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  1. #1
    Lo Zio L'avatar di michy79
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    Predefinito Il cristianesimo e Da Vinci Code

    Ciao a tutti!

    Sono sicuro che tutti i lettori attenti sanno ben distinguere la realta' dalla fiction.

    La mia opinione personale e' che uno scrittore abbia anche il diritto di romanzare sulla storia... forse pero' potrebbe essere un po' meno vanitoso e superficiale nella nota fattuale che riporta all'inizio del libro!

    Per chi pero' si fosse lasciato incuriosire dalle teorie tirate in ballo da Dan Brown e volesse leggere qualcosa di non troppo complicato, segnalo un paio di link.

    http://www.panorama.it/cultura/scrittori /articolo/ix1-A020001028822

    Panorama non e' una delle mie letture preferite, ma questo articolo e' semplice ed efficace.

    http://www.cesnur.org/2003/mi_davinci.ht m

    Questo sito e' davvero molto interessante per chi si interessa di religione. E questa pagina e' davvero ben fatta.

    Discutiamo pure qui del rapporto fra Da Vinci Code ed il cristianesimo. Invito anche a postare eventualmente altri link critici... il piu' seri possibile!
    Se vogliamo invece entrare nello specifico (gli spunti sono molteplici) consiglio di aprire un altro topic per non incasinare troppo il dialogo!

    Grazie!
    Michele

  2. #2
    Shogun Assoluto L'avatar di skywolf
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    Predefinito Re: Il cristianesimo e Da Vinci Code

    ma si sa che sono un mucchio di balle...
    c'e' bisogno di perderci tempo? non tutte le fantasie in circiolazione meritano che ci si perdi tempo

  3. #3
    Suprema Borga Imperiale L'avatar di Deus
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    Predefinito Re: Il cristianesimo e Da Vinci Code

    skywolf ha scritto gio, 27 gennaio 2005 alle 16:41
    ma si sa che sono un mucchio di balle...
    c'e' bisogno di perderci tempo? non tutte le fantasie in circiolazione meritano che ci si perdi tempo
    Verissimo. Per chi conosce un minimo di storia non è affatto difficile distinguire le clamorose "balle" ( per usare un termine non volgare) tirate fuori da Brown. La cosa brutta è che molti ci credono

  4. #4
    Shogun Assoluto L'avatar di Mithrandir
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    Predefinito Re: Il cristianesimo e Da Vinci Code

    quasi quasi indico sto' topic a karat

  5. #5
    Suprema Borga Imperiale L'avatar di Deus
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    Predefinito Re: Il cristianesimo e Da Vinci Code

    Mithrandir81 ha scritto gio, 27 gennaio 2005 alle 19:18
    quasi quasi indico sto' topic a karat

  6. #6
    Lo Zio L'avatar di michy79
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    Predefinito Re: Il cristianesimo e Da Vinci Code

    Mithrandir81 ha scritto gio, 27 gennaio 2005 alle 19:18
    quasi quasi indico sto' topic a karat
    Devo preoccuparmi?
    Di chi si tratta?
    E' la versione TGM-Online di Robert Langdon?


  7. #7
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    Predefinito Re: Il cristianesimo e Da Vinci Code

    michy79 ha scritto gio, 27 gennaio 2005 alle 19:43
    Mithrandir81 ha scritto gio, 27 gennaio 2005 alle 19:18
    quasi quasi indico sto' topic a karat
    Devo preoccuparmi?
    Di chi si tratta?
    E' la versione TGM-Online di Robert Langdon?

    C'è uno splendido topic lockato ripieno di flame in Book Machine, se hai abbastanza coraggio da visitarlo...

  8. #8
    Lo Zio L'avatar di sgrizzo
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    Predefinito Re: Il cristianesimo e Da Vinci Code

    sono pronto a scommettere che nè opossum, nè skywolf hanno letto il libro.

    comunque con questa storia delle balle ne ho le balle piene.

    avessi letto una contestazione decente (sempre che ce ne siano da fare, visto che è un romanzo).
    gli stessi articoli linkati da michi sono ridicoli.

  9. #9
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    Predefinito Re: Il cristianesimo e Da Vinci Code

    sgrizzo ha scritto ven, 28 gennaio 2005 alle 00:59
    sono pronto a scommettere che nè opossum, nè skywolf hanno letto il libro.


    Comunque, scommessa persa.
    C'è pure un mio post di commento al libro in quel topic.
    E non sono per nulla d'accordo con la posizione presa da Karat45.
    Fine comunicato.

  10. #10
    Shogun Assoluto L'avatar di skywolf
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    Predefinito Re: Il cristianesimo e Da Vinci Code

    nn riesco a trovare The Book Machine
    mi date il link?

    x sgrizzo: se e' un romanzo e' un romanzo, ma se l'autore o qualcun altro dichiarano che c'e' dietro del vero...

    e' come credere che siano esistiti Renzo e Lucia, o Romeo e Giulietta. Ridicolo -lo e' anche se la cornice in cui sono rappresentati sia "coerente e realistica"!

  11. #11
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    Predefinito Re: Il cristianesimo e Da Vinci Code

    skywolf ha scritto ven, 28 gennaio 2005 alle 10:06
    nn riesco a trovare The Book Machine
    mi date il link?
    Il topic in questione:

    http://www.tgmonline.it/forum/index.php? t=msg&th=131073&start=0&rid= 0

    E' un po' lungo...

  12. #12
    Lo Zio L'avatar di Der Kaiser
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    Predefinito Re: Il cristianesimo e Da Vinci Code

    Opossum ha scritto ven, 28 gennaio 2005 alle 10:17
    skywolf ha scritto ven, 28 gennaio 2005 alle 10:06
    nn riesco a trovare The Book Machine
    mi date il link?
    Il topic in questione:

    http://www.tgmonline.it/forum/index.php? t=msg&th=131073&start=0&rid= 0

    E' un po' lungo...
    Io ho letto il libro di Micheal Baigent, Richard Leigh, Henry edito da Mondadori in Italia, e uno speciale su Focus mi sembra di agosto che lo smentiva passo per passo e spiegava che il punto di riferimento delle indagini e i vari documenti erano stati redatti dal francese di cui si parla nel libro, che aveva confessato tutto nel testamento.

  13. #13
    Lo Zio L'avatar di Crep
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    Predefinito Re: Il cristianesimo e Da Vinci Code

    basta aver giocato a broken sword per capire che brown dice balle

  14. #14
    Lo Zio L'avatar di Cymon
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    Predefinito Re: Il cristianesimo e Da Vinci Code

    vedo che è ora di fare chiarezza una volta per tutte...

    Baigent, Leigh, e Lincoln non ha fatto apposta a creare questo falso. E' stata una macchinazione di Pierre Plantard-Saint Clair, un tale che si era messo in testa che doveva essere il discendente di Cristo e dei Merovingi, re taumaturghi, e il suo amico Philippe De Cherisey, che creò delle pergamene cifrate "ad hoc". Il loro lavoro fu fatto benissimo, e soltanto dopo 30 anni, se si esclude Descadeillas, funzionario della libreria di Carcassonne, che non poteva sapere tutto ciò al momento della composizione dei suoi testi, pubblicati postumi, soltanto nel 1992 con Bezù si arrivo alla verità. Consiglio a tutti "Il tesoro scomparso di Rennes-Le-Chateau" di Putnam e Wood per maggiori informazioni! E dopo questo anche "Rennes-Le-Chateau: una decifrazione" di Mario Arturo Iannaccone

  15. #15
    Lo Zio L'avatar di Cymon
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    Predefinito Re: Il cristianesimo e Da Vinci Code

    Crep ha scritto mar, 01 febbraio 2005 alle 00:32
    basta aver giocato a broken sword per capire che brown dice balle
    tra l'altro Broken Sword ha delle squisite e velate "citazioni" (qualcuno ha detto Loubineau?)

