In Occidente, è stata usata fino all'inizio del secolo XX come antidolorifico, anticonvulsivo e calmante. Successivamente è caduta in disuso, rimpiazzata dai derivati sintetici dell'oppio.
La rivalutazione della marijuana come strumento terapeutico è collegato alla storia dì Robert Randall.
Nel 1972, il dr. R. Randall di Washington, gravemente malato di glaucoma (malattia dell'occhio dovuta ad aumentata pressione endo-oculare, e che può portare alla cecità) aveva constatato che i suoi disturbi scomparivano ogni volta che fumava marijuana. L'effetto curativo della cannabis sul glaucoma venne confermato dall'oculista. Deciso ad ottenere la sua "medicina" legalmente e a un costo accettabile, Randall ha intrapreso una lunga e difficile iniziativa politica; e nel 1986, dopo una serie di processi, ha obbligato il Governo USA a fornirgli legalmente 10 sigarette di marijuana al giorno (cfr. Randall 198
. A partire dal 1978, l'uso di cannabis come medicamento è stato autorizzato in USA per:
a) il trattamento del glaucoma,
b) l'inappetenza provocata dai tarmaci chemioterapici (usati dai malati di cancro),
c) l'asma bronchiale.
L'autorizzazione ha stabilito un importante dato di principio, ma non ha assicurato che la sostanza sia accessibile ai malati. L'accesso alla marijuana terapeutica è stato limitato a una serie di casi speciali, che all'inizio del 1993 non superavano le 40 unita (cfr. Grinspoon 1993, p. 15
. Nel 1988, lo stesso Randall (che aveva ne frattempo fondato la A.C.T, Alliance for Cannabis Therapeutics) ed alcune organizzazioni private USA (Drug Polìcy Foundation e N.O.R.M.L.) hanno costretto la O.E.A. (polizia antidroga) a pronunciarsi sulla libera prescrivibilità di marijuana come farmaco.
La D.E.A. ha ammesso che:
la cannabis "è una delle sostanze farmacologicamente più sicure ";
la cannabis ha effetti terapeutici efficaci, oltre che per il glaucoma e per l'inappetenza da chemioterapia, per gli attacchi di sclerosi multipla.
Il documento ha rivelato che alcuni malati di sclerosi multipla, costretti alla sedia a rotelle, hanno riacquistato la mobilità e il controllo degli arti dopo aver fumato uno spinello (cfr. DEA 198
Ciononostante, il Governo USA ha rifiutato di includere la cannabis nella categoria dei farmaci liberamente prescrivibili dai medici privati. La vertenza è tuttora in corso. La questione dell'uso medico della cannabis è diventata cruciale con la diffusione dell'AIDS, che viene curato con tarmaci chemioterapici. Nel 1992, un referendum nella città di San Francisco ha approvato con una maggioranza del 79,5% una proposta di legalizzare l'uso medico di cannabis.
Un recente libro di Grinspoon-Bakalar ha aggiornato la casistica dei possibili usi terapeutici della cannabis. Ne forniamo qui un elenco completo, con qualche nota sul livello di conoscenza sull'efficacia terapeutica. Va ricordato che per nessuno di questi casi sì è potuta fare un ricerca organica, analoga a quelle che si usa per i tarmaci industriali, a causa della illegalità della sostanza.
L'efficacia terapeutica è stata provata su base empirica, cioè sulla constatazione pratica dei risultati in una serie di casi.
a) INAPPETENZA DA FARMACI CHEMIOTERAPICI. In sostituzione di medicinali molto forti o difficili da somministrare (fleboclisi). Efficacia provata dalla pratica medica dì routine; centinaia di migliaia dì dosi di THC sintetico (Marino) sono state prescrìtte ogni anno dagli oncologi USA (cfr. Grinspoon 1993, p.26 e p.3
.
b) GLAUCOMA. In sostituzione di tarmaci molto tossici (cfr. cit.p.46). Lefficacia della cannabis è stata provata da molti anni in numerosi casi.
c) EPILESSIA. In sostituzione di (armaci anticonvulsivi, che hanno gravi effetti secondari anche sull'umore (cfr. cit.p.5
. Efficacia provata in qualche caso.
d) SCLEROSI MULTIPLA. In sostituzione di farmaci tranquillanti ad alte dosi, con rischi di letargia e dipendenza fisica. Efficacia sperimentata in molti casi (cfr.cit.,pp.67-81).
e) PARAPLEGIA E QUADRIPLEGIA . In sostituzione di oppioidi o tranquitlanti. Efficacia sperimentata in molti casi (cfr. cit.,pp.92-106).
f) DOLORI CRONICI. In sostituzione di derivati dell'oppio. Efficacia sperimentata in qualche caso (cfr. cit., pp. 92-106).
g) EMICRANIA. Efficacia ancora non chiara (cfr.cit., p.109).
h) DEPRESSIONI E DISTURBI DELL'UMORE. In sostituzione di antidepressivi tri-ciclici, anti-MAO, fluoxetine (Prozac), carbonato di litio, che possono dare anche gravi effetti collaterali.
La cannabis era stata proposta per le depressioni fin dal 1845 da J.J. Moreau de Tours. Attualmente, non esistono ricerche sistematiche sull'argomento. Grinspoon (che è docente in psichiatria) ha citato diversi casi di pazienti che si sono giovati dell'uso di cannabis più che dei farmaci prescritti dai medici.
Gli effetti terapeutici della cannabis possono essere ottenuti anche attraverso la Somministrazione di THC sintetico per via orale. In gran parte dei casi, la cannabis fumata ha avuto risultati migliori di quelli dei THC Sintetico (cfr.cit., p.39).
