gangio ha scritto lun, 04 settembre 2006 alle 00:29
In effetti, filosofia e religione, da un certo punto di vista, potrebbero anche essere in contrasto. Vuoi perché, nei secula seculorum, religiosi troppo solerti si sono spesi per non gravare di troppe informazioni le rachitiche coscienze del popolino, vuoi perché il popolino ama non sapere troppo, alla fine della fiera ciò che era unito è stato spezzato. Ma se si affronta la questione con un po' di sano distacco, non si può non notare la stretta parentela tra le due discipline umanistiche. La prima si estrinseca etimologicamente da sé riguardo i propri fini, la seconda è un po' più timida, ma considerando che re-lego significa raccogliere le cose ritenute sacre, anch'essa assurge al ruolo di convogliare in qualche modo la tensione conoscitiva verso qualcosa che vada oltre l'apparente disomogeneità del mondo.
Detto questo, le verità sono molteplici (poiché relative ad n punti di vista), mentre la Verità è unica, poiché assoluta. Vedo che -Kshatriya- ha glissato sulla distinzione tra Assoluto in atto ed Assoluto in potenza. [Nota: chi mi conosce lo sa, pur non essendo più carabiniere, adotto una convenzione piuttosto intuibile: maiuscole per concetti assoluti e minuscole per concetti relativi, sempre meglio una specificazione ovvia che il dubbio di non aver fatto tutto il possibile per cercare di farsi capire.] Un Assoluto in atto è pienamente realizzato e non può mutare in niente, è Perfetto. Questa definizione ha coinciso spesso con l'idea di Dio, come fece Anselmo d'Aosta nella celebre prova ontologica. Per Anselmo, infatti, Dio è quell'essere che ha tutte le perfezioni, ed assumendo per fede che l'esistenza sia una perfezione, pretese di dimostrare che Dio c'è. In realta, molti secoli dopo, alcuni matematici dimostrarono che, se Dio era così, allora Egli era contraddittorio. Non sto qui a tediarvi con la dimostrazione logica, visto che molti disprezzano tale attività. Fatto sta che anche la prova ontoligica si basa su un assunto figlio della fede, ovvero che l'esistenza sia una perfezione. Non so se possa bastare come dimostrazione del fatto che rinunciare alla Verità è anch'esso un atto di fede, ma vorrei sottolineare che esistono due tipi di Verità. Una Verità Assoluta ed una Verità relativa. La prima è trascendente, la seconda immanente. Potenzialmente sono intuibili entrambe, ma la seconda è anche spiegabile, in quanto è la sovrapposizione delle n verità relative di cui ognuno di noi è portatore. Qualcuno potrebbe obiettare che l'intersecazione di n insiemi relativi è ancora un insieme relativo, ma io con Verità relativa intendo proprio questo: un concetto assoluto ma non in atto, ovvero un assoluto perfettibile attraverso il perfezionarsi degli insiemi che lo hanno generato e che tende all'unione con ciò che lo ha invece rifiutato. Ora è chiaro che la Verità è comunque unica pur essendo divisa, in quanto noi poveri umani dobbiamo ancora espiare il peccato originale di dover badare più alla praticità che alla spiritualità. Infatti ho parlato di due tipi, cioé di due punti di vista differenti di uno stesso oggetto.
Bene, per stasera è tutto. Per insulti ed esternazioni di dolori orchitici, ci si aggiorna a domani. Buonanotte.