  16. #16
    Lo Zio L'avatar di Crep
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    Predefinito Re: Il cristianesimo e Da Vinci Code

    Cymon ha scritto mar, 01 febbraio 2005 22:11
    Crep ha scritto mar, 01 febbraio 2005 alle 00:32
    basta aver giocato a broken sword per capire che brown dice balle
    tra l'altro Broken Sword ha delle squisite e velate "citazioni" (qualcuno ha detto Loubineau?)
    anche gabriel knight 3 il mistero di rennes le chateaux...


    Ah, la torre magdala...

  17. #17
    Lo Zio L'avatar di Cymon
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    Predefinito Re: Il cristianesimo e Da Vinci Code

    Crep ha scritto mer, 02 febbraio 2005 alle 10:14
    Cymon ha scritto mar, 01 febbraio 2005 22:11
    Crep ha scritto mar, 01 febbraio 2005 alle 00:32
    basta aver giocato a broken sword per capire che brown dice balle
    tra l'altro Broken Sword ha delle squisite e velate "citazioni" (qualcuno ha detto Loubineau?)
    anche gabriel knight 3 il mistero di rennes le chateaux...


    Ah, la torre magdala...
    beh, GK3 parla più o meno di quello, non è che ha delle citazioni. Tuttavia anche GK3 prende spunto da "Holy Blood, Holy Grail" (Il Santo Graal, 1982) di Baigent-Leigh-Lincoln, che come sappiamo è pieno di falsi.

    Ah, Le Serpent Rouge è un falso.

  18. #18
    Lo Zio L'avatar di Cymon
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    Predefinito Re: Il cristianesimo e Da Vinci Code

    dimenticavo, la Tour Magdala esiste davvero


  19. #19
    Shogun Assoluto L'avatar di Mithrandir
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    Predefinito Re: Il cristianesimo e Da Vinci Code

    anche in qualche storia di topolino se ne parla.

  20. #20
    Lo Zio L'avatar di Cymon
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    Predefinito Re: Il cristianesimo e Da Vinci Code

    (testo di Introvigne)

    Il Codice Da Vinci è solo un romanzo: perché criticarlo come se fosse un’opera storica?

    Chi pone questa domanda di solito non ha letto la pagina de Il Codice Da Vinci intitolata Informazioni storiche, dove l’autore Dan Brown afferma che «tutte le descrizioni [...] di documenti e rituali segreti contenute in questo romanzo rispecchiano la realtà» e si fondano in particolare sul fatto che «nel 1975, presso la Bibliothèque Nationale di Parigi, sono state scoperte alcune pergamene, note come Les Dossiers Secrets» con la storia del Priorato di Sion.
    Forse in risposta alle molte controversie, a partire dalla sesta ristampa la pagina Informazioni storiche - pagina 9 dell’edizione italiana Mondadori - era sparita, sostituita da una pagina 9 interamente bianca: ma naturalmente rimaneva nell’edizione inglese, e nelle prime sei tirature italiane in possesso di un numero relativamente ristretto di «fortunati». Forse dopo che chi scrive ha fatto reiteratamente notare la curiosa sparizione di pagina 9 in Italia nel corso di trasmissioni radiofoniche e televisive, questa è «miracolosamente» ricomparsa.

    Ma queste pergamene, note come Les Dossiers Secrets, esistono davvero?

    Presso la Bibliothèque Nationale di Parigi sono stati non «scoperti» ma depositati nel 1967, non nel 1975, Les Dossiers secrets de Henri Lobineau. Non si tratta di pergamene ma di testi che parlano del modo di interpretare certe pergamene, le quali non erano allora né sono adesso alla Biblioteca Nazionale di Parigi, ma erano state consegnate da Pierre Plantard (1920-2000), insieme a un suo manoscritto, a un autore di libri popolari sui «misteri della Francia», Gérard de Sède (1921-2004), che avrebbe poi rielaborato e pubblicato il manoscritto come L’Or de Rennes ou la Vie insolite de Bérenger Saunière, curé de Rennes-le-Château (Julliard, Parigi 1967). Oggi le pergamene non esistono più, mentre Les Dossiers secrets si trovano ancora alla Biblioteca Nazionale di Parigi.

    Le pergamene e i Dossier secrets sono autentici documenti sulla storia dell’antico Priorato di Sion?

    È assolutamente certo che sia Les Dossiers secrets sia le pergamene sono documenti falsi compilati nello stesso anno 1967, e tutte le persone coinvolte nella falsificazione lo hanno ammesso, sia pure dopo qualche anno. Gérard de Sède, che li ha fatti conoscere per primo nel suo libro L’Or de Rennes in un’opera pubblicata vent’anni dopo li definiva «apocrifi» ispirati da un «sensazionalismo mercantile» (G. de Sède, Rennes-le-Château. Le dossier, les impostures, les phantasmes, les hypothèses, Robert Laffont, Parigi 1988, p. 107), e sosteneva perfino di avere disseminato ne L’Or de Rennes sufficienti indizi perché un lettore attento potesse leggere tra le righe che si trattava di falsi (ibid., p. 10. Secondo Gérard de Sède le pergamene erano state fabbricate da Philippe de Chérisey (1925-1985), un marchese attore di sceneggiati televisivi e appassionato di enigmistica. In effetti, de Chérisey non solo ha ripetutamente ammesso di avere confezionato queste pergamene, sia in lettere sia in testi pubblicati a stampa (Circuit, presso l’Autore, Liegi 1968; L’Or de Rennes pour un Napoléon, presso l’Autore, Parigi 1975; L’Énigme de Rennes, Parigi 197, ma a partire già dall’8 ottobre 1967 (come attesta una lettera del suo avvocato B. Boccon-Gibod, cortesemente trasmessa a chi scrive dal ricercatore inglese Paul Smith) si è mosso - sostanzialmente senza ottenere soddisfazione fino alla morte - perché gli venisse riconosciuto il compenso pattuito e mai pagato da Pierre Plantard e dallo stesso de Sède. Infine, anche il terzo dei tre moschettieri coinvolti nella mistificazione, Pierre Plantard, ha ammesso che i documenti sono falsi. Nell’aprile 1989 sul numero 1 della seconda serie della sua rivista Vaincre Plantard si fa intervistare e dichiara che Les Dossier secrets (che sono firmati da un certo «Philippe Toscan du Plantier») sono documenti falsi fabbricati da Philippe de Chérisey e da Philippe Toscan du Plantier, che sarebbe stato un suo giovane discepolo che agiva però sotto l’influsso dell’LSD (Noël Pinot, «L’Interview de M. Pierre Plantard de Saint-Clair», Vaincre [2a serie], n. 1, aprile 1989, pp. 5-6). È possibile che in realtà non esistesse nessun «Philippe Toscan du Plantier» e che co-autore dei falsi con de Chérisey sia Plantard stesso. Ma l’essenziale è che tutti e tre gli autori dei Dossier secrets e degli altri «documenti» depositati negli stessi anni alla Biblioteca Nazionale di Parigi abbiano ammesso la loro natura di falsi, pubblicamente e per iscritto.

