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  1. #326
    La Borga L'avatar di Il Nero
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    Predefinito Riferimento: nazionalizzare le banche e dazi le uniche cure alla crisi?

    Dubito fortemente che venga "permesso" un crollo dei mercati mondiali al momento, in particolare di Wall Street.

    Potrebbero "permettere" il default della Grecia e la conseguente svalutazione dell'€, magari con qualche fuoco artificiale a Londra e Francoforte, ma niente di più.

  2. #327
    Il Nonno L'avatar di Edward Green
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    Predefinito Riferimento: nazionalizzare le banche e dazi le uniche cure alla crisi?

    IL MEDIOEVO CHE CI ATTENDE - LA PROFEZIA DI JACQUES ATTALI
    DI ANAIS GINORI
    repubblica.it

    Sono le classi dirigenti ad alimentare l´incertezza, ingrediente fondamentale per mantenere il potere. Nel suo ultimo libro l´economista francese fornisce alcune ricette contro la crisi. L´impossibilità dell´Occidente di mantenere questo tenore di vita senza indebitarsi Dovremo adattarci alla mancanza di solidarietà e alla necessità di cavarcela da soli. Intervista a Jacques Attali.

    Dopo la crisi, le crisi. «Nel prossimo decennio il mondo attraverserà cambiamenti radicali, solo in parte collegati all´attuale situazione finanziaria. Ciascuno di noi sarà minacciato e dovrà trovare gli strumenti per salvarsi». Nel suo ultimo libro (Sopravvivere alle crisi, Fazi Editore), Jacques Attali profetizza un mondo sempre più precario e ostile, nel quale le classi dirigenti sono incapaci di pensare nel lungo periodo e anzi alimentano l´incertezza, ingrediente fondamentale per mantenere il potere. «Dovremo abituarci a cavarcela da soli, come le avanguardie del passato» spiega l´economista, ex consigliere di François Mitterrand e primo presidente della Banca europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo. Attali è uno degli intellettuali francesi più eclettici, capace di pubblicare opere su Karl Marx o sull´amore, ed è uno scrittore seriale. Si vanta di avere decine di libri già pronti nel cassetto, firma rubriche su molti giornali, colleziona consulenze e si occupa di Planet Finance, una Ong specializzata in progetti di microcredito. Instancabile, sempre di corsa. Come il mondo che prefigura.


    Quali altre crisi ci aspettano?

    «La crisi finanziaria del 2008 non è affatto terminata, nonostante i proclami trionfanti di qualche politico e banchiere. Quelli che gli anglosassoni definiscono "germogli" di ripresa sono, a mio avviso, soltanto segnali passeggeri. Molte banche continuano a essere insolventi, i prodotti speculativi più rischiosi si accumulano come e più di prima, i disavanzi pubblici sono ormai fuori controllo, il livello della produzione e il valore dei patrimoni restano in grandissima parte inferiori a quelli precedenti la crisi. La causa più profonda di questa crisi è l´impossibilità per l´Occidente di mantenere il suo tenore di vita senza indebitarsi: su questo non è stata avviata un´adeguata riflessione».

    Il peggio deve ancora venire?

    «Nel 2020 la popolazione mondiale passerà da 7 a 8 miliardi e la classe media mondiale rappresenterà circa la metà degli individui che vorranno allinearsi al modello occidentale. Questo comporterà nuovi punti di criticità a livello ecologico. Nello stesso periodo assisteremo a progressi scientifici considerevoli, come le nanotecnologie, le neuroscienze, le biotecnologie. Ogni nuova scoperta scatenerà problemi etici e di possibili utilizzi secondari per scopi criminali o militari».

    Tornando all´economia, dove finisce il tunnel?

    «La congiuntura economica ci riserverà altre brutte sorprese. Personalmente, temo il ritorno dell´iperinflazione scatenata all´enorme liquidità creata dalle Banche centrali, la possibile esplosione della "bolla cinese" per colpa degli eccessivi crediti concessi e della sovraccapacità produttiva della Repubblica Popolare. Il sistema pubblico della sanità e dell´istruzione, per come l´abbiamo conosciuto finora, diventerà insostenibile per gli Stati. Il nostro stile di vita, sempre più precario e meno solidale. Chi vorrà sopravvivere dovrà accettare il fatto di non doversi più attendere nulla da nessuno. Andiamo verso un mondo che assomiglia al Medioevo».

    Non le sembra esagerato parlare di un ritorno al passato remoto?

    «Come nel Quattrocento, il potere sarà concentrato in alcune città e alcune corporazioni. Già oggi 40 città-regioni producono due terzi della ricchezza del mondo e sono il luogo dove si realizza il 90 per cento delle innovazioni. In mancanza di una vera organizzazione globale, si diffonderanno epidemie e catastrofi naturali climatiche ed ecologiche. Ci saranno sempre più zone "fuori controllo", dove imperverseranno organizzazioni criminali e bande armate. I ricchi dovranno rifugiarsi in moderne fortezze».

