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Discussione: E la mafia al nord...

  1. #51
    Il Nonno L'avatar di Edward Green
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    Citazione Originariamente Scritto da Vitor Visualizza Messaggio
    poi me lo leggo, intanto posto.
    occhio, super wot
    Guarda io ho la soluzione.Importiamo per un anno o + vari squadroni di talebani o fanatici integralisti e li mettiamo a fare pulizia.Vedrai che dopo decine di lampioni addobbati, l'ndragheta se ne ritorna cheta al sud.

  2. #52
    Lo Zio L'avatar di Emack
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    Predefinito Riferimento: E la mafia al nord...

    Citazione Originariamente Scritto da Edward Green Visualizza Messaggio
    Guarda io ho la soluzione.Importiamo per un anno o + vari squadroni di talebani o fanatici integralisti e li mettiamo a fare pulizia.Vedrai che dopo decine di lampioni addobbati, l'ndragheta se ne ritorna cheta al sud.
    Più probabile che ci ritroveremmo con campi sterminati di papaveri

  3. #53
    Il Nonno L'avatar di Edward Green
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    Predefinito Riferimento: E la mafia al nord...

    Citazione Originariamente Scritto da Emack Visualizza Messaggio
    Più probabile che ci ritroveremmo con campi sterminati di papaveri
    Ma va, il mullah omar e i suoi furono gli unici a far crollare il mercato dell'oppio in Afghanistan.Poi è arrivata la Nato con Karzai e ora siamo sopra al 90%.

  4. #54
    Lo Zio L'avatar di Emack
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    Predefinito Riferimento: E la mafia al nord...

    Io so che i talebani pretendono il 10% dei profitti dai coltivatori... Sebbene la produzione sia più che raddoppiata dal pre-Karzai ad oggi.

  5. #55
    La Borga L'avatar di Firestorm
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    Predefinito Riferimento: E la mafia al nord...

    ne hanno arrestato pure uno in Valle D'Aosta...finalmente si sono accorti che con il 15% di popolazione di origine calabrese non arrivano solo persone per bene ma pure le mele marce...

  6. #56
    Vitor
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    Predefinito Re: E la mafia al nord...

    megaup

    «Delusa dai politici la ‘ndrangheta candida gli affiliati»

    Anche due chirurghi milanesi aiutavano i clan. Dopo le centinaia di arresti, le famiglie si riorganizzano e puntano sui nati al Nord

    Il milanese ha sostituito il calabrese. Dialetto lombardo, boss e cumenda. Affiliati ai clan nati e cresciuti al Nord. Senza neppure una goccia di sangue d’Aspromonte. La ‘ndrangheta cambia, e anche a Milano - suo feudo imprenditoriale ed economico - le regole si adattano al limite del mutamento genetico. Per esempio aprendo le porte a nuovi «battezzati» che «non hanno origine calabrese» e vengono «affiliati all’interno dei vari locali della ‘ndrangheta lombarda con cariche e doti secondo gerarchie prestabilite, con cerimonie e rituali tipici». Ma non solo. Sotto la lente della squadra Mobile di Milano e della Dda guidata da Ilda Boccassini, sono finiti anche due medici. Chirurghi noti e stimati nell’ambiente sanitario lombardo oggi sospettati di «essersi messi a disposizione di affiliati e dei loro parenti» per ottenere «scarcerazioni e cure privilegiate».

    Gli investigatori li hanno seguiti e fotografati durante incontri e cene con condannati per mafia o familiari di arrestati nelle ultime operazioni antimafia al Nord. Si tratta di due medici di origine calabrese che lavorano al Niguarda di Milano e al Policlinico di Monza. Con loro anche un infermiere di origini calabresi. Una conferma ulteriore dell’interesse mafioso per la sanità lombarda. Come già emerso a proposito dell’ex dirigente sanitario dell’Asl di Pavia, Carlo Chiriaco, condannato in secondo grado a 12 anni. Proprio da quelle indagini è nato il fascicolo che ha permesso, alcuni mesi fa, di scoprire la presunta «cupola» che voleva spartirsi gli affari di Expo.


