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  1. #26
    L'Onesto L'avatar di Scipione
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    Predefinito Re: i confini orientali dell'Italia

    va bene continuerò comunque la prossima parte tratta il tema dei partigiani e di come funzionavano gli schieramenti in questa zona.

  2. #27
    La Borga L'avatar di Von Right
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    Predefinito Re: i confini orientali dell'Italia

    Beh, l'importante è che siano chiari intenti e propositi
    Storia, avanti tutta

  3. #28
    Suprema Borga Imperiale L'avatar di Orologio
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    Predefinito Re: i confini orientali dell'Italia

    Promosso e toppato...quando avro' un po' di tempo, scrivero qualcosina su Trieste...tra l'altro sono da poco passati i 50 anni della sua liberazione....

    Per quanto riguarda scontro...destra...sinistra...sono sicuro che su questo forum non succedera', c'e' gente matura e molto piu' civile che su backstage

  4. #29
    TeoN
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    Predefinito Re: i confini orientali dell'Italia

    Mi riferivo, piu che altro a evitare i report delle torture inflitte, limitiamo i dettagli dato che ripeto, far pesare le atrocita' commesse penso sia piu adatto per altri luoghi virtuali ( vedi torture a Norma )

    Poi se vogliamo possiamo prendere e partire quando volete, ritiro fuori tutta la letteratura di Mattogno e revisionisti vari e facciamo un bel quadro, solo che dato che so per esperienza cosa succede quando si tocca questi argomenti ( revionista=nazifascista assassino ) metto mani avanti perche' all'Alba di 32 anni di queste situazioni ne ho viste tante e sono finite sempre tutte allo stesso modo.

    Per me piu si parla di storia "vera" meglio e'.

    Detto questo posso postare ( lavoro, famiglia, sport permettendo ) un po di documenti sul periodo post bellico.

  5. #30
    La Borga L'avatar di Von Right
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    Predefinito Re: i confini orientali dell'Italia

    Ci pensavo giusto l'altro giorno.
    Il revisionismo storico ormai viene spesso frainteso, a volte invece ha davvero altri scopi.
    Pertanto mi sono trovato a identificare i due percorsi:
    1) revisionismo storico, ovvero rivedere la storia dall'altro punto di vista
    2) aggiornamento storico, non si cancella ciò che si sa ma vi si aggiungono le nuove nozioni

    Nel primo caso (semplificando) se prima i cattivi erano i crucchi poi lo sono i russi, nel secondo non ci si dimentica delle atrocità dei primi ma si riconoscono anche quelle dei secondi per la pace spirituale di tutte le vittime e di quella emotiva dei viventi.

    A mio parere stiamo nel secondo campo, che ne dite?

    @Teon: concordo con te sul problema delle descrizioni ma a volte il semplice termine "violenze" non rende idea e giustizia di ciò che è stato.
    Direi di lasciare alla sensibilità di chi scrive decidere cosa e come raccontare, l'importante è cercare una via di mezzo e di non eccedere in un senso o nell'altro (la vicenda di Norma, ad esempio e secondo me, è stata descritta in modo preciso ma non eccessivo, quasi asettico e quindi non troppo pesante considerando di cosa si parla).

  6. #31
    L'Onesto L'avatar di Scipione
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    Predefinito Re: i confini orientali dell'Italia

    Esatto Von Right, hai risposto per me!

    I PARTIGIANI NEI CONFINI ORIENTALI
    tutto cominciò nel corso di una riunione clandestina del CNL: in quella riunione infatti il PCI triestino chiedeva che venissie ammesso al comitato nazionale anche un rappresentate comunista sloveno e che fosse dichiarato che la popolazione giuliana desiderasse unirsi alla jugoslavia di Tito. La risposta del CNL fu negativa e quindi i comunisti triestini abbandonarono il CNL per entrare a far parte del CLJ. Il PCI non volle sconfessare i compagni triestini e arrivò addirittura ad affermare che tutte le formazioni partigiane della zona avrebbero dovuto combattere per Tito e che l'annesione della Venezia Giulia era un inevitabile fatto storico.
    Ma veniamo alle zone occupate dagli Italiani, cosa successe? Qui molti Italiani decisero di schierarsi con Tito più che altro perchè si sentivano minacciati dai tedeschi, che non esitavano a deportarli. Nonostante questo però gli jugoslavi cercarono sempre di dividere gli Italiani poichè essi volevano che la guerra di liberazione avesse una connotazione solamente slava. Lasciare dei reparti italiani avrebbe voluto dire contrarre un debito che, prima o poi, avrebbe dovuto essere restituito.
    La situazione in Istria e nella Venezia Giulia era invece molto più complicata: nessuna persona che provasse sentimenti italiani poteva schierarsi a favore degli jugoslavi e, a parte i pochi ingenui che credevano nella fratellanza fra i popoli, nessuno si arruolò dalla parte slava. Anche i tedeschi, all'inizio accolti come liberatori, dimostrarono la loro vera faccia cercando di far diventare austriaca la zona. Visti questi problemi, nella zona risorse timidamente il fascismo repubblicano che, agli occhi degli Istriani, sembrava l'unico movimento politico a sostenere l'italianità della zona. Tuttavia essi sapevano benissimo che una vittorio dal Reich avrebbe significato l'addio all'Italia. Tutte le posizioni dunque finivano per essere sfavorevoli a queste popolazioni italiane: l'unica eccezzione è costiuita dalla decima MAS, che era l'unica forza armata a difendere l'italianità dlla zona da slavi e tedeschi.
    La brigata proletaria triestina, primo gruppo di parigiani comunisti italiani fu costretto, anche dalla direttive del PCI, ad entrare nel IX korpus sloveno. Chi voleva rimanere sotto gli ordini del CNL veniva automaticamente accusato di insubordinazione e fucilato come successe al battaglione comunista italiano "Giovanni Zol".
    Il capitano dei carabinieri Filippo Casini, passato ingenuamente dalla parte degli jugoslavi con tutti i suoi uomini, fu alla fine fucilato perchè si oppose agli intenti di annessione degli jugoslavi; al capitano fu comunque assegnata la medagli d'oro al valor militare.
    Ma tutti i partigiani della Venezia Giulia d del Friuli passaono sotto il comando di Tito? la risposta è no anche se va ricordato che quasi tutti i parigiani di sinistra di questa zona aderirono alla causa slava.
    Ci fu però l'eccezione dei partigiani della "Osoppo" che non vollero mai aderire alla causa slava. Essi erano quasi tutti ex alpini e combattevano con un fazzoletto tricolore al collo; alla proposta dei comunisti di passare sotto gli ordini di Tito essi opposero un netto rifiuto poichè non credevano assolutamente che i confini della jugoslavia dovesero arrivare sul Tegliamento. E' necessario ricordare che quasta formazione partigiana cercò un accordo di difesa comune dei confini con la X MAS ma questo non avenne a causa dell strage di Porzus. Cosa accadde a Porzus?
    A Porzus era presente il comando dei partigiani della Ospoppo: un giorno un gruppo di partigiani coministi arrivò li apparentemente con l'intenzione di trattare. I comunisti furono accolti ma essi all'improvviso colpirono a tradimento tutti i partigiani della Osoppo presenti falciandoli quasi tutti; in molti pochi riuscirono a fuggire da quella strage!
    Questo evento fece saltare l'alleanza fra Decima e partigiani della Osoppo.
    Va ricordato che a Trieste c'era anche il CNL ma era praticamente era solo un circolo fantoggio privo di alcun potere poichè tute le armate partigiane combattevano per Tito.

