Leggevo oggi nell'inserto cultura del Messaggero (solo i veri snob leggono l'inserto cultura del Messaggero )
di LUCA RICCI
COSÌ come non ci sono più i pizzicagnoli di una volta, travolti dal dilagare dei centri commerciali (un luogo che non serve solo a comprare prosciutti, olive o formaggi, ma a villeggiare), esattamente allo stesso modo la piccola libreria è stata travolta dalle grandi catene - su tutte Feltrinelli, Mondadori, Melbookstore, Librerie.Coop, Messaggerie, Arion. I numeri parlano chiaro: su 2000 librerie 609 sono a catena (fonte AIE, associazione italiana editori), e quest’ultime sono sempre più appetibili proprio perché offrono alla clientela la possibilità di una vera e propria gita nel rutilante mondo dei consumi, e non soltanto il mero acquisto di un libro.
L’organizzazione interna è determinata da regole ferree quanto impalpabili (almeno all’occhio del cliente, che deve avere la sensazione che tutto accada naturalmente). Non è un mistero che la pianificazione cominci dalle vetrine, spesso e volentieri posizionate nel cuore dei centri storici (si pensi alla Feltrinelli milanese di Piazza Duomo, le cui vetrine occhieggiano dalla galleria Vittorio Emanuele II, oppure alla Mondadori romana ubicata nella centralissima via del Corso), che vengono gestite alla stregua di spazi pubblicitari e vendute al miglior offerente. La prima cosa che salta all’occhio, varcando la soglia di queste cattedrali del consumo, è l’equiparazione volontaria tra libri e cd, libri e dvd, libri e videogame. Tutte le merci appaiono interscambiabili e poste sullo stesso piano orizzontale dell’intrattenimento. Entro per comprare un libro e magari esco con tutt’altro (e visto che i libri tirano meno di cd, dvd e videogame, i gestori sperano soprattutto nella procedura opposta).
Il comparto librario è organizzato tenendo ben presente che le vendite maggiori passano attraverso le novità, sfornate a getto continuo, ben oltre le possibilità produttive dei singoli autori (da qui l’importazione forsennata di titoli stranieri, a cui quasi mai corrisponde un’esportazione dei nostri talenti). Tutto si dispone attorno ai banconi delle nuove uscite, mentre il cosiddetto catalogo è relegato sullo sfondo, in scaffalature che ricordano un supermarket. Ma ormai neanche i best seller bastano più. Meglio azzeccare un megaseller che entrare in classifica con tanti titoli. E’ la tendenza delle ultime stagioni. Paolo Giordano per Mondadori, Giorgio Faletti per Baldini e Castoldi, Melissa P. e in seguito Stephanie Meyer per Fazi, J.K Rowling per Salani, Stieg Larsonn per Marsilio. Un unico autore (magari con una saga) può sorreggere l’economia di un marchio. Gli italiani non solo leggono un libro l’anno, leggono tutti lo stesso libro. Ecco allora che lo spazio nella catena viene asservito alle pile di libri di un ristrettissimo ventaglio di titoli. Trecento pezzi dello stesso libro incolonnati quasi sempre all’ingresso e poi mucchietti del medesimo disposti strategicamente nei punti in cui è più probabile che lo sguardo (atterrito più che incuriosito) dell’acquirente si poserà. Condizionare lo sguardo dell’acquirente è il sogno proibito degli organizzatori spaziali delle catene. Illuderlo di farlo entrare in un luogo in cui sarà libero di scegliere, e poi condurlo fino al titolo che la filiera editoriale quell’anno ha selezionato per lui. I libri impilati in maestose colonne doriche danno proprio l’impressione di essere lì per sbaglio. Come se un commesso sbadato si fosse dimenticato di metterli a posto. La tecnica dell’inciampo ha un suo fascino perverso. Le pile sono imponenti ma basta un niente per tirarle giù. E raccattare un volume significa anche offrirgli un minimo d’attenzione, un singulto d’interesse, una chance d’acquisto. Come a dire: non posso non comprare un libro in cui fatalmente mi sono imbattuto.
Niente di male, si dirà. Strategie di mercato in tempi di vacche magre (ma per chi?). L’importante è che l’acquirente (appena l’altro ieri chiamato lettore) sappia in anticipo che la libreria ha smesso da tempo i panni del rifugio culturale. Romano Montroni, il guru dei librai italiani, per spiegare il mestiere ai neofiti del settore ha intitolato la sua ultima fatica Vendere l’anima (Laterza, 2006). Non c’è dubbio che in molti ci siano riusciti.
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La mia biblioteca di fiducia è esattamente così, montagnole di libri e cataste di DVD inclusi. Ma mica da oggi. Da minimo 20 anni a questa parte. Tocca adattarsi all'ambiente ed imparare a sopravvivere.
Le vostre?