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  1. #1
    Moderatore rigattiere L'avatar di Iron Mew
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    Predefinito Che c'è di bello di steampunk?

    Lo steampunk è un genere che mi piace, ma finora ho solo visto film e anime, non ho mai letto nulla. Che mi consigliate? Ah, non mi piacciono i finali tristi, quindi che finiscano bene

  2. #2
    King Elessar
    ospite

    Predefinito Re: Che c'è di bello di steampunk?

    mai letto niente, però un blog che segue ne parla spesso, prova a spulciare là

    http://strategieevolutive.wordpress.com/?s=steampunk

  3. #3
    Moderatore BI BI DA L'avatar di Jaqen
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    Predefinito Re: Che c'è di bello di steampunk?

    Violet, dimmi, leggi in inglese o in italiano?

    Se è la seconda, non so come aiutarti, se è la prima, you are welcome

  4. #4
    Shogun Assoluto L'avatar di Camus
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    Predefinito Re: Che c'è di bello di steampunk?

    io ne ho letto poco.

    Per ora posso dire due cose.

    Ho letto dello steam punk in italiano.

    Non mi ricordo di aver letto bei libri

  5. #5

    Predefinito Re: Che c'è di bello di steampunk?

    L'unico libro steampunk che ho letto è questo (ma è in inglese):

    http://www.amazon.co.uk/Japanese-Dev.../dp/0575078731

  6. #6
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    Predefinito Re: Che c'è di bello di steampunk?

    Citazione Originariamente Scritto da Jaqen Visualizza Messaggio
    Violet, dimmi, leggi in inglese o in italiano?

    Se è la seconda, non so come aiutarti, se è la prima, you are welcome
    Parla e sticazzi.




  7. #7
    Olengard
    ospite

    Predefinito Re: Che c'è di bello di steampunk?

    Infatti Jaq, sputa il rospo cazzo
    Bada Jaqen!!

  8. #8
    Moderatore BI BI DA L'avatar di Jaqen
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    Predefinito Re: Che c'è di bello di steampunk?

    Occhei, vi scrivo ben volentieri qualcosa, cari amici, così mi distraggo un po' [cit.], faccio qualche premessa iniziale:

    1°) Per quel che mi riguarda lo "steampunk" è un termine molto generico, che racchiude una serie di sottoambientazioni, scenari e look and feel, anche abbastanza diversi. Dove possibile cercherò di precisarli, ma sono veramente un sacco, può trattarsi neovictorian futuristico (fantascienza retrò), di diesel punk, di steamfantasy, etc, etc, etc, e come tutti i generi (a maggior ragione se si tratta di generi fantastici) è ben difficile dare dei limiti netti, pur considerando che si tratta di un genere di puro escapismo. Quindi, non mi perderò più di tanto con le "patenti di purezza" che a qualche snob possono andare tanto a genio. In generale per me il tag (se così posso definirlo) steampunk, è un insieme di sensazioni, ambientazioni e suggestioni, in cui vari elementi fantastici, sovrannaturali o di speculative fiction vanno ad interagire con società o personaggi dove sia forte la presenza di macchinari ed innovazioni "appena rivelate", pervase quindi da quel senso di "rivoluzione dell'ingegno" che poteva applicarsi tanto al rinascimento quanto ad una rivoluzione industriale. In generale, mondi di forti contrasti, fra nuovo e vecchio, macchinari e uomini, logicità e religione, tecnologia e magia, fantastico e plausibile.

    2°) Gente, io leggo in inglese. Salvo rarissime eccezioni, non ho la benchè minima idea se un titolo sia tradotto in italiano o no. Se lo so ve lo specifico, ma in caso contrario non chiedetemi, tanto dovrei fare una ricerca su google tanto quanto voi. Potrei parlare sia di short stories che di romanzi, ovviamente indicherò il possibile.

