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Risultati da 1 a 25 di 82

Discussione: And now... school!

  1. #1
    La Nebbia L'avatar di Wido
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    Predefinito And now... school!

    "Com'è brutta questa scuola uccide la grande letteratura"
    di VERA SCHIAVAZZI

    Un mestiere che non c'è più, quello dell'insegnante. Un patrimonio, la letteratura, che sta per scomparire. E una nuova generazione di giovani incapaci di leggere un "vero" libro o di elaborare un testo. Non è la profezia di un guru americano o di uno studioso di tendenze, ma il grido di dolore di un'italianissima scrittrice-professoressa, Paola Mastrocola, che un mese dopo aver vinto il Premio Campiello col suo "Una barca nel bosco" torna in libreria con un pamphlet che farà discutere, "La scuola raccontata al mio cane" (Guanda).

    Mastrocola, che cosa ha portato, secondo lei, la scuola italiana sull'orlo del tracollo?
    "L'era dei 'recuperi', dei 'crediti', dei 'piani formativi', dei 'progetti', tutte parole che non esprimono nulla se non una generale tendenza a non insegnare da un lato e a non studiare dall'altro. Fino a non molti anni fa, in prima liceo scientifico, il primo giorno leggevo Virgilio, naturalmente in latino e con la metrica. Molti ragazzi non capivano, ma l'importante non era questo: avremmo studiato nuovamente quel testo negli anni successivi. L'essenziale era comunicare loro l'aspirazione a qualcosa di alto, di grande. Adesso, le circolari raccomandano di non fare lezione per almeno una settimana, dedicata invece all'accoglienza, a far conoscere l'edificio, a parlar d'altro...".

    E i risultati?
    "Autori come Tolstoj, Dostoievskj, Proust, lo stesso Montale, tra poco non saranno più conosciuti da nessuno. Al loro posto i ragazzi leggono 'Piccoli brividi', o, quando va bene, Stephen King o Wilbur Smith. Noi (Paola Mastrocola ha 48 anni, ndr) saremo l'ultima generazione a soffrire per questo. I miei colleghi più giovani già sono quasi immuni, i prossimi non se ne accorgeranno neppure. Anche perché il bello di certe letture è poterle condividere, parlarne con altri, alludervi, citarle. Altrimenti, ti senti un isolato che non sa reggere la conversazione del sabato sera".

    Nel suo libro, ad un certo punto, parla del '68. Poi cita ministri del centrodestra e del centrosinistra autori di riforme criticabili. La deriva della scuola italiana ha una matrice politica?
    "Non direi. Io non ho partecipato al '68 e ai movimenti che ne sono nati prima perché ero troppo giovane, poi perché preferivo scrivere poesie. Ma non per questo rimpiango la scuola d'élite che il '68 voleva, giustamente, cambiare. Ma a distanza di anni bisogna constatare che si è raggiunto il risultato opposto: diplomiamo ragazzi che non sanno ragionare e che troveranno un posto di lavoro solo se i genitori li aiutano. Oggi un ragazzo povero dovrebbe chiedere una scuola più severa, che lo aiuti a crescere e ad emergere se è bravo e se studia. Altrimenti, per lui, la scuola è una gigantesca truffa. Lo stesso per i cosiddetti 'valori': non servono corsi di educazione alimentare o stradale dentro l'orario scolastico, servirebbe invece che la scuola facesse il suo mestiere. Non serve neppure il cinema: io adoro quest'arte, ma la si deve avvicinare fuori dalla scuola, non proiettare 'Il gladiatore' e saltare Ungaretti nel programma... Un tempo pensavo che se uno studia Montale con passione difficilmente si drogherà. Lo penso ancora".

    Qual è la sua scuola ideale?
    "Una scuola utopica, dove ogni ragazzo, finite le lezioni e magari il pranzo consumato con i compagni abbia una piccola stanza tutta per sé dove starsene da solo, in pace, per almeno 3 ore, con la sola compagnia di penne, libri, quaderni e caso mai di un gatto che rilassa e rende sereni. Un'utopia, certo. Ma ai ragazzi di oggi manca molto la solitudine, il vuoto, lo studio individuale. Se non glielo restituiamo, perderemo la possibilità di farli imparare davvero. E, tutti, disperderemo il patrimonio di cultura che invece la scuola dovrebbe conservare".

    (16 ottobre 2004)

    ----------

    Io mi ci ritrovo pienamente in questa descrizione deprimente della scuola italiana contemporanea. Insieme alla scrittrice siamo in 2, altri si uniscono al grido di dolore di cui pochissimo si parla ma di cui molti sono a conoscenza?
    E' una tragedia tutta italiana o siamo in buona compagnia? (non che questo sollevi dal dolore...)

  2. #2
    Il Nonno L'avatar di Ph@ntom
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    Predefinito Re: And now... school!

    Non fatico a dire che mi pare tutta una sceneggiata. Di una faciloneria disarmante.
    Voglio dirla tutta, la scuola mi pare migliorata, l'ora sui ceci (<--notare la metonimia) oggi te la risparmiano perlomeno.
    E' più accomodante, più umana, le accuse a quella settimana di introduzione sono decisamente stupide.

    (E poi chi legge Montale non si drogherà? Stronzate, considerando la sua paternità del "male di vivere". E poi quanti oppiomani abbiamo avuto nella lunga storia della letteraratura?)

    E non capisco perchè debba io passare per un difensore. Come dire, non sono questi i problemi della scuola.