Un dato importante, che scaturisce dalla casistica di Grinspoon, è quello relativo ai farmaci che possono essere vantaggiosamente sostituiti dalla cannabis: si tratta infatti di prodotti molto tossici, con gravi effetti secondari, e spesso anche un notevole rischio di dipendenza. La ricerca sugli usi medici della cannabis è stata di fatto impedita dall'ideologia "antidroga" recepita dalle istituzioni scientifiche.
Paradossalmente, ciò ha impedito una alternativa al trattamento con altre "droghe" che, rispetto alla cannabis, determinano un maggiore livello di rischi sanitari.
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7. LA QUESTIONE DELLA DROGA DI PASSAGGIO
Uno dei motivi principali che viene portato per mantenere la proibizione legale della cannabis è la teoria della "droga di passaggio", secondo cui chi usa cannabis, sarebbe indotto, attraverso un meccanismo in qualche modo automatico, al successivo uso di eroina.
Qual'è la reale fondatezza di questa teoria?
L'argomento apparentemente decisivo della teoria della "droga di passaggio" è la constatazione che gran parte dei consumatori di eroina ha fatto in precedenza uso di cannabis.
Va subito chiarito che, in linea dì principio, la consequenzialità temporale fra due fenomeni non dimostra un rapporto di causa-effetto. Se l'evento A precede l'evento B non è dimostrato cheA è la causa di B.
Sta di fatto che la maggior parte dei consumatori di eroina ha usato in precedenza cannabis. Ma è ampiamente dimostrata, fra questi soggetti, una analoga incidenza di precedente usci di alcool e tabacco (cfr. Mattonai Commission 1972, p.109; Canad. Commission 1973, pp.457 e 736). Questa associazione statistica è riportata fra l'altro anche dai sostenitori della teoria del "passaggio"(cfr. O'Donnel - Clayton 1982. p. 230: O'Doneli 1985, p.149; Jaffe 1987, p.597).
Dal punto di vista della associazione statistica, quindi, non esiste alcuna differenza fra alcool, tabacco e cannabis rispetto al passaggio all'eroina. Alla luce di questo dato, il ruolo della cannabis come droga di "passaggio" all'eroina risulta scarsamente significativo. In realtà, è ragionevole supporre che le persone destinate a ricercare gli effetti dell'eroina siano caratterizzate da una tendenza a far uso di sostanze psicoattive e alla sperimentazione di stati di coscienza alterali: questo tipo di persone si rivolgeranno in prima istanza alle sostanze psicoattive legali (alcool, tabacco), e alla sostanza illegale più diffusa e meno pericolosa (cannabis); successivamente, constatando che esse non corrispondono alle loro esigenze, saranno spinti all'uso di eroina. Fin qui si è trattato dell'incidenza di precedente uso di cannabis fra i consumatori di eroina.
Sul piano del rapporto di causalità, una elaborazione Statistica più corrretta (anche se non ha un valore dì prova) è quella che parte dai consumatori di cannabis, valutando in che proporzione essi passino successivamente all'uso di eroina. Se la teorìa della droga di passaggio fosse valida, ad ogni aumento della diffusione della cannabis dovrebbe corrispondere un aumento della diffusione dell'eroina.
Un'analisi della correlazione statistica fra uso di cannabis e uso di eroina può essere elaborata sui dati epidemiologia sul consumo di droghe illegali in USA, tenendo presente che l'uso dì eroina succede all'uso di cannabis dopo un certo intervallo di tempo. Il periodo di latenza fra i due fenomeni è stato stimato mediamente di due anni (cfr. Kaplan: "Marihuana", New York 1970, p. 261). Faremo quindi un confronto di dati relativi a periodi in cui l'uso di cannabis precede quello dì eroina dì due-tre anni.
PERIODO 1972-78
Consumatori abituali di marijuana: 8 milioni nel 1972, 15 milioni nel 1976 (fonte: N.I.D.A.) = AUMENTO DEL'87% Tossicodipendenti da eroina: 570.000 nel 1975, 380.000 nel 1978 (fonte: F.B.N. e D.E.A.) = RIDUZIONE DEL 33% PERIODO 1979-87
Per questo periodo, la diffusione dell'eroina viene dedotta dai dati sulla mortalità, che costituiscono un indice attendibile del fenomeno. Consumatori abituali di marijuana: 22,6 milioni nel 1979, 18,2 milioni nel 1985 = RIDUZIONE DEL 19,4%.
Mortalità da eroina: 659 casi nel 1981, 1572 nel 1987 (fonte: N.I.D.A.) = AUMENTO DEL 93%.
Come si vede, quando la diffusione della marijuana è aumentata, quella dell'eroina si è ridotta, e viceversa.
Altrettanto significativi sono i dati rilevati da una ricerca dell'Università del Michigan sull'uso dì droghe da parte degli studenti USA (di 17-18 anni) negli anni fra il 1975 e il 1989. I risultati sì riferiscono alla prevalenza dì uso "corrente" (almeno una volta nell'ultimo mese) e sono riportati in tabella 1.
