Era da un po' di tempo che non ci occupavamo più di pirateria (e relativa lotta al fenomeno), vuoi perchè se ne è parlato fin troppo nei mesi passati, vuoi perchè non ci sono più state notizie di grande rilievo di cui trattare. Torno oggi sull'argomento (grazie Rex!) perchè si sono conclusi con quattro patteggiamenti i processi ad altrettanti studenti universitari, accusati dalle major di sfruttare le reti informatiche delle università presso cui studiavano per scaricare canzoni pirata. Patteggiando, i quattro hanno ammesso implicitamente la loro colpa, hanno evitato il tribunale, ma dovranno pagare diverse migliaia di dollari alle multinazionali della musica, corrispondenti più o meno al valore delle canzoni scaricate.
La cosa bizzarra di tutto questo è che nell'accordo risultano le dichiarazioni degli studenti secondo le quali i quattro NON ammettono di aver scaricato musica nè di aver utilizzato programmi per il peer-to-peer, anzi ribadiscono di non aver mai violato consapevolmente il diritto d'autore.
Io non sono certo un principe del foro, ma mi sfugge il senso della non ammissione di colpa e della "inconsapevolezza" del crimine. Come si spiegano allora i diciassettemila dollari pagati da Aaron Sherman, che approfittava della rete a banda larga del Rensselar Polytechnic Institute di New York? Una donazione spontanea alla Warner, e la possibilità - domani - di tornare a scaricare musica a tutto spiano?
Tra l'altro, curiosando in rete, mi sono imbattuto nella pagina delle simpatiche "avvertenze" della Saginaw Valley State University (http://www.svsu.edu/its/mp3policy.html) circa il download dei file MP3; immagino che ogni ateneo americano (e non solo) ne abbia una analoga...