  3. #3
    La Nebbia L'avatar di Wido
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    Predefinito Re: And now... school!

    Erano citazioni esemplificative, sintomatiche della condizione delle scuole, non gli unici e piu' importanti problemi
    (quella di Montale te la passo perche' pare una scemenza pure a me...)

  4. #4
    the_lamb
    ospite

    Predefinito Re: And now... school!

    [email
    Ph@ntom[/email] ha scritto sab, 16 ottobre 2004 alle 12:23]Non fatico a dire che mi pare tutta una sceneggiata. Di una faciloneria disarmante.
    Quoto. Anche se non trovo la scuola migliorata, anzi.

    Questa poi

    Quote:
    Fino a non molti anni fa, in prima liceo scientifico, il primo giorno leggevo Virgilio, naturalmente in latino e con la metrica. Molti ragazzi non capivano, ma l'importante non era questo: avremmo studiato nuovamente quel testo negli anni successivi. L'essenziale era comunicare loro l'aspirazione a qualcosa di alto, di grande
    è allucinante. Come dire, vi faccio subito vedere che dovete sputare sangue o non avrete la mia approvazione (e ar popolo?). Anvedi la sessantottina!

    poi:

    Quote:
    Oggi un ragazzo povero dovrebbe chiedere una scuola più severa, che lo aiuti a crescere e ad emergere se è bravo e se studia.
    il sottinteso qual è? Che se non è bravo e non studia è relegato a far la merdaccia?

    Quote:
    Autori come Tolstoj, Dostoievskj, Proust, lo stesso Montale, tra poco non saranno più conosciuti da nessuno. Al loro posto i ragazzi leggono 'Piccoli brividi', o, quando va bene, Stephen King o Wilbur Smith.
    Vabbe', se lo dice lei... si leggevano solo classici ai tempi suoi...

    Quote:
    Anche perché il bello di certe letture è poterle condividere, parlarne con altri, alludervi, citarle. Altrimenti, ti senti un isolato che non sa reggere la conversazione del sabato sera
    Se è solo una questione di elitarismo, lo può dire esplicitamente.

    Quote:
    Non serve neppure il cinema: io adoro quest'arte, ma la si deve avvicinare fuori dalla scuola, non proiettare 'Il gladiatore' e saltare Ungaretti nel programma...
    Ah beh! Se studiare il cinema significa proiettare "Il Gladiatore"...
    Per il resto, accogliamo il dogma. Amen.

    Quote:
    Se non glielo restituiamo, perderemo la possibilità di farli imparare davvero.
    purché sia obbligato a non girarsi i pollici, nella sua stanzetta voluta da altri. immagino.


    No, non mi piace neppure un po'.

  5. #5
    Emack
    ospite

    Predefinito Re: And now... school!

    Paola Mastrocola propone delle questioni che non stanno né in cielo né in terra. I problemi della scuola odierna sono un'eccessiva settorializzazione dei saperi; un effettivo invito "a delinquere" (come mai le medie dei maturati salgono ogni anno?); un falso messaggio di studio, che ora vale per avere sette all'interrogazione, ma che in realtà dovrebbe valere per venire ad arricchire il proprio bagaglio culturale. IMHO.

    Ma bisogna partire da un assunto: lei appartiene ad una generazione "equilibrata".
    Mi spiego meglio.
    L'epoca che corre dalla seconda metà degli anni Cinquanta per arrivare quasi alla fine degli anni Settanta ha visto la convivenza dei valori tradizionali (opportunamente smussati tanto da non apparire né bigotti né da tarpare le ali) conciliati con una tensione verso il miglioramento, verso "il bello".

    In quegli anni lettura di genere e grandi classici convivevano, giusto per fare un esempio.
    Forse la docente di cui stiamo parlando ha nostalgia di quest'età, da molti definita "dell'oro".

  6. #6
    Lo Zio L'avatar di Dev0tee
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    Predefinito Re: And now... school!

    Ot ma non troppo.

    Old ma forse no.

    Copioeincollo.

    Riceviamo da altra lista e pubblichiamo, ponendoci la stessa domanda.

    AIUTO!

    Fate circolare, per favore, e segnalate analoghe perle dai libri dei vostri figli!

    "Gli uomini della Destra erano aristocratici e grandi proprietari terrieri.Essi facevano politica al solo scopo di servire lo Stato e non per elevarsi socialmente o arricchirsi. Inoltre amministravano le finanze statali con la stessa attenzione e parsimonia con cui curavano i propri patrimoni.
    Gli uomini della Sinistra, invece, sono professionisti, imprenditori e avvocati disposti a fare carriera in qualunque modo, talvolta sacrificando persino il bene della nazione ai propri interessi. La grande differenza tra i governi della Destra e quelli della Sinistra consiste soprattutto nella diversità del loro atteggiamento morale e politico".

    Bellesini Federica, "I nuovi sentieri della Storia. Il Novecento", Istituto Geografico De Agostini, 2003, Novara, p. 34 - manuale di storia per la terza media.
    Mi permetto di fare notare, in particolare, l'uso del tempo presente per definire "gli uomini della Sinistra" e le differenze fra "Destra" e "Sinistra".

    [...]


  7. #7
    Emack
    ospite

    Predefinito Re: And now... school!

    Devotee, mi spiace dirlo, ma interventi come il tuo non solo sono fuori luogo da questo topic, ma anche da tutto questo forum.