TAB. 1 - PREVALENZA di US0 CORRENTE di CANNABIS e di EROINA
Anno CANNABIS EROINA1975 27,1% 0,4%1976 32,2% 0,2%1977 35,4% 0,3%1978 37,1% 0,3%1979 36,5% 0,2%1980 33,7% 0,2%1981 31,6% 0,2%1982 28,5% 0,2%1983 27,0% 0.2%1984 25.2% 0,3%1985 25,7% 0,3%1986 23,4% 0,2%1987 21,0% 0,2%1988 18,0% 0,2%1989 16,7% 0,3%(FONTE: UNIV. OF M1CHIGAM, 1990)
Come si vede, i due fenomeni a) uso di cannabis e b) uso di eroina hanno un trend da cui non si può inferire alcuna correlazione. La prevalenza di uso di cannabis aumenta del 3.7% fra il 1975 e il 1978, diminuisce poi del 55% dal 1978 al 1989; nel frattempo, la prevalenza di uso di eroina rimane sostanzialmente stabile, con piccole esaltazioni fra lo O,2 e lo 0,3.
Alcuni dati interessanti sono emersi anche sul legame tra uso di cannabis e uso di cocaina. Una ricerca su 317 consumatori di crack in USA ha dimostrato che il 32% non aveva mai usato cannabis in precedenza (cfr. Khalsa 1992,p.270). Una ricerca su 100 consumatori di cocaina a Torino ha rilevato che appena il 53% aveva usato cannabis prima della cocaina (cfr. Merlo 1992,p.40).
Ciò dimostra che il rapporto di causa/effetto fra i due fenomeni non è legato alle proprietà intrinseche delle rispettive sostanze, ma a una serie dì variabili collegate al contesto psicologico e sociale.
Una delle variabili più importanti sotto questo profilo è certamente l'illegalità che accomuna l'uso e il mercato della cannabis con quello dell'eroina. Per questa ragione, già nel 1972 uno dei componenti della Commissione Governativa Canadese, Marie Andree Bertrand, aveva proposto la legalizzazione della cannabis (cfr. Canad.Comm. 1972). La legalizzazione dì fatto della cannaabis del governo olandese (adottata nel 1976) è stata appunto motivata dalla esigenza di separare il mercato nero della cannabis da quello dell'eroina: in effetti, nell'ultimo decennio il numero dei consumatori di eroina in Olanda è aumentato in una proporzione inferiore a quella degli altri paesi europei, e il numero dei morti per eroina è andato diminuendo.
La teoria della droga di passaggio, basata sulla correlazione statistica, è stata sostenuta da ricercatori USA; significativamente, essi sono arrivati alle seguenti conclusioni:
"L'uso regolare di marijuana (...) rende più probabile il contatto con spacciatori e con la subcultura della droga. Tale contatto porta in certi casi alla frequentazione di consumatori di altre droghe, che, a sua volta, aumenta la probabilità di usare questa altre droghe" (O'Donnel 1985,p.149).
"Una politica che miri a ridurre l'uso di eroina dovrebbe (...) almeno considerare una disponibilità legale di marijuana, per rompere il collegamento fra le due droghe" (O'Donnel - Clayton 1982, p.239). In altri termini, i sostenitori della teoria del passaggio ammettono che la causa del passaggio sta nel mercato illegale, e propongono come rimedio la legalizzazione della marijuana.
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8 LA RIDUZIONE DEL DANNO
I danni dell'uso di cannabis sono limitati rispetto a quelli di altre droghe, ma in qualche caso possono avere gravi conseguenze. Il luogo comune, diffuso fra i consumatori, della "innocuità" della cannabis è stato paradossalmente confermato dalle informazioni terroristiche e scorrette della cultura "proibizionista". Ne e risultata una tendenza a sottovalutare sia i danni potenziali della sostanza, sia soprattutto le misure pratiche per ridurne il rischio.
8.1 PREMESSE
La filosofia della "riduzione del danno" si è affermata nelle istituzioni sanitarie e nell'opinione pubblica alla fine degli anni 80, inizialmente in Olanda e in Gran Bretagna, poi in tutta Europa. Il principio cardine di questa filosofia sta nell'impostare la questione della droga non più in termini di alternativa secca fra uso e astinenza, ma in termini 'relativi", cioè nella formulazione di una scala di priorità, secondo cui l'obiettivo dell'astinenza va subordinato a quello della riduzione dei danni (sanìtari e/o sociali) ai consumatori. In termini concreti, la politica della riduzione del danno si propone innanzitutto di modificare i comportamenti dei consumatori di droghe in modo da evitare i rischi maggiori.
Rimandiamo ad altre fonti per un approfondimento del soggetto (cfr. Manconi et al 1991 ). La riduzione del danno è stata proposta e praticata soprattutto per le droghe più tossiche (eroina e cocaina). Se ne è trattato poco rispetto alla cannabis, in cui il livello di rischio sanitario è piuttosto basso, e i problemi sociali dei consumatori non hanno la drammatica urgenza di quelli relativi alte altre sostanze.
Come si è visto, il punto qualificante del concetto di riduzione del danno sta nel rifiuto di una impostazione "assolutista" del problema l'alternativa è: "drogarsi o no", il resto non conta, e nell'assumere una logica "relativista", per cui ogni opzione va valutata in termini di Waiwo fra rischi e benefici.
Partendo da questo concetto, occorre innanzitutto fare una premessa di ordine generale: cioè che la valutazione dei danni della cannabis va inquadrata in un contesto più vasto, in cui l'uso di cannabis viene considerato parte di una dinamica psicologica o socio-culturale più complessa. Pur senza entrare nel merito delle motivazioni che spingono la gente a fare uso di agenti psico-attivi (illegali e legali), va riconosciuto che queste motivazioni sono condivise da un vasta porzione dell'umanità: di conseguenza, l'alternativa "assolutista" che impone l'astinenza al consumatore della droga X non è in realtà una alternativa tra usare la droga (illegale) X e non usarla, ma fra usare la droga X e usare la droga (illegale) Y o la droga (legale) Z.