    3°) Ovviamente, i pareri che accompagno ad ogni singolo titolo sono puramente personali: de gustibus non sputacchiandum est, siam mica fatti tutti uguali. Niente snobberie del cazzo (conoscendo Failvis), come ho già detto è un genere di puro escapismo, anche se può essere molto profondo ed offrire begli spunti di riflessione. Consiglio come al solito di dare un occhiata anche alle pagine di recensioni e voti su amazon, librarything, etc..., molti li ho scoperti così.

    Detto questo, in carrozza, signori, e facciamo girare le turbine


    Non si può parlare di Steampunk senza parlare di The Diamond Age, di Neal Stephenson. E' considerato, a torto o a ragone, una delle pietre miliari del genere, per quanto in realtà sia ormai molto lontano dal gusto medio del genere. Diciamo che è stato uno dei romanzi che ha fatto "conoscere" il termine steampunk. Era steampunk quando essere steampunk non era ancora mainstream [cit.] .
    Ambientato in un futuro neo-vittoriano non troppo lontano, dove il mondo è stato completamente rivoluzionato dalla diffusione delle nanotecnologie, ha forti componenti sci-fi. La storia è incentrata su un giovane che mette le sue mani su un libro-computer interattivo per l'educazione dell'aristocrazia chiamato A Young Lady Illustrated Primer, ed attorno a vari altri personaggi, fra cui due ragazze con libri simili, fra cui la figlia dell'inventore del Primer, Fiona, che ne riceve una copia "illegale", in quanto riservato all'aristocrazia, ed un politico molto potente, Lord Alexander Chung.
    Beh, è un libro affascinante, ma tutto sommato, non mi è piaciuto troppo. Neal Stephenson è troppo piacione nel suo stile e nel suo modo di scrivere. La narrazione non è particolarmente avvicente, anche se siamo negli schemi collaudati di un "romanzo formativo" da manuale, a cui non manca nulla, e gli eventi lasciano moderatamente indifferenti, forse proprio per lo stile (volutamente?) asettico, per quanto ci sia ben più di una traccia di sensazioni Dickensiane nel romanzo. Il punto forte del libro sono le suggestioni che trasmette e la credibilità dell'ambientazione, ed il modo in cui viene resa questa strana distopia. E' uno dei pochi casi in cui più che dei personaggi, ci si ritrova ad esplorare il racconto per scoprire il mondo in cui i protagonisti si muovno.
    In fin dei conti, The Diamond Age è per me un libro da 7 ma nulla più, si può avere molto meglio. Sicuramente è stato tradotto in italiano.

    Ci sono un altro paio di lavori che "definiscono" il genere.
    Uno di questi è The Difference Engine, di William Gibson e Bruce Sterling. Per quanto mi scocci dirlo di un lavoro di Gibson, che mi ha sempre detto il giusto come autore, è un lavoro interessante ed affascinante, ed anche questo è sicuramente disponibile in italiano. Si tratta di un romanzo di fantastoria alternativa, ambientato a metà del 1800, che parte dal presupposto che Charles Babbage (se non sapete chi fosse, VERGOGNA), fosse non solo riuscito a rendere completamente funzionanti i suoi calcolatori meccanici, ma li abbia sviluppati fino a crearne dei computer ante-litteram, inaugurando così un'era dell'informazione nel 1830. Babbage e Lord Byron, dopo uno showdown con il Duca di Wellington, si ritrovano al potere e rivoluzionano radicalmente l'inghilterra vittoriana, che rimane comunque una potenza mondiale. Oltre ai vari cameo di personaggi più o meno storici (da Ada Lovelace a Sam Houston), il libro segue un terzetto di avventurieri abbastanza stereotipati, fra cui Sybil, l'obbligatoria figlia di un ex-rivoluzionario luddita assassinato (classico personaggio bidimensionale rompiscatole), l'immancabile avventuriero/spia vittoriana Oliphant, ed un paleontologo (Edward, non un vampiro), che si ritrovano alla ricerca di una serie di schede perforate perdute che proverebbero gli sconvolgenti teoremi di incompletezza di Godel.
    E' un libro che parte benissimo, e se andasse tutto con i ritmi ed il fascino che sprigiona la prima metà, sarebbe davvero un capolavoro. Purtroppo (ed è un po' una costante di Gibson ), parte bene, ma come al solito a metà inizia a perdersi di ritmo, si vede bene che non sa dove sta andando a parare e dopo una seconda parte un po' moscia si arriva ad un finale che ha un climax piuttosto deludente, in un esperienza quasi ai livelli di Borderlands il video game . Classico libro in cui i comprimari sono molto più affascinanti della maggior parte dei protagonisti, ha uno stile molto più gradevole e scorrevole di The Diamond Age, qui è l'ambientazione che la fa veramente da padrona, mentre la storia si difende. Il setting è reso perfettamente, in modo vivido, credibile, con salti di immaginazione e di stile da applausi, ed un infinità di passaggi davvero affascinanti, il che ti fa perdonare un po' dei difetti suddetti. Sommato tutto, The Difference Engine è un libro che merita il suo onesto 7,5, anche abbondante.

