no dovevano spianare la zona in modo più massiccio di quello che han fatto. O così o facevan meglio a restarsene a casa loro fin dall'inizio e anzi, foraggiare Saddam quanto più possibile perchè tenesse a bada i fomentati di Allah.
La questione è molto più semplice e allo stesso tempo estremamente drammatica: non ci sono più elites con visioni imperiali di lungo termine, come poteva essere fino a qualche decennio fa. Adesso ci sono solo speculatori con visioni di breve termine.
Per questo si spiegano i vari disastri delle politiche occidentali in medioriente. Ci hanno guadagnato le lobby, gli affaristi, le industrie delle armi e i politici di ogni colore. Hanno perso i civili dei vari paesi e la classe media e povera occidentale.
Siamo ormai in un ciclo continuo di politiche (stupide in moltissimi casi) di breve termine con un Sistema ormai fuori controllo...
Effettivamente é dura trovare un politico occidentale che non brilli per mediocritá.
ci hanno mangiato in tanti sulla cacciata di saddam. per quelli non è stato sicuramente un fallimento.
quindi si torna ai califfati?
Non era Keynes quello del "sul lungo periodo saremo tutti morti" ?La questione è molto più semplice e allo stesso tempo estremamente drammatica: non ci sono più elites con visioni imperiali di lungo termine, come poteva essere fino a qualche decennio fa. Adesso ci sono solo speculatori con visioni di breve termine.
Per questo si spiegano i vari disastri delle politiche occidentali in medioriente. Ci hanno guadagnato le lobby, gli affaristi, le industrie delle armi e i politici di ogni colore. Hanno perso i civili dei vari paesi e la classe media e povera occidentale.
Siamo ormai in un ciclo continuo di politiche (stupide in moltissimi casi) di breve termine con un Sistema ormai fuori controllo...
Checchè ne dica Sarpedon(che ultimamente è un po' appannato ), Putin è quattro-cinque spanne sopra la media.
Per tacere del confronto impietoso tra Lavrov -ministro degli esteri vecchio stampo: volpacchione canuto, temuto e super-navigato- ed i quattro parvenu, babbei kyengestyle, del resto d'Europa.
Mentre gli Usa temporeggiano, ora intervengono gli iraniani. Ormai è guerra regionale sotterranea fra sciiti e sunniti.
http://www.corriere.it/esteri/14_giu...802dc057.shtml
E gli Usa ora sono in un paradosso allucinante.Il ruolo dell’Iran
In azione anche l’Iran, amico e alleato dell’Iraq sciita. Difficile che Teheran possa tollerare la sconfitta. Possibile che i mullah usino di nuovo la carta dei «volontari» sciiti, già giocata con successo per puntellare il siriano Assad. Fonti di intelligence citate dal “Times” sostengono che gli iraniani avrebbero inviato a Bagdad un nucleo di 150 uomini, membri dell’Armata Qods assistiti da elementi dell’unità scelta Saberin. Siamo solo all’inizio di una grande sfida strategica.
Tra un frizzantino e l'altro vengono a crearsi tutti i presupposti per l'imminente ritorno dei califfati alle porte dell'UE...che amarcord
Impero Ottomano. L'idea potrebbe essere quella.
Boh, in fondo dalla Tunisia alla Turchia ( quest'ultima esclusa) si tratta di paesi caratterizzati solo da instabilità o dittature militari e che vivono nella perenne merda. Un'entità unica che abbia come collante l'Islam potrebbe migliorare le cose.
come ad esempio portare a un ritorno della pirateria nel mediterraneo?Impero Ottomano. L'idea potrebbe essere quella.
Boh, in fondo dalla Tunisia alla Turchia ( quest'ultima esclusa) si tratta di paesi caratterizzati solo da instabilità o dittature militari e che vivono nella perenne merda. Un'entità unica che abbia come collante l'Islam potrebbe migliorare le cose.
Certo che gli Usa si sono infognati in un bel problema militare, non ho davvero idea di come ne usciranno.
beh una maggiore stabilità di quei paesi, piu che incentivare la Pirateria consentirebbe il contenimento dei flussi migratori di gente diretta in Europa
Ma quindi pare che arriverà un'altra spedizione di freedom a breve?
Può darsi, l'economia Usa attualmente è in ripresa.
Ci porteranno la loro guerra
Domenico Quirico
Se si guarda al passato di solito si capisce qual è il momento in cui è nata una nuova epoca, mentre il giorno in cui la cosa si è verificata non era altro che uno dei tanti, attaccato alla coda del giorno seguente. Un giorno i profeti dell’accaduto lo diranno per la conquista di Mosul, in Iraq. C’erano stati segni, in primavera e ancor più in questo inizio d’estate, il subbuglio mai era stato così universale nel continente islamico di sofferenze e di calura; ma di queste cose ci si accorge sempre dopo.
In Siria le forze islamiste avevano ormai cancellato nel «Qaidistan» che va dai confini della Turchia all’Eufrate i soldati di Bashar e soprattutto la vecchia Armata libera della rivoluzione laica siriana, e continuavano a vomitare brigate di combattenti stranieri. In Iraq, dall’altra parte di una frontiera che non esiste più, l’esercito che gli americani hanno lasciato a puntellare il plumbeo Saddam era in rotta davanti a un feroce emiro del Levante. Gli aizzati dal fanatismo scuotevano la Libia, riguadagnavano terreno nel Sahel, insanguinavano il Nord della Nigeria, non cedevano con titanica protervia in Somalia e in Centrafrica. Storie minori, frammenti separati, fastidi periferici per il distratto tiepidume dell’Occidente. Se non ci fosse l’impiccio dei profughi sbarcanti chi, nelle cancellerie, perderebbe tempo per la Siria? Eppure è un solco di orrore che cento anni non basteranno a cancellare. E l’Iraq? Non l’abbiamo regolata la faccenda irachena privatizzandola? Forse tutto ciò non significa nulla, non ci si accorge di queste cose se non dopo. Come se fosse qualche indiscernibile Futuro.