Ovviamente, se e quando l'alternativa è in questi termini, i "danni" della sostanza X (la cannabis nel nostro caso) vanno valutati in confrontaci danni delle possibili sostanze alternative, e inducono a considerare con attenzione l'entità del rischio di una sostituzione.
Abbiamo visto che la cannabis viene usata in circostanze analoghe a quelle dell'alcool, e può quindi essere considerata in una certa misura "alternativa" all'alcool. Partendo da questa considerazione, nel 1975 le autorità sanitarie e giudiziarie dello stato dell'Alaska hanno legalizzato di fatto e di diritto il possesso e la produzione di cannabis. In questa ottica, a nostro parere, vanno considerati, i rischi sanitari dell'uso di cannabis descritti al capitolo 5.
Queste considerazioni hanno peraltro un carattere generale, e valgono soprattutto per l'elaborazione dì una politica sulla cannabis. Sul piano concreto, è utile individuare i rischi dell'uso di cannabis e le .modalità per annullarli o per diminuirli: essi verranno analizzati separatamente, a seconda che si riferiscano alla tossicità acuta o a quella cronica.
8.2 TOSSICITÀ ACUTA
8.2.1 Fattori di rischio
I fattori di rischio della tossicità acuta sono essenzialmente:
a) dosaggio, b) set, c) setting.
DOSAGGIO - II dosaggio può essere controllato quando la cannabis viene fumata, avendo l'accortezza di attendere che gli effetti si manifestino in pieno (il che non avviene subito, ma a distanza di circa mezz'ora); più difficile il controllo sulla cannabis ingerita. In ogni caso, il controllo del dosaggio coincide con la capacità di fermarsi al momento giusto - un discorso analogo a quello che nella nostra cultura viene fatto per l'uso degli alcoolici.
Un dosaggio eccessivo può scaturire anche da una sopravvalutazione degli effetti della sostanza. È il caso ad esempio in cui il consumatore aumenta il dosaggio perché ritiene di poter ottenere dalla sostanza un effetto che non è realizzabile, ad esempio il mutamento di una situazione (interna o esterna) che è oggettivamente immodificabile. O il caso in cui si pretende dalla cannabis un effetto stimolante "puro" (che non rientra nelle sue proprietà farmacologiche) e, aumentando il dosaggio, si ottengono invece effetti depressivi.
SET - I disturbi psichici sono ovviamente più probabili in personalità non mature (quindi in soggetti adolescenti); in linea generale, possiamo affermare che l'uso di cannabis in soggetti molto giovani sia inopportuno e in certa misura anche inutile - dato che gli effetti farmacologici della sostanza tendono a creare un assetto mentale molto vicino a quello delle età giovanili.
Disturbi psichici sono possibili anche in personalità rigidamente strutturate, in cui l'azione farmacologica della cannabis sull'attività mentale è inconsciamente rifiutata: il rifiuto può manifestarsi nel fatto che gli effetti non si realizzano (o non vengono riconosciuti) o in reazioni di ansia e paranoia. Altro fattore importante è la familiarità con la sostanza. In effetti, gran parte delle reazioni negative psichiche si sono realizzate in consumatori inesperti. La preesistenza di una psicosi (anche latente) può essere un elemento di rischio per l'insorgenza di una psicosi.
SETTING - Abbiamo già visto che gli effetti della cannabis sono fortemente condizionati dall'ambiente, e che la labilità emotiva determinata dalla sostanza può" accentuare il disagio di un setting negativo. I consumatori esperti scelgono l'ambiente e soprattutto la compagnia di persone con cui vi è il massimo di sintonia. Una sintonia che non è automaticamente acquisita dal fatto dì essere in compagnia dì altri consumatori.
8.2.2 Rischi comportamentali
I rischi maggiori della intossicazione acuta sono quelli comportamentali. Per prevenirli, è indispensabile considerare e limitare le circostanze di uso, evitando quelle in cui è necessaria una completa lucidità, prontezza di riflessi e integrità delle percezioni, come la guida di veicoli.
A questo proposito va ricordato che i rischi comportamentali sono aumentati dall'uso congiunto dì cannabis e alcool. In particolare, l'effetto anti-emetico della cannabis può essere un elemento di ulteriore rischio in presenza di intossicazione alcolica grave, in quanto potrebbe impedire una reazione di vomito.
8.3 TOSSICITA' CRONICA
I maggiori rischi di tossicità cronica sono legati al fumo; e riguardano l'apparato cardio-circolatorio e quello respiratorio. Tali rischi potrebbero essere evitati usando la sostanza per via orale, che però determina grossi problemi di controllo dei dosaggi.
I danni cardio-circolatori riguardano esclusivamente soggetti ipertesi, affetti da patologia cerebro-vascolare o da arteriosclerosi coronarica.
Per una prevenzione dei rischi del fumo, occorre tener presenti le seguenti considerazioni:
a) Per chi fuma sigarette di tabacco, il rischio legato al fumo dispinelli può concretarsi (per quantitativi rilevanti, ad es. mediamente più di uno spinello al giorno) in un aumento di rischio significativo.
b) II rischio, essendo proporzionale alla quantità di sostanza fumata, per un determinato quantitativo di cannabis mista a tabacco è superiore a quello dello stesso quantitativo dì cannabis da sola.
c) A parità di effetto, il rischio è superiore per i prodotti a bassa concentrazione di T.H.C, (cfr. Grinspoon 1993).
d) È probabile che l'effetto irritante del fumo sia diminuito da alcuni artifici tradizionalmente adottati da culture in cui l'uso dì cannabisè abitudine diffusa, in particolare la pipa ad acqua (usata nei paesi arabi) e l'applicazione di un filtro dì tessuto umido (applicato al "chilum", usato in Pakistan e Afganistan), che riducono la temperatura del fumo (cr, N.A.S. 1982,p. 62). Studi sul tabacco hanno infatti provato che la riduzione della temperatura del fumo diminuisce i suoi effetti irritanti sui tessuti polmonari.