    C'è un terzo lavoro "seminale" del genere steampunk, che è Infernal Devices, di K. Jeter ma non ho ancora avuto la fortuna di leggerlo (NB: Da non confonderlo con l'omonimo Infernal devices di Philip Reed: dei suoi lavori parlerò più avanti). Me ne hanno parlato moderatamente, anche se è più vecchiotto (fine anni '80), e non è stato un gran successo, se non come scintilla d'innesco per le fantasie di tanti altri scrittori, che hanno prodotto lavori decisamente migliori.

    Alla prossima puntata

  9. #9
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    Predefinito Re: Che c'è di bello di steampunk?

    Minchia che wall of text dopo lo leggo con attenzione

    Citazione Originariamente Scritto da Jaqen Visualizza Messaggio
    Violet, dimmi, leggi in inglese o in italiano?
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  10. #10
    GoDsMaCk
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    Predefinito

    Minchia Jaq hai fatto le cose per bene

    Segnato tutto

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  11. #11
    Moderatore BI BI DA L'avatar di Jaqen
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    Predefinito Re: Che c'è di bello di steampunk?

    Grazie, ma era solo l'immancabile prefazione. Un po' come se in un topic sui gialli non si parlasse di Agatha Christie o di Conan Doyle , i "capostipiti" del genere meritano sempre un po' di spazio, così come il genere in sè merita di essere un attimo definito. Noterete però che non ho dato dei voti altissimi nelle precedenti recensioni. La domanda successiva, immagino potrebbe essere sul tipo "C'è di meglio?". Ovviamente sì, sempre a parere di chi scrive

    Pensando a chi si vuole un po' avvicinare al filone della narrativa steampunk (per vedere se non morde e se gli piace), in una fra le sue tante declinazioni, in questo secondo post lascio qualche indicazione su un po' di libri one-shot molto gradevoli, secondo me perfetti per apprezzare pistoni e vapore (quanto alle "serie", mi riserverò uno spazio futuro ).