    La capacità di adattamento delle famiglie criminali calabresi e la loro struttura «flessibile» hanno permesso di riempire i vuoti dopo i 300 arresti dell’operazione Infinito-Crimine (luglio 2010) e quelli delle inchieste successive. Tanto che, secondo la polizia, i clan a Milano si sono «immediatamente riorganizzati e hanno di fatto ricostruito e preservato la scala gerarchica che consente alla ‘ndrangheta di rimanere solidamente legata al territorio».

    La fotografia scattata dalla relazione inviata alla Direzione nazionale antimafia dalla squadra Mobile di Milano è l’immagine di una mutazione in atto. Dopo aver investito sui politici - spesso con aspettative superiori rispetto ai risultati ottenuti - i clan oggi «si sono posti l’obiettivo di entrare direttamente nei gangli della vita imprenditoriale e politico-istituzionale». Come? Candidando affiliati di assoluta fiducia nelle amministrazioni locali: «Gli appartenenti alla ‘ndrangheta, dimorando al Nord ormai da più generazioni, hanno progressivamente acquisito una piena conoscenza del territorio consolidando rapporti con le comunità locali e privilegiando specifici contatti con rappresentanti della politica e delle istituzioni locali che occupano ruoli chiave nelle amministrazioni». Il tutto, come annotano gli investigatori della squadra Mobile diretti da Alessandro Giuliano, grazie alle nuove generazioni che hanno permesso alla ‘ndrangheta al Nord di «diventare col tempo un’associazione dotata di un certo grado di indipendenza rispetto a quella autoctona calabrese con la quale continua comunque a mantenere rapporti molto stretti».

    Il nuovo «governo» delle ‘ndrine «si realizza con un tasso di violenza marginale, privilegiando invece forme di accordo e collaborazione con settori della politica, dell’imprenditorie e della pubblica amministrazione». Ecco la zona grigia. Così, come era emerso nel recente passato, dal traffico di cocaina l’attenzione dei boss milanesi s’è spostata sull’edilizia, sugli appalti pubblici (Expo, ma non solo), usura, frodi immobiliari, giochi, scommesse e l’acquisto di locali in centro. I clan investono all’estero: Romania, Gran Bretagna, Cipro e Svizzera. «L’ingresso di nuovi elementi ha consentito alle più solide consorterie mafiose calabresi di confermare il proprio assetto territoriale e di riaffermare il proprio ruolo di referenti locali rispetto alla casa madre».

    Per quanto riguarda i medici indagati, l’inchiesta avrebbe messo in luce rapporti con boss del calibro di Pasquale Barbaro detto ‘U Nigru , originario di Platì (Reggio Calabria) e arrestato nel 2011 nell’inchiesta Minotauro della Dda di Torino, di affiliati (Molluso e Trimboli) della potente cosca Barbaro-Papalia («La sua egemonia a Milano e hinterland è assoluta») e del clan Morabito-Palamara-Bruzzaniti di Africo.

  7. #57
    Moderatore spudorato L'avatar di Sarpedon
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    Predefinito Re: E la mafia al nord...

    Due medici e un infermiere di origini calabresi Ma di cosa parliamo?

  8. #58
    Moloch
    ospite

    Predefinito Re: E la mafia al nord...

    Citazione Originariamente Scritto da Sarpedon Visualizza Messaggio
    Due medici e un infermiere di origini calabresi Ma di cosa parliamo?
    senza neppure una goccia d'aspromonte

    dovevano essere della costa

  9. #59
    Chiwaz
    ospite

    Predefinito Re: E la mafia al nord...

    Per esempio aprendo le porte a nuovi «battezzati» che «non hanno origine calabrese»

    Si tratta di due medici di origine calabrese
    E' Repubblica, vero ?

  10. #60
    Frappo
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    Predefinito Re: E la mafia al nord...

