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  1. #1
    La Borga
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    Exclamation [WW2] La resistenza in Italia

    Questo thread nasce come risposta all'oggetto di discussione rimasto in sospeso in questo topic: http://forumtgmonline.futuregamer.it/for um/index.php?t=msg&th=318301&sta rt=40&rid=8016 , così come ad altre argomentazioni espresse in numerosi thread riguardanti più o meno lo stesso argomento, e cioè la rilevanza storica effettiva della resistenza italiana. Spero mi perdonerete se apro un nuovo thread, perchè ritengo che la quantità di roba che sto per infilarci dentro lo richieda.
    Come dimostrare la mia tesi, che è ovviamente quella che la resistenza fu significativa sotto l'aspetto politico, militare, materiale e morale, se non passando attraverso i dati di fatto? Dunque, per evitare di dare vita a sterili contrapposizioni ideologiche, non si può evitare di ricostruire dapprima i fatti, e quindi partire da questi per eventuali analisi.
    Sforzo notevole, ma che mi pare comunque valga la pena fare.

    Prima di questa disamina della storia della resistenza in italia, voglio anche spendere due parole per sottolineare il punto di vista in cui queste vicende vanno inquadrate: lo scopo tattico della resistenza non poteva essere ovviamente quello di battere le truppe tedesche in uno scontro aperto, non potendo essa contare sulla dotazione di mezzi e supporto aereo/corazzato delle truppe regolari; spesso e volentieri dunque quello che sembra un successo dei tedeschi, in realtà è una sconfitta, perchè fallisce nell'obiettivo che è l'annientamento della banda partigiana: se tale banda invece riesce a sottrarsi alla distruzione, è già strategicamente vincitrice (confrontare per esempio il grande capolavoro di tito, la battaglia della neretva, in cui riuscì a porre in salvo oltre il fiume 20.000 dei suoi 50.000 partigiani, perdendo quindi oltre il 60% delle sue forze, ma costituendo le basi per la rinascita una volta terminate le operazioni fall weiss e schwartz).
    I contributi partigiani alla guerra non possono esaurirsi nei danni causati direttamente nelle azioni belliche; essi devono essere ampliati, fino a comprendere la mancata possibilità di schierare al fronte le divisioni impegnate nel fronteggiare i partigiani, il supporto dato ai numerosi scioperi generali nelle fabbriche, e soprattutto il sostegno ai renitenti alla leva, che impedì alla RSI di dotarsi di un esercito degno di tal nome, minandone la credibilità in modo decisivo; di tali aspetti cercherò di dar conto nel seguito.
    In ogni caso, anche volendo considerare solo gli scontri militari, il contributo della resistenza ci fu, e fu significativo, come vedremo.

    Per quanto riguarda i dati puramente numerici, citerò dati precisi solamente dove incontestati e acquisiti dall'analisi degli storici; viceversa mi terrò sul vago (tenete cmq presente che la brigata, tipica formazione partigiana, è composta normalmente di circa 3-400 combattenti). Tenete comunque conto che i dati dei partigiani si riferiscono ai soli combattenti inquadrati, e quindi devono essere espansi per considerare fiancheggiatori di vario genere, staffette e partigiani disarmati (la scarsità di mezzi è una costante), sicchè in pratica normalmente il dato "nudo" va moltiplicato per 2,5; viceversa, per le truppe dell'asse i numeri si riferiscono ai soli combattenti tedeschi, stante la sostanziale inettitudine bellica delle derelitte truppe fasciste. I dati tra parentesi negli eccidi, si riferiscono ovviamente alle vittime civili.

    Per ultimo, una piccola nota sulle fonti; le informazioni che porterò provengono da numerosi testi di storici, giornalisti e testimoni dell'epoca, tra i quali voglio citare Klinkhammer (l'occupazione tedesca in italia), Bocca (storia dell'italia partigiana), Pansa (il gladio e l'alloro), Battaglia (storia della resistenza italiana), Venturi (la lotta per la libertà), Fenoglio (primavera di bellezza e il partigiano johnny), Revelli (la guerra dei poveri), de Felice (Mussolini l'alleato) e l'agile manuale Storia della resistenza in Italia, a cura di Santo Peli, documentatissima sorta di bibliografia completa (e tascabile...).

    Detto questo, andiamo a cominciare:

  2. #2
    La Borga
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    Predefinito Re: La resistenza in Italia

    1943
    marzo: tornano i primi reduci della campagna di Russia; nonostante i tentativi di occultamento, si diffonde la consapevolezza della disfatta; scioperi a milano e torino, ad udine la gente mormora "abbasso mussolini, l'assassino degli alpini"
    25 luglio: il gran consiglio rimuove mussolini da capo del governo
    agosto: con il crollo dello stato fascista, circa 3000 internati comunisti riacquistano la libertà: sarà su questo nucleo agguerrito che il PCI costituirà le basi per la sua supremazia nella resistenza (alla fine del '44 gli iscritti saranno oltre mezzo milione, 100.000 nei territori RSI)
    agosto: con l'aggravarsi della crisi annonaria, si verifica un'ondata di scioperi e manifestazioni, che il regio esercito soffoca nel sangue; le stragi più gravi si verificano a bari e a bologna e alla fine si contano 93 morti, 500 feriti, 2200 arresti
    22-23 agosto: si ricostituisce il psiup (pertini, nenni, stucchi, bonfantini gli uomini di spicco)
    5-6 settembre: primo congresso del partito d'azione (guidato da uomini come ferruccio parri e vittorio foà)
    8 settembre: data dell'armistizio; l'esercito, a parte alcuni casi (cefalonia, su tutti) si dissolve; oltre 18.000 soldati italiani perderanno la vita, e ben 650.000 saranno deportati in germania nei campi di concentramento (circa 40.000 non torneranno, così suddivisi: 13300 caduti durante il trasporto in condizioni bestiali, 6300 passati per le armi, 20000 morti di stenti nei lager, 600 trucidati negli ultimi giorni di guerra, 5400 morti e dispersi tra i lavoratori italiani dislocati nelle zone orientali). Ricordiamo anche la battaglia di porta san paolo a roma in cui elementi della ricostituita ariete tentano di opporsi ai tedeschi, con l'aiuto della popolazione che insorge: le oltre 170 vittime civili combattenti possono a buon diritto considerarsi tra i primi caduti partigiani.
    9 settembre: nasce il comitato di liberazione nazionale (CLN), di cui fanno parte oltre ai già detti anche DC, PLI e PDL (partito democratico del lavoro)
    12 settembre: con un audace colpo di mano otto skorzeny e i suoi liberano il duce
    14 settembre: mussolini proclama la nascita della RSI; sarà fin da subito a sovranità limitata, con l'alto adige (alpenvorland) e il friuli venezia giulia sotto controllo tedesco, e la carnia destinata ai cosacchi del don
    10-15 settembre: nascono le prime bande partigiane, e il piemonte prende subito una posizione di preminenza (che rimarrà per tutta la guerra) a causa dello sbandamento della IV armata, in rientro dalla Francia, le cui casse finanzieranno i partigiani per più di un anno
    19 settembre: eccidio di boves (23), vicino cuneo, seguito a uno dei primi scontri con i partigiani di cui sopra
    25-26 settembre: battaglia del bosco martese, presso teramo: consistenti formazioni di soldati e civili (oltre 1200 uomini secondo alcuni) vengono disperse dai tedeschi
    primi di novembre:battaglia di san martino (varese): analoga sorte per alcuni reparti militari (più o meno la stessa consistenza).
    13 ottobre: finalmente, il governo badoglio dichiara guerra alla germania
    3 novembre: in svizzera, il cln incontra per la prima volta mc Caffery, responsabile degli aiuti inglesi ai partigiani; nonostante le rimostranze, i lanci non inizieranno per mesi, e saranno sempre sporadici
    novembre-dicembre 43: scioperi in tutto il triangolo industriale (milano-torino-venezia)
    fine novembre: si discioglie sotto i colpi tedeschi il battaglione Rosselli, in friuli; identica sorte per la brigata garibaldi "friuli"
    inverno: degli iniziali circa 100.000 uomini, non ne resistono più di 10.000 (4000 secondo Bocca), la metà dei quali in piemonte; è la "stagione del dubbio" come la chiamò ferruccio parri

