salve ragazzi,ho saputo in questo preciso momento che nel mese di settembre uscirà in vendita il cofanetto della serie televisiva della hammer composta da 15 episodi dell'orrore...c'è già il pre-ordine su multiplayer.qualcuno di voi ha visto questa serie?? mi dareste un consiglio..vale la pena acquistarlo o meno?? grazie
la serie è tipicamente eighties e come tale piuttosto gustosa da seguire (anche se alcuni cali qualitativi sono da mettere in preventivo); purtroppo la qualità video dei Dvd non è granché, considerando anche le molte scene al buio presenti
da vedere quantomeno per gustarsi appieno un piccolo capolavoro come The 13th Reunion
Stavolta però sto andando in ordine, e Witching Time come episodio iniziale è un pò deboluccio: è la storia di un musicista che, durante un temporale, si ritrova nel granaio una misteriosa donna, Lucinda, che si rivelerà essere una strega condannata al rogo nel '700 e vissuta a quel tempo in quella stessa casa. La trama è quindi piuttosto banale e va avanti tra qualche nudità femminile e rarissimi momenti di panico, risultando invece involontariamente comica nella prima mezzora, complice una recitazione discutibile soprattutto per quanto concerne la strega, interpretata stranamente male da Patricia Quinn (la Magenta di The Rocky Horror Picture Show, per intenderci, quindi non una cialtrona qualunque). Apprezzabile il corpo di Prunella Gee (la moglie fedifraga del musicista, ma anche quella che gli salverà il culetto nel rogo finale), meno la linearità di tutto lo svolgimento, che soffre di un ritmo tuttaltro che sostenuto.
The Thirteenth reunion me lo ricordavo più bello, ed è forse tradito dall'età, ma tutt'altro che disdicevole. Si colloca più nella categoria del thriller, nonostante un background horror che si fa evidente nell'oscuro, sorprendente finale. C'è Julia Foster che fa la giornalista/investigatrice e viene coinvolta in un curioso caso di un corso dimagrante basato sull'umiliazione e la manipolazione mentale. Julie conosce lì un amico, anche'egli coinvolto nella tragicomica dieta, che muore in un incidente stradale poco dopo. Il cadavere scompare misteriosamente, e la giornalista scoprirà che è proprio l'organizzazione dietro al corso ad uccidere e far sparire i corpi delle grasse vittime. Pensate al grasso, alla carne e capirete il perché di queste sparizioni...
Ben girato, farcito di dark humour tipicamente british: attori non molto conosciuti ma adatti alla parte, ritmo discreto, trama prevedibile ma con un paio di risvolti intriganti. Un valido episodio.
Gioca col classico mix tra realtà e sogno il divertente Rude Awakening, dove un agente immobiliare (Norman Shenley), voglioso di divorziare dalla petulante, antipatica consorte, si invaghisce di una procace ed avvenente segretaria.
Interrotto da un cliente durante le effusioni con la signorina, il nostro agente si reca presso una casa, appartenuta ad un uomo ormai defunto e lasciata alla polvere, in disuso, per curarne la vendita.
Dopo qualche problema con le chiavi, Norman finalmente accede all'appartamento, ma viene sorpreso da una strana chiamata dall'interfono: una stramba voce gli comunica che "non avrebbe dovuto uccidere sua moglie". Norman, spiazzato ed impaurito, cerca spiegazioni, ma all'improvviso il cadavere della consorte esce fuori da un montavivande. Norman si sveglia, scopre di aver appena avuto un incubo e di essere nel suo letto, a casa.
L'onirico si confonde col reale, ed un tumore al cervello come possibile causa del caos interiore di Norman rende tutto più plausibile ma anche più confuso. Sasdy, regista abile e scafato, punta tutto sull'editing, riuscendo appieno nell'effetto straniamento, che insieme ad una buona dose di weirdness fanno di questo episodio più di un mero divertissement, tra psichedelia, humour nero (once again) ed un intreccio gustoso.
Ecco, Growing Pains è brutto. Una sorta di Omen in versione breve, ma con molto meno carisma ed una regia che sfiora il comico in certi momenti.