    E tutto questo sarebbe dovuto anche all´incapacità delle classi dirigenti e al fallimento del sistema di governance mondiale?

    «Di fronte a una crisi, qualunque essa sia, la maggioranza degli individui comincia con il negare la realtà. Purtroppo questo meccanismo si applica perfettamente anche alle imprese e alle nazioni. Finora i governi hanno adottato una strategia che fa finanziare dai futuri contribuenti gli errori dei banchieri di ieri e i bonus di quelli di oggi».

    Lei ha presieduto la Commissione per la liberazione della crescita voluta dal governo Sarkozy, ma le riforme che aveva proposto sono state disattese. Anche nel caso della Francia manca il coraggio di preparare il futuro?


    «Quello che più mi colpisce è che molti potenti vorrebbero tornare rapidamente al vecchio ordine, anche se è quello che ha scatenato la crisi finanziaria. Nell´attuale modello economico l´impresa è passata al servizio del capitale, a sua volta manipolato dalle leggi della Borsa. Le cose stanno così dal 1975, data dell´invenzione delle stock-options negli Stati Uniti».

    Non è una visione troppo apocalittica?

    «Non bisogna farsi prendere né dall´ottimismo né dal pessimismo. Negli ultimi 650 milioni di anni, la vita è praticamente scomparsa sette volte dalla superficie della Terra. Oggi rischiamo che succeda un´altra volta. Ma qualsiasi minaccia è anche un´opportunità. Quando si arriva a un punto di rottura siamo costretti a riconsiderare il nostro posto nel mondo e a cercare un´etica dei comportamenti completamente nuova. Sopravviverà di noi solo chi avrà fiducia in se stesso, chi non si rassegnerà. Ho affrontato parecchie crisi. E per questo ho pensato anche di raccogliere le mie lezioni di sopravvivenza».

    Lei suggerisce il dono dell´ubiquità: cosa significa?

    «I miei principi sono sette, da attuare nell´ordine. Innanzitutto bisogna partire dal rispetto di sé, e quindi prendere consapevolezza della propria persona, e dall´intensità, ovvero vivere pienamente sapendo proiettarsi nel lungo periodo. Ci sono poi l´empatia, indispensabile per capire gli altri, avversari o potenziali alleati, la resilienza che ci permette di costruire le nostre difese e la creatività per trasformare le minacce e gli attacchi in opportunità. Se questi cinque principi non funzionano bisogna cambiare radicalmente, coltivando l´ambiguità o persino l´ubiquità, imparando a essere mobili nella propria identità».

    Ci lascia insomma un po´ di speranza…

    «L´ultima lezione riguarda il pensiero rivoluzionario. In condizioni estreme, bisogna osare fino anche a violare le regole del gioco. Nessun organismo può sopravvivere senza operare una rivoluzione al suo interno. Ma tutto dovrà sempre partire dall´individuo. Come diceva Mahatma Gandhi: "Siate voi stessi il cambiamento che volete realizzare nel mondo"».

    Ha appena pubblicato il primo "iperlibro", un volume cartaceo integrato da contributi audio e video. È questo il futuro della lettura?


    «Non credo alla morte dei libri tradizionali. Ma è evidente che i giovani crescono imparando a leggere su uno schermo. Per loro sarà normale sfogliare una tavoletta elettronica come noi sfogliamo un libro. Anche quella dell´editoria è una crisi che si supera solo con il cambiamento».

    Anais Ginori
    Fonte: www.repubblica.it
    9.04.2010
    Anche nei piani alti qualcuno incomincia a svegliarsi.....

  3. #328
    Chiwaz
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    Predefinito Riferimento: nazionalizzare le banche e dazi le uniche cure alla crisi?

    Non vedo nè piani alti nè gente che si sveglia, vedo solo un generico catastrofismo e qualche banalità.

  4. #329
    Il Nonno L'avatar di Edward Green
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    Predefinito Riferimento: nazionalizzare le banche e dazi le uniche cure alla crisi?

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    Non vedo nè piani alti nè gente che si sveglia, vedo solo un generico catastrofismo e qualche banalità.


    Bè vedila così: fino agli anni 90 tutti pontificavano un futuro meraviglioso grazie alla globalizzazione et similia.Ora invece incominciano ad affiorare diversi dubbi.
    Il Dubbio, atroce pensiero......