    Nel prossimo post parlerò della Decima MAS e dei tentativi di collaborazione col governo del Sud e con la Decima del sud.

  7. #32
    Lo Zio L'avatar di scutum 2
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    Predefinito Re: i confini orientali dell'Italia

    Anzitutto ripropongo i complimenti per il bel tema trattato che è, almeno per me, assolutamente poco conosciuto (comprerò, quanto prima, un bel testo sull’argomento) e per i diversi interessantissimi (bravo Scipio) contributi di tutti.
    Volevo, poi, invitare tutti a non fare, delle rispettive opinioni politiche, un tabù…
    Oltre alla pur fondamentale osservazione in merito alle “qualità personali” di chi ha scritto, sino ad oggi, su tale forum, secondo me non sarebbe cosa da temere se qualcuno esprimesse, seppur in un contesto necessariamente “oggettivo” (altrimenti se ne fa una questione di “fede politica” cosa diversa e senz’altro nefasta), giudizi.
    Anzi, è proprio l’attività critica e lo scambio d’opinioni (condivisibili o meno), quello che secondo l’attuale “slang” politico si definirebbe “pluralismo”, il vero fine ultimo di un “dibattito” storico, ciò che vi da senso; viceversa, ci si limiterebbe ad una mera elencazione di fatti appresi e scopiazzati da qualche testo (io in primis)…
    Tutto (o quasi) si può sostenere, l’importante è che sia ben supportato da argomentazioni e non da assiomi o dogmi politici e, soprattutto, sia espresso sempre con il massimo rispetto per coloro che sono in disaccordo.
    Per quanto riguarda, infine, la violenza… Bhè, credo che si sia, più o meno, tutti grandicelli… E poi non mi è sembrato di leggere descrizioni particolarmente “morbose”…
    Saluti!

  8. #33
    TeoN
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    Predefinito Re: i confini orientali dell'Italia

    Come gia' detto , a me va bene e interessa la cosa, solo eviterei i particolari, mi limiterei a dire fu barbaramente torurata. fu violentata e uccisa. non direi come.
    Chiudo qui il discorso, pero' per amor di storia, mi citate le fonti quando postate e/o pigliate pezzi da brani libri o autori, mi interessano moltissimo e danno un altro talgio di valore se vengono riportate


    Saluti

  9. #34
    L'Onesto L'avatar di Scipione
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    Predefinito Re: i confini orientali dell'Italia

    Sicuramente avrete sentito più volte parlare della X MAS, ma chi fuorono i soldati della X MAS (marò)?
    I marò erano degli "assaltatori" che agivano su piccoli mezzi marini attorno alle basi navali per affondarvi le navi nella più totale sorpresa. Infatti essi erano difficilmente rilevabili dai radar e dalle sentinelle e quindi i loro attacchi, spesso molto efficaci, avvenivano di sorpresa. (scusata la definizione piuttosto spartana ma credo faccia capire bene chi erano questi uomini).
    Solitamente questi uomini lanciavano dei siluri ed, in casi più rari, attaccavano delle mine sulle navi.
    Questi uomini da soli (erano in tutto 300 ma le missioni erano composte da una decina di uomini se non sbaglio) seppero fare più danni di tutta la Regia Marina messa insieme. Quando il nostro paese ebbe il controllo del mediteranneo nel corso del conflitto fu proprio grazie alle brillanti azioni dai marò.
    L'8 settembre i MAS, che erano circa 300, decisero quasi ad unanimità di rimanere a combattere a fianco dei Tedesco ma in maniera TOTALMENTE AUTONOMA. Il corpo venne chiamato ufficialmente Decima MAS il 9 settembre del 1943 a La Spezia ed il suo comandante era il principe Junio Valerio Borghese (di cui parlerò nel prossimo post).
    Da questo momento in poi la Decima MAS diventò anche un corpo di terra oltre che di mare. Tutto questo accadeva PRIMA della fondazione della RSI ed è essenziale ricordare che la Decima MAS non fu un'organizzazione di fascisti ma, come l'ha definita lo storico Renzo De Felice, "il punto di riferimento per coloro che all'idea fascista anteponevano la difesa dell'onore nazionale e dei confini, contro tutti i nemici dell'Italia interni ed esterni".
    Fu dunque questa impostaziona nazional-pattriotica conferito al corpo da Borghese che determinò l'alto numero di volontari e l'alto consenso sopratutto nella Venezia Giulia.
    appena Borghese venne a conoscenza delle pretese jugoslave sui territori italiani, decise subito di mandare una forza di 6000 uomini a difendere la zona. Per gli italiani della zona, schiacciati prima dagli slavi e poi dai tedeschi, questo evento fu una vera benedizioni poichè i marò erano gli unici a difendere l'italianità della zona da tutti quelli che la minacciavano.
    Da subito Rainer ed i Tedeschi si misero ad intralciare le azioni dei marò provocando anche degli incidenti come quando a Gorizia, i marò della Barbarigo disarmarono i Tedeschi intervenuti in armi per evitare l'esposizione del tricolore.
    I reparti furono distribuiti per tutto il litorale ed a ciascuno di essi fu assegnato un nome significativo (Gabriele D'Annunzio, Nazario Sauro, San Giusto); furono inoltre costruite basi navali e basi d'addestramento in tutta la regione.
    Quando borghese giunse a Trieste per un'ispezione di tutta la zona, le autorità gemrniche gli ordinarono di rimanere in città ma lui, ovviamente, non obbedì ed andò a Pola e Fiume. Rainer allora volle arrestarlo ma dovette desistere altrimenti sarebbe scaturito uno scontro a fuoco. Borghese comunque dovette tornare in Italia.
    Da segnalare l'esistenza di una Decima Mas anche al sud: si trattava sempre di Marò che però si erano schierati dalla parte del Regno del Sud poichè non volevano che in quello che sarebbe diventato lo stato italiano del futuro nascesse un sentimento antipatriottico.
    il Regno del Sud non riuscì mai ad aiutare concretamente i marò: l'ipotesi di mandare truppe regie del sud a difendere l'Istria venne scartata a causa dell'opposizione degli allaeti (perchè non lo ritenevano necessario in quanto credevano di arrivare in quelle zone prima di Tito sia a cuasa dell'opposizione interna del PCI.
    Nonostante questi ebenti, Bonomi riuscì a far arrivare in Istria un marò del della Decima del Sud che però fu subito catturato dai Tedeschi; la Decima del nord riuscì però ad ottenere la liberazione di questa persona.
    Faccio notare che, nel bel mezzo di una guerra civile fratricida, i marò del nord e del sud furono praticamente GLI UNICI a non spararsi fra di loro: quando infatti veniva catturato un marò del sud si faceva festa per l'avvenuto ricongiungimento. Si tratta, a mio avviso, di un fatto onorevole, visto lo scenario italiano del tempo. Purtoppo, causa la strage di porzus, non si arrivò a creare una efficace difesa comune fra Decima del su, del Nord e partigiani della Osoppo.
    Giò che siamo in tema sottolineo che la X MAs non prese posizioni ufficiali nella guerra civile e si riservava il diritto di attaccare i patigiani soltanto per difendersi.
    I marò combatterono valorosamente fino alla fine del conflitto spesso in inferiorità numerica e di mezzi ma il loro sacrificio, insieme all'azione dei partigiani della Osoppo, evitò che gli jugoslavi ed i loro alleati dilagassero fino al Tagliamento.