    Enter Clockwork Angel, di Dru Pagliassotti. Un piccolo meraviglioso romanzo autoconclusivo, quasi un epitome dello steampunk, in cui ogni aspetto è curato e rifinito, e di cui mi sento tranquillamente di poter dire che ogni sua parte merita almeno un "molto buono" come voto: Dai personaggi credibili e piacevoli (dagli antagonisti ai comprimari!), allo stile scorrevole e vivido, all'ambientazione eccellentemente resa e credibilmente "plausibile", spero che possa essere per voi una piacevole scoperta così come lo fu per me (l'avevo anche citato in uno dei riassunti di fine anno di qualche tempo fa).
    Ambientata nella grande città industriale di Ondinum, la storia si apre con la protagonista, Taya, intenta al suo lavoro di icarus. Taya è una specie di corriere, e, come icaro, la sua abilità peculiare è la padronanza dell'arte del volo, dato che può planare e volteggiare fra le torri ed i distretti della grande città sospinta da un'imbracatura di ali fatte di ondium, un raro materiale più leggero dell'aria. Proprio mentre completa un suo turno di lavoro, Taya assiste incredula ad un incidente (od un attentato?) ad una delle monorotaie sospese che collegano i quartieri nobiliari: interviene e riesce a salvare una giovane nobile, della casta degli exalted, Viera Octavius, ed il suo bambino. La donna le è molto grata, e, scavalcando i protocolli della rigida società a caste di Ondinum, la convoca per consegnare un messaggio riservato ad un consigliere cittadino, il Decatur Exalted Alister Forlore. A seguito di un qui pro quo, Taya lì farà la conoscenza dell'ambizioso Alister e del suo scostante e sociopatico fratello Cristof, un exalted rinnegato che si è ritirato a fare l'orologiaio nei quartieri bassi. Da lì in avanti Taya, ed i suoi amici di caserma (menzione speciale per il meraviglioso Pyke, un icarus-soldato donnaiolo, perseverante ed ossessionato da ogni tipo di teoria del complotto) si troveranno man mano coinvolti in una ragnatela di complotti politici, lealtà contrastanti, messaggi segreti e conflitti più o meno sommersi, man mano che Taya arriverà sempre più vicina al cuore meccanico della città...
    Un libro eccellente, dove l'unico punto non stupefacente è la storia, che comunque si difende più che bene e scorre via veloce, senza troppi ondeggiamenti, fornendo una degna sceneggiatura a degli attori piacevoli ed ad una scenografia da mozzare il fiato. E' un libro che dispiace finire, ed ormai è diventato per me una di quelle pietre di paragone del genere, con cui è necessario misurarsi. Merita un 9+ senza incertezze.


    Facciamo un salto indietro nel tempo, e passiamo ad un altro libro che per me è una pietra miliare. Si tratta di The Brothers War di Jeff Grubb, (sicuramente disponibile in italiano, molti anni fa, con il titolo "La Guerra dei Fratelli"). Prevengo le vostre obiezioni immediatamente. "Che c'entra un libro di background del gioco di carte Magic The Gathering (il primo, fra l'altro), con lo steampunk?". Vincente i vostri pregiudizi, perchè è difficile trovare di meglio nello steamfantasy rispetto a quest'opera di Jeff Grubb, penna molto sottovalutata, che dovrebbe fare un po' più lo scrittore ed un po' meno il designer di giochi a caso, avrei più roba da leggere .
    E' un opera dannatamente accattivante, avvincente ed epica.
    Il libro racconta la storia della rivalità fra due fratelli orfani, Urza e Mishra, allevati come apprendisti archeologi da una esploratrice, Tocasia, che guadagna pane e companatico recuperando dal deserto delle powerstones usate da un'antica civiltà, e molto richieste come fonte energetica per svariati macchinari. Quando il gruppetto rinviene una pietra dalla forma e dalla potenza mai vista prima, succede il dramma. Nottetempo entrambe i giovani, incuriositi, mettono le mani sulla pietra, ma la spezzano in due, ritrovandosi ognuno con una metà, e la madre adottiva viene uccisa nell'esplosione innescata dalla reazione a catena. Le strade dei due si dividono: Mishra viene catturato da una tribù di barbari del deserto, ed Urza si trascina a fatica verso la città, dove impiegherà il suo talento come meccanico artiere. Ma nessuno dei due è destinato all'oblio, vuoi per i propri talenti, vuoi per il goloso fardello che portano. Anni dopo le loro strade si reincontreranno, e da lì si incroceranno sempre di più, in un crescendo di eventi sfortunati, incomprensioni, fraintendimenti, che vedranno nascere una faida fra due avversari implcabili, tanto pericolosamente simili quanto fondamentalmente diversi, fino a coinvolgere e consumare intere nazioni. Intanto, altrove, un antico demone, GiX, sente il richiamo della pietra.
    Tornando al libro in sè: Grubb scrive in modo eccellente (la traduzione italiana fa il possibile), ha uno stile chiaro e godibile, e sopratutto è un maestro della narrazione. Al contrario di altri libri qui descritti, l'ambientazione in sè è molto "sfocata", sullo sfondo, e non occupa un ruolo di primo piano. Lo spotlight è tutto per i personaggi e per i terribili e mirabolanti congegni che si dedicano a creare. Ma sopratutto per i personaggi: è un libro sull'estro, sulla determinazione, sull'ossessione, e sulle sottili differenze fra redenzione e dannazione, con una pletora di ottimi comprimari (in un certo senso, l'ambientazione stessa è più da considerarsi un "personaggio", data la resa vivida della terra martoriata e depredata dall'escalation del conflitto) che però non riescono a rubare la scena alle emozioni ed alle passioni dei due fratelli, che sono le vere protagoniste. A posteriori, ora come ora, mi ricorda vagamente di "The Prestige" (volendo, anche quello ha un che di steampunk ), in termini di intensità della rivalità e potenza della narrazione di questa stessa.
    Se riuscirete ad approcciarlo in modo privo di stereotipi, sono quasi sicuro che vi intratterrà tantissimo, ed anche voi gli affibbierete un bel voto, fra il 9 ed il 9,5.
    La storia raccontata nel libro è di base autoconclusiva, (e davvero bella), ma è anche alla base di un luuuuuuuu...uuuunghissimo ciclo di romanzi pubblicati dalla Wizards of the Coast, con un prequel e numerosi sequel (il maxi-ciclo conta altre 4 trilogie). Il dramma di questa "serie", che per gran parte non è steamfantasy, ad eccezione di una delle 4 sottotrilogie, se così possiamo chiamarla, è la rotazione continua degli autori, per cui la qualità è drammaticamente altalenante (non a caso, la sottotrilogia migliore è sempre ad opera di Grubb), e sopratutto il fatto che andando avanti è evidente l'intrusione della WotC nella direzione narrativa, per cui assistiamo ad un moltiplicarsi di incongruenze, backtracking e wtf, (quasi sicuramente figlie di scelte di marketing), per arrivare ad una conclusione firmata da un Robert King veramente sotto media.