    Infine, ti invito di dare un'occhiata qui.

  8. #8
    Lo Zio L'avatar di sgrizzo
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    Predefinito Re: And now... school!

    Emack ha scritto sab, 16 ottobre 2004 alle 14:03
    Paola Mastrocola propone delle questioni che non stanno né in cielo né in terra. I problemi della scuola odierna sono un'eccessiva settorializzazione dei saperi; un effettivo invito "a delinquere" (come mai le medie dei maturati salgono ogni anno?); un falso messaggio di studio, che ora vale per avere sette all'interrogazione, ma che in realtà dovrebbe valere per venire ad arricchire il proprio bagaglio culturale. IMHO.
    condivido.

  9. #9
    the_lamb
    ospite

    Predefinito Re: And now... school!

    sgrizzo ha scritto sab, 16 ottobre 2004 alle 16:36
    Emack ha scritto sab, 16 ottobre 2004 alle 14:03
    Paola Mastrocola propone delle questioni che non stanno né in cielo né in terra. I problemi della scuola odierna sono un'eccessiva settorializzazione dei saperi; un effettivo invito "a delinquere" (come mai le medie dei maturati salgono ogni anno?); un falso messaggio di studio, che ora vale per avere sette all'interrogazione, ma che in realtà dovrebbe valere per venire ad arricchire il proprio bagaglio culturale. IMHO.
    condivido.
    Io temo di non aver capito che intende l'emacchio con "delinquere".

  10. #10
    Lo Zio L'avatar di Dev0tee
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    Predefinito Re: And now... school!

    Non deve dispiacerti, Emack.

    Errorissimo mio. Pensavo di essere in Backstage.

    Damn Cuba Libres.

    Continuate pure. E "Scusa" a tutti.

  11. #11
    Emack
    ospite

    Predefinito Re: And now... school!

    Dev0tee ha scritto dom, 17 ottobre 2004 alle 14:38
    Continuate pure. E "Scusa" a tutti.
    Non devi chiedere scusa neanche tu, però

  12. #12
    Emack
    ospite

    Predefinito Re: And now... school!

    the_lamb ha scritto sab, 16 ottobre 2004 alle 22:28
    sgrizzo ha scritto sab, 16 ottobre 2004 alle 16:36
    Emack ha scritto sab, 16 ottobre 2004 alle 14:03
    Paola Mastrocola propone delle questioni che non stanno né in cielo né in terra. I problemi della scuola odierna sono un'eccessiva settorializzazione dei saperi; un effettivo invito "a delinquere" (come mai le medie dei maturati salgono ogni anno?); un falso messaggio di studio, che ora vale per avere sette all'interrogazione, ma che in realtà dovrebbe valere per venire ad arricchire il proprio bagaglio culturale. IMHO.
    condivido.
    Io temo di non aver capito che intende l'emacchio con "delinquere".
    "non fare un'emerita minchia".

  13. #13
    the_lamb
    ospite

    Predefinito Re: And now... school!

    Emack ha scritto dom, 17 ottobre 2004 alle 18:30
    "non fare un'emerita minchia".
    Allora ai tempi miei ero un boss della mala.

  14. #14
    alternat
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    Predefinito Re: And now... school!

    the_lamb ha scritto sab, 16 ottobre 2004 alle 12:48
    Quote:
    Autori come Tolstoj, Dostoievskj, Proust, lo stesso Montale, tra poco non saranno più conosciuti da nessuno. Al loro posto i ragazzi leggono 'Piccoli brividi', o, quando va bene, Stephen King o Wilbur Smith.
    Vabbe', se lo dice lei... si leggevano solo classici ai tempi suoi...
    forse perchè la scelta di autori "popolari" era ridotta ai soli Salgari e Liala (è la seconda volta che cito Salgari, stamattina...).
    forse King e Smith sono più divertenti di Dostoevskji e Proust (tanto per fare due nomi, ma sostituiteli con chi vi pare, da Kafka a Dickens), e forse il mondo, lo stesso linguaggio di Dostoevskji e Proust non si rispecchia nel mondo degli studenti.
    Perchè Leggere Tolsoj? Per sapere che cosa combinavano i Russi ai tempi suoi, o per imparare a scrivere in italiano? Lodevole la prima funzione (ma anche un bel libro di storia un po' obiettivo va bene lo stesso), inutile la seconda.

    Quote:
    Quote:
    Anche perché il bello di certe letture è poterle condividere, parlarne con altri, alludervi, citarle. Altrimenti, ti senti un isolato che non sa reggere la conversazione del sabato sera
    Se è solo una questione di elitarismo, lo può dire esplicitamente.
    la gente legge poco. i più non leggono niente. se la media è di un libro a testa all'anno, e io ne leggo uno al mese e mia moglie uno a settimana, vuol dire che in casa mia alimentiamo l'ignoranza di settanta persone, sostenendo la statistica.
    La lettura è elitaria. non illudiamoci, noi piccolo campione TiGiEmmesco, di rappresentare la popolazione.

