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Discussione: The Cube - Hypercube

  1. #26
    Il Nonno L'avatar di Seblon
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    Predefinito Re: The Cube - Hypercube

    Chris Dubois ha scritto mer, 16 agosto 2006 alle 14:42
    Nessuno ha visto cypher di vincenzo natali, regista del primo cubo? L'ho registrato ma non l'ho ancora visto, qualcuno sa darmi un proprio giudizio?
    Bellino, non a livello del cubo ma proprio ben fatto.

  2. #27
    Lo Zio L'avatar di Scafo
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    Predefinito Re: The Cube - Hypercube

    Llongwire ha scritto ven, 11 agosto 2006 alle 16:09
    Hypercube è un capolavoro assoluto, il primo è claustrofobico e noioso.
    Quando avro voglia di vedere un particolare film, seguirò il tuo consiglio.

    Ma al rovescio.
    Quando si dice non capire una ceppa. Ti piace il secondo ? ok, ma non lamentarti se ti fanno notare che è squallido.
    This is a big, big world. Figata, cavolarola.

    Adesso, per favore ( PER FAVORE ) spiegami come il finale
    Spoiler:
    Cospirazionista, americanoide e senza senso (perchè ammazzano lei ma guardie random sono li e a conoscenza di quello che sta succedendo ????? )
    basti a eleggerlo a "capolavoro" quando in effetti è una mistura di effetti speciali da scantinato con una spolverata di idee trite e ritriti fatte pure male, visti i precedenti cinematografici mooooooooooooolto più solidi.

    Certo che senza background id sorta può anche sembrare mica male, ma preso per quello che è non vale neanche i soldi di un nolleggio da 2 euro.

  3. #28
    oniecoioni
    ospite

    Predefinito Re: The Cube - Hypercube

    Cypher è come doveva essere Matrix , ma non è stato.
    Un thrillerone fantascientifico/psicologico solido ben scritto, ben recitato e tutto sommato ha la stessa struttura cubica.
    Sia chiaro non ci sono cubi nel intero film, ambientato oggi come tra 5 anni al aperto, ma si respira la stessa aria di costrinzione di essere dentro un incomprensibile macchina che schiaccia gli uomini.
    I cubi e Cypher hanno in comune la stessa visione di un individualità stritolata nella solitudine al interno di una modernità aberrante dove la razionalità, o iperrazionalità diventa un meccanismo impersonale e inumano .



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