  10. #35
    L'Onesto L'avatar di Scipione
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    Predefinito Re: i confini orientali dell'Italia

    Teon,
    per quanto riguarda le fonti, oltre alle testimonianze non difficili da trovare in Friuli, mi baso su un libro di Arrigo Petacco. Come hai poi visto ho ritenuto necessario citare una frase di Renzo De Felice. Se userò altre fonti farò sapere!

    ciao!

  11. #36
    L'Onesto L'avatar di Scipione
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    Predefinito Re: i confini orientali dell'Italia

    IL PRINCIPE JUNIO VALERIO BORGHESE
    il nobile principe romano era nato nel 1906 a Roma da una famigli di origini senesi(ultimo ramo Borghese-Torlonia), che vantava fra i suoi parenti tre cardinali un papa e la sorella di Napoleone (Paolina).
    Sin da giovane fu avviato alla carriera militare e divenne ufficiale della Regia Marina.
    Fu capitano di corvetta, specialista in armi subaquee, palombaro brevettato per grandi profondità, comandante di sommergibili nella guerra civile spagnola e successivamente comandante dei Mas con i quali prese tre medaglie.
    Quando prese le medaglie, gli fu offerta la tessera del PNF ma lui la rifiuto dicendo "sono un soldato io, non un politico".
    Dopo questa breve introduzione, passò direttamente al succo della questione evidenziando i due avvenimenti che fanno inquadrare bene la personalita di Borghese.
    Il primo avvenne l'8 settembre quando decise di rimanere a finaco dei Tedeschi: il suo non fu un ordine poichè lasciò che ogni soldato decidesse con la propria coscienza. Moltissimi rimasero ed a quei pochi che se ne andarono gli firmò il congedo e li lasciò andare a casa.
    Ma come visse Borghese quelle ore? ecco la reazione presa direttamente dalle sue memorie: "l'8 settembre, al comunicato di Badoglio, io piansi. Piansi e non ho mai più pianto. Ed adesso, oggi, domani, potranno esserci i comunisti, potranno madarmi in siberia,potranno fucilare metà degli Italiani, io non piangerò più. Perchè ciò che c'era da soffrire per ciò che l'Italia avrebbe vissuto come suo avvenire, io l'ho sofferto allora.
    Quel giorno io ho visto il dramma che cominciava per questa nostra disgraziata nazione che non aveva più amici, non aveva più alleati, non aveva più l'onore ed era additata al disprezzo di tutto il mondo per essere incapace di battersi anche nella situazione avversa. non ci si batte solo quando tutto va bene!.
    Borghese fu sempre molto autonomo sia dalla RSI che dai Tedeschi ma molti erano invidiosi di lui: invidiosi perchè i suoi bsoldati lo rispettavano ed anche i nemici lo rispettavano (Cunningham per primo) perchè le sue imprese erano entrate nell'immaginario collettivo di tutti i mariani. godette anche della protezione dell'ammiraglio Doenitz, che lo ammirava molto.
    Salto tutte le imprese del periodo bellico successivo al '43 (contro gli alleati e gli jugoslaci) e passo direttamente al 25 aprile.
    A differenza di tutti i gerarchi fascisti che si dettero alla grande fuga, borghese invece non abbandonò i suoi uomini benchè avesse i mezzi per farlo. Disse "Io non scappo, io mi arrendo, ma alla mia maniera". Ai suoi uomini riuniti lui disse: " la Decima non si arrende, non scappa, smobilita solo". Consegnò gli ultimi sei mesi di paga, sciolse gli uomini dal giuramento e diede il rompete le righe. Gli alleati ed il CNL garantirono ai suoi uomini la libertà e l'immunità (c'è però da ricordare che i marò furono perseguitati lo stesso dai partigiani comunisti nonostante l'accordo).
    A questo punto Borghese si consegna ai comandanti partigiani Fantini e Bonfaini, che lo nascosero a Milano per un po' ma poi, vista la presenza di troppi esaltati che facevano giustizia sommaria, lo trasferirono a Roma.
    Qui fu degradato, imprigionato e subì un processo per collaborazionismo; venne condanato a dodici anni di carcere ma, essendogli stato riconosciuto il suo glorioso passato ed essendogli stato riconosciuto il merito della difesa dell'istria e delle infrastrutture del nord, scontò solo tre anni.
    Soltanto dopo la scarcerazione borghese si unì per la prima volta ad un partito (MSI), del quale diventò anche presidente onorario ma finì per abbandonarlo. Nel 1968 fondò il Fronte Nazionale con l'aspirazione di creare uno stato forte e disciplinato ma fallì il colpo di stato del 1970 e fu costretto a scappare in Spagna.
    Morì a Cadice il 26 agosto del 1974. Venne sepolto nella cappella di famiglia nella basilica di Santa Maria Maggiore a Roma.
    Dopo la guerra borghese fu intervistato dallo storico Ruggero Zangrandi al quale disse "Unaguerra si può perdere ma con dignità e lealtà; ed allora l'evento storico non incide che materialmente , seppure per decenni. La resa ed il tradimento hanno invece incidenze morali incalcolabili, che possono gravare per secoli sul prestigio di un popolo, per il disprezzo degli alleati traditi e per l'equale disprezzo dei vincitori con cui si cerca vilmente di accordarsi. non mi sembra che tali ideali e convincimenti abbiano un'impronta fascista. Appartengono al patrimonio morale di chiunque

    Dopo questa parentesi su Borghese e la Decima MAS, ritornò alle vicende della guerra nell'Istri e nella Venezia Giulia cominciando a narrare le prime occupazioni jugoslave.