    Ma che cosa contenevano di tanto interessante Les Dossiers secrets e perché secondo Dan Brown confermano l’essenziale de Il Codice Da Vinci?

    Secondo Les Les Dossiers secrets de Henri Lobineau (tra parentesi, anche «Henri Lobineau» è un nome inventato dai tre moschettieri di cui sopra) i legittimi pretendenti al trono di Francia sono tuttora i Merovingi, detronizzati nel 751 dai Carolingi. E, contrariamente a quanto si crede, i Merovingi non sono estinti ma hanno discendenti ancora viventi, l’ultimo dei quali era nel 1967 Pierre Plantard, che dunque era l’unico vero pretendente al ruolo di re di Francia (s’intende, in caso di un’improbabile restaurazione monarchica). Per proteggere dai Carolingi e poi da altri nemici i discendenti dei Merovingi sarebbe nata una società segreta, il Priorato di Sion, che - sempre secondo i documenti falsi depositati alla Biblioteca Nazionale di Parigi negli anni 1960 - avrebbe avuto come Gran Maestri alchimisti ed esoteristi come Nicolas Flamel (ben noto anche ai lettori dei romanzi della serie Harry Potter, ma personaggio storico nato nel 1330 e morto nel 141, Robert Fludd (1574-1637) e il principale originatore della leggenda dei rosacroce, Johann Valentin Andreae (1586-1654), nonché scienziati come Leonardo da Vinci (1452-1519) e Isaac Newton (1642-1727). Gli ultimi Gran Maestri sarebbero stati gli scrittori Charles Nodier (1780-1844) e Victor Hugo (1802-1885), il musicista Claude Debussy (1862-191, il poeta e drammaturgo Jean Cocteau (1889-1963) e monsignor François Ducaud-Bourget (1897-1984), un sacerdote legato allo scisma di monsignor Marcel Lefebvre (1905-1991), che avrebbe trasmesso la carica a Plantard. Per puro caso la verità sul Priorato di Sion e le famose pergamene, nascoste nella chiesa parrocchiale di un un paesino francese di meno di cento abitanti nel dipartimento dell’Aude, ai piedi dei Pirenei orientali, Rennes-le-Château, sarebbero state scoperte nel 1897 dal parroco del paese, Berenger Saunière (1852-1917), che grazie alla conoscenza del segreto sarebbe entrato in relazione con gli ambienti esoterici e politici dell’epoca e sarebbe diventato favolosamente ricco.

    Un momento: nel Codice Da Vinci il punto essenziale è che i Merovingi, protetti dal Priorato di Sion, non sono solo i legittimi pretendenti al trono di Francia ma sono i discendenti dei figli nati dal matrimonio fra Gesù Cristo e Maria Maddalena. Di questo Les Dossiers secrets e gli altri documenti non parlano?

    No, non ne parlano affatto. La parte della storia relativa a Gesù Cristo e a Maria Maddalena nasce tra il 1969 e il 1970, quando della vicenda del Priorato di Sion comincia a interessarsi un attore inglese che aveva recitato nello sceneggiato televisivo The Avengers (in Italia Agente speciale) negli anni 1960 con il nome di Henry Soskin, ed era poi diventato regista di documentari su soggetti misteriosi con il nome di Henry Lincoln. Questo attore e documentarista inglese entra in contatto con il trio de Chérisey - Plantard - de Sède e decide di riscrivere la storia de L’Or de Rennes in una forma più adatta al pubblico di lingua inglese, presentandola prima in tre documentari trasmessi dalla BBC tra il 1972 e il 1979 e poi in un libro pubblicato nel 1982 con l’aiuto di Michael Baigent e Richard Leigh The Holy Blood and the Holy Grail (tradotto in italiano nello stesso anno come Il Santo Graal, Mondadori, Milano). Lincoln si rende conto che a chi spetti il titolo di pretendente al trono di Francia è di scarso interesse per il pubblico inglese. Nello stesso tempo era stato introdotto da Plantard nel piccolo mondo delle organizzazioni esoteriche francesi dove aveva conosciuto Robert Ambelain (1907-1997), una figura notissima di questo ambiente. Nel 1970 Ambelain aveva pubblicato Jésus ou Le mortel secret des templiers (Robert Laffont, Parigi), dove sosteneva che Gesù Cristo aveva una compagna, pur non essendo legalmente sposato, e identificava questa «concubina» in Salomé. Lincoln mette insieme la storia del matrimonio di Gedù, che ricava da Ambelain, con quella dei Merovingi di Plantard e «rivela» che i Merovingi protetti dal Priorato di Sion sono importanti, ben al di là della rivendicazione del trono di Francia, perché discendono da Gesù Cristo e dalla Maddalena.

    Ma Lincoln sapeva che i documenti erano falsi?

    Sì: non solo perché nell’ambiente delle organizzazioni esoteriche dove si era introdotto in Francia lo sapevano più o meno tutti, ma perché glielo aveva detto Philippe de Chérisey, come risulta da lettere di quest’ultimo (alcune riprodotte in Pierre Jarnac, Les Archives de Rennes-le-Château. Tome 2, Belisane, Nizza 198. In effetti il punto debole de Il Santo Graal è proprio che troppe persone conoscono l’origine spuria dei documenti su cui si fonda. Così, dopo avere trattato direttamente con de Chérisey dietro le spalle di Plantard, poi avere rinnegato anche il marchese-attore, nel 1986 Lincoln e soci procedono brutalmente alla «bonifica» o «de-plantardizzazione» del Priorato di Sion con The Messianic Legacy (in italiano L’eredità messianica, Tropea, Milano 1996). Presentano come grande scoperta quello che in un certo ambiente francese tutti sanno: Plantard è un mistificatore (anche se forse non soltanto un mistificatore) e molti dei documenti sono falsi. Ma altri, insistono gli inglesi, sono veri: forse non è Plantard l’ultimo discendente di Gesù Cristo e il vero Priorato di Sion non è il suo, ma comunque esistono discendenti del matrimonio fra Gesù Cristo e la Maddalena, lo sono stati i Merovingi, e c’è un «vero» Priorato di Sion che sta dietro a molte vicende contemporanee: la P2, lo scandalo del Banco Ambrosiano, lo scisma di monsignor Lefebvre, le vicende della mafia italiana e tante altre, in un tour de force che fa girare la testa al lettore e le cui componenti hanno in comune solo un’avversione quasi patologica al «Vaticano» e alla Chiesa cattolica.

    E Il Codice Da Vinci deriva da Il Santo Graal?

    Ne deriva tanto direttamente che due degli autori de Il Santo Graal, Baigent e Leigh - offesi anche perché Brown, a loro dire, avrebbe aggiunto le beffe al danno chiamando il cattivo della storia Leigh di nome e Teabing (un’anagramma di Baigent) di cognome - hanno avviato nell’ottobre 2004 un’azione legale contro Dan Brown accusandolo di avere nella sostanza copiato il loro libro (dove ci sono già il collegamento con la cappella di Rosslyn, la chiesa di Saint-Sulpice, l’idea che il Santo Graaal sia il Sang réal, cioè una persona che ha in sé il sangue di Gesù Cristo). Lincoln «ha deciso di non partecipare all’azione per la violazione del diritto d’autore a causa delle sue cattive condizioni di salute, ma dichiara di sostenerla» (Elizabeth Day, «Da Vinci Code Bestseller Is Plagiarism, Authors Claim», The Daily Telegraph, 3 ottobre 2004).