Attori davvero poco convincenti, trama confusionaria e sciocca, tematiche trite e ritrite ed affrontate con ben altro piglio negli anni 70.
Dalla morte iniziale del bimbo, in una scena realizzata veramente male, con una recitazione troppo brutta per esser vera, si capisce in anticipo quanto l'episodio sia stato curato in maniera superficiale e scialba.
I due genitori sono poco credibili, imprigionati da espressioni istupidite, mentre il fanciullo malvagio è quanto di più noioso potesse essere concepito, e non bastano i soliti avvenimenti a base di vermi nella carne, conigli ridotti in poltiglia e cani incazzati neri (con gli stessi conigli ) a far cambiare idea.
Non c'è spazio per i buoni sentimenti e per il lieto fine in The House That Bled To Death, forse uno degli episodi migliori dell'intera collezione e, sicuramente, uno dei più horror.
Nulla di nuovo nella storia (una famigliuola felice si trasferisce in una casa dove anni addietro era accaduto un terribile omicidio, ed ovviamente iniziano a susseguirsi eventi funesti; non mancano i vicini che sotto un'apparenza benevola, nascondono certe strane morbosità...), ma la tensione è davvero ben costruita, attraverso una location di effetto ed alcune scene indubbiamente efficaci (su tutte la sequenza che dà il titolo all'episodio...) ed ispirate; si arriva al culmine con un twist finale riuscito e godibile, a conclusione di un episodio solido e spaventoso quanto basta.
Tempo di voodoo con Charlie Boy, altro episodio che non disdegna il sangue e che, a dispetto di una trama infantile, si rivela alquanto efficace, seppur privo di reali colpi di scena o momenti particolarmente stuzzicanti.
In questo caso è Graham Elder ad ereditare dallo zio un sacco di cianfrusaglie, tra le quali un pupazzetto voodoo in legno che, ovviamente, seminerà morte e distruzione. Solo che Graham e la compagna se ne accorgeranno veramente troppo tardi, di aver a che fare con una autentica macchina del male.
Divertente, macabro quanto basta, in pieno stile Hammer.
Children of the Full Moon, come suggerisce il titolo, è il tentativo della Hammer di cimentarsi con la licantropia. Tentativo ahimé fallito, dal momento che l'episodio suscita innumerevoli sbadigli, complice una trama confusionaria e faticosa, resa ancor più viscosa da una regia improbabile e da interpreti vaghi, smarriti, insipidi.
Si salva solo l'inquietante donnina padrona di casa, che con quello sguardo gelido ed il suo fare viscido non mancherà di inquietarvi.
Il resto, a parte la sequenza dell'incidente d'auto, effettivamente avvincente, è da sonnolenza immediata, e la rivelazione finale del licantropo è un tocco trash che chiude nel peggiore dei modi un episodio già di per sè molto debole.
Non è soltanto la presenza del grande Peter Cushing a rendere The Silent Scream un vero gioiellino. Sono la sceneggiatura e l'idea centrale a creare un claustrofobico concentrato di disperazione, dove l'apparente libertà diventa ancor più limitante della prigionia.
Cushing è il proprietario di un negozio di animali, dove le gabbie delle bestie feroci restano aperte perchè il progetto è quello di consentire agli animali di vivere senza celle, abituati al fatto che varcare la soglia del loro spazio significa morire. Infatti ciascun ambiente è dotato di un circuito di sicurezza che procura scosse mortali a chiunque osi tentare di uscire dal proprio habitat. Gli animali, in tal modo, convivono col terrore della morte ed imparano a rispettare i propri spazi senza bisogno di barriere reali. Il problema è che lo stesso esperimento si estenderà a due cavie umane: l'amico Chuck, un ex galeotto, e sua moglie, costretti a provare sulla loro pelle cosa significhi una prigionia del genere. Una prigionia che arriverà fino all'estremo.
Efficacissimo Cushing, ottimo il ritmo, non una stilla di sangue, oppressione a go-go ed un curioso sviluppo sul tema della costrizione/libertà.