  12. #37
    L'Onesto L'avatar di blackwolf45
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    Predefinito Re: i confini orientali dell'Italia

    Ce ne srebbero di cose da dire su Borghese e la Decima, come il fatto che hanno difeso il porto di Genova dai tedeschi, o gli stabilimenti Mirafiori della FIAT, o la protezione e copertura agli ebrei...ma il topic è un altro purtoppo...

  13. #38
    L'Onesto L'avatar di Scipione
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    Predefinito Re: i confini orientali dell'Italia

    LA CORSA PER TRIESTE
    Gli americani desideravano assecondare il deisderio di ripristinare i confini italiani del '39, anche perchè, oltre ad indebolire una nazione comunista, avrebbero potuto rifornire molto facilmente le loro truppe in europa centrale. li inglesi invece, sopratutto nella persona del generale Alexander, erano più propensi ad accontentare Tito poichè, anni prima, avevano già accennato ad accontentare le sue mire espansionistiche. Alla fine si giunse ad un accordo secondo quale l'intera zona, con l'esclusione di Zara, sarebbe stata posta sotto un governo militare alleato. Gli americani accetarono convinti che alla fine sarebbero arrivati prima degli Jugoslavi ma non andò così per due motivi: innanzitutto l'armata americana procedeva verso l'Italia occidentale mentre ad est stava procendendo l'armate di alexander che mai si sarebbe scontrata contro Tito in caso di imprevisti. In secondo gli Jugoslavi stavano avanzando rapidamente verso Trieste.

    L'OCCUPAZIONE DI ZARA
    Nel novembre del 1944 le truppe titine fecero ingresso a Zara, città completamente distrutta dai bombardamenti alleati. Ma perchè fu distrutta? Semplice, questa città aveva influenze veneziane talmente forti, che sarebbe stato impossibile, anche al l'osservatore più di parte, non riconoscere quella città come città italiana. Gli slavi dellle campagne di quella zona inoltre avevano perfettamente sposato la cultura veneziana diventando italiani in tuo e per tutto. Tito, desideroso di possederla, pensò bene di indicarla agli alleati come una fortezza e qundi gli alleati, abilmente ingannati da Tito, rasero al suolo la città.
    La città era difesa da poche centianaia di tedeschi, volontari del posto e carabinieri. Questi ultimi, capito che ormai non c'erano più speranze, chiesero agli slavi di mantenere un comportamento civile all'ingresso nella città.
    Gli slavi invece, appena entrati in città , finirono di distruggere quel poco di italiano che era rimasto, distruggendo qualsiasi costruzione e bruciando tutti i documenti comunali. Dopo se la presero con i civili e con i militari coinciando con le fucilazioni, le impiccagioni gli annegamenti e tutte le varie torture che si erano già fatte l'anno precedente in Istria.
    Molti Italiani morirono sotto le bombe , tutti gli altri furono sterminati dagli slavi: ben pochi riuscirono a fuggire ed a riparare in Italia.
    Così muore Zara, città Italiana, che ora non esiste più: oggi al posto di Zara c'è Zadar, città completamente slava. tutti gli Italiani infatti o sono morti o sono scappati!

  14. #39
    L'Onesto L'avatar di Scipione
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    Predefinito Re: i confini orientali dell'Italia