  15. #15
    Suprema Borga Imperiale L'avatar di StM
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    Predefinito Re: And now... school!

    alternat ha scritto lun, 18 ottobre 2004 alle 10:25
    Quote:
    Quote:
    Anche perché il bello di certe letture è poterle condividere, parlarne con altri, alludervi, citarle. Altrimenti, ti senti un isolato che non sa reggere la conversazione del sabato sera
    Se è solo una questione di elitarismo, lo può dire esplicitamente.
    la gente legge poco. i più non leggono niente. se la media è di un libro a testa all'anno, e io ne leggo uno al mese e mia moglie uno a settimana, vuol dire che in casa mia alimentiamo l'ignoranza di settanta persone, sostenendo la statistica.
    La lettura è elitaria. non illudiamoci, noi piccolo campione TiGiEmmesco, di rappresentare la popolazione.
    Io quando vedo che sta per scadere l'anno e non ho finito il mio tomo da 800 pagine, faccio incetta di libri "leggeri" da 200 pagine che si leggono in una settimana, sennò finirei per gravare sulle tue spalle

    Fino a qualche tempo fa, rendendomi conto che la lettura di un libro mi durava anche più di 3 mesi, credevo di non essere più capace a leggere. Poi quando ho visto che certi libri li divoravo in un attimo, ho capito che forse leggere libri in lingua originale, saggi, e testi infarinati di scienza (dai divulgativi fino ai mattonazzi veri e propri) è magari un filino più impegnativo. Meno male

    La signora proffe dell'articolo forse si preoccupa troppo. Sulla cinematografia ha ragione e torto. Ha ragione che proiettare un film e basta non serve. Ha torto, perché insegnare il cinema e la televisione (http://www.megachip.info/), oggi, è forse più importante che insegnare letteratura.

  16. #16
    the_lamb
    ospite

    Predefinito Re: And now... school!

    alternat ha scritto lun, 18 ottobre 2004 alle 10:25
    Perchè Leggere Tolsoj? Per sapere che cosa combinavano i Russi ai tempi suoi, o per imparare a scrivere in italiano? Lodevole la prima funzione (ma anche un bel libro di storia un po' obiettivo va bene lo stesso), inutile la seconda.
    per godersi un capolavoro, magari.
    E magari, senza la caga dell'interrogazione su Tolstoj te lo godi meglio.

    Quote:
    la gente legge poco. i più non leggono niente. se la media è di un libro a testa all'anno, e io ne leggo uno al mese e mia moglie uno a settimana, vuol dire che in casa mia alimentiamo l'ignoranza di settanta persone, sostenendo la statistica.
    Potrei rigirarti una discorso che mi hai fatto giorni fa, ma glisso.

    Quote:
    La lettura è elitaria. non illudiamoci, noi piccolo campione TiGiEmmesco, di rappresentare la popolazione.
    Il campione TiGiEmmesco non è un campione confortante neppure da questo punto di vista.
    Ma volendo invogliare la lettura, bisogna ricorrere alla cara vecchia scuola del tempo che fu? A mia memoria, le lettura t'insegnavano solo a odiarla. Ne sono sfuggito giusto perché ero un fancazzaro allucinante.
    Incoraggiante.

  17. #17
    alternat
    ospite

    Predefinito Re: And now... school!

    the_lamb ha scritto lun, 18 ottobre 2004 alle 16:02
    alternat ha scritto lun, 18 ottobre 2004 alle 10:25
    Perchè Leggere Tolsoj? Per sapere che cosa combinavano i Russi ai tempi suoi, o per imparare a scrivere in italiano? Lodevole la prima funzione (ma anche un bel libro di storia un po' obiettivo va bene lo stesso), inutile la seconda.
    per godersi un capolavoro, magari.
    E magari, senza la caga dell'interrogazione su Tolstoj te lo godi meglio.
    non stavo discutendo sul valore letterario di tolstoj, ma sul suo valore scolastico.

    Quote:
    Quote:
    la gente legge poco. i più non leggono niente. se la media è di un libro a testa all'anno, e io ne leggo uno al mese e mia moglie uno a settimana, vuol dire che in casa mia alimentiamo l'ignoranza di settanta persone, sostenendo la statistica.
    Potrei rigirarti una discorso che mi hai fatto giorni fa, ma glisso.
    non sono sempre coerente, specialmente su argomenti diversi. quota, quota che magari ti dò anche ragione (ho anche questa brutta abitudine)

    Quote:
    Quote:
    La lettura è elitaria. non illudiamoci, noi piccolo campione TiGiEmmesco, di rappresentare la popolazione.
    Il campione TiGiEmmesco non è un campione confortante neppure da questo punto di vista.
    Ma volendo invogliare la lettura, bisogna ricorrere alla cara vecchia scuola del tempo che fu? A mia memoria, le lettura t'insegnavano solo a odiarla. Ne sono sfuggito giusto perché ero un fancazzaro allucinante.
    Incoraggiante.
    la scuola non ha mai invogliato alla lettura. io ho iniziato dalla fantascienza, non da Vittorini, e ho fatto l'ITIS, quindi puoi immaginare com'erano le lezioni di italiano.
    non condanniamo chi legge King. Perlomeno legge.

  18. #18
    Il Nonno L'avatar di lory
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    Predefinito Re: And now... school!

    a mio avviso dire "la scuola è peggiorata/migliorata" no ha molto senso, se non si specifica rispetto a cosa, rispetto a quando.
    Prendendo a confronto la scuola pre-sessantottina, è certamente migliorato il rapporto docenti-studenti, e quasi certamente quello studente-scuola stessa (in questo non ho elementi per giudicare, vado ad intuito o seguendo qualche lettura). Non si vive più la paura, l'umiliazione. E' migliorato il fatto che molte più persone hanno accesso all'istruzione superiore. Di contro, è peggiorata la qualità generale della preparazione, prezzo inevitabile della massificazione della cultura.