    Concludo parlandovi di Heart of Veridon, di Tim Akers, un altro bel romanzo steampunk. Volevate una versione steampunk di Han Solo alle prese lanciato nel bel mezzo di un misto fra una spy story, un romanzo d'azione ed una caccia al tesoro? Eccovelo! Lasciate che vi presenti Jacob Burn, ex-allievo brillante dell'accademia, ex-pilota del più grande dirigibile della città di Veridon (che si è schiantato metre lui era al comando :schettino:, con modalità inizialmente fumose), criminale, e figlio degenere di una decaduta famiglia fondatrice dell'antica città di Veridon, in cui i vecchi dei stanno venendo soppiantati da una nuova religione, l'Algoritmo. Il povero Jacob si ritrova unico superstite di un ALTRO schianto di aeronave, proprio dopo che una vecchia e sospetta conoscenza gli consegna uno strano artefatto, e che qualcuno cerca di ucciderlo. Tornato in città, scopre che il suo patron criminale, Valentine, è ambivalente nei suoi confronti, (e lui è innamorato della sua donna, Emily, una informatrice indipendente), e peggiora la situazione quando una sua visita al party di una amica d'infanzia, Lady Tomb, ha delle conseguenze inaspettate. In compagnia di Emily e dello strano uomo-insetto (un Anansi) Wilson, Jacob si troverà al centro di un discreto casino, ed è particolarmente risentito dalla situazione!
    La narrazione, in prima persona, è assolutamente eccellente, ed i personaggi sono resi bene, credibili, ben tratteggiati, ed invidualizzati in modo convincente. L'ambientazione è decente, ma non è così accattivante come altre. Il plot prende molto, è ben costruito (anche se con ampio uso di cliches, ed una struttura portante basata sulla classica fuga col mcguffin), con degli antagonisti assillanti, peccato per un finale un po'brusco, ma comunque gradevole. Una delle migliori sorprese del 2009, è un ottimo one-shot per divertirsi un po' con un avventura steampunk pulp, che raccoglie molto di quello spirito tongue-in-cheek proprio del genere. Un 8+ convinto.
    Ultima modifica di Jaqen; 23-04-12 alle 17:40:53