  3. #3
    La Borga
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    Predefinito Re: La resistenza in Italia

    1944
    22 gennaio: gli alleati sbarcano ad Anzio, ma vengono bloccati quasi subito dal contrattacco tedesco; i nazisti occupano le alture dei castelli romani con le artiglierie, disperdendo le formazioni partigiane della zona
    31 gennaio: stante la scarsa credibilità del cln romano, il CLNAI (cln alta italia, sede a milano) assume il comando delle operazioni; in realtà i vari cln regionali (e di fatto anche molte delle bande al di fuori del piemonte) continueranno ad agire quasi per conto loro
    primavera: nascono le bande "politicizzate", brigate garibaldi per i comunisti (al comando di luigi longo e pietro secchia), giustizia e libertà per gli azionisti, più alcune formazioni bianche (tra cui la brigata osoppo in friuli) o indipendenti (come la banda di corbari in piemonte)
    13 febbraio: con rastrellamenti congiunti reparti tedeschi annientano la banda beltrami, in val d'ossola
    18 febbraio: stante la grande quantità di renitenti delle classi '23-'24-'25 viene emanato il decreto che condanna a morte renitenti e disertori; paradossalmente, l'effetto è di ingrossare le bande partigiane
    1-8 marzo: sciopero generale indetto dal PCI, imponente adesione a torino e milano (200.000 aderenti secondo il ministero, 500.000 secondo leo valiani, 1.200.000 secondo altri), fiasco totale a genova e in veneto; i deportati in germania saranno oltre 1200
    10-15 marzo: dopo aspri combattimenti, la banda del maggiore Martini (600 uomini) viene completamente dispersa in val cabotto
    23 marzo: attentato di via rasella, a roma, 32 morti tra i tedeschi: nonostante questo e altri tentativi dei gap (gruppi armati proletari, formazioni cittadine del PCI) di chiamare alla rivolta generale, la sollevazione non c'è
    24 marzo: eccidio delle fosse ardeatine; tra gli altri, perde la vita il colonnello cordero lanza di montezemolo, ultimo esponente degli ufficiali che tentarono di dare alla resistenza inquadramento da esercito regolare
    27 marzo: Togliatti rientra in Italia
    7-11 aprile: rastrellamento della benedicta (apennino ligure); la wehrmacht disperde le formazioni partigiane; 120 prigionieri vengono fucilati dai bersaglieri fascisti; comincia, come dirà sempre ferruccio parri, la "guerra inespiabile"
    18 aprile: per porre un argine alla renitenza, chi si presenta entro 30 giorni viene condonato; rientrano in caserma in 45.000, ma il flusso contrario verso le bande è ormai inarrestabile; inoltre, nelle caserme della RSI non ci sono nemmeno divise per tutti; molti si arruolano come volontari nella Todt (organizzazione ausiliaria civile tedesca), per esempio 3000 in friuli-venezia giulia, contro 400 arruolati nell'esercito
    22 aprile: "svolta di Salerno": per iniziativa di togliatti, il pci postpone a dopo la liberazione la resa dei conti con la monarchia; anche gli azionisti più antimonarchici sono costretti ad adeguarsi. la geniale mossa riavvicina la resistenza al governo del sud, e ne consente l'"inquadramento" anche agli alleati, aprendo così le porte degli aiuti materiali angloamericani; togliatti, sforza e croce entrano nel governo badoglio
    18 maggio: distruzione dell'abbazia di cassino da parte dell'aviazione usa
    24 maggio: gli alleati sfondano la linea gustav e dilagano oltre anzio verso roma
    gennaio-luglio: prosegue inarrestabile la crescita delle bande, dagli iniziali 10.000 a 40.000 in marzo, 50.000 in luglio, 70.000 in agosto, 80.000 in settembre nonostante i già durissimi rastrellamenti
    4 giugno: liberazione di roma da parte degli alleati
    6 giugno: sbarco in Normandia; a roma, con radicale cambio di atteggiamento rispetto agli inglesi, il generale Alexander invita i partigiani ad "insorgere compatti"
    15 giugno: secondo lo stato maggiore RSI, sono operativi 78.000 partigiani nel solo nord (in realtà sono la metà in tutt'italia)
    19 giugno: nasce il CVL (corpo volontari della libertà), a milano, il cui comando è affidato a argenton (pli), mattei (dc), mosna (psiup), longo (pci) e parri (pda); la resistenza si dà una vera organizzazione, ma di fatto solo gli ultimi due dispongono di un effettivo controllo sulle truppe

  4. #4
    La Borga
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    Predefinito Re: La resistenza in Italia

    fine giugno: il richiamo alla leva delle classi '20, '21 e '26 provoca l'ulteriore afflusso di renitenti; la resistenza dispone ormai di quasi 50.000 effettivi; inizia la fase della "guerra grossa"; si verificano anche i primi contrasti tra garibaldi e gl (a reggio emilia e piacenza, le opposte fazioni in alcuni casi si disarmano, in altri si sparano anche addosso) e in friuli tra garibaldi e cattolici della osoppo (che più avanti sfocieranno nell'eccidio di porzus)
    giugno-ottobre: le incursioni dei partigiani si fanno sempre più audaci, vengono assaltate le carceri di verona, san gimignano, padova, saluzzo, bologna, belluno
    10 giugno: con la val Ceno, inizia la storia delle zone libere partigiane (che terminerà nell'alto monferrato, il 2 dicembre); alla fine se ne conteranno 18, alcune delle quali (le citeremo nel seguito) talmente estese da costituirsi in vere e proprie repubbliche
    17 giugno-19 agosto: repubblica di montefiorino (appennino modenese): 6000 partigiani tengono una zona di oltre 4000 km quadrati, che minaccia la linea gotica, la ferrovia e controlla tutti i passi appenninici; non a caso sarà la prima a essere investita dal contrattacco tedesco
    luglio: il governo bonomi succede a quello badoglio (ne fanno parte anche saragat e de gasperi); serie di eccidi nazisti lungo il valdarno (arezzo)
    1 luglio: tutti gli iscritti al pnf dai 18 ai 60 anni devono obbligatoriamente iscriversi nelle brigate nere, formazioni che si riveleranno da subito inadeguate al controllo del territorio; quando impiegate come polizia cittadina, invece, la loro efficacia sarà decisamente superiore, nonostante i crimini di cui si macchiarono
    3 luglio: liberazione di Siena; sotto la minaccia dell'insurrezione, le autorità fasciste consegnano la città agli alleati, che ricambiano lasciando al suo posto il podestà; nonostante questo quasi 1000 partigiani senesi continueranno la lotta, inquadrati nel CIL (corpo italiano di liberazione), sotto il comando del regio esercito
    inizio luglio-fine agosto: repubblica di torriglia (pavia)
    15 luglio-fine ottobre: repubblica di carnia e friuli
    29-30 luglio: battaglia di montefiorino: due divisioni tedesche (circa 40.000 uomini) con supporto di artiglieria non riescono nell'accerchiamento, ma i partigiani (6000, la metà dei quali si sbanda quasi subito) devono comunque ritirarsi
    10 agosto: in piazzale loreto a milano la gnr tortura, uccide e impicca 14 prigionieri partigiani
    11 agosto: con le truppe alleate ferme a sud della città, il CLN lancia l'insurrezione generale a Firenze; la battaglia dura fino al 2 settembre, dopodichè i tedeschi si ritirano; è il primo, grande successo della resistenza: gli alleati entrano in città il giorno successivo
    12 agosto: eccidio nazista di sant'anna di stazzema (560)
    15 agosto: operazione dragoon (sbarco nel sud della francia)
    17-27 agosto: battaglia del colle della maddalena (piemonte): la brigata Rosselli, al comando di nuto revelli, per dieci giorni impedisce alle truppe tedesche di avanzare verso la francia; alla fine dovrà cedere e sconfinare attraverso la val d'aosta (per nostra fortuna, visto che con la sua presenza porrà un freno alle mire espansionistiche dei gollisti)
    metà agosto: rastrellamento della val posina (sopra schio, a vicenza): la brigata garibaldina garemi è costretta dai tedeschi a lasciare la valle; la popolazione civile paga duramente l'appoggio ai partigiani
    20-29 agosto: battaglia del monte Antola: nonostante le molte centinaia di perdite loro inflitte, i tedeschi dissolvono la repubblica di torriglia (i morti partigiani sono poche decine)
    20 agosto-8 settembre: un vasto ciclo di operazioni investe gli altipiani di asiago, dell'alpago, il pian cansiglio e le vallate del lessini e del chiampo; nonostante gli sforzi tedeschi, tutti i partigiani coinvolti (molte migliaia) riescono a sganciarsi
    20-29 agosto: battaglia del monte grappa: due divisioni tedesche con al seguito reparti fascisti, artiglieria e mortai (45.000 uomini), circondano un'area di 3000 km quadrati, quindi annientano le tre brigate partigiane (1100 uomini) che la difendono. E' la più grave disfatta partigiana, una vera e propria ecatombe: 500 morti in combattimento, 170 fucilati e impiccati dai fascisti (31 di loro rimarranno per giorni appesi agli alberi dei viali di bassano), 400 deportati in germania; riescono a sfuggire in poche decine
    26-28 agosto: tolone e marsiglia vengono liberate; i tedeschi trasferiscono parte delle loro truppe dal nord italia in francia; idem per gli alleati, che spostano in francia quasi la metà delle forze del fronte italiano, che diviene così secondario. In totale, tra giugno e agosto i tedeschi hanno avuto da giugno oltre 7000 morti e altrettanti feriti (la cifra è di kesselring stesso)
    Ultima modifica di Ronin; 26-09-06 alle 16:53:38