    Se il confronto lo si vuole fare rispetto ad una decina/ventina d'anni fa, i giudizi cambiano. La scuola sembra perdere ogni giorno di più la connotazione di un luogo in cui crescere, dove imparare ad assumersi le proprie responsabilità. Quello che dice la Mastrocola, non è del tutto errato: di fronte al problema di una massa di studenti che è andata crescendo in numero, e soprattutto che si è dimostrata molto eterogenea, la scuola ha risposto con l'introduzione corsi di recupero, di debiti formativi, di progetti i più disparati, ma alla fin fine il tentativo di agevolare i più disagiati si è risolto con l'abbassare il livello delle richieste a tutti; cioè, non si è alzato il numero di studenti che arrivano ai livelli minimi richiesti, si sono abbassati questi ultimi; inoltre, si è creata l'illusione che l'apprendimento sia un processo passivo, dove lo studente è sempre oggetto di interventi da parte di altri, che quindi rimangono gli unici responsabili di un eventuale fallimento. In questo senso dico che la scuola deresponsabilizza, non aiuta a crescere. A quello che mi è dato di vedere, le stesse famiglie favoriscono un processo del genere, con le loro richieste.

    Il discorso sulla lettura fatto dalla Mastrocola invece non mi è piaciuto: qui davvero la responsabilità è della scuola, che non riesce a trasmettere l'amore per la lettura. Certo, fin quando i libri son dati da leggere quando va bene come compiti (di cui poi fare schede riassuntive, analisi ecc ecc), se non addiruttura come punizione , il messaggio che passa non è certamente invitante. E' molto difficile che si proponga la lettura come premio, ma forse sarebbe più efficace. E prima di passare ad autori della grande letteratura passata, e sperare che siano apprezzati (perché effettivamente sono ricchi di idee, di riflessioni, di allegorie, di scorci d'epoca e quant'altro), sarebbe necessario fornire gli strumenti perché questa possa essere apprezzata. E questo tocca alla scuola, non alle famiglie.
    Se la lettura è ancora un fatto elitario (in Italia, non così all'estero), la responsabilità è proprio della scuola stessa.


    Il cinema a scuola va benissimo, se accompagnato da lezioni che ne spieghino il linguaggio: è un'arte molto bella, popolare, ma va capita.
    Mastrocola mi sembra una tipica prof. da liceo, di quelle ancorate alla vecchia immagine di una scuola sempre fissa sulle proprie posizioni, che andavano bene per una società che ormai non esiste più. Sarebbe meglio che capisse che la scuola può pure cambiare i contenuti e i mezzi di ciò che insegna senza grandi tragedie, purchè non venga meno al suo compito, che è quello di far intuire il grande patrimonio di cultura esitente, farne nascere curiosità e fornire i mezzi perché chi voglia possa usufruirne.
    Facile a dirsi....

  19. #19
    the_lamb
    ospite

    Predefinito Re: And now... school!

    lory ha scritto lun, 18 ottobre 2004 alle 17:51
    a mio avviso dire "la scuola è peggiorata/migliorata" no ha molto senso, se non si specifica rispetto a cosa, rispetto a quando.
    Prendendo a confronto la scuola pre-sessantottina, è certamente migliorato il rapporto docenti-studenti, e quasi certamente quello studente-scuola stessa (in questo non ho elementi per giudicare, vado ad intuito o seguendo qualche lettura). Non si vive più la paura, l'umiliazione. E' migliorato il fatto che molte più persone hanno accesso all'istruzione superiore. Di contro, è peggiorata la qualità generale della preparazione, prezzo inevitabile della massificazione della cultura.
    Appunto. Molte più persone ci vanno, la preparazione è peggiorata.
    Perfettamente prevedibile, se si vuole costringere chi, bontà sua, ha il pallino dell'elettronica a versare lacrime amare sui temi fuffa di italiano.

    Quote:
    Se il confronto lo si vuole fare rispetto ad una decina/ventina d'anni fa, i giudizi cambiano. La scuola sembra perdere ogni giorno di più la connotazione di un luogo in cui crescere, dove imparare ad assumersi le proprie responsabilità.
    E io mi chiedo sinceramente perché al scuola dovrebbe essere tenuta a insegnare ciò.
    Lo dici poco dopo, in effetti: i genitori mollano la patata bollente.

    Quote:
    Quello che dice la Mastrocola, non è del tutto errato: di fronte al problema di una massa di studenti che è andata crescendo in numero, e soprattutto che si è dimostrata molto eterogenea, la scuola ha risposto con l'introduzione corsi di recupero, di debiti formativi, di progetti i più disparati, ma alla fin fine il tentativo di agevolare i più disagiati si è risolto con l'abbassare il livello delle richieste a tutti; cioè, non si è alzato il numero di studenti che arrivano ai livelli minimi richiesti, si sono abbassati questi ultimi; inoltre, si è creata l'illusione che l'apprendimento sia un processo passivo, dove lo studente è sempre oggetto di interventi da parte di altri, che quindi rimangono gli unici responsabili di un eventuale fallimento. In questo senso dico che la scuola deresponsabilizza, non aiuta a crescere. A quello che mi è dato di vedere, le stesse famiglie favoriscono un processo del genere, con le loro richieste.
    Qui hai ragione. Ma la cosa va detta alla Mastrocola, che esige gli studenti trasognati dinanzi alla prospettiva delle ecloghe di Virgilio (e sennò si drogano e si scordano i cuccaggi il saBBato sera, i fallitacci!).
    E poi mi sembra che lo studente si senta fin troppo responsabile del fallimento. Altrimenti perché finirebbe a non fare un tubo?