  12. #12
    King Elessar
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    Predefinito Re: Che c'è di bello di steampunk?

    mi chiedevo se avresti messo nel topic anche la guerra dei fratelli, visto che è un pò al limite come steampunk... ovviamente mi associo al consiglio, e segnalo che oltre ai due protagonisti Urza e Mishra anche i loro discepoli Tawnos e Ashnod sono personaggi incredibili. Tawnos

  13. #13
    Moderatore BI BI DA L'avatar di Jaqen
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    Predefinito Re: Che c'è di bello di steampunk?

    Mah, ripeto, in realtà lo steampunk è un genere un po' troppo fluido per metterci dei confini rigidi. Però, se proprio non te la senti di chiamarlo Steampunk, SteamFantasy (tag che ho usato nella recensione) è perfettamente adatto.

    Macchinari distruttivi. Prodigiose invenzioni. Colpi di genio. Industrializzazione selvaggia e relativi contrasti/cambiamenti sociali/devastazioni. Macchinari ancora più distruttivi. Lotta per le risorse (energetiche e minerali).

    Che vuoi di più?

  14. #14
    King Elessar
    ospite

    Predefinito Re: Che c'è di bello di steampunk?

    vabbè, io la distinzione in generi l'ho sempre trovata molto relativa e soggettiva, però mi pare che lo steampunk classico ha ambientazioni dall'ottocento in poi, mentre il lavoro di grubb ha un setting medievale. in ogni caso, ci sta tutto che ce lo metti, ma non mi sarei sorpreso se invece lo avessi giudicato off topic

  15. #15
    Moderatore BI BI DA L'avatar di Jaqen
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    Predefinito Re: Che c'è di bello di steampunk?

    Prendo atto che quella premessa iniziale l'ho scritta per sport allora

  16. #16
    King Elessar
    ospite

    Predefinito Re: Che c'è di bello di steampunk?

    rispondevo alla tua domanda da un'ottica precedente alla tua ultima risposta, non volevo sollevare ulteriori obiezioni.
    però rispondendo alla tua premessa, direi che non esiste un solo genere che non abbia dei confini molto fluidi, alla fine.

  17. #17
    Olengard
    ospite

    Predefinito Re: Che c'è di bello di steampunk?

    Jaq, quello di Pagliassotti è questo qui? http://www.amazon.com/Clockwork-Heart-Dru-Pagliassotti/dp/0809572567/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1335252788&sr=8-1
    Mi rispondo da solo, sì, e non c'è in ebook
    Ultima modifica di Olengard; 24-04-12 alle 08:36:19

  18. #18
    Moderatore BI BI DA L'avatar di Jaqen
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    Predefinito Re: Che c'è di bello di steampunk?

    Hai fatto tutto tu , cmq è quello. Vedo che ha degli ottimi rating anche su amazon

  19. #19
    Olengard
    ospite

    Predefinito Re: Che c'è di bello di steampunk?

    Jaq, solo per oggi Angry Robot Books mette al 50% i suoi libri - di steampunk hanno proprio le cose di Jeter che citava Jaq, quasi quasi me le accatto
    http://www.robottradingcompany.com/steampunk.html
    (
    Jaq, mai sentito nominare/letto gli altri?)
    Ultima modifica di Olengard; 04-05-12 alle 13:53:55

  20. #20
    Moderatore BI BI DA L'avatar di Jaqen
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    Predefinito Re: Che c'è di bello di steampunk?

    Non ne ho davvero mai sentito nessuno

  21. #21
    Moderatore rigattiere L'avatar di Iron Mew
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    Predefinito Re: Che c'è di bello di steampunk?

    Jeter non lo reggo. Ho provato a leggere qualcosa che aveva scritto di Star Wars e Blade Runner, e mi veniva voglia di suicidarmi dopo qualche pagina.

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