  5. #5
    La Borga
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    Predefinito Re: La resistenza in Italia

    1 settembre: vista l'assoluta incapacità di opporsi alle bande partigiane, l'arma dei carabinieri viene sciolta, e i superstiti effettivi trasferiti ai reparti militari
    inizio settembre-2 dicembre: repubblica dell'alto monferrato
    6 settembre: eccidio di granezza (altipiano di asiago)
    10 settembre-23 ottobre: repubblica della val d'Ossola (sopra milano, al confine svizzero): la "repubblica romana" della resistenza, che grazie a personalità come concetto marchesi e giancarlo pajetta, umberto terracini e corrado bonfantini legifera su scuola, giustizia, finanza producendo contenuti avanzatissimi (ad eco internazionale, vista la presenza di numerosi giornalisti che vengono dalla vicina svizzera)
    21 settembre: ultimi aneliti della campagna alleata: gli angloamericani liberano rimini
    fine settembre: monte battaglia (appennino tosco-emiliano): con un piano coordinato, la 36a brigata garibaldi conquista da sola la vetta, dopodichè, prima del contrattacco tedesco arrivano le truppe alleate e consolidano la posizione
    23 settembre: nel tentativo di ridotarsi di un esercito, il governo Bonomi indice al sud la leva obbligatoria per le classi dal '14 al '24; la decisione provoca rivolte e sollevazioni in tutto il sud, con epicentro in sicilia, a palermo, messina, catania (viene dato alle fiamme il municipio) e soprattutto ragusa (a comiso, a dicembre, viene proclamata addirittura una repubblica indipendente); nelle manifestazioni di protesta, represse duramente, anche con lancio di bombe a mano, tra ottobre e dicembre i morti sono una 70ina, i feriti molte centinaia; il numero dei renitenti raggiunge le 200.000 unità
    27-29 settembre:cade la repubblica dell'alta carnia; pagano il prezzo più alto i paesi di nimis, attimis e faedis, interamente bruciati
    29 settembre: stragi naziste di marzabotto, monzuno e grizzana
    1 ottobre-20 novembre: ondata di scioperi a milano e sesto san giovanni
    8-14 ottobre: per riprendere il controllo delle ultime zone libere, kesselring proclama una settimana di lotta alle bande (che in realtà si protrae fino agli inizi di dicembre)
    12 ottobre: decreto attuativo della "socializzazione" delle imprese: ultimo e asfittico tentativo della RSI di trovare consenso tra gli operai, è un fallimento completo (alla fiat, su 33.000 aventi diritto, voteranno in 400)
    ottobre-novembre: la divisione monterosa, schierata in val trebbia, dopo essere rientrata dalla germania insieme alla san marco, a causa delle continue diserzioni vede ridursi i suoi effettivi da 19.000 a 8.000 (ma già ad agosto secondo il maresciallo Graziani ha perduto il 15% degli uomini, 25% secondo i tedeschi)
    20-23 ottobre: cade la repubblica dell'ossola; 4000 partigiani devono arrendersi alla forza d'urto di 30.000 tedeschi e fascisti, riparando in svizzera; identica fine fanno la repubblica delle langhe (20 novembre) e l'alto monferrato (2 dicembre)
    28 ottobre: per accelerare la crisi partigiana, in occasione dell'anniversario della marcia su roma, viene lanciata un'amnistia, che però si rivela un flop; molto più successo hanno le offerte tedesche di arruolamento nella Todt: per sfuggire a fame e freddo, i partigiani che indossano la casacca color cachi sono decine di migliaia (intere formazioni vengono più che dimezzate in friuli, veneto e lombardia, portando il totale degli effettivi da 80.000 a 50.000)
    13 novembre: il generale alexander invia via radio le "nuove istruzioni ai patrioti italiani": in pratica, è l'ammissione della necessità per i partigiani di affrontare un altro inverno di guerra, e da soli
    2 ottobre-20 dicembre: operazione Waldlaufer: 50.000 tedeschi e cosacchi mettono a ferro e fuoco la carnia meridionale, strenuamente difesa da 6000 partigiani osoviani e delle garibaldi; dopo terribili devastazioni, l'ultima repubblica partigiana viene riconquistata; i cosacchi (chiamati "mongoli" dalle popolazioni) vi si insediano con le loro famiglie
    23 novembre: lo sciopero generale in cui culminano le proteste precedenti è deludente nei risultati; comunque centinaia di operai pagano con la deportazione
    4 dicembre: la divisione partigiana ravenna, eseguendo un attacco coordinato con l'VIII armata, libera la città omonima; non è un caso se è l'unico successo alleato dell'inverno