    L'OCCUPAZIONE DI TRIESTE
    Il 1 maggio del 1945 le truppe titine facevano il loro ingresso a Treiste trascurando volontariamente l'occupazione di Fiume (3 maggio), Pola (4 maggio) ed addirittura la città croata di Zagabria 8 maggio). Tito infatti aveva molta fretta perchè sapeva che, se non avesse raggiunto Trieste, non ci sarebbe stata la minima speranza di annettere la città.
    Entrando a Trieste, i titini cantavano "la zar nicola ha affisso un manifeso: ai morti la libertà ai vivi arresto". In poche parole si riassume un intero programma: mentre nella maggior parte dell'europa cessavano i combattimenti, per i popoli della venezia giulia il peggio doveva ancora cominciare.
    Tito, prima della presa di Trieste, aveva fatto trasferire i parigiani italiani, quasi tutti inglobati nel suo esercito, verso Lubiana in modo che l'occupazione potesse essere attribuita soltanto alle truppe jugoslava; soltanto venti giorni più tardi, dopo varie proteste, tito fece entrare i partigiani in Trieste.
    Se vogliamo essere più precisi però è necessario ricordare che Trieste già il 28 aprile si era liberata da sola per mezzo dei giovani che scesero in strada svelntolando il tricolore mentre i tedeschi, già arresi, erano in rotta. Il prefetto fascista Bruno Coceani aveva passato di sua iniziativa i poteri al CNL proponendo una minaccia contro l'imminente invasione slava ma la cosa non riuscì perchè i segni lasciati dalla guerra civile erano troppo profondi, inoltre i comunisti erano di gran lunga i più combattivi nella città. Venne a crearsi molto caos: carabinieri e parigiani italiani giravano per la città con coccarde tricolori mentre i comunisti con una stella rossa: i rapporti erano tutt'altro che buoni e spesso scaturirono degli scontri a fuoco.
    Il CNL triestino aveva totalmente perso il controllo di una situazione che mai aveva controllato completamente: alla fine dovette scegliere da solo se allearsi con i fascisti nell'interesse supremo della nazione oppure se passare dalla parte degli slavi. Scelsero la seconda strada nella convinzione che gli Inglesi sarebbero arrivati prima ma si sbagliavan perchè i neozelandesi arrivarono a Trieste, fra mille difficoltà, il 2 maggio. Se il CNL avesse fatto rivoltare la città, come era possibile fare, molto probabilmente i titini, impegnati in combattimento, avrebbero dovuto assistire impotenti all'arrivo dei neozelandesi ma il destino della città fu diverso.
    Tito dimostro ai triestini subito la sua vera natura: sin dai primi giorni cominciarono le persecuzioni nei confronti di chi era considerato ostile all'annesione: cominciarono così le fucilazioni, i massacri, gli infoibamenti e le deportazioni tutte ad opera dell'OZNA e di bande paramilitari anche italiane.
    Gli Italiani comnciavano già a fuggire da Trieste...
    Fu dichiarato la legge marziale ed il croprifuoco, fu sciolto il CNL e perseguitati i suoi membri, nonostante le decisioni prese da essi, fu anche cambiate l'ora legale ed impostata su quella di Belgrado. Il neosindaco italiano fu incarcerato mentre i partigiani italiani ripararono in all'interno della regione. La libertà di stampa fu, ovviamente, soppressa. I tricolori furono mitrgliati ed ogni simbolo di italinità distrutto. chiunque si considerava italiano veniva fatto passare per fascista ed ucciso.
    soltanto i comunisti gridavano alla liberazione ed erano contenti mentre tutti gli altri, già dopo 5 giorni, erano stanchi di Tito.
    Il 5 maggio migliaia di Triestini sfilarono pacificamente per la città cantando inni nazionali e sventolando il tricolore: gli slavi aprirono il fuoco ad altezza d'uomo uccidendo 5 persone e ferendone decine. tutto questo accadde sotto l'occhio impotente degli Inglesi che scattarono fotografie ma non reagirono.
    Viene istituita la Guardia del Popolo formata da Italiani che collaboravano con Tito (quasi tutti comunisti). Questa guardia operò stragi a tutto andare spargendo il terrore ovunque: l'obiettivo era cancellare ogni simbolo di italianità sia a livello di costruzione che di uomini!
    Se si era "fortunati" si veniva processati e poi infoibati altrimenti si veniva deportati nei lager slavi, che non avevano niente da invidiare a quelli nazisti e sovietici.
    Morirono anche soldati italiani reduci dai campi di concentramento tedeschi, che vennero prelevati dagli slavi senza motivo.
    Un marinaio racconta che una notte vide dei finanzieri scortati dai partigiani italiani di Tito diretti verso un campo di concentramento: durante la notte senti i colpi di mitragliatrice e l'indomani vide passarre dei carri carichi di cadaveri seminudi; le uniformi dei finanzieri erano indossate dai titini.
    Villa Segrè divene tristemente famosa per essere un luogo di torture dove i prigionieri venivano costretti a combattere fra loro e poi torturati in vari modi. Una signora delle pulizie fu costretta a pulire il pavimento con il tricolore mentre una collaboratrice del CNL viene torturata a lungo e poi infoibata. Questi orrori compiuti dalla guardia del popolo, composta interamente da italiani comunisti, suscitano scandlo in città tanto che tito dovette ucciderli tutti per evitare rivolte oppure che gli Inglesi intervenissero apertamente.
    Le foibe intanto venivano riempite da enormi mucchi dicadaver legati insieme (spesso prima dell'infoibamento si veniva picchiati o torturati) e buttati giù fra le risa e le burle degli slavi. I giornali slavi scrivono intanto che mai avrà
    Anche nel resto della venezia giulia, monfalcone e Gorizia, si assiste a moltissimi orrori: gli slavi scrivono ovunque sui gionrali che si procuderà ancora nella punizione dei fascisti-italiani, che automaticamente diventano la stessa cosa. questo "alibi" servirà a giustificare tutti i loro orrori compiuti verso i nostri fratelli sia in passato che ai nostri giorni.
    Gli orrori non finiscono nemmeno nella altre città: a Gorizia e Monflacone, le deportazioni e le torture procendono a tuto spiano mentre a Pola si assiste a scene orribili: gli uomini, partigiani inclusi, vengono costretti a stare a piedi nudi su legni appuntiti e fra le dita gli vengono infilati dei pezzi di ferro; così devono rimanere anche per tre giorni senza cibo ed acqua. chi si piega esausto viene rimesso in piedi a colpi di calcio di fucile.
    Ormai, sia a Trieste che in tutta la zona, si era ben capito quali fossero le intenzioni degli jugoslavi e nessuno credette più alla storia della franternità fra i popoli tanto decantata da Tito. Intanto cominciavano a spargeri le voci in tutta Italia; il
    PCI, imbarazzato, disse che si stavano sterminando i fascisti e tutti i nemici del comunismo ma sapevano benissimo che non era così. Tutti gli altri partiti rimasero a guardare in silezio.
    Il 12 giugno del 1945 veniva costituito il territorio libero di Trieste sotto il governo militare alleato.
    Le posizioni degli alleati si erano capovolte: Truman, per mantenere i buoni rapporti con Stalin, chiudeva un occhio sulle stragi jugoslave, mentre Churchill, che dopo aver sconfitto il nazismo non voleva certo cedere di fronte al comunismo, vedeva nella jugoslavia il principale pericolo per l'europa. Tito però non aveva alcuna intenzione di restituire all'Italia i suoi territori in virtù degli accordi presi con alexander, ma alla fine dovette cedere.
    Fu fatta una linea di demarcazione detta linea Morgan: essa era provvisoria e divideva il territorio in zona A, controllata dagli alleati, partiva dal confine ustriaco seguendo l'isonzo, includendo trieste e Gorizia per finire poco a sud di Muggia. anche Pola venne inclusa nella zona A.
    La zona B costiuiva il resto della regione e venne controllata dagli jugoslavi che procedettero ad una progressiva slavizzazione del territorio.

  15. #40
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    Predefinito Re: i confini orientali dell'Italia

    Complimenti anche per questi post. Veramente esemplari, nonostante l'argomento mi riempia sempre di amarezza e disprezzo.

    Ricordiamo i morti delle foibe il 10.02.2005.


  16. #41
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    Predefinito Re: i confini orientali dell'Italia