    Non potrebbe avere ragione L’eredità messianica, nel senso che documenti falsi sono stati fabbricati per corroborare una storia vera? Cominciando dall’inizio, il Priorato di Sion esiste?

    Esiste certamente. È stato fondato il 7 maggio 1956 ad Annemasse da Pierre Plantard con statuti regolarmente depositati presso la Sotto-Prefettura di Saint-Julien-en-Genevois con il nome completo di Priorato di Sion - C.I.R.C.U.I.T. (Cavalleria di Istituzione e Regola Cattolica e di Unione Indipendente Tradizionalista). Gli statuti all’articolo 3 danno anche conto delle origini del nome, il quale deriva non da Gerusalemme ma dal Monte Sion, una montagnola presso Annemasse, dove si intende realizzare «un PRIORATO che servirà da centro di studio, meditazione, riposo e preghiere» per uno dei tanti ordini esoterici che proliferavano in Francia all’epoca. Del resto, il Priorato di Sion riprendeva lo schema di altre organizzazioni che Plantard aveva fondato fin da quando aveva 17 anni nel 1937 con il nome rispettivamente di Union Française, Rénovation Nationale Française e Alpha Galates. Con queste organizzazioni il Priorato di Sion aveva in comune interessi politici (monarchici: Plantard era partito da un interesse per l’Action Française, ancorché ad Annemasse si occupasse soprattutto di sostenere un progetto di realizzazione di case popolari) e il fatto di non avere mai superato la dozzina di membri. Comunque, il Priorato di Sion fondato nel 1956 ad Annemasse esiste ancora oggi, come minuscola organizzazione nel variegato panorama degli ordini iniziatici francesi.

    Ma il Priorato di Sion non è stato fondato da Goffredo di Buglione (1060-1100)?

    Negli anni 1960, quando preparava la falsificazione dei Dossiers secrets, Plantard - che, come sappiamo, aveva tratto il nome «Priorato di Sion» da una montagnola sopra Annemasse dove pensava nel 1956 di installare una casa per ritiri spirituali - ha ritrovato nella storia delle Crociate (cui si è più volte ispirato per le sue fantasie) una «Abbazia di Nostra Signora del Monte Sion» fondata nel 1099 a Gerusalemme appunto da Goffredo, divenuto re di Gerusalemme in seguito alla Prima Crociata. La comunità di monaci dell’abbazia (e non «priorato», dal momento che il superiore è chiamato abate e non priore) in Palestina continua a esistere fino al 1291, quando è travolta dall’avanzata musulmana. I pochi monaci sopravvissuti si rifugiano in Sicilia, dove la loro comunità si estingue nel XIV secolo. Si tratta di una normale comunità monastica senza alcun collegamento con i Templari, la Maddalena o segreti esoterici il cui «recupero» da parte di Plantard si risolve nel semplice riferimento a un nome.

    E i vari personaggi famosi - Leonardo da Vinci, Newton, Victor Hugo - non hanno avuto relazioni con il Priorato di Sion?

    Certamente no: né con quello di Plantard, fondato nel 1956, e neppure con l’abbazia di monaci fondata in Palestina, estinta nel XIV secolo. In realtà Plantard ha ricavato il suo elenco di Gran Maestri del Priorato di Sion dall’elenco di presunti Imperator, cioè capi supremi, dell’AMORC, l’Antico e Mistico Ordine Rosae Crucis, fondato nel 1915 negli Stati Uniti da Harvey Spencer Lewis (1883-1939) e con cui Plantard era in contatto fin dagli anni 1940. Tranne Cocteau e monsignor Ducaud-Bourget tutti i nomi di Gran Maestri del Priorato di Sion si ritrovano, vedi caso, nella genealogia mitica costruita per l’AMORC. In verità tutte le organizzazioni esoteriche fondate dal XVIII secolo a oggi si dotano di genealogie mitiche che risalgono ai Templari, a Noè, a san Giovanni o a Salomone e passano per personaggi famosi della storia, della letteratura e dell’arte. In genere i loro membri meno sprovveduti sono consapevoli del carattere meramente simbolico e mitico di queste genealogie.

    Ma Leonardo non ha lasciato tracce della sua conoscenza del segreto del Priorato di Sion ne L’ultima cena, dove il personaggio raffigurato alla destra di Gesù Cristo sembra proprio una donna?

    L’idea è stata definita «assurda» da una delle maggiori specialiste contemporanee di Leonardo, la professoressa Judith Veronica Field, docente alla University of London e presidentessa della Leonardo Da Vinci Society (cfr. Gary Stern, «Expert Dismiss Theories in Popular Book», The Journal News, 2 novembre 2003). Poiché tuttavia nei quadri ognuno vede quello che vuole vedere, più o meno suggestionato dalle letture che ha fatto, è importante segnalare che se il personaggio raffigurato da Leonardo alla destra di Gesù Cristo sia una donna o un uomo non è poi così importante per tutta la questione che ci occupa. Né è necessario tornare sulla vexata quaestio se Leonardo fosse eterosessuale, omosessuale o bisessuale, su cui ormai esiste una vasta letteratura, e se il suo gusto per forme maschili talora effeminate non costituisca a suo modo un elemento di cui tenere conto in questa discussione. Chi si affanna a discutere di questo problema si lascia sfuggire l’essenziale. Ammettendo - per assurdo - che Leonardo pensasse che la persona seduta alla destra di Gesù Cristo nell’Ultima Cena fosse una donna, ci si deve ancora chiedere in che modo questo dimostri che: (a) egli credeva che quella donna fosse la Maddalena; (b) il fatto che Leonardo lo credesse prova che sia vero; (c) la Maddalena ha partecipato all’Ultima Cena perché era la moglie di Gesù Cristo; (d) i due hanno avuto figli; (e) i quali avrebbero dovuto governare la Chiesa; (e) e per preservare questa verità è nato un ordine occulto, il Priorato di Sion; (f) del quale faceva parte Leonardo. Come si vede, la strada da percorrere è molto, molto lunga. Di tutti questi passaggi non solo non ci sono prove ma si sa con certezza chi, quando, dove e come ha inventato la leggenda del Priorato di Sion.

    E le pergamene trovate dal parroco Saunière a Rennes-le-Château e portate ad esaminare a Parigi, in un viaggio in seguito al quale il parroco è diventato miliardario?

    Non sono mai esistite pergamene (benché il parroco, nel corso di lavori nella chiesa parrocchiale, abbia trovato diversi reperti archeologici, esposti nel Museo di Rennes-le-Château e che non hanno niente a che fare con la Maddalena né con il Priorato di Sion) e Saunière, che ha tenuto taccuini minutissimi di che cosa faceva e quali somme spendeva giorno per giorno (anch’essi consultabili al Museo di Rennes-le-Château), non è mai stato a Parigi in vita sua. Non è neanche diventato miliardario, pur avendo potuto acquistare alcune proprietà e costruirvi una villetta e una torre-biblioteca. Questa non favolosa ma reale agiatezza è stata spiegata nel corso di processi canonici intentati a Saunière dal vescovo di Carcassonne, monsignor Paul Félix Beuvain de Beauséjour (1839-1930), i cui atti sono pure consultabili. Dal 1896, Saunière prende la strada - illegale dal punto di vista del diritto canonico e di quello civile, ma non inventata da lui e per nulla misteriosa - del «traffico di Messe». Tra il 1896 e il 1915 dai suoi taccuini si ricavano elementi per concludere che egli ha ricevuto onorari per almeno centomila Messe: cinquemila o seimila Messe all’anno negli anni d’oro. La documentazione esiste: parte da lettere e annunci dove un «sacerdote povero» domanda onorari per la celebrazione di Messe spediti a conventi e privati o pubblicati su riviste pie in tutta la Francia, nonché in Germania, Svizzera, Spagna, Italia, passa per liste di centinaia di donatori più volte sollecitati e arriva ai bollettini postali e ai conti tenuti mese per mese. L’obiezione, secondo la quale in un’epoca in cui non era tollerato (a differenza di oggi) cumulare diverse intenzioni per una sola Messa era impossibile che Saunière potesse celebrare cinquemila o seimila messe all’anno non mette in dubbio il traffico, ma semplicemente l’onestà del sacerdote: ed è un’obiezione che si risponde da sola. Molto semplicemente, il parroco di Rennes-le-Château intascava regolarmente onorari per Messe che non avrebbe mai celebrato.