    inverno 44-45 (uno dei più rigidi del decennio): è la "stagione delle buche"; i partigiani sono costretti dal freddo e dalle feroci rappresaglie naziste che terrorizzano la popolazione (che quindi non fornisce più loro aiuto) ad abbandonare le montagne; alcuni rientrano in città, altri si nascondono nelle buche, fosse scavate in terra e coperte con assi ricoperte di letame (per sfuggire ai cani impiegati dai tedeschi); una stagione oscura fatta di delazioni e tradimenti, spie, condanne a morte, esecuzioni reciproche, avvelenata dalla decisione dei fascisti di liberare in cambio dell'arruolamento i criminali. Tristemente famosa la compagnia op (ordine pubblico), composta da delinquenti delle carceri di volterra, firenze, pisa e livorno. I cosiddetti "pisani" terrorizzeranno per mesi il polesine e il padovano, macchiandosi dei delitti più terribili.
    In questo periodo non ci sono scontri di rilievo, se non la cosiddetta battaglia di porta lame (a bologna): i 216 morti nazifascisti della "tradizione" sono largamente esagerati, in realtà le perdite sono poco più di una trentina (sempre il doppio dei partigiani, comunque); tra gli arresti più clamorosi annoveriamo ferruccio parri preso a milano il 31 dicembre, duccio galimberti (comandante gl a torino), il cln di ferrara, i comandi cvl di veneto e liguria, il comandante della piazza di milano, e il capobanda eolo boccato, cui la compagnia op mozza la testa, che rimane esposta per giorni nelle vetrine del consorzio agrario di adria.
    5 dicembre: in grecia scoppia la guerra civile contro il governo moderato sostenuto dagli inglesi; si protrarrà per 8 settimane, rendendo tesi e diffidenti gli alleati anche nei confronti della resistenza italiana (che nel frattempo ha posto le brigate garibaldi friulane sotto il controllo di tito, anche lui sempre più in contrasto con gli angloamericani)
    7 dicembre: la delegazione partigiana giunta a roma il 10 novembre, guidata da ferruccio parri, firma l'accordo con gli alleati (col governo bonomi lo firmerà solo il 26); è un successo a metà, perchè il cln ottiene sì i finanziamenti e il riconoscimento di rappresentare il governo al di là della linea gotica, ma gli alleati chiariscono bene che l'esercito partigiano, all'indomani della liberazione, dovrà smobilitare

  6. #6
    La Borga
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    Predefinito Re: La resistenza in Italia

    1945
    14 gennaio: l'armata rossa conquista Varsavia: inizia l'offensiva finale, e appare evidente che il crollo dell'asse è oramai vicino. I rastrellamenti si diradano, le esecuzioni si fermano, si moltiplicano i tentativi di accordo e di stabilire zone franche da parte di singole guarnigioni tedesche e fasciste (quasi tutti respinti). Dello stesso giorno è il proclama del generale Clark (nuovo comandante delle forze alleate) che riconosce il valore dei partigiani e li invita all'offensiva finale.
    23 gennaio: riprende l'offensiva alleata, e i partigiani iniziano a ricevere aiuti sempre più massicci
    febbraio: a cisterna d'asti, la brigata nera cappelli è duramente sconfitta, e lascia sul terreno oltre 100 morti (i partigiani perdono una dozzina di effettivi), a dimostrazione che le truppe fasciste non sono autonome dai tedeschi. Il fiume partigiano si ingrossa, passando dai 20.000 dell'inverno a 80.000 uomini in marzo, 130.000 in aprile, 250.000 nei giorni della liberazione (di cui 100.000 combattenti); oltre ai partigiani di montagna e agli "storici" gap, nascono le sap (squadre di azione patriottica); grazie ai lanci alleati, i partigiani si fanno sempre più aggressivi.
    7 febbraio: pagina tra le più nere della resistenza, l'eccidio di porzus; i comunisti dei gap, dopo aver giustiziato una donna della cattolica osoppo indicata come spia da radio londra, accusano (infondatamente) di tradimento tutti gli ufficiali della stessa, dopo averli catturati con l'inganno: 20 su 22 si rifiutano di aderire ai gap, e vengono quindi condannati a morte e trucidati; a differenza del resto d'italia, un comando unico partigiano in friuli si costituisce solo il 28 aprile (una divisione frutto della politica del PCI, che trieste pagherà a caro prezzo)
    22-27 febbraio: battaglia del mortirolo (val camonica): i partigiani liberano e difendono i passi di valcamonica e valtellina, respingendo gli attaccanti che subiscono gravi perdite; abortisce sul nascere il velleitario progetto fascista di organizzare un'"ultima ridotta" nella valtellina medesima
    marzo: fallisce la cosiddetta operazione sunrise (contatti a berna tra emissari tedeschi e alleati nel tentativo di concordare una resa, che per gli alleati deve essere senza condizioni). l'unico risultato è la liberazione di parri, il 7 marzo, come segno di buona volontà
    14 marzo: si completa la liberazione dell'oltrepò pavese; i nazi-fascisti perdono il controllo di vaste zone di val d'aosta, langhe e monferrato
    21 marzo-6 aprile: missione medici tornaquinci: il rappresentante del governo bonomi assicura i partigiani che dopo la liberazione verranno inquadrati nell'esercito; in realtà, solo 15000 di loro entreranno per un breve periodo nella polizia; anche i prefetti insediati dal cln, e lasciati al loro posto dagli alleati, entro marzo 46 saranno stati tutti rimossi dal governo de gasperi
    28 marzo: scioperi in tutto il milanese, spalleggiati da oltre mille appartenenti alle sap
    4 aprile: le fiamme verdi (che controllano ormai tutta la valtellina e le centrali elettriche della zona) accettano la proposta di tregua del generale Wolff
    5 aprile: la V armata americana libera massa
    9 aprile: riprende l'offensiva alleata nel settore adriatico
    10 aprile: il generale Clark annuncia che è iniziata la battaglia decisiva, e ordina ai partigiani di porsi agli ordini del comando supremo; per tutta risposta il CLN emana un ordine in cui obbliga tutti i componenti del CVL a porsi sotto i rispettivi comandi supremi "che sono i comandi del CLN", escamotage che consente di rivendicare quindi l'autonomia della lotta partigiana
    18 aprile: scioperi a torino, biella, vercelli, novara
    19 aprile: il CLN invita tutti i ferrovieri allo sciopero, seguendo l'esempio torinese (che dura da settimane): è il segnale dell'insurrezione generale
    21 aprile: il corpo italiano di liberazione (composto come abbiamo visto, da partigiani senesi) e la popolazione insorta (che si guadagna la medaglia d'oro) liberano bologna, prima dell'arrivo del II corpo polacco
    23 aprile: sciopero generale dei ferrovieri milanesi
    23-28 aprile: dopo durissimi scontri, con la calata dei partigiani di montagna, sap e gap liberano torino dai tedeschi
    24 aprile: gli operai di sesto san giovanni insorgono, spalleggiati dalle sap locali
    24-25 aprile: le sap milanesi liberano la città incontrando scarsa resistenza (i partigiani di montagna arrivano in città il 27)
    26 aprile: il clnai assume "in nome del popolo e dei volontari per la libertà" tutti i poteri, intima ai fascisti la resa, e dispone di giustiziare immediatamente tutti coloro che abbiano fatto parte di formazioni volontarie (brigate nere, formazioni muti, X mas, cacciatori delle alpi, ss italiane); identica sorte per gli esponenti della gerarchia (prefetti, ministri, segretari)
    27-30 aprile: nel veneto, diversamente dalle altre regioni, in cui i tedeschi che si ritirano vengono lasciati fuggire, la lotta è furibonda e senza quartiere; questo costa ai partigiani oltre 2200 morti, e 14.800 perdite tra i tedeschi. Nonostante innumerevoli eccidi e rappresaglie, tra cui saonara (50), saccolongo (10), villatora, santa giustina (30), castello di godego (76), pedescala (80), alla fine i partigiani faranno prigionieri circa 140.000 germanici; nel giugno '45 il generale mccrew scriverà come asciutto riconoscimento al valore che "l'ottava armata non può dimenticare i vostri 2200 caduti". L'insurrezione di padova è la più sanguinosa di tutta la guerra italiana
    28 aprile: a dongo, mussolini e claretta petacci vengono giustiziati; i loro corpi verranno esposti e linciati dalla folla in piazzale loreto, come macabro contrappasso (vedi 10 agosto), nonostante le proteste di parri e pertini
    30 aprile: Gli alleati arrivano a torino, milano, venezia.
    2 maggio: l'ultimo eccidio tedesco ad avasinis in carnia. le truppe neozelandesi entrano a trieste, liberando la martoriata città dalla terribile occupazione delle truppe titine; la guerra in italia è ufficialmente finita. Nei giorni confusi dell'insurrezione, e fino all'8 maggio, tra i 10 e i 12.000 fascisti e collaborazionisti pagano la loro scelta di campo con la vita (per dare un termine di paragone, in francia sono circa 18.000 a venire giustiziati). Tutto quel che viene dopo (volante rossa, triangolo della morte e così via) attiene alla sfera delle vendette personali e politiche, e con la resistenza non ebbe più nulla a che vedere, anzi se ne fece scudo indegnamente.