    Citazione Originariamente Scritto da Chiwaz Visualizza Messaggio
    E' Repubblica, vero ?
    "Il milanese ha sostituito il calabrese. Dialetto lombardo, boss e cumenda"

    potrebbe essere

  11. #61
    abaper
    ospite

    Predefinito Re: E la mafia al nord...

    Cesare Giuzzi del corriere

  12. #62
    Shogun Assoluto L'avatar di skywolf
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    Predefinito Re: E la mafia al nord...

    ah non è Lercio? cit.

  13. #63
    King Elessar
    ospite

    Predefinito Re: E la mafia al nord...

    Sta scritto "Ma non solo." in aggiunta ai milanesi ci sta pure il caso dei due medici di origine calabrese.
    la ndrangheta si espande sia geograficamente che socialmente

  14. #64
    Il Puppies
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    Predefinito Re: E la mafia al nord...




    Alla fine si scoprirà che avevano ragione questi qui.

  15. #65
    Chiwaz
    ospite

    Predefinito Re: E la mafia al nord...

    Dai su, non mandiamo in vacca il thread.

  16. #66
    Vitor
    ospite

    Predefinito Re: E la mafia al nord...

    http://www.lastampa.it/medialab/webdoc/aspro-piemonte

    Aspropiemonte
    Fiumi di droga, morti, appalti, santini che bruciano nelle mani di giovani boss. Le mani della ’ndrangheta sul Nord
    Di Giuseppe Legato. Riprese di Daniele Solavaggione
    Questo è un viaggio nella più forte e pericolosa organizzazione criminale italiana: la ‘ndrangheta. E’ una storia di fiumi di droga, di lunghe scie di morti, di appalti e grandi opere, di santini che bruciano nelle mani dei giovani boss. Al Nord, in Piemonte, a Torino. E’ la storia di una mafia arcaica che replica anche qui, lontano dalla Calabria, i riti vecchi di cent’anni e al contempo utilizza modernissimi sistemi di riciclaggio dei soldi a palate che arrivano dal core business dei “Calabresi”: la cocaina. Passato e presente si fondono in una strategia criminale che ha portato questa mafia dal nome quasi impronunciabile a stringere finanche rapporti con pezzi della politica E’ un viaggio che dura cinquant’anni. Dalla coabitazione con Cosa Nostra al monopolio odierno. Dalla maxi operazione Minotauro, 153 arresti nel 2011, sono nate altre inchieste che hanno svelato un fitto intreccio di nomi, luoghi e fatti che assomiglia a un labirinto arduo da decifrare e dal quale è difficile uscire. Di recente, il jackpot degli anni di carcere inflitti ai boss piemontesi, ha superato la soglia simbolica dei mille anni. Decine di latitanti che si nascondevano in Piemonte sono stati arrestati. E’ stata l’occasione per mettersi in cammino e cercare di capire meglio ciò che non si è visto per tanti anni.

  17. #67
    Vitor
    ospite

    Predefinito Re: E la mafia al nord...

    Nando Dalla Chiesa: "La mafia al Nord prospera grazie a scambio di favori con l'imprenditoria"

    Il professore parla della relazione che, in qualità di direttore dell'Osservatorio sulla criminalità organizzata dell'Università di Milano, ha presentato alla Commissione parlamentare Antimafia. Dove si legge che le organizzazioni mafiose nelle regioni settentrionali sfruttano le false fatturazioni per coprire estorsioni ed evasione fiscale. E anche che professionisti e imprenditori, spesso, non sono vittime, ma complici



    Libertà è partecipazione, cantava Giorgio Gaber. Ma la “compartecipazione” di cui parla la terza relazione dell’Osservatorio sulla criminalità organizzata dell’Università di Milano è tutta un’altra cosa. E lo spiega in modo chiaroNando dalla Chiesa, sociologo, scrittore, professore presso l’ateneo meneghino e direttore dell’Osservatorio, che qualche giorno fa ha presentato il rapporto (incentrato, in particolare, sullo stato dell’economia illegale nelle regioni dell’Italia settentrionale) davanti alla Commissione parlamentare Antimafia.