  5. #330
    Il Nonno L'avatar di Hatsu
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    Non vedo nè piani alti nè gente che si sveglia, vedo solo un generico catastrofismo e qualche banalità.
    Beh a dire il vero quello che viene descritto nell'intervista ricorda molto da vicino alcuni elementi sollevati nell'ultimo QICR, che potete leggervi qua

    http://www.au.af.mil/au/awc/awcgate/...-scenarios.pdf

    Futuro alla Blade Runner

  6. #331
    Lo Zio L'avatar di painofsalvation
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    Predefinito Riferimento: nazionalizzare le banche e dazi le uniche cure alla crisi?

    beh, dissolto il blocco socialista, negli anni 90 gli usa per primi si sono dati alla finanza creativa ed al turbocapitalismo, gli inetti politici europei hanno seguito il pifferaio magico della globalizzazzione che ha messo in gioco paeselli tipo cina ed india, se gia' le risorse erano poche prima figuriamoci oggi.
    altro che ripresa...
    fanno ridere gli americani che dopo la carota adesso vorrebbero bastonare i cinesi facendo la voce grossa e parlando di diritti umani, quando le loro multinazionali hanno delocalizzato in tali pesi emergenti non le vedevano le condizioni in cui viveva tale gente?
    le vedeva ed e' stato il motivo principale per trasferirvisi e sfruttarle, ipocriti stolti senza vergogna, meriterebbero un cappottone da paura a catena in iraq afghanistan e pakistan e relativa destabilizzazione definitiva dell'area e vedere andare in fumo tutti i loro progetti demenziali da risiko geopoliticofinanziario creativo.

    In afgahnistan gia' c'e' karzai a cui iniziano a prudere le mani, e stranamente dopo questo e' successo questo.

    camiano gli attori ma il grande gioco continua.

  7. #332
    Il Nonno L'avatar di Hatsu
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    Pain le cose però sono un po' più complesse se permetti. Non si può biasimare gli USA per come si sono comportati e come si stanno comportando, fare gli interessi della propria nazione è la linea di ogni governo del pianeta (passato, presente e futuro).
    La destabilizzazione in medio oriente non sarebbe un cappottone per gli USA ma un disastro per l'intero pianeta, quindi se permetti cinicamente mi auguro che i cattivoni a stelle e strisce abbiano la meglio.

  8. #333
    Lo Zio L'avatar di painofsalvation
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    permettere la deloclizzazione direi che non sia stato "fare gli interessi della propria nazione" ma delle multinazionali e dei grandi specultori finanziari.
    adesso se ne devono subire tutte le conseguenze, senza sconti, senza pieta'.

  9. #334
    Il Nonno L'avatar di Hatsu
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    permettere la deloclizzazione direi che non sia stato "fare gli interessi della propria nazione" ma delle multinazionali e dei grandi specultori finanziari.
    Le due cose si equivalgono invece

  10. #335
    Lo Zio L'avatar di painofsalvation
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    una cosa e' fare gli interessi dell'economia e quindi dei lavoratori, un'altra quelli della finanza.

  11. #336
    Il Nonno L'avatar di Hatsu
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    una cosa e' fare gli interessi dell'economia e quindi dei lavoratori, un'altra quelli della finanza.
    Ma la delocalizzazione ha permesso una grande crescita nel tenore di vita in USA e del potere finanziario americano, che si traduce in potere politico. Quindi essenzialmente le due cose coincidono.

  12. #337
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    scusa ma in primo luogo in usa la bolla dei subprime e' esplosa proprio per colpa delle delocalizzazioni che hanno fatto perdere il lavoro dei sottoscrittori di tale tipologia di mutui, successivamente a causa dei pignoramenti in massa delle case dei sottoscrittori di tali mutui ha fatto esplodere la seconda bolla, quella immobiliare (dopo dubai e la spagna sembra che stia per scoppiare pure la bolla immobiliare cinese), adesso dopo cotantti disastri economici e finanziari mi dovresti spiegare che cazzo se ne doverbbe fare l'americano che ha perso casa e lavoro del potere finanziario rastrellato da grandi speculatori e politici corrotti.

    mah.

  13. #338
    Il Nonno L'avatar di Edward Green
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    Ma la delocalizzazione ha permesso una grande crescita nel tenore di vita in USA e del potere finanziario americano, che si traduce in potere politico. Quindi essenzialmente le due cose coincidono.
    Mah, più indietro ho postato una ricerca che dimostra il massacro subito dalla middle class.Per il resto da quando il capitalismo è passato alla modalità turbo, qua si perde colpi su tutti i fronti (ma data la natura del sistema, mi pare una conseguenza inevitabile.)

  14. #339
    Il Nonno L'avatar di Hatsu
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    scusa ma in primo luogo in usa la bolla dei subprime e' esplosa proprio per colpa delle delocalizzazioni che hanno fatto perdere il lavoro dei sottoscrittori di tale tipologia di mutui, successivamente a causa dei pignoramenti in massa delle case dei sottoscrittori di tali mutui ha fatto esplodere la seconda bolla, quella immobiliare (dopo dubai e la spagna sembra che stia per scoppiare pure la bolla immobiliare cinese), adesso dopo cotantti disastri economici e finanziari mi dovresti spiegare che cazzo se ne doverbbe fare l'americano che ha perso casa e lavoro del potere finanziario rastrellato da grandi speculatori e politici corrotti.

    mah.
    Ti prego di non offenderti, ma penso che tu abbia le idee un po confuse. La bolla subprime e la bolla immobiliare sono in pratica la stessa cosa, e sono state causate da:

    1) un enorme ed irrazionale deterioramento dei requisiti minimi richiesti per accedere ai mutui
    2) da una mancanza di controllo e trasparenza sui prodotti basati su tali mutui (che ricordo avevano in alcuni casi rating AAA)

    La delocalizzazione non ha di certo causato nè la bolla nè la sua successiva esplosione. I mutui non pagati ed i successivi pignoramenti sono stati semplicemente causati dal fatto che si è prestato soldi a cani e porci.