  7. #7
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    Predefinito Re: La resistenza in Italia

    Adesso che, da bravo cronista, ho tenuto i fatti separati dalle opinioni, lasciate che basandomi su di essi esponga e argomenti appunto la mia tesi che (lo ricordo) è ovviamente che la resistenza italiana fu un fenomeno significativo rispetto alle resistenze organizzate degli altri paesi (yugoslavia, francia e polonia in primis), nonchè nient'affatto trascurabile rispetto alle operazioni militari "canoniche", e che causò notevoli danni e perdite alla RSI e ai tedeschi, oltre a battersi con grande valore (infliggendo quasi sempre perdite nettamente superiori al nemico), cosa che è dimostrata oltre ogni dubbio dai notiziari della gnr (guardia nazionale repubblicana) che sovrastimano quasi sempre, in certi casi di 4-5 volte, il numero di partigiani con cui hanno dovuto fare i conti.

    Bisogna anche considerare che, a differenza di altre resistenze, gli alleati si mostrarono sempre freddi e diffidenti con quella italiana, che non capivano e delle cui componenti politiche diffidavano, come dimostrato dai ripetuti scontri tra gli esponenti del cln e i rappresentanti angloamericani (che in alcuni casi trasmisero addirittura appelli via radio a contenere o sospendere le operazioni!); essa si trovò quindi costretta a sopravvivere quasi solo con le sue forze, tanto che raramente i partigiani avevano munizioni per più di un giorno di fuoco, più spesso per poche ore, il che per forza di cose fece sì che il suo impatto fosse minore di quel che avrebbe potuto essere.

    Non si può tacere, inoltre, l'ovvietà che la stagione più favorevole alla guerriglia è l'estate, quando la natura offre riparo e nascondigli, e dormire all'addiaccio senza fuochi non è una tortura infernale; la resistenza italiana ne ebbe a disposizione solo una (e la sfruttò a dovere, come vedremo), a differenza di altre che poterono contare su quattro o cinque per affinare le loro tecniche.

    La rilevanza bellica dei partigiani italiani va, in ultimo, valutata tenendo conto anche del fatto che l'italia fu sempre fronte periferico e secondario della guerra (per diventare marginale dopo il d-day); essa va inoltre confrontata con la totale insignificanza delle truppe della RSI, in grande maggioranza (per non dire quasi totalità) composte da tagliagole inetti al combattimento e capaci solo di feroci rappresaglie contro gli inermi, tanto è vero che quasi mai i tedeschi si fidarono di esse, neanche delle divisioni da loro addestrate, che saranno peraltro sottoposte fin da subito a un dissanguante flusso di disertori, come abbiamo visto.

    Se confrontiamo i 200.000 renitenti alla leva che si opposero alla chiamata sia della RSI nel nord che del regno d'Italia al sud con gli 80.000 volontari combattenti inquadrati nel CVL a settembre '44, ci rendiamo conto inoltre che la resistenza fu, tra le forze in campo in italia, l'unica a generare una spontanea e massiccia adesione popolare, anche ben prima che il tracollo dell'asse fosse diventato imminente, senza necessità di imporla con le armi, il che dimostra la rilevanza politica della lotta partigiana.
    Le vicende belliche che ho riportato dimostrano da sole, senza necessità di aggiungere altro, la rilevanza sul piano militare: il peso dei partigiani fu sempre significativo, costituendo una spina nel fianco dei tedeschi e logorandone le forze, fornendo massiccio supporto ai renitenti e impedendo alla RSI di esercitare un qualsiasi ruolo al fianco dell'alleato; spesso e volentieri, inoltre, essa fu decisiva, come a Firenze, Ravenna, Bologna e in altre città del nord italia.
    Dove possibile esercitò un ruolo di difesa dei patri confini (in val d'aosta, per esempio; non così a oriente, purtroppo) e del territorio e delle infrastrutture nazionali, salvando il nord dal minuzioso e sistematico smantellamento di industrie, infrastrutture, centrali elettriche, ponti e strade a cui i nazisti sottoposero il centro-sud, a causa della lentezza dell'avanzata alleata, in ultima analisi impedendo il tracollo materiale del paese.
    L'entità dei rastrellamenti e delle operazioni belliche intentate dai tedeschi contro di essa, è assolutamente straordinaria (vedasi per esempio le battaglie del mortirolo, dell'ossola, del monte grappa e della carnia meridionale), e trova pari solamente in quelle che si svolsero in yugoslavia; di fatto, l'operazione Waldlaufer è per entità delle forze in campo e durata e ampiezza dei combattimenti la terza nella storia di tutta la guerra, superata solo dalle operazioni Fall Weiss e Schwartz, in cui tra l'altro i tedeschi affrontarono un esercito partigiano molto più numeroso e dotato anche di artiglieria (e notate che i giorni di quegli scontri sono gli stessi in cui nelle Ardenne Hitler si giocava le sue ultime speranze: con 50.000 uomini in più, chissà...).
    Quasi sempre i partigiani si trovarono a lottare in condizioni di inferiorità di dotazioni e mezzi, numericamente superati con rapporti anche di 10 contro 1, eppure pressochè in ogni situazione, anche dove gravemente sconfitti, riuscirono a infliggere al nemico perdite molte volte superiori.
    Infine, caso pressochè unico in tutta europa, nei giorni dell'insurrezione essa combattè e vinse contro un nemico ancora agguerrito e determinato a raggiungere il confine (come dimostrato dagli innumerevoli eccidi che abbiamo citato), catturando una quantità di prigionieri (140.000) assolutamente straordinaria.

    Per concludere, se me lo si consente, dal punto di vista etico e morale, essa offrì un'occasione di riscatto a un paese umiliato e diviso tra una casa regnante vile e traditrice, e un duce oramai ombra di sè stesso, fantoccio di pezza nelle mani naziste, e gli restituì l'onore militare, che altrimenti sarebbe rimasto nelle mani della sola X mas, come dimostrato dai numerosi riconoscimenti degli alleati.
    E con questo, naturalmente, non si intende certo dire che la resistenza fu composta di soli santi ed eroi; questo tipo di agiografia lasciamola pure ad altri, perchè errori e pagine nere ci furono, come in tutte le cose di questo mondo, e non è certo mia intenzione nasconderle, ma non si può perderne di vista il giudizio complessivo, che è e non può che essere quello che ho esposto.

  8. #8
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    Predefinito Re: La resistenza in Italia


    Scusa Ronin tutto molto bello ma una mia domanda e':

    Ronin ha scritto lun, 11 settembre 2006 alle 18:07
    fine giugno: il richiamo alla leva delle classi '24 '25 e '26 provoca l'ulteriore afflusso di renitenti;
    Secondo te perche' questo?




  9. #9
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    Predefinito Re: La resistenza in Italia

    masp ha scritto lun, 11 settembre 2006 alle 18:27

    Secondo te perche' questo?
    non ho capito la puntualizzazione; le classi che ho scritto (20-21-26) sono quelle corrette, le classi 24 e 25 erano già state richiamate in precedenza. Forse perchè non ho scritto afflusso di renitenti nelle file della resistenza? Pensavo che fosse ovvio.
    Altrimenti spiegati meglio.