    «Al Nord si sta affermando sempre di più il cosiddetto credito mafioso, cioè un vero e proprio pezzo di economia sommersa che vive grazie allo scambio di favori tra le organizzazioni criminali e il mondo dell’imprenditoria e delle professioni», dice dalla Chiesa. Meno forza d’intimidazione e più compartecipazione, appunto. Perché per accumulare profitti la mafia ha scelto di puntare sulla convenienza reciproca e sul coinvolgimento, piuttosto che sull’uso di minacce o violenze. E lo fa ricorrendo a uno strumento molto efficace: le false fatturazioni.

    In tempi di crisi economica e finanziaria, infatti, reati comeestorsione e usura restano tra i più diffusi, ma «le organizzazioni criminali cercano di coprire e rendere sostenibili le richieste di denaro attraverso la fatturazione falsa - riprende il professore - perché in questo modo le vittime possono giustificare l’esborso di soldi e scaricare l’Iva. Non solo, gli imprenditori che vogliano creare fondi in nero possono riuscirci chiedendo il rilascio di fatture cui non corrisponde alcuna prestazione effettiva, in cambio di una percentuale». Così, sempre più spesso la vittima diventa complice. Mentre i servizi offerti da “Mafia Spa” fanno comodo, soprattutto nel settore del recupero crediti, nel quale i mezzi usati dagli affiliati per convincere a pagare non temono rivali.

    Del resto, gli interessi economici criminali, al Nord, si stanno ricollocando. E la tendenza con cui si muovono è quella della “istituzionalizzazione”: come spiega dalla Chiesa, «cosche e clan starebbero cercando di ripulirsi la faccia per amalgamarsi meglio con la classe dirigente, per non mettere in imbarazzo le proprie teste di ponte all’interno della politica e dell’amministrazione. Il politico non può più permettersi di sedersi a tavola con un narcotrafficante, ha bisogno di conservare, almeno di facciata, una certa rispettabilità e la mafia si sta adeguando, arruolando nelle proprie fila le persone giuste per allargare i contatti con le istituzioni, ma anche con professionisti, imprenditori e commercianti».

    Così, soprattutto per quanto riguarda gli affari gestiti dalla ‘ndrangheta, si sta verificando un parziale disimpegno nel traffico degli stupefacenti. «C’è chi dice che i guadagni sono troppo alti perché le cosche possano defilarsi dal mercato della droga - premette il professore - ma il nostro lavoro di monitoraggio rivela che il narcotraffico non è tra le loro attività principali». Già dalle inchieste “Crimine-Infinito” del 2010, infatti, è emerso che in Lombardia molte locali di ‘ndrangheta non si occupavano di spaccio. «La droga è servita a fare il grande salto, a incamerare denaro da investire, ma oggi comporta rischi sociali troppo elevati», segnala ancora dalla Chiesa. Restano, invece, fonte di guadagni considerevoli la gestione e il noleggio di macchinette per il gioco d’azzardo, «business in cui le mafie lucrano sia nelle attività lecite, controllate dallo Stato, sia in quelle illegali». E aumenta anche la vendita di merce contraffatta, un affare quasi monopolizzato dalla camorra.

    Inoltre, se da un lato l’infiltrazione nel settore del credito rende necessaria l’alleanza con figure professionali che abbiano le competenze giuste, dall’altro anche il mondo della sanità sta diventando sempre più appetibile: «Ai mafiosi interessa controllare le carriere, garantirsi medici compiacenti che firmino false perizie per far scarcerare i boss e, poi, naturalmente, accaparrarsi appalti o subappalti», ricorda il professore. Che invita, ancora una volta, a prestare attenzione pure ai pericoli esistenti intorno a Expo: «Nei mesi precedenti l’apertura avevamo segnalato i tentativi d’infiltrazione, ma, ora che l’Esposizione universale sta per finire, i rischi si concentrano sulle opere di demolizione e smaltimento».