    L'americano medio che ha perso il lavoro e casa resta comunque cittadino della nazione più potente al mondo, grazie per l'appunto alla politica aggressiva perseguita dal suo governo.

    Non sto difendendo le azioni dei politici americani, semplicemente vorrei far riflettere sul fatto che non abbiano fatto niente di diverso da qualunque altra classe dirigenziale nella storia: accumulare ricchezza e potere.

    Citazione Originariamente Scritto da Edward Green Visualizza Messaggio
    Mah, più indietro ho postato una ricerca che dimostra il massacro subito dalla middle class.Per il resto da quando il capitalismo è passato alla modalità turbo, qua si perde colpi su tutti i fronti (ma data la natura del sistema, mi pare una conseguenza inevitabile.)
    Ma sono d'accordo infatti. Non mi stavo di certo riferendo agli ultimi 5 anni, ma piuttosto al periodo che va dalla caduta del muro di berlino all'inizio degli anni 2000. Gli USA sfruttarono la manodopera a basso costo in paesi non sviluppati ed ottennero in cambio prodotti più accessibili per la popolazione ed una posizione di interdipendenza con altre realtà come la Cina.

  15. #340
    La Borga L'avatar di Il Nero
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    Ma sono d'accordo infatti. Non mi stavo di certo riferendo agli ultimi 5 anni, ma piuttosto al periodo che va dalla caduta del muro di berlino all'inizio degli anni 2000. Gli USA sfruttarono la manodopera a basso costo in paesi non sviluppati ed ottennero in cambio prodotti più accessibili per la popolazione ed una posizione di interdipendenza con altre realtà come la Cina.
    Hanno ottenuto anche di passare da un Gini Index assurdamente alto ad uno ridicolmente alto, al punto che ora se la giocano col Messico.

    Secondo me è abbastanza innegabile che la delocalizzazione massiccia è stata condotta ed incoraggiata senza un minimo di analisi delle possibili conseguenze sul tessuto socio-economico.

  16. #341
    Lo Zio L'avatar di stuckmojo
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    Ma sono d'accordo infatti. Non mi stavo di certo riferendo agli ultimi 5 anni, ma piuttosto al periodo che va dalla caduta del muro di berlino all'inizio degli anni 2000. Gli USA sfruttarono la manodopera a basso costo in paesi non sviluppati ed ottennero in cambio prodotti più accessibili per la popolazione ed una posizione di interdipendenza con altre realtà come la Cina.
    quoto di straforo. Il problema e' che ora la Cina e' nella bolla immobiliare. Il disastro si sta spostando verso est. Come anche in AU.

    Posto un piccolo commento di un cinese che pare di essere ben informato:

    'I am from China and I am shocked by the real estate bubble in China. Housing in China now is more expensive than in the US, while salaries are way lower than in the US. Housing is out of reach for most wage earners, and more than 80% people in the past year bought houses as an investment.

    The common belief is that Government will not let housing prices fall and that the supply of housing is too limited especially in Shanghai and Beijing for prices to fall. Does this sound familiar?

    I am one of the few Chinese who believe the China housing price will crash, soon and hard.
    I asked Panda for more details and in a followup Email Panda offered ......

    Hi, Mish:

    I would very much like to share my view of China real estate bubble with you. Also please bear in mind China does not have property tax now. There is talk about it, but no plan right now.

    First, please let me introduce myself.

    I was born in China, and got my Bachelor degree from Beijing University in 1999. Then, I went to Princeton University and got my Phd in Computer Engineering in 2004. After that, I have been working at an IT company in bay area.

    Even though I have been living out of China for more than 10 years, I visit China regularly and contact my family on a weekly basis. Hence, I have a good understanding of what is going on in China, and in US.

    The real estate bubble in China is enormous, and even out of the control of government. Here are a few questions and answers.

    1. How big is the real estate bubble?

    My home town is a second tier city with a population of around 1 million. The average wage in the city is around $3500/year. Housing costs around $90/sq-feet for a condo or apartment. You don't have much land for your home, and for even the small land belonging to you, you are only authorized to use it for 70 years. The obvious question is what will happen after 70 years? It seems that nobody really cares: 70 years ago, China was fighting the invasion of Japan in world war II. God only knows what will happen 70 years in the future. And given the quality of the buildings, it is questionable whether or not the building can last 70 years anyway.

