In questi giorni ho iniziato a leggere “Il Giappone In Armi”, del compianto Luigi Barzini.
Ho scovato questo tomo nel punto più recondito e tenebroso della scansia più impolverata della mia biblioteca comunale, riposto fra la poetica di Aristotele e il Necronomicon.
Ah, e faceva da rialzo per il Santo Graal.
Figuratevi, mi han fatto storie solo per poterlo fotocopiare, tanto era pregiato.
Sto libro, del 1912, non è altro che la riedizione delle corrispondenze di guerra di Barzini durante il conflitto Russo-Giapponese di inizio secolo.
Esordisce con una squisita descrizione della società europea di inizio secolo, in riferimento al campione presente nella nave da crociera che lo portava in Giappone (fantastico il commerciante olandese che si lamenta che gli probiscano di vendere cinesi ai cannibali della polinesia, malgrado questi ritengano la carne asiatica estremamente buona).
Continua poi con la descrizione della società giapponese dell’epoca, fieramente e silenziosamente devota alla patria e alla guerra (la principessa imperiale filava garze per feriti insieme a tutte le altre crocerossine; i comandi chiedevano 30 marinai suicidi e se ne presentavano volontari 3000; le madri vedove con un unico figlio si suicidavano per sottrarre i propri pargoli dal disonore di non essere arruolati, in quanto figli unici di vedova).
Infine vi è la descrizione della guerra vera e propria, con incrociatori, corazzate, divisioni a piedi o a cavallo, artiglierie campali, manovre, aggiramenti, e altre cose squisitamente da inizio ‘900.
Molto bello.
Aspetto di finirlo per farci una recensionuccia, anche se il libro è così fuori commercio che si trova solo su ebay.