    Quella che emerge dal rapporto dell’Osservatorio, quindi, è l’immagine di un Nord tenuto sotto scacco, di un territorio che non è riuscito a sviluppare gli anticorpi al malaffare. «Il problema è che la popolazione non ha ancora preso coscienza dei guai che derivano dall’accettare, o addirittura dal chiedere, l’intervento e la partnership di questi soggetti. Si crede di utilizzarli e poi di potersene liberare a proprio piacimento, ma quelli sono vincoli da cui non ci si libera mai», ammonisce dalla Chiesa.

    La sottovalutazione del fenomeno, però, non riguarda solo la società civile. «Spesso anche i giudici non riconoscono gli indizi della presenza mafiosa nelle regioni settentrionali e, quindi, non la vedono. Non comprendono linguaggi, riti, messaggi e simboli mafiosi», aggiunge il professore. Per questo, per un affiliato, a volte è più conveniente finire a processo con l’imputazione di associazione mafiosa piuttosto che di altri singoli reati, perché si può sperare che l’accusa non regga in giudizio e che il giudice non la ritenga provata. «Bisogna smettere di dire che al Nord la mafia non fa la mafia - conclude allora dalla Chiesa - Le bombe nei cantieri esplodono, le saracinesche dei negozi vengono incendiate. Basta credere alle coincidenze».

  18. #68
    Chiwaz
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    Predefinito Re: E la mafia al nord...

    In effetti credo anche io sia ora di darsi una mossa.

    D'altro canto, non mi pare che i giudici che invece vedono "linguaggi, riti, messaggi e simboli mafiosi" abbiano 'sti grandi risultati.
    Mi domando sempre anche chi rilasci i certificati antimafia.

  19. #69

  20. #70
    Suprema Borga Imperiale L'avatar di caesarx
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    Predefinito Re: E la mafia al nord...

    Ricorda, pVra lVce.

    Inviato dal mio H60-L02 utilizzando Tapatalk

  21. #71
    Frappo
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    Predefinito Re: E la mafia al nord...

    scusascusascusa

    :cilicio:

  22. #72
    Vitor
    ospite

    Predefinito Re: E la mafia al nord...

    "Colonizzazione della 'ndrangheta". E' impressionante il rapporto della Direzione distrettuale Antimafia di Ilda Boccassini. Secondo il rapporto di un anno di attività, soprattutto la 'ndrangheta sembra aver messo radici in pianta stabile a Milano e nell'hinterland. Secondo Boccassini, "alcuni piccoli paesi della Calabria (San Luca, Vibo Valentia, Rosarno, Limbadi, Grotteria e Giffoni), hanno di fatto colonizzato alcuni comuni dell'hinterland. Si è trattato di una sorta di colonizzazione al contrario. Se di regola la colonizzazione presuppone una sorta di superiorità economica e culturale del colonizzatore sul colonizzato, la persuasiva presenza della 'ndrangheta in territorio lombardo fa registrare un fenomeno esattamente inverso, dove una sottocultura criminosa ha la meglio in aree altamente industrializzate e ricche di servizi pubblici".

  23. #73

    Predefinito Re: E la mafia al nord...

    Non so se la Boccassini se n'è accorta, ma la 'ndrangheta ha delle disponibilità finanziarie da aggiustare una legge di stabilità, altro che mancare la superiorità economica.

  24. #74

    Predefinito Re: E la mafia al nord...

    E sopratutto si stupiscono che un'organizzazione dotata di liquidita spaventosa prosperi in un momento di crisi dove tantissimi piccoli e medi imprenditori sono con l'acqua alla gola ed impossibilitati ad accedere al credito legale.

    Comunque a parte che ormai e' piu' un fattore economico che culturale/di regione di origine, comunque non e'che hanno colonizzato paesi a caso del nord, ce li hanno mandati a confino i giudici con una mossa geniale.

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