    Ma a Rennes-le-Château non ci sono strani simboli lasciati da Saunière, di tipo diabolico o massonico, che confermano le sue frequentazioni esoteriche?

    Si tratta di pure fantasie. I lavori per il rifacimento della chiesa parrocchiale sono stati commissionati da Saunière nel 1896 a una ditta famosa, la H. Giscard Père et Fils di Tolosa, che è la sola responsabile del progetto. La H. Giscard, fondata nel 1885 e in cui lavorano diversi membri della famiglia Giscard, è una ditta che ha servito numerose parrocchie nonché il Carmelo di Lisieux. La sua sede è oggi trasformata in museo, ma il pronipote del fondatore, Joseph Giscard, continua a lavorare come scultore. Lo stile convenzionale dei Giscard è famoso in Francia e solo l’ignoranza di alcuni dei diffusori della leggenda di Rennes-le-Château ha potuto scambiare per sinistri o diabolici simboli che si trovano in molte altre chiese: così il diavolo che sorregge l’acquasantiera (un diavolo, evidentemente, sconfitto dall’acqua santa) o la scritta sopra il portale della parrocchiale Terribilis est locus iste (Genesi 28, 17) che deriva dalla visione della scala di Giacobbe. Il tradizionalista vescovo di Carcassonne monsignor Félix-Arsène Billard (1829-1901), che viene a vedere la nuova chiesa in occasione di una missione popolare, nel giorno di Pentecoste 1897, certamente non ci trova nulla da ridire: e chi vede nella Via Crucis della parrocchiale simboli «massonici» dovrebbe riflettere sul fatto che molti simboli utilizzati dalla massoneria sono stati corporativi e cattolici ben prima di diventare massonici. I Giscard nell’Ottocento sono piuttosto noti, e apprezzati nel mondo cattolico, per il loro stile (fin troppo) convenzionale, del tutto privo di singolarità e di sorprese.

    Si dice anche che il pittore Nicolas Poussin (1594-1655) abbia raffigurato nel suo famoso quadro I pastori d’Arcadia una tomba che si trova a Rennes-le-Château, dando così un segnale della sua appartenenza al Priorato di Sion e della conoscenza dei suoi segreti…

    In un certo senso, fra le tante mistificazioni di Rennes-le-Château questa è la più divertente. La cosiddetta «tomba di Arques» di cui si parla è stata fatta costruire nel 1932 (sostituendo una tomba precedente costruita nel 1903 e che non assomigliava neppure vagamente a quella de I pastori d’Arcadia) da Louis Bertram Lawrence (1884-1954), un imprenditore americano di origine francese. Ci sono state sepolte Emily Rivarès Lawrence (1863-1932) e Marie Rivarès (1843-1922), rispettivamente nonna e madre dell’imprenditore, nonché due gatti imbalsamati della stessa Marie Rivarès. Tutti i documenti amministrativi relativi a queste costruzioni e ricostruzioni sono tuttora esistenti. La tomba si può anche ritenere vagamente ispirata al quadro seicentesco di Poussin, del resto molto noto. Nel 1988 è stata demolita dall’attuale proprietario con l’autorizzazione del competente consiglio comunale, quello di Peyrolles, stufo di vederla profanata da vandali alla ricerca di segreti del Priorato di Sion. Comunque sia, Poussin non poteva certo riprodurre nel XVII secolo una tomba costruita nel 1932.

    Ammettendo che quella del Priorato di Sion sia una mistificazione, non ci sono prove nei Vangeli «apocrifi» o «gnostici» che Gesù Cristo avesse sposato la Maddalena, e che la prima comunità cristiana non pensasse affatto che fosse Dio? E non ha la Chiesa cattolica per questo arbitrariamente scelto solo quattro Vangeli «innocui» come canonici al Concilio di Nicea del 325, appoggiata dalla forza delle armi dell’imperatore Costantino (280-337)?

    Niente affatto: ci sono testi del primo secolo cristiano dove Gesù Cristo è chiaramente riconosciuto come Dio. All’epoca del Canone Muratoriano - che risale circa al 190 d.C. - il riconoscimento dei quattro Vangeli come canonici e l’esclusione dei testi gnostici era un processo che si era sostanzialmente completato, novant’anni prima che Costantino nascesse. Quanto alla Maddalena, lo gnostico Vangelo di Tomaso, che piace tanto a Dan Brown, ben lungi dall’essere un testo proto-femminista ne fonda la grandezza sul fatto che «[...] si fa maschio». A Simon Pietro che obietta «Maria deve andare via da noi! Perché le femmine non sono degne della Vita», Gesù risponde: «Ecco, io la guiderò in modo da farne un maschio, affinché ella diventi uno spirito vivo uguale a voi maschi. Perché ogni femmina che si fa maschio entrerà nel Regno dei cieli» (Vangelo di Tomaso, 114). Certo, vi è qui una nozione gnostica di androginia che non va presa necessariamente alla lettera: ma siamo comunque ben lontani dal femminismo. Né si parla di figli di Gesù Cristo e della Maddalena.

    Il Codice Da Vinci lascia anche intendere che l’Opus Dei è una «setta» che è entrata in conflitto con la Chiesa in quanto a conoscenza della verità sul Priorato di Sion. C’è qualcosa di vero?

    Anzitutto, nessuno può ricattare altri sulla base della «verità sul Priorato di Sion», che è ben nota e documentata: si tratta di una mistificazione che passa da Plantard a de Sède, da de Sède a Lincoln, e da Lincoln a Dan Brown. Quanto all’Opus Dei (dove tra l’altro non ci sono «monaci», a differenza di quanto pensa Dan Brown), si tratta di un’istituzione non solo canonicamente approvata e lodata dalla Chiesa cattolica, ma il suo fondatore, Josemaría Escrivá (1902-1975), è stato canonizzato come santo dal Papa nel 2002. Le «informazioni» di Dan Brown provengono da un’associazione di ex-membri e altre persone ostili all’Opus Dei, l’Opus Dei Awareness Network, esplicitamente menzionata nel romanzo, che è collegata al più vasto «movimento anti-sette» (le cui discutibili tesi sono ampiamente criticate altrove su questo sito) e le cui faziose opinioni non sono in alcun modo condivise dalla gerarchia cattolica.

    Ma come può un cumulo di sciocchezze avere diciassette milioni di lettori?

    La questione è complessa sul piano sociologico. Rimandando a un mio libro di prossima pubblicazione una trattazione più ampia, mi limito a suggerire che incontra e mette insieme due tipi di mode molto diffuse: quella dei complotti e delle società segrete che dominerebbero il mondo, e quella di un anti-cattolicesimo sempre più manifesto e virulento.