  10. #10
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    Predefinito Re: La resistenza in Italia

    Ronin ha scritto lun, 11 settembre 2006 alle 18:37
    masp ha scritto lun, 11 settembre 2006 alle 18:27

    Secondo te perche' questo?
    non ho capito la puntualizzazione; le classi che ho scritto (20-21-26) sono quelle corrette, le classi 24 e 25 erano già state richiamate in precedenza. Forse perchè non ho scritto afflusso di renitenti nelle file della resistenza? Pensavo che fosse ovvio.
    Altrimenti spiegati meglio.
    Perche' secondo te c'erano tanti renitenti.
    Perche' secondo quello che hai scritto tanti non hanno risposto alla chiamata.



  11. #11
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    Predefinito Re: La resistenza in Italia

    masp ha scritto lun, 11 settembre 2006 alle 21:17

    Perche' secondo quello che hai scritto tanti non hanno risposto alla chiamata.
    veramente non credo che si possa fare un ragionamento induttivo dai dati che ho esposto; per dare una risposta certa occorrerebbero capacità medianiche che non ho.
    direi cmq che è ovvio che il motivo non è univoco; senza dubbio molti semplicemente vollero evitare di essere mandati al fronte, visto il modo con cui il regime aveva mandato a morire i suoi soldati in russia, africa e grecia (senza entrare nel merito delle ricerche storiografiche, sul se effettivamente siano stati sacrificati in modo criminale: è evidente che così era per la popolazione dell'epoca, vedi il famoso adagio "abbasso mussolini, l'assassino degli alpini").
    Non si può non considerare inoltre, l'ipocrisia di un regime che chiamava alla lotta "a fianco del fedele alleato germanico", quando questo alleato teneva nei lager in condizioni al limite dell'umano 650.000 connazionali (gli Imi, internati militari italiani): una situazione del genere non poteva non minare alla base la credibilità della RSI.

    Motivazione simile ebbe il rifiuto della leva al sud: come pretendere da parte di una monarchia che aveva dato così evidente prova di viltà, che i suoi sudditi avessero ancora fiducia in lei, fino al punto di rischiare loro la vita che i regnanti avevano posto in salvo con una fuga ignominiosa (condannando alla morte o alla prigionia gli Imi di cui sopra)?

    Molti altri invece, scelsero la renitenza per entrare nella resistenza e dare un contributo attivo alla lotta contro l'invasore nazista (e non parlo solo di chi combattè armi in pugno: anche negli eserciti regolari le truppe impegnate al fronte sono solo una parte degli effettivi, poi vengono la sussistenza, le comunicazioni, i territoriali, etc); i due fenomeni (resistenza e renitenza) si fecondarono vicendevolmente: i resistenti aiutavano e supportavano i renitenti, dal cui bacino traevano i volontari che ingrossavano le fila delle bande partigiane.

  12. #12
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    Predefinito Re: La resistenza in Italia

    Mi spiace, fare le domande per vedere cosa ne pensano le persone e' un viziaccio che non mi levero' mai.
    Ora non voglio entrare troppo nel merito, perche' i miei dati sono abbastanza diversi da quelli che hai esposto te, ma una cosa te la posso assicurare:

    Ronin ha scritto mar, 12 settembre 2006 alle 08:50


    Molti altri invece, scelsero la renitenza per entrare nella resistenza e dare un contributo attivo alla lotta contro l'invasore nazista (e non parlo solo di chi combattè armi in pugno: anche negli eserciti regolari le truppe impegnate al fronte sono solo una parte degli effettivi, poi vengono la sussistenza, le comunicazioni, i territoriali, etc); i due fenomeni (resistenza e renitenza) si fecondarono vicendevolmente: i resistenti aiutavano e supportavano i renitenti, dal cui bacino traevano i volontari che ingrossavano le fila delle bande partigiane.
    Gli effettivi della 'resistenza' erano molti meno di quelli che prospetti tu, almeno fino a inizio primavera '45.





  13. #13
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    Predefinito Re: La resistenza in Italia

    masp ha scritto mar, 12 settembre 2006 alle 09:50
    Gli effettivi della 'resistenza' erano molti meno di quelli che prospetti tu, almeno fino a inizio primavera '45.
    non mi stancherò mai di ripetere che questo modo perentorio da sapiente unico conoscitore del verbo (rivelatogli in sogno, si suppone) è assolutamente inaccettabile.

    Il sottoscritto ha fornito delle cifre precise, mese per mese (come ho detto, 80.000 è il numero accreditato per settembre '44; nei giorni finali dell'insurrezione, tra partigiani, sap, gap e operai in armi il numero si stima circa 3 volte tanto, ma è difficile fornire numeri precisi, per via della confusione e della breve durata di quel periodo), ricavate dalle fonti più attendibili disponibili in materia, che ho citato all'inizio, e che riporto:

    Quote:
    Per ultimo, una piccola nota sulle fonti; le informazioni che porterò provengono da numerosi testi di storici, giornalisti e testimoni dell'epoca, tra i quali voglio citare Klinkhammer (l'occupazione tedesca in italia), Bocca (storia dell'italia partigiana), Pansa (il gladio e l'alloro), Battaglia (storia della resistenza italiana), Venturi (la lotta per la libertà), Fenoglio (primavera di bellezza e il partigiano johnny), Revelli (la guerra dei poveri), de Felice (Mussolini l'alleato) e l'agile manuale Storia della resistenza in Italia, a cura di Santo Peli, documentatissima sorta di bibliografia completa (e tascabile...).
    Se disponi di fonti diverse, riportale, di modo che tutti possano confrontarne l'autorevolezza con quelle che ho riportato io. Altrimenti che discutiamo a fare?

  14. #14
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    Predefinito Re: La resistenza in Italia

    Ronin ha scritto mar, 12 settembre 2006 alle 10:06
    masp ha scritto mar, 12 settembre 2006 alle 09:50
    Gli effettivi della 'resistenza' erano molti meno di quelli che prospetti tu, almeno fino a inizio primavera '45.
    non mi stancherò mai di ripetere che questo modo perentorio da sapiente unico conoscitore del verbo (rivelatogli in sogno, si suppone) è assolutamente inaccettabile.
    Allora, andiamo per gradi, amico mio, inaccettabile e' questo tuo tono saccente, parlando con una persona che non hai mai conosciuto, ne ci hai mai discusso prima.
    Ora io ho cercato di essere piu' cordiale che ho potutto utilizzando anche una faccina con sorriso giusto per stemperare quello che poteva sembrare un brusco intervento.

    Sicche' sarebbe gradito un attimino di cortesia, quando ti rivolgi agli altri e a me in particolare.
    Io le mie fonti ce l'ho, anche sui libri, che non mi porto dietro, sopratutto a lavorare, cosi' rispondo ora tramite quello che so, quello che conosco anche da fonti che reputo piu' attendibili di quasi tutti i grandi scrittori-giornalisti che potresti portarmi.

    (pero' sono buono e di cuor gentile e lascio perdere, baci e abbracci, scordiamoci il passato e andiamo avanti. )

    Comunque per tornare alle care fonti autorevoli che porti:

    Ronin ha scritto mar, 12 settembre 2006 alle 10:06
    Il sottoscritto ha fornito delle cifre precise, mese per mese (come ho detto, 80.000 è il numero accreditato per settembre '44; nei giorni finali dell'insurrezione, tra partigiani, sap, gap e operai in armi il numero si stima circa 3 volte tanto, ma è difficile fornire numeri precisi, per via della confusione e della breve durata di quel periodo), ricavate dalle fonti più attendibili disponibili in materia, che ho citato all'inizio, e che riporto:

    Quote:
    Per ultimo, una piccola nota sulle fonti; le informazioni che porterò provengono da numerosi testi di storici, giornalisti e testimoni dell'epoca, tra i quali voglio citare Klinkhammer (l'occupazione tedesca in italia), Bocca (storia dell'italia partigiana), Pansa (il gladio e l'alloro), Battaglia (storia della resistenza italiana), Venturi (la lotta per la libertà), Fenoglio (primavera di bellezza e il partigiano johnny), Revelli (la guerra dei poveri), de Felice (Mussolini l'alleato) e l'agile manuale Storia della resistenza in Italia, a cura di Santo Peli, documentatissima sorta di bibliografia completa (e tascabile...).
    Se disponi di fonti diverse, riportale, di modo che tutti possano confrontarne l'autorevolezza con quelle che ho riportato io. Altrimenti che discutiamo a fare?
    Quote:

    Dicono di loro:

    Klinkhammer: Ricercatore dell'istituto Storico Germanico di Roma con responsabilita' per il settore della storia moderna e contemporanea.