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9 LA QUESTIONE POLITICA
Quale politica per la cannabis? Per affrontare l'argomento, occorre dare uno sguardo alla storia antica della sostanza, e analizzare con cura le vicende che hanno portato alla sua proibizione. Ma la questione cannabis è oggi più che mai controversa: riforme anche radicali sono state proposte da numerose autorità scientifiche e politiche, e in qualche caso concretamente realizzate.
9.1 I PRIMI TREMILA ANNI
II luogo di origine della cannabis è probabilmente l'Asia Centrale. L'uso della pianta dì canapa per la fabbricazione dei tessuti è dimostrato in Cina 5000-6000 anni fa; l'uso come medicinale (e quindi come "droga") è documentato da uno scritto dell'Imperatore Shen-Nung datato attorno al 2700 a.C. Secondo altre fonti, risale invece alla preistoria.
L'uso della cannabis è passato poi all'Asia Occidentale, e all'India, attraverso le tribù dei nomadi. L'uso sacro di cannabis è descritto da Erodoto in Assiria, Babilonia e Palestina.
Nei primi secoli dopo Cristo i mercanti arabi hanno diffuso la cannabis in Africa settentrionale.
Nelle Americhe la cannabis sarebbe stata introdotta dagli schiavi africani; secondo alcuni l'uso di cannabis già conosciuto dagli Indiani aborigeni.
L'uso di cannabis sì è diffuso in Europa attraverso i soldati di Napoleone, reduci dalla spedizione in Egitto del 1798. Fino ai primi decenni del secolo XX, la sostanza è stata impiegata dalla medicina occidentale.
La cannabis come droga voluttuaria si è diffusa nell'ultimo secolo in tutto il mondo. Secondo l'O.M.S., i consumatori erano circa 300 milioni nel 1980.
9.2 LA PROIBIZIONE
9.2.1 Le origini
La cannabis è stata proibita a livello di singoli stati tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo: in Egitto nel 1879, in Grecia nel 1890, in Jaiamaica nel 1913, in Canada nel 1923, nel Sud Africa nel 1928 (cfr. Arnao 1982, p. 124). I motivi sono diversi: perché ritenuta causa di pazzia (Egitto, Grecia, Giamaica), o di tossicodipendenza (Sud Africa): riguardo al Canada, la Comm, Governativa del 1972 afferma che la proibizione venne instaurata "senza alcuna evidente ragione scientifica" (Canad. Comm. 1972, p.230). Non è chiaro se la proibizione fosse effettivamente osservata. La proibizione della cannabis a livello mondiale, attraverso gli organismi internazionali, è stata promossa soprattutto dagli USA.
Vale quindi la pena raccontarne la storia.
9.2.2 USA 1937: la storia di Harry Anslinger
Secondo diversi studiosi, la vicenda che ha determinato la proibizione legale della cannabis in USA è il tipico esempio di una legge che viene direttamente promossa dalle istituzioni destinate ad applicarla, con il risultato (intenzionale o no) di accrescere la loro sfera di influenza (cfr. Young 1971, p. 103; Dickson 1968, pp. 143-156: Becker 1966. p. 13
.
La vicenda va collegata a quella del proibizionismo sugli alcolici, che era stato in vigore in LISA fra il 1919 e il 1933. Quando la legge sugli alcolici viene abolita, ne deriva una brusca calata delle operazioni del F.B.N. (Federai Bureau of Narcotic, la polizia antidroga dell'epoca), e di conseguenza una riduzione del suo budget di circa il 25% in quattro anni (cfr. Young 1971, p.103).
È proprio negli anni immediatamente successivi alla fine del proibizionismo che inizia negli USA una grande campagna di opinione per l'inserimento della cannabis nella lista degli stupefacenti, nonostante che l'uso di cannabis non costituisca un problema ne per l'opinione pubblica, ne per le forze di polizia (cfr. Becker 1966, p. 137).
Significativamente, il protagonista assoluto della campagna è il Commissario del F.B.N., che si era dedicato alla repressione del traffico di alcoolici durante il proibizionismo: Harry Anslinger. La campagna dì Anslinger per sensibilizzare l'opinione pubblica sul "pericolo marijuana" avviene attraverso un lavoro intenso e capillare sui mass media, che egli stesso così descrive: "lo ho scritto articoli perle riviste; i nostri agenti hanno dato centinaiadi conferenze a genitori, educatori, operatori sociali e politici. Nelle reti radiofoniche io ho descritto l'elenco crescente dei crimini, fra cui assassini e stupri. [...].
Credo che abbiamo fatto un buon lavoro, perché la gente è stata spaventata, e sono passate le leggi che la proteggevano" (cit. da Shofield1971,p.46).
In un articolo pubblicato sull'American Magazine" (luglio 1937), Ansliger descrive il caso di un giovane, normalmente tranquillo, che dopo aver fumato marijuana ammazza a colpi di scure padre, madre, due fratelli e una sorella. Una sintesi dei contenuti della campagna di Anslinger è espressa da questa sua dichiarazione sugli effetti della marijuana: "La droga è omogenea alla sua antica tradizione di assassinio, rapine, stupri, demoralizzazione psichica e collasso mentale (...). Gli schedati della polizia provano che il suo uso è associato con pazzia e crimine. Di conseguenza, dal punto di vista dell'attività di polizia, è una droga più pericolosa di eroina o cocaina" (cit. da Whita.ker 1987,p.219).
