Ci rendiamo conto di come ci stanno letteralmente turlupinando?». Il 27 novembre
sarà al Cittadella di Lugano con il suo spettacolo dal titolo che
da solo è un programma: Funny money, tutto quello che non sapevi (che
segue il successo di Banca Rotta). Un impietoso show economico-satirico.
Eppure non chiamatelo comico, tanto meno paragonatelo a Beppe
Grillo. In effetti il piglio è più riflessivo e inequivocabilmente respira
prima di parlare. Reso celebre dal suo primo saggio del 2006, Duri e
puri: aspettando un nuovo 1929, Eugenio Benetazzo si definisce «un
operatore di borsa indipendente».
Allora, che cos’è ancora che non sappiamo? «Da dove si origina la
crisi, chi sono i reali responsabili, che cosa ci aspetta nel futuro, quali sono i
processi di trasformazione che stanno cambiando il nostro mondo e che disegno
c’è dietro Obama».
Obama? «Non è il grande salvatore che tanti ostentano, rappresenta il
nuovo lifting facciale dell’imperialismo americano».
Dicono in giro che la crisi è finita. È vero? «È appena cominciata.Comunque
è improprio parlare di crisi...». Cominciamo bene... «Il termine crisi
presuppone una scelta fra due o più opzioni, strategie o strade da percorrere
». Bene, stiamo peggio pure della crisi... «Noi oggi stiamo vivendo una
fase di emergenza che si è manifestata attraverso tre matrici: prima quella
finanziaria con il fallimento della Lehman Brothers (mitigata trasformando
il debito delle banche in debito degli Stati); poi quella industriale con il
crollo della produzione e la migrazione di risorse, brevetti e stabilimenti
verso Oriente; infine quella sociale, per cui ci troviamo a dover gestire la diminuzione
del reddito e dei posti di lavoro». Insomma, un bel casino...
È vero che iniziò tutto con i mitologici mutui sub-prime? «Nooo...
Questa è una lettura fuorviante che sposta l’attenzione da dove realmente si
nasconde il marcio».
E dove si nasconde? «Nell’Organizzazione mondiale del commercio e
nel Nafta (accordo di libero scambio fra Usa,Messico e Canada), nelle loro
strategie di sviluppo nomadiche, per cui le grandi corporation trasferiscono
tutto verso Oriente e si spostano di paese in paese a seconda delle convenienze,
polverizzando una parte della ricchezza dei paesi d’origine, che non possono
resistere ad una concorrenza che non è paritaria. I mutui sono solo la
manifestazione del fatto che il mercato non è più sostenibile in termini di turbo-
capitalismo».
È cambiato qualcosa? «Direi che è peggiorato tutto. Chi pensa che l’anno
prossimo saremo meglio è un povero illuso».
Parliamo di borsa: sono stati più fessi i piccoli investitori o più
‘astuti’ molti promotori? «Questo è un problema di cultura finanziaria.
Si è abituati a delegare la gestione delle proprie risorse, fregandosene delle
opportunità sul mercato e dei conflitti d’interesse oggettivi fra gestori di patrimoni,
che hanno creato un’area di redditività molto alta per loro amministrando
il denaro altrui a prescindere dai risultati ottenuti».
Esistono ancora i capitali protetti? «Di protetto non c’è più niente,
neanche il posto di lavoro. Ci sono presunzioni di affidabilità in un orizzonte
grigio in cui siamo piombati tutti quanti. ».
E la ricetta per non rimanere fregati? «Esiste... Torniamo indietro
agli anni 90: i tassi d’interesse sugli investimenti a rendimento garantito si
sono abbassati e molti piccoli risparmiatori si sono improvvisati in un nuovo
mercato fatto di azioni, fondi, ecc. Peggio ancora senza alcuna professionalità
da parte degli intermediari, promotori finanziari che erano volgarissimi
bancari trasformati in piazzisti asserviti alle logiche commerciali delle
banche per cui lavoravano».Mmh... forse abbiamo afferrato il concetto...
E la stampa di settore: più incompetente o più fetente? «Non ce n’è
stato uno!...Fino a metà 2007 osannavano tutti il mercatismo, chi non entrava
in borsa avrebbe perso l’opportunità della vita; abbiamo visto che cosa è
successo... Adesso sono tutti a dire che ci vuole la regulation e che le banche
andrebbero nazionalizzate. La stampa di settore, generalmente parlando,
non è più credibile, al pari delle grandi istituzioni».
Tornando allo spettacolo: che cosa c’è da ridere? «C’è un po’ di ilarità
e ironia come scarico. Uno spettacolo alla Grillo con un analista».
Qualcuno la definisce un catastrofista... «Lo dicevano due anni fa...
Adesso la catastrofe è già passata:meglio cinico realista».
Concludiamo con lo scudo: lei conosce un certo Nano Bignasca?
«Mmm... No». Tratteggiamo fisionomicamente il soggetto in questione...
«Aaaah! Quello della Lega dei Ticinesi?! Sì, sì, l’ho visto in televisione...».
Esatto. Saprà quindi chè sua convinzione che
Tremonti ha bisogno
di soldi perché l’Italia è in bancarotta, come l’Argentina... «Be’,
inzia ad emergere quello scenario: un paese con economia debole e una moneta
forte. Il vantaggio dell’Argentina a suo tempo era che il suo debito era
in mano a soggetti esteri, quindi si sono permessi il lusso di tirare il cosiddetto
pacco a tutti.Per l’Italia è diverso e servono circa 35 miliardi di euro entro
la primavera.Ne parlerò durante lo spettacolo».
Le capita di dire qualcosa di ottimista? «Sì certo, è solo che di ottimismo
per l’Europa ne vedo proprio poco...Magari in altri luoghi del pianeta,
tipo Brasile, Australia, Canada». Teniamo le valigie pronte.
http://www.eugeniobenetazzo.com/down...one_ticino.pdf