E invece la presa di Mosul da parte di quella che ci ostiniamo a definire al Qaida (gli incubi sono conservatori), cacciando davanti a se decine di migliaia di profughi pazzi di terrore, segna l’inizio di una nuova epoca: ovvero la creazione del primo Stato islamico conficcato nel cuore del vicino oriente, saldando le zone «liberate» e restituite alla legge spietata di dio della Siria e dell’Iraq. Quello di Mosul non è un raid di bande, o un gigantesco atto terroristico: è l’avanzata di un esercito che occupa territorio e si insedia per restare. Ora l’Insorgenza Globale Islamista ha un luogo dove organizzarsi, produrre nuovi mujahedin col buio nel profondo degli occhi, fatti affluire da tutto il mondo, e spedirli attraverso frontiere fragilissime a incendiare come un fuoco ardente i territori vicini. E’ la prima pietra del Califfato, che dovrà ricalcare le frontiere di quello del sesto secolo, dalla Spagna all’Asia centrale. Che, nutrito non di spiritualità ma di risentimento, dovrà sfidare, potenza dinamica contro potenza declinante, gli stanchi ruggiti dell’Europa e dell’Occidente.
Non ci siamo accorti che i conflitti afgano, iracheno e gli altri all’interno del mondo arabo musulmano, il dopo primavera araba sono in realtà tasselli di una insurrezione, di un progetto globale di Rivoluzione e di conflitto. Ci è sfuggito perché i vari ribelli di questo mondo bollente non combattono in apparenza tutti per la stessa causa, anzi spesso i legami con la globalità servono come aiuto esterno e cassa di risonanza . Il capo tribù tuareg lotta contro gli sfruttatori neri del governo sudista e i suoi complici francesi, l’emiro fanatico di Boko haram nigeriani sfida il governo centrale corrotto e brutale, il jihadista libico si batte per l’indipendenza della sua tribù e del suo petrolio, il volontario ceceno in Siria cerca la vendetta contro i russi… Spesso i combattenti di questo Jihad universale non si rendono nemmeno conto che sono all’interno di una guerra globale. Il filo lo tengono i rifondatori di al Qaida, per i quali Bin Laden e i suoi terroristi sono preistoria: vecchi, canuti veterani del Male e giovani lupi scelgono le aree turbolente, sfruttano il vuoto politico che i nostri interventi malaccorti ipocriti e frettolosi hanno seminato in Libia, Iraq, Afghanistan; vi entrano con mezzi indiretti e subdoli, i matrimoni con le ragazze delle tribù locali, il radicalismo religioso della versione salafita, la corruzione, i traffici come il contrabbando di droga e di uomini, l’industria dei sequestri. L’eredità maledetta di Gheddafi lega le ribellioni nel Sahel, in Nigeria nel Centrafrica in somalia, dove armi provenienti dai magazzini libici continuano a scendere lungo le piste del deserto verso sud.
Non è più terrorismo: è l’invasione, lo scontro diretto, la guerra. E’ la rivendicazione del potere sulla base di una identità perduta, la legge di dio. Il territorio non è fondamentale, la chiave della vittoria è il controllo della popolazione, con la violenza, la predicazione, il conformismo, l’odio attizzato contro l’Occidente e i suoi corrotti proconsoli locali. Non è compito difficile. Il Califfato ha ormai un esercito, i finanziamenti arrivano dall’Arabia saudita, grande padrino, per paura e interesse, della guerriglia sunnita, i forzieri li riempiamo noi ogni volta che compriamo petrolio, le armi le inventiamo noi e le vendiamo per avidità. Come ai tempi dei sultani turchi, erano mercenari occidentali che forgiavano i micidiali cannoni ottomani che smantellavano l’Europa. I soldati del Califfato sono più esperti e decisi delle forze occidentali: ci è lecito combattere solo guerre senza morti, guerre ordinate, pulite, distanti, meccaniche. Il miglior combattente occidentale è più un tecnico di computer che un guerriero o gira protetto come un bruco da strane corazze. I soldati del Jihad globale, ragazzi per cui l’età tramonta di colpo, come il sole, prima sono adolescenti un attimo dopo già vecchi, cercano la morte, non la temono. Per loro la Storia è lo svolgimento di una trama di eternità sotto occhi temporali e transitori.
Ecco il nostro errore: rassegnati a una religione tiepida, adagiata nell’abitudine, deposito di una cultura morta, ci siamo dimenticati di Dio, non abbiamo creduto che qualcuno potesse battersi per Dio, gente cresciuta baciando il Libro e il pane. Gettano l’Infinito nella gramola del Finito, seguono le bandiere di un Dio guerriero, aggressivo, che fulmina i nemici invece di perdonarli. Il meglio di loro collabora ai loro delitti: il Male è davvero un mistero e questo è il suo aspetto più sconcertante. L’idea del sacro è semplicemente una delle nozioni più conservatrici perché tenta di trasformare altre idee, Incertezza Progresso Mutamento Pluralità, in crimini. Noi pensiamo di poter scegliere le nostre guerre. Ora altri ci imporranno la loro.
Sento puzza di testate nucleari: vuoi vedere che alla fine si troveranno davvero in Iraq perché gliele tira qualcuno?
Ultima modifica di Azatoth; 13-06-14 alle 12:32:51