    Quote:
    Il discorso sulla lettura fatto dalla Mastrocola invece non mi è piaciuto: qui davvero la responsabilità è della scuola, che non riesce a trasmettere l'amore per la lettura. Certo, fin quando i libri son dati da leggere quando va bene come compiti (di cui poi fare schede riassuntive, analisi ecc ecc), se non addiruttura come punizione , il messaggio che passa non è certamente invitante. E' molto difficile che si proponga la lettura come premio, ma forse sarebbe più efficace. E prima di passare ad autori della grande letteratura passata, e sperare che siano apprezzati (perché effettivamente sono ricchi di idee, di riflessioni, di allegorie, di scorci d'epoca e quant'altro), sarebbe necessario fornire gli strumenti perché questa possa essere apprezzata. E questo tocca alla scuola, non alle famiglie.
    Se la lettura è ancora un fatto elitario (in Italia, non così all'estero), la responsabilità è proprio della scuola stessa.
    Sì, d'accordo.

    Quote:
    Mastrocola mi sembra una tipica prof. da liceo, di quelle ancorate alla vecchia immagine di una scuola sempre fissa sulle proprie posizioni, che andavano bene per una società che ormai non esiste più. Sarebbe meglio che capisse che la scuola può pure cambiare i contenuti e i mezzi di ciò che insegna senza grandi tragedie, purchè non venga meno al suo compito, che è quello di far intuire il grande patrimonio di cultura esitente, farne nascere curiosità e fornire i mezzi perché chi voglia possa usufruirne.
    Facile a dirsi....
    A me sembra un po' fisimata. La frustratella acqua e sapone che vuole recuperare il popolino su cui sputa sopra.


    (scusa il livore, ma questo topic sta riaprendo delle vecchie ferite...)

  20. #20
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    Predefinito Re: And now... school!

    the_lamb ha scritto lun, 18 ottobre 2004 alle 20:47

    Appunto. Molte più persone ci vanno, la preparazione è peggiorata.
    Perfettamente prevedibile, se si vuole costringere chi, bontà sua, ha il pallino dell'elettronica a versare lacrime amare sui temi fuffa di italiano.
    qui si scontrano due visioni differenti di scuola, nettamente in contrasto tra loro, che hanno cercato di imporsi ngli ultimi anni (facendo solo disastri, perché imposte in fretta e senza preparazione).
    Da un lato c'è la scuola "di sinistra" (vd. Berlinguer), che ritiene necessario, oltre che giusto, che ogni cittadino sia, prima che un lavoratore, una persona col diritto ad un'istruzione non limitata al semplice leggere, scrivere e far di conto, ma di orizzonti più ampi e capace di pensiero critico. obbliga però tutti, anche chi non ha la voglia o la capacità, a studi teorici.
    Dall'altro lato c'è la scuola "di destra" (vd. Moratti), che prevede una separazione: da un lato i licei, a formare la futura classe dirigente con una cultura più elitaria ma approfondita; dall'altro, le scuole professionali, a preparare dei lavoratori con le competenze tecniche necessarie, ma con una cultura molto più all'acqua di rose. E' l'attuale riforma Moratti, già partita dall'anno scorso e che dal prossimo anno scolastico dovrebbe comprendere anche le superiori. Gli istituti tecnici dovranno sparire, assorbiti nelle scuole professionali, di 4 anni, senza accesso diretto all'università.
    Mi sembra che tu propenda per la seconda.
    A me spiace non si preveda invece una via intermedia, quella di tecnici preparati ma con una cultura di base dignitosa, a fianco alla scuola professionale.

    Quote:

    Quote:
    Se il confronto lo si vuole fare rispetto ad una decina/ventina d'anni fa, i giudizi cambiano. La scuola sembra perdere ogni giorno di più la connotazione di un luogo in cui crescere, dove imparare ad assumersi le proprie responsabilità.
    E io mi chiedo sinceramente perché al scuola dovrebbe essere tenuta a insegnare ciò.
    Lo dici poco dopo, in effetti: i genitori mollano la patata bollente.
    bè, non è solo che la scuola viene delegata sempre più spesso a sostituire il ruolo dei genitori; c'è anche da dire che è l'ambito in cui un giovane si confronta per la prima volta col mondo sociale, e con un impegno richiesto a lui direttamente. E' naturale quindi che sia anche il luogo dove far crescere il senso di responsabilità.


    Quote:

    Qui hai ragione. Ma la cosa va detta alla Mastrocola, che esige gli studenti trasognati dinanzi alla prospettiva delle ecloghe di Virgilio (e sennò si drogano e si scordano i cuccaggi il saBBato sera, i fallitacci!).
    E poi mi sembra che lo studente si senta fin troppo responsabile del fallimento. Altrimenti perché finirebbe a non fare un tubo?
    ah sì, la Mostocola in quello è veramente fuori dal mondo (ma forse è anche un mondo che non è mai esistito, quello di cui ha nostalgia).
    La responsabilità del fallimento sulle spalle dello studente: credo che molto dipenda dalla sensibilità dello studente stesso, dal suo pretendere da sè. Perché la scuola pretende sempre meno. Almeno, certe scuole.
    Forse i licei, in particolare quelli classici, sono ancora un'isola a sè stante. Da quel che mi si dice, però, lì si esagera in senso opposto.