    LA CONFERENZA DI PACE ED IL DESTINO DESTINO DEI CONFINI ORIENTALI
    Nel 1946 la guerra era finita e si assisteva ai preparativi per il trattato di pace che avverà poi a Parigi.
    La questione orientale sarebbe dunque stata sicuramente trattata dalle potenze vincitrici.
    Mentre l'Italia godeva dell'appoggio di USA e Inghilterra, Tito aveva l'appoggio incondizionato di Stalin che, con la scusa degli accordi di Jalta, faceva pressione affinchè Trieste fosse ceduta alla Jugoslavia. Dal canto suo tito si sentiva tanto sicuro da mobilitare sul confine con la zona A 14 divisioni dell'esercito in segno di minaccia.
    In questo scenario piuttosto difficile si mise in mezzo la figuara della Francia: essa era stata sconfitta all'inizio della guerra e parte dei francesi collaborarono addirittura con l'asse mediante la costituzione della repubblica di Vichy. E' opportuno ricordare anche che l'ultimi difensori di Berlino furono proprio i soldati franchesi della divisione "Charlemagne" delle waffen SS. Mentre Vichy collaborava con gli invasori, il generale De Gaulle, capo delle resistenza francese, se ne stava a Londra con pochi uomini.
    nonostante la francia non possa essere definita, almeno sul campo di battaglia, vincitrici riuscì ad inserirsi nel circolo delle grandi proponendo una sua soluzione riguardo la questione giuliana; di seguito elenco le quattro soluzioni possibili:
    1) soluzione americana: all'Italia venivano assegnati 370.000 Italiani e 180.000 slavi mentre alla Jugoslavia sarebbero rimasti 50.000 Italiani.
    2) soluzione britannica: 356.000 Italiani e 152.000 slavi venivano assegnati all'Italia mentre rimanevano in Jugoslavia 64.000 Italiani.
    3) soluzione francese: 294.000 Italiani e 113.000 slavi sarebbero rimasti in Italia mentre 125.000 Italiani sarebbero rimasti in jugoslavia.
    4) soluzione russa: 600.000 Italiani sarebbero rimasti sotto la Jugoslavia e nessun slavo sotto l'Italia.
    La soluzione russa era evidentemente la più savvorevole di tutte ma questo non era sorprendente. Gli americani invece, a parte un breve periodo, appoggiarono sempre l'Italia. Gli Inglesi invece, nonostante appoggiassero l'Italia volevano dare un contentino anche a Tito a causa degli accordi presi durante la guerra. La Francia invece cercava solo di fare mediazione e, molto probabilmente, avendo sempre i Francesi odiato la pugnalata italiana quando erano già allo stremo, decisero di non favorire troppo il nostro paese.
    Gli Americani però proposero un plebiscito per risolvere la questione e furono subito appoggiati dai Russi; gli italiani si divisero in due tronconi: la prima, composta dal comitato giuliano e da vescovi della zona, era favorevolissima al plebiscito poichè, non solo gli Italiani avrebbero votato per il ritorno alla patria, ma anche molti slavi anticomunisti sarebbero stati favorevoli a tornare sotto l'influenza italiana. Il secondo troncono, comandato da De Gasperi, era invece sfavorevole a questo plebiscito poichè temeva fortemente che i comunisti italiani votassero per la Jugoslavia oppure che, nella zona B, le autorità titine facessero pressioni sugli elettori. La cosa però non teneva molto: i comunisti italiani della zona avevano già capito che la propaganda tintiana era una menzonga e quindi non gli credevano più. La questione della zona B avrebbe potuto essere risolata facilmente facendo sgomberare gli jugoslavi nel periodo elettorale. la verità era che De Gasperi temeva che una cosa del genere potesse succedere anche in Alto Adige e quindi preferì far fallire tutto.
    Gli Italiani della zona, sconcertati da questa decisione delle autorità italiane, cominciavano a sentirsi abbandonati dal loro stato stesso: si fecero infatti più tentativi per salvare le colonie che per salvare loro. I nostri Fratelli di quelle regioni si sentivano solatanto una moenta di scambio fra nazioni e nemmeno il loro stato sembrava interessato a cambiare questo stato di cose!

  17. #42
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    Predefinito Re: i confini orientali dell'Italia

    Quanto mai attuale, in questi giorni, questo argomento... Ancora complimenti a Scipio!

  18. #43
    L'Onesto L'avatar di Scipione
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    Predefinito Re: i confini orientali dell'Italia

    Ieri sera Vespa ha dedicato una puntata di "porta a porta" alle foibe e devo dire che il programma non era fatto bene: erano stati invitati Gasparri, Curzi, il cast del film sulle foibe che sarà trasmesso su rai uno e degli Italiani fuggiti da quelle zone.
    Da notare comunque che questi nostri fratelli hanno saputo dire la loro, difendendosi da Curzi che ha cercato sempre di minimizzare la faccenda oppure di tirare in ballo i soliti crimini nazifascisti.
    Segnalo a tutti il film sulle foibe che varrà proiettato domenica e lunedì sera su rai uno; secondo le dichiarazioni del regista a Bruno vespa egli ha voluto mettere sullo schermo la tragicità di quei momento. Non si tratterà di un documentario storico ma di un film che avrà come sfondo la storia ma sarà incentrato sulla tragicità che i nostri fratelli hanno vissuto in quei terribili anni.

  19. #44
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    Predefinito Re: i confini orientali dell'Italia

    Non ho visto Vespa ieri sera (come al solito è evento rarissimo che mi metta a guardare la tv visto il livello...) ma da quanto mi dici mi pare chiaro che la trasmissione sia stata fatta più per pubblicizzare l'evento televisivo che non il fatto in se (effetto secondario e indiretto...).
    Se Curzi è il personaggio che intendo io (tipo, sulla sessantina, pelato con pipa?) mi meraviglia che il suo intervento sia stato minimizzante atteso il fatto che per quel poco che mi è capitato di sentirlo, in passato, pur schierato, mi era sembrato sufficientemente equilibrato... Evidentemente siamo già in campagna politica... Male per lui...
    Mi auguro che il film televisivo sia ben fatto (cercherò di vederlo) e che la vicenda non sia strumentalizzata a fini politici nè in un senso nè in un altro.
    Che le responsabilità emergano storicamente e storico, non politico, sia il giudizio (diversamente, trattandosi di eventi di più di mezzo secolo fa, sarebbe ridicola un "istruttoria" politica).
    Saluti!

  20. #45
    L'Onesto L'avatar di Scipione
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    Predefinito Re: i confini orientali dell'Italia

    Guarda nel corso della trasmissione hanno mandato in onda filmati storici sull'argomento, che poi sono stati collegati al film.
    Per quando riguarda Curzi, mi ha dato la netta sensazione di minimizzare il fatto dicendo una sorta di "tanto anche i nazifascisti hanno fatto crimini"; non è comunque una cosa che ho notato soli io perchè anche gli emigrati da quelle zone, dopo un ennesimo intervento di Curzi, hanno manifestato il loro fastidio.