Il problema della marijuana viene affrontato dal Congresso USA. La documentazione tecnica del dibattito viene fornita in gran parte dal F.B.N. e dallo stesso Ansinger (cfr. Becker 1966, p. 143). La legge che proibisce ì'uso e il traffico di cannabis (Marihuana Act) viene approvata il 1 ottobre 1937.
Le attività del F.B.N. riprendono ad espandersi. I dati sulle operazioni antidroga, che tendevano a declinare, risalgono: già nel 1938, un arresto su quattro per droga è collegato al Marihuana Act (cfr. Young 1971 ,p.103). Sulla fondatezza delle argomentazioni di Anslinger, vale la pena di riportare il parere della Commissione Nazionale USA del 1972, che ha affermato che la proibizione della cannabis è stata decretata "senza che nessuna ricerca seria e completa fosse stata eseguita sugli effetti della marijuana: la sostanza veniva accusata di essere stupefacente, di causare dipendenza fisica, di provocare crimini violenti e pazzia" (National Com-mission1972,p. 16).
9.2.3 La cannabis all'O.N.U.
L'influsso determinante degli USA sulla politica della droga da parte dell'O.N.U. è stato ampiamente documentato. Esso è ulteriormente dimostrato dal fatto che Harry Anslinger viene nominato rappresentante degli USA alla Convenzione Unica (C.U.) dell'O.N.U. Anslinger rimane poi nella Commissione O.N.U. per le droghe stupefacenti fino al 1970. Le risoluzioni per mettere la cannabis nella lista degli stupefacenti hanno motivazioni analoghe a quelle del Marihuana Tax Act. Già nel 1955 la Commissione O.N.U. decide di inserire la cannabis nella lista delle sostanze proibite sulla scorta di un rapporto dì P.O.Wolff dell'O.M.S. secondo cui la cannabis ha effetti criminogeni: un documento che la Commissione Canadese ha giudicato "scientificamente poco documentato sulla connessione fra cannabis e criminalità" (Canad. Commission 1972,p.10
.
Nel 1961, nel corso della Conferenza che ha portato alla ratifica della Convenzione Unica, gli effetti criminogeni della cannabis vengono denunciati dal rappresentante dell'Interpol - che evidentemente non ha alcuna qualifica per esprimere un parere che dovrebbe essere scientifico (cfr. A.C.D.D. 1968, Appendìx 2, par.20) e da quelli di Ghana. Brasile, Venezuela (cfr.cit.,par.22). L'allineamento alle tesi americane trova alcune notevoli eccezioni. Il rappresentante olandese fa notare come il problema cannabis non possa considerarsi peggiore di quello dell'alcool (cfr.cit., par. 20); quello indiano, che del problema ha una vasta esperienza (la cannabis è usata tradizionalmente in India come intossicante voluttuario e come medicina) smentisce che la sostanza determini problemi sociali; quelli di. Francia e Gran Bretagna, dove la cannabis è quasi ignota, sostengono che l'eventuale proibizione dovesse essere decisa dai governi nazionali (cfr.cit., par. 22).
Ciononostante, la Convenzione Unica viene poi sottoscritta da quasi tutti i paesi. La Convenzione classifica la cannabis nella Taccila IV. che è sottoposta al massimo livello di controllo (infatti comprende anche l'eroina) con questa motivazione:
"particolarmente adatta a determinare abuso ed effetti nocivi... questa caratteristica non è compensata da alcun sostanziate vantaggio terapeutico".
Vale la pena di analizzare in dettaglio questa formulazione
Il termine abuso non ha un significato chiaro; esso non viene definito dal "Glossario" della C.U., ed è stato successivamente criticato dalla stessa O.M.S. perchè "piuttosto impreciso" e privo di oggettività in quanto indicativo di un comportamento "giudicato da alcune persone o gruppi come sbagliato (illegale o immorale)" (Kramer-Cameron 1975, p. 16).
Quanto agli effetti nocivi, nel dibattito generale della C.U. essi erano stati qualificati soprattutto in termini di comportamenti criminali e malattie mentali. Tali effetti erano dedotti da una documentazione scientificamente inadeguata, e sono sfati esclusi da tutte le ricerche dei decenni successivi.
Resta il discorso sull'uso terapeutico. Negli anni 50, l'uso della cannabis come farmaco è ancora abbastanza o diffuso nella medicina tradizionale di alcuni paesi orientali (come l'India); nei paesi occidentali, dove l'uso era comunque limitato, tende ad essere sostituito dai tarmaci sintetici.
In effetti, i lavori della C.U. cercano soprattutto di dimostrare che l'uso terapeutico di cannabis è inopportuno.
Secondo I' Advisory Council on Drug Dependence del Governo britannico, "la presenza della cannabis nella Tab.lV si spiega più con la diffusione del suo abuso e la sua obsolescenza nella pratica medica che con i suoi effettivi pericoli" (A.C.D.D. 1968 ,par.24). Dato che il concetto dì "abuso" è, come si è visto, piuttosto vago, ne risulta che l'impossibilità di un "uso terapeutico" è l'unica ragione oggettivamente sostenibile per cui la cannabis viene messa al bando.