  21. #21
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    Cymon ha scritto lun, 14 febbraio 2005 alle 22:28
    Ma come può un cumulo di sciocchezze avere diciassette milioni di lettori?
    eeehh...

  22. #22
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    Ahhhh me ne sono accorto adesso di questo forum "Religione e spiritualità". Ma davvero Dan Brown racconta palle?? Appena finivo il secondo volume della Torre nera volevo leggere questo libro... Dopo aver letto Il Codice Del Quattro. E pensare che io credevo che la Bibbia fosse un mucchi di balle. Balle su balle. Non si sa più a cosa credere!!

  23. #23
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    Il becchino ha scritto mar, 15 febbraio 2005 alle 15:29
    Ahhhh me ne sono accorto adesso di questo forum "Religione e spiritualità". Ma davvero Dan Brown racconta palle?? Appena finivo il secondo volume della Torre nera volevo leggere questo libro... Dopo aver letto Il Codice Del Quattro. E pensare che io credevo che la Bibbia fosse un mucchi di balle. Balle su balle. Non si sa più a cosa credere!!

    beh, a rigor di logica, il fatto che due libri si contraddicono (gia', si contraddicono? ) non significa necessariamente che non siano entrambi falsi.

    A sto' punto xo' meglio la Bibbia. Almeno la Bibbia sarebbe un falso d'autore.

    (d'autori in effetti )

    OT: di cosa parla la Torre Nera?

  24. #24
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    Ahhhh non sai cos'è la Torre Nera??? Ehehe neanchio lo sapevo 4 mesi fa... E' la saga scritta da S. King durante la sua carriera. E' formata da 7 volumi, il primo ha circa 20 e passa anni (forse di +). Cmq ne saprai di più se vai nel forum Book MAchine

  25. #25
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    Predefinito Re: Il cristianesimo e Da Vinci Code

    Cymon ha scritto lun, 14 febbraio 2005 alle 22:28
    (testo di Introvigne)

    Il Codice Da Vinci è solo un romanzo: perché criticarlo come se fosse un’opera storica?

    Chi pone questa domanda di solito non ha letto la pagina de Il Codice Da Vinci intitolata Informazioni storiche, dove l’autore Dan Brown afferma che «tutte le descrizioni [...] di documenti e rituali segreti contenute in questo romanzo rispecchiano la realtà» e si fondano in particolare sul fatto che «nel 1975, presso la Bibliothèque Nationale di Parigi, sono state scoperte alcune pergamene, note come Les Dossiers Secrets» con la storia del Priorato di Sion.
    Forse in risposta alle molte controversie, a partire dalla sesta ristampa la pagina Informazioni storiche - pagina 9 dell’edizione italiana Mondadori - era sparita, sostituita da una pagina 9 interamente bianca: ma naturalmente rimaneva nell’edizione inglese, e nelle prime sei tirature italiane in possesso di un numero relativamente ristretto di «fortunati». Forse dopo che chi scrive ha fatto reiteratamente notare la curiosa sparizione di pagina 9 in Italia nel corso di trasmissioni radiofoniche e televisive, questa è «miracolosamente» ricomparsa.

    Ma queste pergamene, note come Les Dossiers Secrets, esistono davvero?

    Presso la Bibliothèque Nationale di Parigi sono stati non «scoperti» ma depositati nel 1967, non nel 1975, Les Dossiers secrets de Henri Lobineau. Non si tratta di pergamene ma di testi che parlano del modo di interpretare certe pergamene, le quali non erano allora né sono adesso alla Biblioteca Nazionale di Parigi, ma erano state consegnate da Pierre Plantard (1920-2000), insieme a un suo manoscritto, a un autore di libri popolari sui «misteri della Francia», Gérard de Sède (1921-2004), che avrebbe poi rielaborato e pubblicato il manoscritto come L’Or de Rennes ou la Vie insolite de Bérenger Saunière, curé de Rennes-le-Château (Julliard, Parigi 1967). Oggi le pergamene non esistono più, mentre Les Dossiers secrets si trovano ancora alla Biblioteca Nazionale di Parigi.

    Le pergamene e i Dossier secrets sono autentici documenti sulla storia dell’antico Priorato di Sion?

    È assolutamente certo che sia Les Dossiers secrets sia le pergamene sono documenti falsi compilati nello stesso anno 1967, e tutte le persone coinvolte nella falsificazione lo hanno ammesso, sia pure dopo qualche anno. Gérard de Sède, che li ha fatti conoscere per primo nel suo libro L’Or de Rennes in un’opera pubblicata vent’anni dopo li definiva «apocrifi» ispirati da un «sensazionalismo mercantile» (G. de Sède, Rennes-le-Château. Le dossier, les impostures, les phantasmes, les hypothèses, Robert Laffont, Parigi 1988, p. 107), e sosteneva perfino di avere disseminato ne L’Or de Rennes sufficienti indizi perché un lettore attento potesse leggere tra le righe che si trattava di falsi (ibid., p. 10. Secondo Gérard de Sède le pergamene erano state fabbricate da Philippe de Chérisey (1925-1985), un marchese attore di sceneggiati televisivi e appassionato di enigmistica. In effetti, de Chérisey non solo ha ripetutamente ammesso di avere confezionato queste pergamene, sia in lettere sia in testi pubblicati a stampa (Circuit, presso l’Autore, Liegi 1968; L’Or de Rennes pour un Napoléon, presso l’Autore, Parigi 1975; L’Énigme de Rennes, Parigi 197, ma a partire già dall’8 ottobre 1967 (come attesta una lettera del suo avvocato B. Boccon-Gibod, cortesemente trasmessa a chi scrive dal ricercatore inglese Paul Smith) si è mosso - sostanzialmente senza ottenere soddisfazione fino alla morte - perché gli venisse riconosciuto il compenso pattuito e mai pagato da Pierre Plantard e dallo stesso de Sède. Infine, anche il terzo dei tre moschettieri coinvolti nella mistificazione, Pierre Plantard, ha ammesso che i documenti sono falsi. Nell’aprile 1989 sul numero 1 della seconda serie della sua rivista Vaincre Plantard si fa intervistare e dichiara che Les Dossier secrets (che sono firmati da un certo «Philippe Toscan du Plantier») sono documenti falsi fabbricati da Philippe de Chérisey e da Philippe Toscan du Plantier, che sarebbe stato un suo giovane discepolo che agiva però sotto l’influsso dell’LSD (Noël Pinot, «L’Interview de M. Pierre Plantard de Saint-Clair», Vaincre [2a serie], n. 1, aprile 1989, pp. 5-6). È possibile che in realtà non esistesse nessun «Philippe Toscan du Plantier» e che co-autore dei falsi con de Chérisey sia Plantard stesso. Ma l’essenziale è che tutti e tre gli autori dei Dossier secrets e degli altri «documenti» depositati negli stessi anni alla Biblioteca Nazionale di Parigi abbiano ammesso la loro natura di falsi, pubblicamente e per iscritto.

    Ma che cosa contenevano di tanto interessante Les Dossiers secrets e perché secondo Dan Brown confermano l’essenziale de Il Codice Da Vinci?