    The average apartment (1000 sq feet) will cost $90,000. This comparable with US condo prices in a second tier city. The price/income ratio is 25.7 for a single buyer! Even with a two-wage-earner family, the ratio is larger than 10.

    For Beijing and Shanghai, housing is much more expensive. In Shanghai for example, the price for decent area is around 30000-Yuan/sq-meter, i.e., around $440/sq-feet. And yes, they are only condos/apartments. Hence, a 1000sq feet apartment will cost around $440,000. Yet the average college graduate earns only $5500/year.

    How can they afford it? Short answer is they cannot. For the few who managed to buy in recent years, they dipped into the life-time savings of their parents, or even grandparents. One house deprived several generation's wealth in this case.


    2. How did this happen?

    The most important reason is the local governments. They heavily rely on the sale of real estate for their wasteful spending. During boom times, they get huge amounts of money for selling the land, and thus increase government employee's wages and compensations. It is to their benefit to have a huge housing bubble, and they do everything they can to sustain the bubble.

    Another important reason is the government-controlled companies. These companies are a monopoly in China, and can easily get money from state-owned banks. They co-operate with local governments to propel the housing price up. These companies buy land from local governments at an insane price with the money borrowed from state-controlled banks.

    The state controlled banks do not care about the risk taking. If the money lent cannot be paid back, the central bank will just print money to clean the balance sheets of the state-owned banks. China did that in the 90s, and they will do it again.

    Construction companies also plays a role. They get easy money from banks, and earn a fortune by selling over-priced housing to people.

    Thus, the bubble is a result of corruption among local governments, banks, construction companies, combined with Chinese tradition. Lastly, please note the Chinese mindset. Chinese people love to buy houses. In the cities, it is often a prerequisite for a Chinese man to buy a house before marrying a Chinese woman.

    3. What will happen?

    When I visited my hometown in 2009, I drove around many empty buildings, which are completely dark at night, and could not help thinking how can this possibly end well. The bubble will burst. Government will print money to bail out banks.

    4. What will happen to China as a whole?

    On one hand, Chinese people are smart and hard working. And they all believe there will be a bright future for them. On the other hand, look at the huge bubble. How can it possibly end well?

    If China has very bright future if it can learn from this. Right now, however, my take is that in short term, China is likely to experience a depression.

    "Panda"'

  17. #342
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    Predefinito Riferimento: nazionalizzare le banche e dazi le uniche cure alla crisi?

    E’ rimasto effettivamente l’unico giornalista in Italia a raccontare i giri di valzer della finanza americana che dopo i riti catartici post-bolla (ovviamente fasulli) ha ripreso a macinare imbrogli e sofisticazioni dei conti come se nulla fosse accaduto.
    Marcello Foa, dalla pagine del suo blog, invoca la reciprocità di trattamento per tutti i soggetti finanziari che operano sui mercati internazionali. Questo per non essere completamente sopraffatti dal potere di condizionamento della finanza Usa. Tuttavia, non mi sembra adeguato sostenere che sia quest’ultima a tenere per le palle l’amministrazione di Obama. Il rapporto è più sottile. Il governo americano lascia fare al suo potere economico, soprattutto all’estero, per aggirare la concorrenza e soggiogare gli avversari stranieri. In patria essa viene invece sferzata quando va oltre certi limiti, come attesta la vicenda di Lehman e come hanno dimostrato altri scandali del passato, sui quali è intervenuto pesantemente il potere giudiziario. Resta però valida la proposta di Foa, si invochi almeno la parità di trattamento. Se le merchant bank americane utilizzano trucchi contabili per ammorbidire le loro perdite si chiuda un occhio anche per quelle europee. Meglio ancora però la seconda proposta di Foa, si dia un bel giro di vite e si sospendano le attività delle banche americane nell'UE. In un colpo ci si libererebbe dal giogo finanziario a stelle e strisce e si alleggerirebbe quella sottomissione del potere politico degli Stati membri al potere bancario (difatti è in Europa che comanda la finanza non negli Usa), estero ed interno, che nasce proprio dai legami gerarchici tra finanza europea e finanza della potenza predominante (con la prima subordinata alla seconda). Comunque chapeau a questo giornalista!

    LE BANCHE USA TRUCCANO ANCORA I BILANCI. FARSA SIA, MA PER TUTTI di M. Foa

    Scusate se torno sul tema, ma sono rimasto uno dei pochi giornalisti, forse l’unico in Italia nei grandi giornali, a denunciare con costanza le magagne delle grandi banche americane. L’ultima è davvero grossa. Come spiego in questo articolo i grandi istituti continuano a truccare i conti. E non di poco: abbelliscono i propri bilanci nascondendo il 42% dei propri debiti qualche ora prima della presentazione dei risultati trimestrali. Ovvero si avvalgono dello stesso trucco contabile, il “Repo 105″, usato da Lehman Brothers per nascondere la voragine nei propri conti poco prima del crack. Un comportamento indegno, scrissero tutti all’epoca. E Obama, e la Fed e le autorità di controllo promisero trasparenza e riforme. Risultato: il “Repo 105″ non solo è ancora permesso, ma viene usato sistematicamente dalle 18 principali banche americane, che, di conseguenza, continuano ad annunciare risultati strepitosi.