Sta di fatto che, nel 1961, la cannabis non viene usata come farmaco, ma come intossicante voluttuario da centinaia di milioni di persone. Non è quindi chiaro il motivo per cui la cannabis debba essere giudicata secondo il parametro dell' "uso terapeutico" e non di quello di intossicante voluttuario. Il parametro di "uso non medico", applicato surrettiziamente ad alcune sostanze piuttosto che ad altre, è il trucco semantico che consente alla C.U. di selezionare arbitrariamente la categoria delle cosiddette "droghe".
Se tale parametro fosse usato per l'alcool, la C.U. non potrebbe ignorare che:
a) fin dal 1954 l'alcool era stato classificato dall'O.M.S. come una sostanza che provoca una condizione dì dipendenza (cfr. Bruun 1975,p.176);
b) è notoriamente in grado di "provocare effetti nocivi", in particolare rispetto ai comportamenti aggressivi;
c) non ha alcun uso medico. II confronto fra alcool e cannabis diventerà in seguito ancora più imbarazzante, alla luce delle definizioni delle dipendenze specifiche coniate; dall'O.M.S. nel 1965, laddove la dipendenza da alcool verrà qualificata come una vera e propria "dipendenza fisica", come tale assai più grave di quella da cannabis.
Ma la C.U. di alcool non parta neppure. Al contrario, vengono comunicate esplicite istruzioni da parte dei vertici dell'O.N.U. che l'alcool deve considerarsi "al di fuori dei termini di riferimento della Conferenza" (Official records, II, 1961:94 cit. da Bruun 1975,p.253). Va ricordato inoltre che le argomentazioni della C.U. circa l'obsolescenza dell'uso medico della cannabis sono state clamorosamente smentite negli ultimi anni dal riconoscimento ufficiale dell'efficacia terapeutica della cannabis (vedi cap.6).
Per concludere, l'analisi storica della C.U. del 1961 dimostra che i motivi addotti a suo tempo per proibire la cannabis sono tutti scientificamente insostenibili, e non sono sostenuti neppure da chi oggi insiste a proibirla. L'atteggiamento dell'O.N.U. non ha subito alcun mutamento fino ai giorni nostri. Al contrario, documenti anche recenti hanno ribadito il princìpio della assoluta equivalenza della cannabis alle altre droghe, arrivando al punto di vietare l'uso dell'espressione "droghe leggere" (cfr UN 1987 p.49).
9.3 PROPOSTE DI RIFORMA
Proposte di riforma delle leggi proibizioniste sulla canapa sono state formulate in molteplici occasioni da istituzioni mediche, scientifiche e politiche. Riporteremo qui soltanto le proposte di organismi statali o governativi.
Nel 1968 il Comitato Consultivo del Governo Britannico (Comitato Wootton) raccomanda di legalizzare la cannabis per usi medici o sperimentali, e di ridurre le sanzioni per uso e piccolo spaccio (fino a 4 mesidi prigione e/o multa fino a 100 sterline) (cfr. A.C,D;D., Recommenda-tions).
Nel 1972 la Commissione Nazionale USA (nominata dal Presidente Nixon) propone la depenalizzazione completa della detenzione, uso e distribuzione di marijuana in privato; multa di 100 dollari per detenzione in pubblico di più di un oncia, per distribuzione in pubblico di piccole quantità, e per uso in pubblico (cfr. National Comrhission 1972,pp.192-195).
Nel 1972, la Commissione del Governo Olandese propone la cancellazione della cannabis dalla lista degli stupefacenti (cfr. Baan - Van Galen1972).
Nel 1972, la Commissione del Governo Canadese propone di depenalizzare il possesso e la coltivazione di cannabis per uso personale (cfr. Ca-nad. Comm. 1972, p.302).
Da queste proposte si dissociano due dei sei membri della Commissione: secondo I.L. Campbell, l'uso personale va punito con una multa fino a 100 dollari (cfr.cit. pp. 310-316); M.A. Bertrand propone invece una legalizzazione completa del traffico e dell'uso (cfr. cit.,pp. 303-310).
Nel 1977, il Comitato Parlamentare Australiano propone di decriminalizzare coltivazione e possesso per uso personale, sottoponendoli ad una multa fino a 150 dollari (cit. da The Journal, aprile 197
. , Nel 1989, al culmine del furore repressivo della "guerra alla droga" di Bush, il Comitato Consultivo di Ricerca dello Stato della California propone la legalizzazione della coltivazione e del possesso (fino ad un'oncia) di-marijuana per uso personale (cfr. Research Advisory Pa-nel1989,p.233).
9.4 ESPERIENZE DI RIFORMA
Le riforme alla politica della cannabis si sono concretate in tre livelli:
a) decriminalizzazione: il comportamento (uso, produzione o vendita) è equiparato ad infrazione minore, punibile con la multa;
b) depenalizzazione: il comportamento è forma/mente un reato, ma di fatto non è punito;
c) legalizzazione: il comportamento è legalizzato dì fatto e di diritto.
9.4.1 Decriminalizzazione in USA: 1973-1980
La cannabis è stata decriminalizzata fra il 1973 e il 1978 in dieci stati USA: Oregon (1973), Colorado, Ohio (1975), Califomia, Maine. Minnesota (1976), Mississippi, N. Carolina, New York (1977). Nebraska (197
.
In questi stati, il possesso per uso personale di marijuana fino a un'oncia (28,5 grammi) è un reato minore, punito con una multa fino a 100 dollari. In pratica, le multe venivano applicate molto di rado. Se poi si considera cne la coltivazione di marijuana veniva tacitamente tollerata, si può dire che per un certo periodo l'uso di marijuana è stato sostanzialmente legalizzato.