    ZONA "A" E ZONA "B" A CONFRONTO
    Quando gli jugoslavi se ne andarono si formò, il 13 giugno, il Governo Militare Alleato mentre nelle piazze la gente festante sventolava i tricolori; certo non si trattava di una annessione ma almeno si poteva dormire sonni tranquilli, senza la preoccupazione di poter essere arrestati e deportati in qualunque momento!
    Il GMA abrogò tutte le leggi messe in vigore dagli jugoslavi e sciolse la guardia del popolo per istituire la Venezia Giulia Police, un corpo reclutato localmente con ufficiali istruttori italiani ma con i criteri in vigore nella polizia britannica.
    Venne ristabilita la legge italiana ed anche l'ordinamento giudiziario con l'esclusione del ricorso alla corte di cassazione di Roma.
    il CNL, vissuto nella clandestinità dopo l'arrivo di Tito, si ricostituì per preparare i quadri della amministrazione comunale e provinciale. Il generale Armostrong, rappresentante del GMA, infatti era intenzionato a servirsi delle forze politiche locali per l'amministrazione civile della zona ma fu costretto a respingere i comunisti a causa del loro atteggiamento nettamente filojugoslavo. E' vero che la situazione era miglioranta notevolmente ma la situazione era tutt'altro che normale: l'ex guardia del popolo infatti, benchè disciolta, continuava ad operare nell'illegalità mediante sequestri ed esecuzioni. Grazie alla libertà di stampa poi gli jugoslavi, per mezzo dei comunisti, continuarono a diffondere i loro giornali mentre il CNL non disponeva di un suo giornale perchè i tipografi, o perchè intimoriti dagli slavi, o perchè comunisti, si rifiutavano di stampare i loro fogli.
    Pola era invece una città ormai dimenticata dal governo italiano che la considerava giò persa.
    La situazione nella zona B era però decisamente peggiore: 20.000 erano già scappati verso la zona A, in quanto convinti di non poter più essere aiutati ne dal governo italiano ne dagli alleati. La situazione economica era disastrosa: prima della guerra queste zone erano molto ricche e la gente che ci abitava non soffriva certo la fame ma ora invece si pativa la fame. Le miniere di carbone e bauxite erano paralizzate poichè i comitati di gestione, sostiuiti i dirigenti, erano tutti falliti, la pesa, a causa delle mine, si era ridotta drasticamente ed anche i raccolti erano molto scarsi. A causa della comparsa di moltissimi "banchieri fai da te" e del conseguente non rispetto delle leggi economiche, l'inflazione era galoppante.
    Ad aggravare la situazione economica c'era l'enorme pressione della polizia politica e le continue deportazione effetuate dagli jugoslavi.
    Il 25 novembre del 1945 si svolsero le prime elezioni nella zona B per eleggere l'assemblea popolare ed i comitati cittadini e fu fatta una violentissima campagna per indurre gli Istriani ad andare alle urne ma, nonostante le minacce, l'astensionismo fu altissimo e chi andò a votare, nella grande maggioranza dei casi, lo fece per scrivere insulti sulle schede elettoreli verso tito e verso la jugoslavia.

  21. #46
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    Predefinito Re: i confini orientali dell'Italia

    Bhè se tale è stato l'intervento di Curzi... Oltre ad essere del tutto avulso da quelli che furono gli effettivi eventi dell'epoca è un intervento intellettualmente di taglio decisamente puerile se non palesemente stupido...
    Saluti!

  22. #47
    L'Onesto L'avatar di Scipione
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    Predefinito Re: i confini orientali dell'Italia

    LA FINE DI OGNI SPERANZA E LA VICENDA DI MARIA PASQUINELLI
    I lavori per il trattato di pace di Parigi andavano aventi ed anche la questione giuliana veniva discussa in questa sede come prima ho sottolineato. Dopo la bocciature della proposta di plebiscito (avvenuta per colpa degli Italiani stessi come prima ho detto), le potenze vincitrici si comportarono in maniera opportunistica nei riguardi della questione giuliana: la Russia, ormai convinta che Tito si sarebbe sottomesso a Mosca, vedeva la possibilità storica di potersi affacciare sul mediterraneo mentre gli angloamericani non nascondevano la loro intezione di fare di Trieste la "Gibilterra d'Italia". Nel corso del congresso Vysinskij, il rappresentato sovietico (quelle delle purghe staliniste), si scagliò violentemente contro l'Italia: definì la politica tenuta dall'Italia nel corso del conflitto come una politica opportunista e da sciacalli, aggiunse che i generali italiani assomigliano ai generali romani esattamente come gli asini assomigliano ai leoni. , in più definì l'esercito italiano come esercito buono soltanto alle corse ma inutile sul campo di battaglia. Alla fine , dopo aver definito Bonomi e De Gesaperi traditori, ribadì la legittimità delle pretese jugoslave. I nostri due rappresentanti tentarono di reagire alle parole del rappresentante russo ma non furono così convincenti.
    Il 20 gennaio 1947 fu deciso di applicare la soluzione francese (la più svantaggiosa dopo quella russa) con l'eccezione che Pola venisse ceduta alla jugoslavia. Il 10 febbraio 1947 fu firmato il trattato di pace e la questione fu chiusa quasi definitivamente. Ho detto "quasi" perchè la questione sarà completamente chiusa soltanto con il trattato di Osimo del 1975.
    Per i nostri fratelli d'Istria e di Pola si trattò della fine di ogni speranza e si aprirono così le porte dell'esodo.
    In mezzo a questa tragica situazione, poco prima della firmadel trattato, successe un evento che sconvolse la stampa mondiale:
    il giorno della ratificazione del trattato di pace, il brigadiere generale Robert De Wilton aveva il delicato compito di consegnare Pola alle autorità jugoslave. quella mattina il clima era molto rigido e l'intera città, sapendo il suo triste destino, era come in lutto. Mentre il generale passava in rassegna le sue truppe, fra gli insulti dei cittadini, una giovane donna gli si presentò davanti, prese la borsetta, estrasse una pistola e gli sparò tre colpi al petto più un quarto che andò a ferire un soldato; la donna rimase immobile e poi depositò la terra la pistola facendosi catturare.
    La donna si chiama Maria Pasquinelli ed è una fervente partiota (scusate l'uso del peresente ma la donna è ancora viva) che agì da sola. Era nata nel 1913 a Firenze ma si traferì a bergamo dove si diplomò maestra e, successivamente, si laureò in pedagogia.
    Aderì al fascismo e nel 1940 partì volontaria come crocerossina in africa dove notò la scarsa preparazione alla guerra da parte di chi l'aveva tanto predicata ed il basso morale delle truppe.
    Nel 1941, volendo dare un contributo maggiore al conflitto, si tagliò i capelli, si procurò dei documenti falsi e si travestì da soldato italiano andando a combattere in prima linea; scoperta dai suoi superiori fu rimpatriata.
    Dopo essere tornata a casa, chiese di essere mandata ad insegnare in Dalmazia dove, dopo l'8 settembre, ssi dedicò al recuperò delle slame degli Italiani infoibati dagli slavi ed a documentare l'atrocità delle foibe.
    Successivamente si trasgferì a Trieste, dove mandò un'infinità di lettere alla RSI perchè intervenisse a salvare l'italianità dalla zona dalla minaccia slavo-germanica ma la RSI non gli diede ascolto. Collaborò attivamente con la X MAS e con i partigiani della "Franchi" e della "Osoppo" per la creazione di un fonte italiano contro tutti i nemici, siano essi slavi o tedeschi.
    Fu arrestata dai tedeschi che vollero deportarla ma fu salvata dall'intervento di borghese.
    Si trattava di una donna di temperamento eccitabile, impetuoso e travolgente che subì un trauma enorme quando le autorità alleate decisero di abbandonare Pola agli Jugoslavi. Decise di uccidere De Wilton perchè voleva che tutto il mondo sapesse della questione giuliana e ci riuscì perchè i giornali di tutto il mondo pubblicarono articoli sul fatto facendo emergere una certa colpa alleata nei confronti di questi nostri connazionali.
    All'inzio però le autorità alleate nascosero il vero motivo di questa uccisione e fu un articolo di Idro Montanelli a far emergere la verità a livello, si può dire, mondiale. Tutti i giornali criticarono l'atteggiamento dei proprio politici a Parigi con l'esclusione della stampa comunista.
    Fu processata a Trieste dalla corte militare alleata e si dichiarò subito colpevole. Quanto il suo difensore disse in tribunale "io mi considero un Italiano che difende un'italiana" in aula eslose il grido "Viva l'Italia". L'aula fu fatta allora sgomberare.
    Quando il 10 aprile la corte alleata pronunciò la condanna a morte per l'imputata molti si misero a piangere ed il giorno seguente Trieste fu innondata di volantino con la scritta "dal pantano d'Italia è nato un fiore: Maria Pasquinelli". La pena venne commutata in ergasotlo e la donna fu trasferita al carcere di Perugia dal quale uscì nel 1964. Vive tutt'ora a Bergamo e non si è mai fatta intervistare da nessuno.