    Bocca: Nato a Cuneo nel 1920, Bocca ha partecipato alla evoluzione del giornalismo italiano a partire dal primo dopoguerra in cui si occupava di cronaca. Avendo partecipato alla guerra partigiana nelle formazioni di Giustizia e Libertà.
    Giorgio Bocca è un vero e proprio decano dei giornalisti italiani, uno dei più amati e uno dei più letti in assoluto.

    Pansa: Giampaolo Pansa è uno dei più affermati giornalisti italiani. Nato a Casale Monferrato nel 1935, è condirettore de L'Espresso. Per Sperling & Kupfer ha pubblicato con grande successo saggi e romanzi. Come giornalista ha lavorato a La Stampa, al Giorno, al Corriere della Sera, a Panorama, a La Repubblica e a L’Espresso. È autore di saggi di storia contemporanea (La resistenza in Piemonte, 1965; L’esercito di Salò, 1970; Ottobre addio. Viaggio tra i comunisti italiani, 1982, premio Fregene per la saggistica; Il gladio e l’alloro (1991), e di romanzi

    Venturi: Franco Venturi è nato a Roma nel 1914 ed è morto a Torino del dicembre 1994. La famiglia era originaria di Modena e il nonno, Adolfo Venturi, aveva ricoperto a Roma la prima cattedra di Storia dell’Arte in Italia e inoltre aveva dato vita alla Scuola di perfezionamento per la formazione del personale per i musei e le sovraintendenze. Tra il novembre 1931 e il gennaio del 1932 il gruppo cadde nella rete repressiva dell’Ovra e lo stesso Venturi fu fermato e poi rilasciato. Anche a seguito dell’arresto del figlio, oltre che per il suo rifiuto di prestare giuramento di fedeltà al fascismo (uno dei soli 13 su circa 1200 professori universitari). Qui Franco, diciottenne, si iscrisse alla Facoltà di Arte della Sorbona e iniziò la sua attività antifascista. A casa del padre entrò in contatto con l’antifascismo italiano in esilio: Salvemini, Nitti, Garosci.

    Fenoglio: Di estrazione modesta (i genitori gestiscono una macelleria), egli giunge a frequentare il liceo classico, dove incontra due persone importanti per la propria formazione: il professore di filosofia, Pietro Chiodi, e quello d’italiano, Leonardo Cocito, entrambi antifascisti e partigiani combattenti. Iscrittosi alla facoltà di lettere, all’Università di Torino, deve interrompere gli studi perchè chiamato alle armi. Durante la seconda guerra mondiale partecipa alla Resistenza, da subito mostrando la propria vocazione ad un’assoluta libertà di giudizio: in un primo momento nelle formazioni “rosse” dei garibaldini, successivamente se ne distacca per passare a quelle “azzurre”, badogliane o monarchiche, anche qui assumendo posizioni decisamente personali.

    Revelli: Benvenuto (Nuto) Revelli nasce a Cuneo il 21 luglio 1919, da una famiglia benestante. Subìsce il fascino dell’istituzione militare, come di frequente accadeva nella borghesia piemontese.
    Nel 1939 entra nell’Accademia Militare dell’Esercito di Modena, uscendone con i gradi di sottotenente. Giusto in tempo per partire da Rivoli (Torino), con un treno-tradotta, per il fronte russo, nell’estate del 1942. Ufficiale degli alpini della Tridentina nella tragedia della campagna di Russia, a questa esperienza Nuto si rifece quando divenne uno dei primi organizzatori della resistenza armata nel cuneese.
    Chiamò infatti Compagnia Rivendicazione Caduti la prima formazione partigiana messa insieme, prima di portare i suoi uomini nelle formazioni di Giustizia e Libertà.

    de Felice: Questo spero che lo conoscono tutti, comunque:
    Laureatosi nel 1955-1956 con Federico Chabod, ottiene lo stesso anno la borsa dell'Istituto Italiano per gli Studi Storici di Napoli, fondato da Benedetto Croce e diretto dallo stesso Chabod. Iscritto al PCI, nel 1956 è tra i firmatari del celebre Manifesto dei 101, sottoscritto da intellettuali dissenzienti verso l'atteggiamento scarsamente critico del partito rispetto all'invasione sovietica dell'Ungheria. Insieme a molti dei firmatari del manifesto, De Felice lascia il PCI. Nel 1972 si trasferisce all'Università La Sapienza di Roma, dove insegna Storia dei partiti politici nella facoltà di Lettere, poi, dal 1979, in quella di Scienze politiche, infine, nel 1986, passerà alla cattedra di Storia contemporanea.


    P.S. Per inciso di alcuni autori qui citati, hai citato solo alcune opere, non tutte.

    E ti pare che forse, ma forse se ci inserivi anche qualche persona che era dall'altra parte veniva un tantinellino piu' imparziale come giudizio o ricostruzione?
    Cioe' manca il racconto del comandante Valerio e siamo a posto.
    Non ti pare?







  15. #15
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    Predefinito Re: La resistenza in Italia

    Non so se quelle cifre siano giuste o no, c'è da dire anche che
    nel complesso, nel 43 gli Italiani erano in guerra da 5 anni.
    Contando la rivoluzione Franchista in Spagna e l'Abbissinia, appoggiata dal nostro esercito, anche prima della Germania.
    Quindi era comprensibile pensare che gli Italiani erano davvero
    stanchi della guerra, ed avvalorare questo, chi è fortunato, può parlare con persone che hanno vissuto quegli anni.

    Tornando alle cifre, se ne leggono, su vari documenti, un pò di tutti i tipi, e purtroppo anche qui la Politica ha il suo peso.
    Infatti se lo storico/giornalista che scrive è di sinistra, le cire della resistenza sono vertiginose, al contrario, molto meno
    influenti.
    Ora vi dico una cosa che mi è capitata qui al lavoro e mi ha fatto riflettere.

    Un mio collega, che fra un pò va in pensione, mi ha raccontanto che il padre, dopo l'armistizio, rimase nascosto dentro casa.
    Ricevette la lettera per unirsi alla nuova repubblica sociale, ma rimanè tappato in casa, nascondendosi nella cantina, ricevendo assistenza dalle vecchie del paese che aiutavano altri come lui.
    Fatto sta che qualche anno dopo la guerra, il partito comunista gli rilasciò la tessera partigiana e una piccola pensione che lui non accettò. Anzi, ebbe dei problemi dopo poichè il suo rifiuto fece pensare ch era filofascista o cmq simpatizzante, che dopo la guerra, era un vero problema.
    Negli anni si informò bene e sembra che il suo nome era stato inserito tra quello dei partigiani, come altri, perchè non si erano arruolati nella RSI.
    Ora, un conto non andare a farsi ammazzare per la Germania/contro il resto del mondo e rimanere quindi, neutrale, un conto impugnare le armi contro l'ex alleato.

    Quindi, mi domando, ci sono stati molti casi del genere o erano
    solo pochi semplici casi isolati?
    Il Partito comunista contava anche loro dopo la guerra, per ingrossare i numeri?
    A questo non so dare risposta. Era solo una curiosità che ho riportato.