    E’ una situazione inaccettabile, soprattutto in rapporto agli altri Paesi, dove questi raggiri non sono permessi e che dimostra, una volta di più, il potere di condizionamento del mondo finanziario americano, che tiene in pugno quello politico e le autorità di controllo di Borsa e la Federal Reserve; insomma fa quel che che gli pare e pretende di dettare regole agli altri in giro per il mondo.

    Propongo la reciprocità. Delle due l’una: o sospendiamo le attività delle banche Usa in Europa per manifesta concorrenza sleale e violazione delle norme contabili o autorizziamo chiunque a usare gli stessi criteri.

    Ad esempio: la Grecia? Basta che con un giochetto contabile accantoni i propri debiti per qualche ora, in occasione dell’annuncio dei conti pubblici. Ma anche singole aziende e, perché no, privati. Avete bisogno di un prestito ma siete oberati dai debiti? Fate lo stesso: gonfiate gli attivi o accantonate fuori bilancio le passività, e presentatevi in salute di fronte al funzionario.

    Se deve essere una farsa, che lo sia per tutti. O no?
    http://conflittiestrategie.splinder....%99ARREMBAGGIO
    Ultima modifica di painofsalvation; 12-04-10 alle 20:59:20

  18. #343
    Il Nonno L'avatar di Hatsu
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    Predefinito Riferimento: nazionalizzare le banche e dazi le uniche cure alla crisi?

    Pain ma perchè posti aritcoli simili?
    Bandire le banche americane dall'Europa è pura fantascienza, i legami economico/politici tra EU e USA sono troppo stretti ed importanti per fare una cosa simile senza conseguenza cataclismiche.+
    E sul fatto che le banche europee non possano usare trucchetti, Foa sbaglia. Le banche inglesi (ma anche alcune in zona euro, un esempio su tutte Fortis - e non tocchiamo neppure la Grecia che ha falsificato i conti per un decennio) lo hanno fatto regolarmente e lo fanno ancora. E vengono lasciate fare perchè altrimenti sarebbero in bancarotta.

  19. #344
    Il Nonno L'avatar di Edward Green
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    Predefinito Riferimento: nazionalizzare le banche e dazi le uniche cure alla crisi?

    BORSA: SCONFITTI TUTTI I PESSIMISTI A TEMPO PIENO?
    di Alessandro Fugnoli

    (WSI) - Prima domanda. Perché non si parla più di double dip? Che cosa è andato storto nelle previsioni di quanti ipotizzavano la crisi a W? C’è per loro qualche speranza di tornare ad essere ascoltati con il rispetto che si deve a chi detiene la verità e con la voluttà di sofferenza che caratterizza in certi momenti la maggioranza degli umani quando si trovano lunghi di rischio e corti di speranze?

    Il grande Feldstein, ad esempio, l’uomo tenace e paziente che da più di un decennio aspetta il cadavere dell’unione monetaria europea seduto sulla riva del fiume, l’uomo lucido e profondo che ha capito la gravità della crisi già all’inizio del 2008, il primo a definirla la più grave dai tempi della Depressione, nel settembre del 2009 disse che già nel quarto trimestre che stava per iniziare i germogli di crescita che i mercati celebravano tra mille paure da sei mesi sarebbero sfioriti.

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    Il ragionamento di Feldstein si basava sul carattere effimero degli incentivi per l’acquisto di auto, sul venir meno degli effetti dei pacchetti fiscali e su una ricostituzione delle scorte che stava per finire. Tutti e tre i temi avevano dignità, ma tutti e tre, da settembre a oggi, hanno prodotto effetti molto diversi da quelli ipotizzati da Feldstein e dai molti altri che si sono messi sulla sua scia.

    Ad agosto-settembre, grazie agli incentivi per la rottamazione delle vecchie auto, le vendite si impennarono improvvisamente dai tristissimi 8-9 milioni annualizzati dei nove mesi precedenti e balzarono a 11 milioni. Che gran trovata, dissero molti economisti, così non si fa altro che rubare vendite al futuro. I concessionari di auto, privi di PhD ma dotati di fiuto ed esperienza, dissero che non sarebbe stato così. Bene, quante sono state le vendite annualizzate in marzo? Quasi 12 milioni, e i mercati sono stati pure delusi perché si aspettavano qualcosa di meglio.

    La ragione? Ai tempi della crisi avevano giustamente smesso di comprare un’auto quelli che non potevano più permetterselo. Il fatto però sottovalutato dagli economisti, ma non dai concessionari, è che avevano smesso di comprare anche quelli che se lo potevano permettere.