    Secondo Les Les Dossiers secrets de Henri Lobineau (tra parentesi, anche «Henri Lobineau» è un nome inventato dai tre moschettieri di cui sopra) i legittimi pretendenti al trono di Francia sono tuttora i Merovingi, detronizzati nel 751 dai Carolingi. E, contrariamente a quanto si crede, i Merovingi non sono estinti ma hanno discendenti ancora viventi, l’ultimo dei quali era nel 1967 Pierre Plantard, che dunque era l’unico vero pretendente al ruolo di re di Francia (s’intende, in caso di un’improbabile restaurazione monarchica). Per proteggere dai Carolingi e poi da altri nemici i discendenti dei Merovingi sarebbe nata una società segreta, il Priorato di Sion, che - sempre secondo i documenti falsi depositati alla Biblioteca Nazionale di Parigi negli anni 1960 - avrebbe avuto come Gran Maestri alchimisti ed esoteristi come Nicolas Flamel (ben noto anche ai lettori dei romanzi della serie Harry Potter, ma personaggio storico nato nel 1330 e morto nel 141, Robert Fludd (1574-1637) e il principale originatore della leggenda dei rosacroce, Johann Valentin Andreae (1586-1654), nonché scienziati come Leonardo da Vinci (1452-1519) e Isaac Newton (1642-1727). Gli ultimi Gran Maestri sarebbero stati gli scrittori Charles Nodier (1780-1844) e Victor Hugo (1802-1885), il musicista Claude Debussy (1862-191, il poeta e drammaturgo Jean Cocteau (1889-1963) e monsignor François Ducaud-Bourget (1897-1984), un sacerdote legato allo scisma di monsignor Marcel Lefebvre (1905-1991), che avrebbe trasmesso la carica a Plantard. Per puro caso la verità sul Priorato di Sion e le famose pergamene, nascoste nella chiesa parrocchiale di un un paesino francese di meno di cento abitanti nel dipartimento dell’Aude, ai piedi dei Pirenei orientali, Rennes-le-Château, sarebbero state scoperte nel 1897 dal parroco del paese, Berenger Saunière (1852-1917), che grazie alla conoscenza del segreto sarebbe entrato in relazione con gli ambienti esoterici e politici dell’epoca e sarebbe diventato favolosamente ricco.

    Un momento: nel Codice Da Vinci il punto essenziale è che i Merovingi, protetti dal Priorato di Sion, non sono solo i legittimi pretendenti al trono di Francia ma sono i discendenti dei figli nati dal matrimonio fra Gesù Cristo e Maria Maddalena. Di questo Les Dossiers secrets e gli altri documenti non parlano?

    No, non ne parlano affatto. La parte della storia relativa a Gesù Cristo e a Maria Maddalena nasce tra il 1969 e il 1970, quando della vicenda del Priorato di Sion comincia a interessarsi un attore inglese che aveva recitato nello sceneggiato televisivo The Avengers (in Italia Agente speciale) negli anni 1960 con il nome di Henry Soskin, ed era poi diventato regista di documentari su soggetti misteriosi con il nome di Henry Lincoln. Questo attore e documentarista inglese entra in contatto con il trio de Chérisey - Plantard - de Sède e decide di riscrivere la storia de L’Or de Rennes in una forma più adatta al pubblico di lingua inglese, presentandola prima in tre documentari trasmessi dalla BBC tra il 1972 e il 1979 e poi in un libro pubblicato nel 1982 con l’aiuto di Michael Baigent e Richard Leigh The Holy Blood and the Holy Grail (tradotto in italiano nello stesso anno come Il Santo Graal, Mondadori, Milano). Lincoln si rende conto che a chi spetti il titolo di pretendente al trono di Francia è di scarso interesse per il pubblico inglese. Nello stesso tempo era stato introdotto da Plantard nel piccolo mondo delle organizzazioni esoteriche francesi dove aveva conosciuto Robert Ambelain (1907-1997), una figura notissima di questo ambiente. Nel 1970 Ambelain aveva pubblicato Jésus ou Le mortel secret des templiers (Robert Laffont, Parigi), dove sosteneva che Gesù Cristo aveva una compagna, pur non essendo legalmente sposato, e identificava questa «concubina» in Salomé. Lincoln mette insieme la storia del matrimonio di Gedù, che ricava da Ambelain, con quella dei Merovingi di Plantard e «rivela» che i Merovingi protetti dal Priorato di Sion sono importanti, ben al di là della rivendicazione del trono di Francia, perché discendono da Gesù Cristo e dalla Maddalena.

    Ma Lincoln sapeva che i documenti erano falsi?

    Sì: non solo perché nell’ambiente delle organizzazioni esoteriche dove si era introdotto in Francia lo sapevano più o meno tutti, ma perché glielo aveva detto Philippe de Chérisey, come risulta da lettere di quest’ultimo (alcune riprodotte in Pierre Jarnac, Les Archives de Rennes-le-Château. Tome 2, Belisane, Nizza 198. In effetti il punto debole de Il Santo Graal è proprio che troppe persone conoscono l’origine spuria dei documenti su cui si fonda. Così, dopo avere trattato direttamente con de Chérisey dietro le spalle di Plantard, poi avere rinnegato anche il marchese-attore, nel 1986 Lincoln e soci procedono brutalmente alla «bonifica» o «de-plantardizzazione» del Priorato di Sion con The Messianic Legacy (in italiano L’eredità messianica, Tropea, Milano 1996). Presentano come grande scoperta quello che in un certo ambiente francese tutti sanno: Plantard è un mistificatore (anche se forse non soltanto un mistificatore) e molti dei documenti sono falsi. Ma altri, insistono gli inglesi, sono veri: forse non è Plantard l’ultimo discendente di Gesù Cristo e il vero Priorato di Sion non è il suo, ma comunque esistono discendenti del matrimonio fra Gesù Cristo e la Maddalena, lo sono stati i Merovingi, e c’è un «vero» Priorato di Sion che sta dietro a molte vicende contemporanee: la P2, lo scandalo del Banco Ambrosiano, lo scisma di monsignor Lefebvre, le vicende della mafia italiana e tante altre, in un tour de force che fa girare la testa al lettore e le cui componenti hanno in comune solo un’avversione quasi patologica al «Vaticano» e alla Chiesa cattolica.

    E Il Codice Da Vinci deriva da Il Santo Graal?

    Ne deriva tanto direttamente che due degli autori de Il Santo Graal, Baigent e Leigh - offesi anche perché Brown, a loro dire, avrebbe aggiunto le beffe al danno chiamando il cattivo della storia Leigh di nome e Teabing (un’anagramma di Baigent) di cognome - hanno avviato nell’ottobre 2004 un’azione legale contro Dan Brown accusandolo di avere nella sostanza copiato il loro libro (dove ci sono già il collegamento con la cappella di Rosslyn, la chiesa di Saint-Sulpice, l’idea che il Santo Graaal sia il Sang réal, cioè una persona che ha in sé il sangue di Gesù Cristo). Lincoln «ha deciso di non partecipare all’azione per la violazione del diritto d’autore a causa delle sue cattive condizioni di salute, ma dichiara di sostenerla» (Elizabeth Day, «Da Vinci Code Bestseller Is Plagiarism, Authors Claim», The Daily Telegraph, 3 ottobre 2004).

    Non potrebbe avere ragione L’eredità messianica, nel senso che documenti falsi sono stati fabbricati per corroborare una storia vera? Cominciando dall’inizio, il Priorato di Sion esiste?