  16. #16
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    Predefinito Re: La resistenza in Italia

    Necessita attenta lettura del tutto, appena ho un briciolo di tempo lo faccio e mi "esprimo"; cmq buon topic, ci voleva.
    Saluti.

  17. #17
    La Borga
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    Predefinito Re: La resistenza in Italia

    masp ha scritto mar, 12 settembre 2006 alle 12:23
    inaccettabile e' questo tuo tono saccente, parlando con una persona che non hai mai conosciuto, ... Io le mie fonti ce l'ho, anche sui libri, che non mi porto dietro
    ci terrei a insistere su questo punto.
    Il mio contributo consta di oltre 35.000 caratteri che ho scritto di persona (ci tenevo a dirlo), SENZA copiare da internet o da qualche altra parte, basandomi sulle informazioni contenute nei libri che ho citato, impiegando almeno una decina di ore del mio tempo. Ora se qualcuno che, come giustamente dici, NON CONOSCO, se ne esce con una frasetta buttata lì, del tipo non capisci niente, solo che non ho tempo di sbugiardarti, ti pare che non me la prendo neanche un pochino?
    Questo non è lo scompartimento di un treno, questo è un forum: qui c'è tutto il tempo che vuoi per fare ricerche e rispondere allo stesso livello, citando le fonti a supporto delle proprie idee; lascia che sia il lettore a giudicare sulla loro autorevolezza.
    Invece prima mi dai del cretino (che è quello che fai, riducendo la tua risposta a due battute e un sorrisetto), poi se mi arrabbio sono io l'arrogante...

    Quote:

    Dicono di loro:
    ...
    P.S. Per inciso di alcuni autori qui citati, hai citato solo alcune opere, non tutte.
    ti ringrazio di questo "who's who" che corrobora l'autorevolezza delle mie fonti come meglio non avrei saputo fare.
    Ti faccio notare però che mi stai fraintendendo: nell'elenco che ho fatto compaiono solo le delle opere che ho EFFETTIVAMENTE utilizzato per trarvi la cronologia che ho scritto, non l'elenco completo dei libri degli autori (questo dovrebbe far inquadrare l'enormità del lavoro che c'ho messo nella giusta luce).

    Infine, mi piacerebbe che prima di accusare si leggesse con un minimo di attenzione. Le fonti fasciste (letteralmente) infatti sono riportate, vedasi per esempio la voce del 15 giugno. In particolare, come ho già scritto, esse non sono credibili, in quanto i numeri relativi ai partigiani che esse citano sono sempre LARGAMENTE SOVRASTIMATI. Possiamo anche dire, se proprio ci tenete, che i partigiani furono il doppio di quel che ho scritto, ma semplicemente ciò non corrisponde al vero.

    Kargan ha scritto mar, 12 settembre 2006 alle 14:35
    Quindi, mi domando, ci sono stati molti casi del genere o erano
    solo pochi semplici casi isolati?
    Il Partito comunista contava anche loro dopo la guerra, per ingrossare i numeri?
    no, non erano casi isolati, ci furono molti casi del genere, almeno decine di migliaia, forse 100.000 o più (e altre centinaia di migliaia ce ne furono tra gli Imi).
    Non so dire cosa fece il pci perchè non ne ho mai fatto parte, come nessuna delle fonti che ho riportato; nemmeno mi interessa molto, per la verità.
    Ma il fatto che i partigiani in molti casi aiutassero (proprio materialmente, con cibo, rifugi e vestiti) queste migliaia e migliaia di renitenti, ERA un atto di resistenza contro i nazifascisti.

  18. #18
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    Predefinito Re: [WW2] La resistenza in Italia

    approfitto per segnalare questo imperdibile documento, essenziale e sterminato (ancorchè non completo al 100%) elenco delle innumerevoli stragi nazi-fasciste ai danni della popolazione civile http://www.stm.unipi.it/stragi/Strag...e%20Simone.htm

  19. #19
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    Predefinito Re: [WW2] La resistenza in Italia

    No niente ...
    Ultima modifica di masp; 29-09-06 alle 17:24:59 Motivo: Meglio che mi faccia i cazzi mei....

  20. #20
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    Predefinito Re: [WW2] La resistenza in Italia

    giusto per non dimenticare i come e i perchè...

  21. #21
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    Predefinito Re: [WW2] La resistenza in Italia

    Den Pobedi...den Pobedi...den Pobediiiii!!!
    Lalala...lalalalalalalala...lalalalalalalalala...l alalalalalalala!!!
    Onore All'Urss e ai Martiri Italiani!!! Per non dimenticare mai!!!

    Morte al Fascio...si alla libertà!!!
    Ultima modifica di Sovietpower; 26-04-07 alle 21:54:13

  22. #22
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    Predefinito Re: [WW2] La resistenza in Italia

    Citazione Originariamente Scritto da Sovietpower Visualizza Messaggio
    Den Pobedi...den Pobedi...den Pobediiiii!!!
    Lalala...lalalalalalalala...lalalalalalalalala...l alalalalalalala!!!
    Onore All'Urss e ai Martiri Italiani!!! Per non dimenticare mai!!!

    Morte al Fascio...si alla libertà!!!
    stai cercando il ban?

  23. #23
    Banned L'avatar di Caesar86
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    Predefinito Re: [WW2] La resistenza in Italia

    essa va inoltre confrontata con la totale insignificanza delle truppe della RSI, in grande maggioranza (per non dire quasi totalità) composte da tagliagole inetti al combattimento e capaci solo di feroci rappresaglie contro gli inermi
    ho qualche dubbio...solitamente manigoldi e rubagalline non stanno mai dalla parte di che sta per perdere...
    Ultima modifica di Caesar86; 26-04-07 alle 22:16:28

  24. #24
    TeoN
    ospite

    Predefinito Re: [WW2] La resistenza in Italia

    Citazione Originariamente Scritto da Sovietpower Visualizza Messaggio
    Den Pobedi...den Pobedi...den Pobediiiii!!!
    Lalala...lalalalalalalala...lalalalalalalalala...l alalalalalalala!!!
    Onore All'Urss e ai Martiri Italiani!!! Per non dimenticare mai!!!

    Morte al Fascio...si alla libertà!!!
    La liberta' ? L'URSS ?

    Morte al fascio ?

    Va bhe', son troppo stanco stasera e te sei troppo giovane per prenderti seriamente.

    Ron, apprezzo il lavoro ma non ho avuto veramente la forza di leggere tutto . Segno e rispondo appena posso

  25. #25
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    Predefinito Re: [WW2] La resistenza in Italia

    Citazione Originariamente Scritto da Caesar86 Visualizza Messaggio
    ho qualche dubbio...solitamente manigoldi e rubagalline non stanno mai dalla parte di che sta per perdere...
    hai qualche dubbio perchè sei poco informato sui fatti.
    leggi con più attenzione.
    la RSI svuotò praticamente tutte le carceri, raccogliendo ogni sorta di tagliagole per costituire le sue brigate nere.
    Il che naturalmente non significa che le truppe della RSI fossero composte solo da criminali capaci solo di prendersela con gli indifesi, ma in grande maggioranza così fu (perfino i tedeschi le considerarono sempre tali, rifiutandosi di schierare in linea perfino le divisioni addestrate da loro, e l'evoluzione dei fatti dimostra che avevano pienamente ragione).

    PS: Sovietpower, questo non è un thread agiografico. Preferirei che ti astenessi dal lanciare questi proclami del tutto fuori luogo; casomai onoreremo il popolo sovietico (ma NON qui, questo è un thread dedicato alla resistenza in ITALIA), per i sacrifici immensi a cui si sottopose, non certo il regime dell'URSS.
    Ultima modifica di Ronin; 27-04-07 alle 07:59:45

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