La situazione è poi radicalmente cambiata con la presidenza Reagan: a partire dai primi anni 80. Le coltivazioni sono state progressivamente eliminate, e la decriminalizzazione dell'uso è stata di fatto annullata da una serie di provvedimenti extra-gìudiziarì adottati dal governo USA contro i consumatori di tutte le droghe.
Sono peraltro interessanti le conseguenze che la decriminalizzazione ha avuto sul consumo della sostanza, nell'Oregon si è registrata, fra il 1974 e il 1976, questa evoluzione:
- aumento dei consumatori occasionali (almeno una volta nella vita) dal 19 al 24%;
- aumento dei consumatori correnti (quelli che hanno usato la sostanza almeno una volta nell'ultimo mese) dal 9 al 12%.
L'evoluzione del livello di consumo fra i consumatori definiti "correnti" era la seguente:
- uso aumentato nel 9% dei soggetti;
- uso inalterato nel 50%;
- uso diminuito nel 39% (cfr. Drug Abuse Council 1977. p.92).
Vi è quindi un aumento (seppure contenuto) del numero dei consumatori, ma una riduzione complessiva del livello dì uso.
In California, si è registrato un aumento dei consumatori: dal 9 al 14% della popolazione adulta; ma si è avuta una diminuzione complessiva dei livelli di uso:
- uso frequente (circa una volta al giorno o più): -7%
- uso medio (da una a qualche volta la settimana):+2%
- auso sporadico (meno di una volta alta settimana): +6%
Disaggregando i dati per età, risulta che l'aumento più marcato riguarda la fascia dei 30-39enni (cfr. Arnao 1982, p.161).
La decriminalizzazione in California ha determinato anche un risparmio di circa 100 milioni di dollari all'anno da parte dell'amministrazione della giustizia (cfr. Aldrìch - Mikurìya 1988, p.80).
9.4.2 Legalizzazione in Alaska: 1975-1990
A differenza che negli altri Stati USA, in Alaska vi è stata una legalizzazione non soltanto "di fatto", ma anche "di diritto": nel 1975, la Corte Suprema ha sancito il diritto costituzionale dei cittadini di coltivare, possedere e usare marijuana (fino a 4 once =113 grammi) in privato per uso personale, in aperta e clamorosa contraddizione con la Convenzione dell'O.N.U. L'altra singolarità del caso dell'Alaska è che il prowedimento è stato motivato su basi sanitarie. Infatti, la Corte ha considerato che le conseguenze provocate dall'alcoolismo in Alaska ("danni .alla salute, morte, violenza su familiari, abuso di minori e criminalità") erano di gran lunga superiori ai rischi dell'uso di marijuana (cit. da Trebach 1987, p.103) - riconoscendo che l'uso di cannabis- può vantaggiosamente sostituire quello di alcool.
Non risulta che la decriminalizzazione della marijuana in Alaska, durata per quindici anni, abbia provocato effetti negativi. Nel 1982, la prevalenza di uso quotidiano di marijuana fra gli studenti dell'Alaska era del 4%, contro il 6,3% degli studenti USA (cfr.cit, p.103). Al contrario, nel periodo 1982-1988 l'uso di cocaina fra i teenagers è diminuito molto di più che nel resto degli USA (cfr. New York Times, 24 ottobre 1990).
Nel novembre 1990 la legalizzazione è stata sottoposta a un referendum, appoggiato dal governo federale USA e finanziato dall'industria petrolifera (cfr. cìt.). La proibizione della marijuana è stata ripristinata con una maggioranza del 54%.
9.4.3 Depenalizzazione in Olanda
A partire dal 1976, il governo olandese ha depenalizzato "di fatto" l'uso, il possesso e la vendita al dettaglio della cannabis; la legge prevede formalmente sanzioni per questi comportamenti, ma non viene applicata in base a motivi di priorità stabiliti dal Ministero della Giustizia. La vendita della cannabis avviene in piccoli bar, chiamati "coffee shop" i cui gestori sì impegnano a non esporre richiami pubblicìtari, a vietare l'uso di altre droghe, a limitare la vendita ai maggiorenni.
A distanza di quasi un decennio, la prevalenza di uso dì cannabis fra i giovani ha segnato questa evoluzione:
- 15-16enni: 3% nel 1976, 2% nel 1985;
- 17-18enni:10%nel1976,6% nel 1985;
Secondo un'inchiesta eseguita nel 1984 nelle scuole, la prevalenza degli studenti che usa cannabis quotidianamente è dell'1 per 1000 (cfr. Engelsman 1987, p.57).
9.4.5 Decriminaiizzazione in Sud Australia
In Sud-Australia (uno Stato a governo laburista) vige dal 1987 la "cannabis expiation notice" (C.E.N.), secondo cui le "infrazioni semplici per cannabis" sono punite con una multa: i reati che rientrano nella C.E.N. sono:
- possesso di marijuana fino a 100 grammi e di hashish fino a 20 grammi;
- coltivazione fino a mille piante:
- possesso di accessori per uso e coltivazione.
Non rientra nella C.E.N. l'uso di cannabis in pubblico o in veicoli.
Altri comportamenti relativi a possesso o coltivazione di quantitativi maggiori restano reati penali. La legge è in vigore nello Stato della Sud-Australia, ed è stata confermata dal Parlamento nel marzo 1990, quando l'opposizione ha presentato emendamenti per abolire la C-E.N. La C.E.N. non ha determinato un aumento di consumatori nella popolazione scolastica (cfr. Sutton - Sarre 1992, p.579-590).