    Quanto ai pacchetti fiscali, più che lo sparo di sostanze dubbie iniettato in vena con la siringa, sono stati una flebo che ha continuato e continuerà ancora per qualche tempo a centellinare acqua zuccherata. L’errore è stato quello di pensare di avere raschiato il fondo del barile fiscale, sottovalutando la capacità dei politici di chiamare le cose con un nome diverso da quello abituale. Si è anche sottovalutata l’inefficienza della macchina pubblica nello spendere i soldi. Eolico, rinnovamento della rete elettrica, alta velocità, tutto è ancora sulla carta.

    Le scorte, infine, hanno un ciclo lungo e diversificato per settore e per area geografica. Globalizzazione e Just in Time non hanno ancora sincronizzato tutto (per fortuna). La ricostituzione delle scorte è iniziata a Taiwan con i semiconduttori un anno fa esatto e sta ancora girando il mondo. In America è un poco più avanti, in Europa è ancora indietro. Quanto alla Cina, buona parte del riaccumulo è strategica, non ciclica, e non sembra ancora terminata. Per la Cina è del resto razionale, avendo i soldi per farlo, mettere da parte materie prime in una fase iniziale del ciclo, quando costano meno.

    Seconda domanda. Perché non si parla più di bolle? Molte classi di asset sono oggi più care di quando se ne parlava, eppure oggi si tace. Le ragioni sono varie.

    La prima, psicologica, è che i più feroci censori di bolle sono stati a loro tempo proprio i teorici del double dip. Se i mercati non tornavano depressi
    come da loro indicato, allora erano in bolla. Prima ti dico che la tua vita sarà una valle di lacrime, ma se poi capita che sia passabile o piacevole ti colpevolizzo subito, ti faccio sentire frivolo e sciocco, così non hai scampo. I Savonarola e i Robespierre hanno la loro stagione, ma quando il vento cambia fanno presto una brutta fine.

    La seconda ragione è che il carry trading, causa tecnica di molte bolle, ha avuto e mantiene tuttora dimensioni molto ragionevoli. Le banche non vogliono guai e noie con le vigilanze e approfittano senza strafare dei mesi che restano prima che la Volcker Rule, Basilea 3 e le tasse studiate apposta per loro comincino a farsi soffocanti. I fondi hedge hanno ridotto tutti la leva in modo strutturale. Le valute di finanziamento a tasso zero abbondano, ma si muovono molto tra loro e se si sbaglia a scegliere tra euro, dollaro e yen la pena è severa.

    Il carry di curva è ormai vissuto come pericoloso, le valute emergenti sono già salite molto, le borse hanno le loro correzioni come in gennaio. Non c’è in giro quell’illusione di progresso lineare e inarrestabile che stimola l’avidità e poi c’è sempre una Grecia che incombe. Il carry trader, in questa fase, non ha da temere troppo inversioni di ciclo, ma deve stare molto all’erta rispetto a quelle cadute improvvise anche se temporanee che per lui possono essere devastanti.

    La terza ragione è che le valutazioni hanno una certa logica. Le borse sono salite anticipando gli utili, ma gli utili non hanno deluso, anzi. David Rosenberg, sempre piacevole da leggere, si affanna ogni giorno a trovare paragoni tra dati meravigliosi del 2007 e orrori odierni (si pensi alle case, al numero dei disoccupati, alla produzione industriale ancora ben al di sotto del livello di tre anni fa), ma trascura il fatto che le borse sono nel business dei margini, dei Roe e degli utili delle società quotate (non delle altre).

    Se si escludono le banche, i profitti dell’SP 500 saranno quest’anno gli stessi del 2007 e nel 2011 saranno del 17 per cento superiori e quindi al massimo storico. Jason Todd di Morgan Stanley trova le stime di consenso sul 2011 esagerate, ma che la crisi sia perfettamente superata non lo contesta neanche lui. Ricordate quando si diceva che una volta tagliati gli utili all’osso non c’era più niente da fare, perché la top line sarebbe rimasta in eterno depressa? Erano discorsi che si facevano con l’S&P500 a 900 e ora siamo in vista di 1200. Quanto alla finanza il recupero è più lento, ma certe tesi che circolavano molto l’anno scorso sulle banche utility che avranno per sempre un Roe da utility si sentono già meno.

    Terza domanda. Perché non si parla più dell’imminente crisi cinese, della manipolazione delle statistiche cinesi, della crisi bancaria inevitabile? Perché sono tutti tornati a raccomandare la borsa cinese? Noi non pensiamo che la Cina sia invulnerabile e che non avrà mai una crisi, ma è evidente che il mercato sottovaluta strutturalmente la solidità finanziaria di quel paese, l’efficienza dei canali di trasmissione della volontà politica, la velocità degli aggiustamenti. La ricapitalizzazione delle banche, per esempio, è stata completata in tre mesi. Ancora di più si sottovaluta la volontà politica di crescere a ogni costo. Certo, un giorno i mercati si convinceranno di queste cose e passeranno da un eccesso di scetticismo a un eccesso di fiducia, ma siamo ancora lontani da quel momento.