Altro thriller breve, ma stavolta di basso livello, con Carpathian Eagle, una sorta di Basic Instinct in salsa britannica, molto più cheap e molto meno sexy, nonostante la protagonista (e l'omicida) sia una gran sventola (rovinata da un trashissimo accento dell'est).
Le uccisioni hanno un comune denominatore: alle vittime viene strappato il cuore. L'investigatore di turno scopre un libro che, per l'appunto, narra le vicende di un serial killer dell'antichità che agiva con lo stesso identico modus operandi, e si mette sulle tracce dell'autrice. Ovviamente le tessere del mosaico cominceranno magicamente ad incastrarsi le une con le altre... pochissimo sangue ed un Pierce Brosnan alle prime apparizioni televisive per un racconto banalotto e bruttino da seguire, eccezion fatta per il discreto twist finale (caratteristica costante delle produzioni Hammer) e per la topolona di cui sopra. Trascurabilissimo.
Si sprofonda nell'occulto e nel tenebroso mondo delle sette sataniche con Guardian of the Abyss, altro episodio ricco di fascino e dai dialoghi scritti in modo eccellente, ma penalizzato da una forte prevedibilità.
Buona la suspance, molto meno i (pochi) effetti speciali utilizzati, davvero degni di un parco degli orrori di serie Z.
Ah sì, al centro della storia c'è uno specchio magggggico, che altro non è se non un portale per l'evocazione di un tale Choronzhon, il guardiano degli abissi per l'appunto. Fa ridere? Aspettate di vedere i costumi di scena. L'atmosfera invece è tutt'altro che comica, e nonostante quel sapore cheesy tipico di queste produzioni ,funziona a dovere. Lo specchio sarà al centro di una diatriba tra i proprietari e gli appartenenti ad una setta che, ovviamente, lo vogliono ad ogni costo per i propri riti.
Tra sacrifici e strambe cerimonie, si arriva alla fine con un pò di fatica, anche se la conclusione cervellotica ma non troppo risulta soddisfacente.
Ehhh quando c'è l'originalità...vi racconto una storia: c'è una tizia che subisce un tentativo di stupro, ma riesce ad uccidere l'aggressore. Il marito preferisce nasconderne il cadavere nei boschi piuttosto che denunciare il tutto, ed ovviamente il fantasma dello stupratore tornerà a perseguitare la scampata vittima. Come dite? L'avete già sentita miliardi di volte? Bene, stavolta non è neppure interessante da vedere, anzi tra gli isterismi della protagonista ed un montaggio zoppicante, direi di ignorare questo episodio con assoluta non-chalance.
Si chiama Visitor from the Grave, per la cronaca.
Ecco il mio episodio preferito, l'azzeccatissimo The Two Faces of Evil, puntata degna dei Racconti della Cripta grazie ad un plot efficacissimo e finalmente sviluppato come si deve, con attenzione ai particolari, la giusta tensione, qualche brivido ben dosato, attori validi ed uno splendido twist in coda. Stavolta è il turno dell'autostoppista malvagio, ma la storia prende ben presto la via dello scambio di identità, con la povera moglie che non saprà più capire se l'uomo accanto a lei sia il vero marito o il suo carnefice. Il doppelganger in questo caso viene utilizzato in maniera intelligente ed accurata.
La chiusura è affidata all'ingegnoso The Mark of Satan, ovvero l'ossessione di un uomo verso il numero nove. L'uomo in questione lavora in un obitorio, e crede che tutti cospirino contro di lui. Alla base dei suoi dubbi è proprio il famigerato numero 9, simbolo del Male.
Ritorna lo humour nero, e torna anche una gustosa dose di gore (seppur blando), ma il vero spasso è seguire il protagonista nei suoi tentativi di ricondurre qualsiasi evento a quel dannato numero che lo perseguita..
Tra paranoia e schizofrenia, un bel quadretto di pura follia che si rivela avvincente e ben girato.
hammer house of horror
) a far cambiare idea.
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