    Quote:

    (scusa il livore, ma questo topic sta riaprendo delle vecchie ferite...)
    il livore non mi pare sia contro me, quindi non ti scuso
    bacino sulle ferite, allora

  21. #21
    Emack
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    Predefinito Re: And now... school!

    lory ha scritto lun, 18 ottobre 2004 alle 23:31

    Dall'altro lato c'è la scuola "di destra" (vd. Moratti), che prevede una separazione: da un lato i licei, a formare la futura classe dirigente con una cultura più elitaria ma approfondita; dall'altro, le scuole professionali, a preparare dei lavoratori con le competenze tecniche necessarie, ma con una cultura molto più all'acqua di rose. E' l'attuale riforma Moratti, già partita dall'anno scorso e che dal prossimo anno scolastico dovrebbe comprendere anche le superiori. Gli istituti tecnici dovranno sparire, assorbiti nelle scuole professionali, di 4 anni, senza accesso diretto all'università.
    Mi sembra che tu propenda per la seconda.
    Sì, ma a patto che sia fatto bene, questo ordinamento.
    Ci si può mettere la mano sul fuoco?

  22. #22
    Il Nonno L'avatar di lory
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    Predefinito Re: And now... school!

    Emack ha scritto lun, 18 ottobre 2004 alle 23:56
    lory ha scritto lun, 18 ottobre 2004 alle 23:31

    Dall'altro lato c'è la scuola "di destra" (vd. Moratti), che prevede una separazione: da un lato i licei, a formare la futura classe dirigente con una cultura più elitaria ma approfondita; dall'altro, le scuole professionali, a preparare dei lavoratori con le competenze tecniche necessarie, ma con una cultura molto più all'acqua di rose. E' l'attuale riforma Moratti, già partita dall'anno scorso e che dal prossimo anno scolastico dovrebbe comprendere anche le superiori. Gli istituti tecnici dovranno sparire, assorbiti nelle scuole professionali, di 4 anni, senza accesso diretto all'università.
    Mi sembra che tu propenda per la seconda.
    Sì, ma a patto che sia fatto bene, questo ordinamento.
    Ci si può mettere la mano sul fuoco?
    la mia no di sicuro

  23. #23
    the_lamb
    ospite

    Predefinito Re: And now... school!

    lory ha scritto lun, 18 ottobre 2004 alle 23:31
    Mi sembra che tu propenda per la seconda.
    Segnalata. Attendo il ban per insulti.

    La scuola in cui credo e che amo è completamente diversa da entrambe, e a entrambe incomparabilmente superiore. E sai qual è il bello? Esiste!

    (e sì che te ne ho aprlato un sacco di volte! )

    Quote:
    bè, non è solo che la scuola viene delegata sempre più spesso a sostituire il ruolo dei genitori; c'è anche da dire che è l'ambito in cui un giovane si confronta per la prima volta col mondo sociale, e con un impegno richiesto a lui direttamente. E' naturale quindi che sia anche il luogo dove far crescere il senso di responsabilità.
    Appunto, far crescere. Che è diverso che insegnare.
    Il fatto che vada insegnato indica un malessere profondissimo.

    Quote:
    La responsabilità del fallimento sulle spalle dello studente: credo che molto dipenda dalla sensibilità dello studente stesso, dal suo pretendere da sè. Perché la scuola pretende sempre meno. Almeno, certe scuole.
    è questo che mi perplime: perchè dovrebbe pretendere alcunché?
    Perché se no i ragazzi non si sbattono? E chiedersi perché non si sbattono, magari?
    Si agisce sempre sul sintomo, sempre.

    Quote:
    Forse i licei, in particolare quelli classici, sono ancora un'isola a sè stante. Da quel che mi si dice, però, lì si esagera in senso opposto.
    Da quel che ti dico io...
    Poi per carità, io ho scelto la lotta dura e l'ho spuntata pure. No, non ne vado fiero.

    Certi episodi che... bah.

    Quote:
    il livore non mi pare sia contro me, quindi non ti scuso
    bacino sulle ferite, allora
    Ahia.

  24. #24
    Il Nonno L'avatar di lory
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    Predefinito Re: And now... school!

    the_lamb ha scritto mar, 19 ottobre 2004 alle 00:17

    Segnalata. Attendo il ban per insulti.

    La scuola in cui credo e che amo è completamente diversa da entrambe, e a entrambe incomparabilmente superiore. E sai qual è il bello? Esiste!

    (e sì che te ne ho aprlato un sacco di volte! )
    ma ne hai accennato molte volte.
    spero che la scuola che hai in mente tu, e che mi piacerebbe conoscere più in dettaglio ( ) , sia proponibile su larga scala. Non vorrei che sia troppo incentrata sulla figura di una persona molto carismatica, per essere esportabile come modello a tutta la scuola pubblica.

    Quote:

    Quote:
    bè, non è solo che la scuola viene delegata sempre più spesso a sostituire il ruolo dei genitori; c'è anche da dire che è l'ambito in cui un giovane si confronta per la prima volta col mondo sociale, e con un impegno richiesto a lui direttamente. E' naturale quindi che sia anche il luogo dove far crescere il senso di responsabilità.
    Appunto, far crescere. Che è diverso che insegnare.
    Il fatto che vada insegnato indica un malessere profondissimo.
    ma guarda che io non ho detto da nessuna parte che il senso di responsabilità vada insegnato, anche perché sarebbe impossibile. Va stimolato con proposte che richiedano un impegno personale. Quello però che fa male alla crescita del senso di responsabilità è il negare che la mancanza dell'impegno assunto consapevolmente in partenza sia del tutto trascurabile e senza conseguenze.