    Provando a sintetizzare, la ripresa ciclica globale più solida delle previsioni è dovuta a quattro fattori. Di tre abbiamo parlato (il buon andamento dei mercati finanziari, la determinazione delle grandi imprese a difendere i margini, il forte impegno cinese), ma è il quarto che sembra sorprendere di più molti osservatori.

    Parliamo della ripresa dei consumi in America. Abbiamo passato un anno a dirci che l’America, volente o nolente, era avviata a un tasso di risparmio delle famiglie del 10 per cento. Si era partiti dal risparmio zero degli anni d’oro e si era rapidamente saliti, a un certo punto, al 6 per cento. Oggi, invece di essere al 10, siamo tornati al 3. E’ anche per questo potente fattore che le cose vanno meglio. L’America ha un Pil di 15 trilioni e consumi di 10, la Cina ha un Pil di 5 e consumi di poco più di 2. Sui consumi, tra America e Cina non c’è gara.

    Vuole questo dire che l’architetto della ripresa, Larry Summers, vuole riproporre per l’ennesima volta il modello della crescita drogata? E’ presto per dirlo, ma è molto probabile che Summers abbia cercato fin dall’inizio una
    via intermedia tra la disintossicazione drastica e la reintossicazione pura e semplice, magari con dosi ancora maggiori.

    Un tasso di risparmio del tre, invece che del sei, comporta ovviamente un riequilibrio più lento tra America e resto del mondo, ma permette di accorciare i tempi della quaresima, di creare più crescita e più entrate fiscali e soprattutto di evitare di camminare sempre sull’orlo dell’abisso della ricaduta.

    Se dal tre torneremo di nuovo a zero anche noi grideremo alla bolla, ma il tre non è lo zero e finché rimarremo a questi livelli saremo più compiaciuti che preoccupati.

    Questo spirito, questo provare a godere un minimo della vita anche nelle fasi difficili di aggiustamento senza allontanarsi troppo dall’obiettivo, è consigliabile anche agli investitori. Chi è rimasto ai margini del rialzo delle borse, delle valute emergenti e degli asset di rischio in generale non deve capitolare proprio adesso e comperare massicciamente. Può però entrare con qualcosa, vendere qualche put, fare qualche assaggio e soprattutto stare pronto a sfruttare qualsiasi crisi greca, da Treasuries o di altra origine per ingrandire la sua posizione. Il rialzo ha buone motivazioni, ma da qui in avanti sarà difficile avere tante sorprese positive quante ne abbiamo avute in questi mesi.

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    *Questo documento e' stato preparato da Alessandro Fugnoli, strategist Kairos Partners SGR. ed e' rivolto esclusivamente ad investitori istituzionali ovvero ad operatori qualificati, così come definiti nell'art. 31 del Regolamento Consob n° 11522 del 1° luglio 1998 e successive modifiche ed integrazioni. Le analisi qui pubblicate non implicano responsabilita' alcuna per Wall Street Italia, che notoriamente non svolge alcuna attivita' di trading e pubblica tali indicazioni a puro scopo informativo. Si prega di leggere, a questo proposito, il disclaimer ufficiale di WSI.
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  20. #345
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    Citazione Originariamente Scritto da Edward Green Visualizza Messaggio
    Too Ottimism?
    decisamente.

    Come dire che i guai della Grecia sono finiti, o quelli del Regno Unito o della Spagna.

    *edito per aggiungere il link
    http://www.businessinsider.com/forge...#ixzz0kzGs4cJR

    notare i valori alle stelle nonostante il bailout.


    Aspetto con ansia il momento in cui i grossi fondi pensione smettano di comprare i bond di stato (in realta' e' gia' successo con Pimco in UK e spiega in parte il valore dei vari indici SP Footsie et cetera).

  21. #346
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    Che palle sti economisti. Quando falliamo? è importante saperlo perché devo pianificare le vacanze

  22. #347
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    Citazione Originariamente Scritto da Karat45 Visualizza Messaggio
    Che palle sti economisti. Quando falliamo? è importante saperlo perché devo pianificare le vacanze
    Quando il mercato apre gli occhi. Forse domani, forse fra 10 anni.

  23. #348
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    Quando il mercato apre gli occhi. Forse domani, forse fra 10 anni.
    buona notte

  24. #349
    Lo Zio L'avatar di stuckmojo
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    Citazione Originariamente Scritto da Hatsu Visualizza Messaggio
    Quando il mercato apre gli occhi. Forse domani, forse fra 10 anni.
    Vero. A mio parere succedera' quando la realta' sulla Cina verra' a galla.

  25. #350
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    Vogliamo una quantificazione temporale!

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