  23. #48
    L'Onesto L'avatar di Scipione
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    Predefinito Re: i confini orientali dell'Italia

    IL CONTROESODO ROSSO
    Mentre gli Istriani, per fuggire alla minaccia del comunismo e della slavizzazione, fuggivano dalla loro terre, alcuni Italiani invece decisero di propria volontà di andare a vivere in Jugoslavia. Si tratta però di una questione che, per come è finita, sembrava destinata a rimanere chiusa negli archivi del PCI ma, con la caduta del comunismo, dei reduci hanno trovato il coraggio di parlare ma cominciamo dall'inizio:
    L'esodo degli Istriani aveva lasciato le fabbriche prive di operai specializzati e quindi inutilizzabili per gli jugoslavi che non avevano il personale per farle ripartire.
    Tito fu costretto a chiedere aiuto al PCI rinunciando, almeno per il momento, alla pulizia etnica.
    Il vicesegretario del PCI Pietro Secchiasi accordo con Tito per reclutare dalla industrie monfalconesi dei volontari con i requisiti necessari per far riavviare i cantieri e le industrie istriane. Il PCI vide in questa cosa anche un proprio interesse: se l'operazione fosse andata in porto si sarebbe potuto dimostrare che tutti gli Istriani scappati erano dei fascisti.
    Il controesodo fu organizzato dall'Unione Antifascista Italoslovena ed i volontari (circa 2000) furono divisi in tronconi e mandati dove Tito riteneva necessario fossero mandati.
    Si trattava di operai specializzati, tutti iscritti al PCI e fortemente ideologizzati: molti di loro erano stati partigiani ed erano orgogliosi di poter aiutare la jugoslavia a creare il "paradiso comunista".
    A questi volontari furono dati i migliori appartamenti disponibili, della paghe decenti e, visto che erano tutti comunisti, una grande autonomia politica tanto che costruirono cellele locali del PCI. I capi di questi volontari erano tre operai monflaconesi: Ferdinando Marenga, Angelo Comar e Sergio Mori.
    Salvo alcuni episodi di intolleranza, non si registrarono grossi incidenti anche se qualcono, accortosi che non era tutto come il partito l'aveva descritto, decise di rimpatriare.
    I volontari lavorarono con entusiasmo e mantenevano stretti legami con la federazione del PCI di Trieste. Sapevano anche farsi rispettare organizzando anche uno sciopero: il cibo era infatti troppo piccante e, dopo numerose proteste a vuoto, decisero di scioperare sotto lo sguardo sbigottito degli slavi, che non la presero molto bene ma che comunque dovettero ingoiare il rospo.
    Fino a questo momento tutto sembrava procedere per il meglio ma i problemi sorsero nel 1948: Tito si rifiutò di aderire al COMINFORM e tutto questo era considerato "eretico" dai volontari italiani; come si poteva rifiutare di aderire alla causa comune del comunismo? Come si poteva andare contro alla volonta di Stalin? Tutto questo era inamissibile per i volontari italiani che non tardarono a protestare.
    Gli operai di Pola e Fiume costituirono una colonna "cominformista" che, grazie all'aiuto del PCI, avrebbe docuto liberare la jugoslavia da Tito, ormai calssificato come un lachè dell'imperialismo, e riportare il PCJ sulla retta via.
    Per qualche tempo Tito, consapevole della forza politica degli Italiani e consapevole del fatto che molti membri del PCJ non erano d'accordo con la sua scelta, lasciò perdere ma fece tenere d'occhio tutti dalla polizia politica.
    Un giorno tutti i volontari italiani foruono convocati al teatro partizan di Fiume dai dirigendi del PCJ di Zagabria che cercarono di speigare le ragioni che avevano idotto Tito a non obbedire a Stalin. fu fiato sprecato: fli Italiani fischiarono i dirigenti del partito e scesero in strada protestando in nome del comunismo; era la pria volta che in un paese comunista qualcuno si rivoltava in nome del comunismo!
    Questa situazione non poteva ovviamente durare e Tito, stanco degli Italiani, fece scendere in campo l'OZNA, che non esitò a fare piazza pulita degli Italiani: vennero tutti sequestrati, torturati e deportati ed in pochissimi si salvarono.
    Ferdiando Maregna riuscì a tornare in Italia fra enormi difficoltà e, appena tornato, informò subito il PCI di ciò che stava accadendo in jugoslavia e sopratutto della presenza di molti gulag, dove la gente veniva deportata e torturata. IL PCI ordinò a Marenga si stare zitto e di non danneggiare il partito e così fu detto a tutti i sopravvisuti (pochi) rientrati in Italia.
    Togliatti sapeva bene che la questione dei gulag jugoslavi avrebbe fatto emergere quella dei ben più numerosi gulag sovietici (di cui lui sapeva tutto) e qundi abbandonò al proprio detino i suoi uomini in jugoslavia e fece zittire quei pochi che si salvarono.

  24. #49
    Lo Zio L'avatar di Der Kaiser
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    Predefinito Re: i confini orientali dell'Italia

    Direi che con la vicenda dei monfalconesi hai chiuso il cerchio.

    Ottimo lavoto ancora complimenti!

  25. #50
    L'Onesto L'avatar di Scipione
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    Predefinito Re: i confini orientali dell'Italia

    a dire il vero ho ancora qualcosa da dire!

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