    Quote:

    è questo che mi perplime: perchè dovrebbe pretendere alcunché?
    Perché se no i ragazzi non si sbattono? E chiedersi perché non si sbattono, magari?
    Si agisce sempre sul sintomo, sempre.
    perchè crescere responsabilmente significa cercare di rispettare gli impegni assunti.
    Certo che è opportuno chiedersi il perché i ragazzi non si sbattono. Ma vedi, è qui che si ricade nel discorso di cui sopra: l'idea che debbano essere sempre gli altri a risolvere i problemi, che la causa risieda sempre all'esterno dei ragazzi stessi. Non dico che non sia mai così, che le cause siano sempre interne ai ragazzi, ma qualche volta sì.
    La scuola spesso, molto spesso te lo riconosco, tende a scaricare la colpa di uno scarso interesse solo sui ragazzi; da parte loro ragazzi e famiglie fanno il contrario sulla scuola, e il risultato è uno scontro che non porta nulla di buono.

    Quote:

    Da quel che ti dico io...
    Poi per carità, io ho scelto la lotta dura e l'ho spuntata pure. No, non ne vado fiero.

    Certi episodi che... bah.
    bè, tue altri... non sei l'unico che conosco che abbia fatto il classico.
    Tra l'altro quello che noto è che dev'essere una fissa molto diffusa, quella del classico che produce la futura classe dirigente, perché diverse amiche mi riferiscono di presidi dei loro figli che tutti gli anni fanno questo discorsino ai nuovi arrivati.


  25. #25
    the_lamb
    ospite

    Predefinito Re: And now... school!

    lory ha scritto mar, 19 ottobre 2004 alle 11:10
    ma ne hai accennato molte volte.
    spero che la scuola che hai in mente tu, e che mi piacerebbe conoscere più in dettaglio ( ) , sia proponibile su larga scala. Non vorrei che sia troppo incentrata sulla figura di una persona molto carismatica, per essere esportabile come modello a tutta la scuola pubblica.
    Ahia, che brutto tasto tocchi.

    sarebbe tutto più semplice se si instaurasse lo stato taoista.

    Quote:
    ma guarda che io non ho detto da nessuna parte che il senso di responsabilità vada insegnato, anche perché sarebbe impossibile. Va stimolato con proposte che richiedano un impegno personale. Quello però che fa male alla crescita del senso di responsabilità è il negare che la mancanza dell'impegno assunto consapevolmente in partenza sia del tutto trascurabile e senza conseguenze.
    Appunto. Io non so se minacciare la bocciatura sia un'idae migliore. Può essere ammissibile alle superiori, ma in età da scuola inferiore crea dei traumi allucinanti.
    Nel momento in cui ti trapanano nella testa il bisogno "fondamentale" dell'approvazione istituzionale (e anche lì...), sai che colpo vedersela negata? Non scherzo.

    Quote:
    perchè crescere responsabilmente significa cercare di rispettare gli impegni assunti.
    Certo che è opportuno chiedersi il perché i ragazzi non si sbattono. Ma vedi, è qui che si ricade nel discorso di cui sopra: l'idea che debbano essere sempre gli altri a risolvere i problemi, che la causa risieda sempre all'esterno dei ragazzi stessi. Non dico che non sia mai così, che le cause siano sempre interne ai ragazzi, ma qualche volta sì.
    Se lo sono, sono frutto di traumi.
    Non vedo una sola buona ragione per cui una persona sana dovrebbe fare a priori lo gnorri di fronte a cose potenzialmente appassionanti. Eppure accade.

    Quote:
    bè, tue altri... non sei l'unico che conosco che abbia fatto il classico.
    Massì...

    Quote:
    Tra l'altro quello che noto è che dev'essere una fissa molto diffusa, quella del classico che produce la futura classe dirigente, perché diverse amiche mi riferiscono di presidi dei loro figli che tutti gli anni fanno questo discorsino ai nuovi arrivati.
    Sì, guarda, è disgustoso. Episodio.

    Te l'ho già raccontato, no? Una ragazza della classe avanti alla mia (stessa sezione, un anno dopo, in pratica), fa un compito di storia perfetto (prende 9 e mezzo, e la prof è una che dà calci nei denti) ma sbaglia la scrittura di un termine (non ricordo quale, forse "pogrom"). Evidentemente l'ha sentito male a lezione. La prof glielo fa notare e quella, con suo sommo scoramento, si chiude in bagno a piangere per una buona oretta.

    Non parliamo del successo dei certamina, competizioni di vario tipo (scrittura, saggi su determinati argomenti, fotografia, ecc.) alle premiazioni delle quali è dedicata una buona metà dell'ultimo giorno. Una catena allucinante di faide che conobbi poco soltanto perché non partecipai mai a nulla del genere (con stupore di alcuni, "iiiih, ma ragazzi, ma non siete competitiviiii!").

    Questa è l'utenza del liceo classico, ed è così per più che buona parte. O ti adegui, o lotti a colpi di indifferenza.
    poi c'è anche la terza via, da molti adottata: starci da cani.

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