    Esiste certamente. È stato fondato il 7 maggio 1956 ad Annemasse da Pierre Plantard con statuti regolarmente depositati presso la Sotto-Prefettura di Saint-Julien-en-Genevois con il nome completo di Priorato di Sion - C.I.R.C.U.I.T. (Cavalleria di Istituzione e Regola Cattolica e di Unione Indipendente Tradizionalista). Gli statuti all’articolo 3 danno anche conto delle origini del nome, il quale deriva non da Gerusalemme ma dal Monte Sion, una montagnola presso Annemasse, dove si intende realizzare «un PRIORATO che servirà da centro di studio, meditazione, riposo e preghiere» per uno dei tanti ordini esoterici che proliferavano in Francia all’epoca. Del resto, il Priorato di Sion riprendeva lo schema di altre organizzazioni che Plantard aveva fondato fin da quando aveva 17 anni nel 1937 con il nome rispettivamente di Union Française, Rénovation Nationale Française e Alpha Galates. Con queste organizzazioni il Priorato di Sion aveva in comune interessi politici (monarchici: Plantard era partito da un interesse per l’Action Française, ancorché ad Annemasse si occupasse soprattutto di sostenere un progetto di realizzazione di case popolari) e il fatto di non avere mai superato la dozzina di membri. Comunque, il Priorato di Sion fondato nel 1956 ad Annemasse esiste ancora oggi, come minuscola organizzazione nel variegato panorama degli ordini iniziatici francesi.

    Ma il Priorato di Sion non è stato fondato da Goffredo di Buglione (1060-1100)?

    Negli anni 1960, quando preparava la falsificazione dei Dossiers secrets, Plantard - che, come sappiamo, aveva tratto il nome «Priorato di Sion» da una montagnola sopra Annemasse dove pensava nel 1956 di installare una casa per ritiri spirituali - ha ritrovato nella storia delle Crociate (cui si è più volte ispirato per le sue fantasie) una «Abbazia di Nostra Signora del Monte Sion» fondata nel 1099 a Gerusalemme appunto da Goffredo, divenuto re di Gerusalemme in seguito alla Prima Crociata. La comunità di monaci dell’abbazia (e non «priorato», dal momento che il superiore è chiamato abate e non priore) in Palestina continua a esistere fino al 1291, quando è travolta dall’avanzata musulmana. I pochi monaci sopravvissuti si rifugiano in Sicilia, dove la loro comunità si estingue nel XIV secolo. Si tratta di una normale comunità monastica senza alcun collegamento con i Templari, la Maddalena o segreti esoterici il cui «recupero» da parte di Plantard si risolve nel semplice riferimento a un nome.

    E i vari personaggi famosi - Leonardo da Vinci, Newton, Victor Hugo - non hanno avuto relazioni con il Priorato di Sion?

    Certamente no: né con quello di Plantard, fondato nel 1956, e neppure con l’abbazia di monaci fondata in Palestina, estinta nel XIV secolo. In realtà Plantard ha ricavato il suo elenco di Gran Maestri del Priorato di Sion dall’elenco di presunti Imperator, cioè capi supremi, dell’AMORC, l’Antico e Mistico Ordine Rosae Crucis, fondato nel 1915 negli Stati Uniti da Harvey Spencer Lewis (1883-1939) e con cui Plantard era in contatto fin dagli anni 1940. Tranne Cocteau e monsignor Ducaud-Bourget tutti i nomi di Gran Maestri del Priorato di Sion si ritrovano, vedi caso, nella genealogia mitica costruita per l’AMORC. In verità tutte le organizzazioni esoteriche fondate dal XVIII secolo a oggi si dotano di genealogie mitiche che risalgono ai Templari, a Noè, a san Giovanni o a Salomone e passano per personaggi famosi della storia, della letteratura e dell’arte. In genere i loro membri meno sprovveduti sono consapevoli del carattere meramente simbolico e mitico di queste genealogie.

    Ma Leonardo non ha lasciato tracce della sua conoscenza del segreto del Priorato di Sion ne L’ultima cena, dove il personaggio raffigurato alla destra di Gesù Cristo sembra proprio una donna?

    L’idea è stata definita «assurda» da una delle maggiori specialiste contemporanee di Leonardo, la professoressa Judith Veronica Field, docente alla University of London e presidentessa della Leonardo Da Vinci Society (cfr. Gary Stern, «Expert Dismiss Theories in Popular Book», The Journal News, 2 novembre 2003). Poiché tuttavia nei quadri ognuno vede quello che vuole vedere, più o meno suggestionato dalle letture che ha fatto, è importante segnalare che se il personaggio raffigurato da Leonardo alla destra di Gesù Cristo sia una donna o un uomo non è poi così importante per tutta la questione che ci occupa. Né è necessario tornare sulla vexata quaestio se Leonardo fosse eterosessuale, omosessuale o bisessuale, su cui ormai esiste una vasta letteratura, e se il suo gusto per forme maschili talora effeminate non costituisca a suo modo un elemento di cui tenere conto in questa discussione. Chi si affanna a discutere di questo problema si lascia sfuggire l’essenziale. Ammettendo - per assurdo - che Leonardo pensasse che la persona seduta alla destra di Gesù Cristo nell’Ultima Cena fosse una donna, ci si deve ancora chiedere in che modo questo dimostri che: (a) egli credeva che quella donna fosse la Maddalena; (b) il fatto che Leonardo lo credesse prova che sia vero; (c) la Maddalena ha partecipato all’Ultima Cena perché era la moglie di Gesù Cristo; (d) i due hanno avuto figli; (e) i quali avrebbero dovuto governare la Chiesa; (e) e per preservare questa verità è nato un ordine occulto, il Priorato di Sion; (f) del quale faceva parte Leonardo. Come si vede, la strada da percorrere è molto, molto lunga. Di tutti questi passaggi non solo non ci sono prove ma si sa con certezza chi, quando, dove e come ha inventato la leggenda del Priorato di Sion.

    E le pergamene trovate dal parroco Saunière a Rennes-le-Château e portate ad esaminare a Parigi, in un viaggio in seguito al quale il parroco è diventato miliardario?

    Non sono mai esistite pergamene (benché il parroco, nel corso di lavori nella chiesa parrocchiale, abbia trovato diversi reperti archeologici, esposti nel Museo di Rennes-le-Château e che non hanno niente a che fare con la Maddalena né con il Priorato di Sion) e Saunière, che ha tenuto taccuini minutissimi di che cosa faceva e quali somme spendeva giorno per giorno (anch’essi consultabili al Museo di Rennes-le-Château), non è mai stato a Parigi in vita sua. Non è neanche diventato miliardario, pur avendo potuto acquistare alcune proprietà e costruirvi una villetta e una torre-biblioteca. Questa non favolosa ma reale agiatezza è stata spiegata nel corso di processi canonici intentati a Saunière dal vescovo di Carcassonne, monsignor Paul Félix Beuvain de Beauséjour (1839-1930), i cui atti sono pure consultabili. Dal 1896, Saunière prende la strada - illegale dal punto di vista del diritto canonico e di quello civile, ma non inventata da lui e per nulla misteriosa - del «traffico di Messe». Tra il 1896 e il 1915 dai suoi taccuini si ricavano elementi per concludere che egli ha ricevuto onorari per almeno centomila Messe: cinquemila o seimila Messe all’anno negli anni d’oro. La documentazione esiste: parte da lettere e annunci dove un «sacerdote povero» domanda onorari per la celebrazione di Messe spediti a conventi e privati o pubblicati su riviste pie in tutta la Francia, nonché in Germania, Svizzera, Spagna, Italia, passa per liste di centinaia di donatori più volte sollecitati e arriva ai bollettini postali e ai conti tenuti mese per mese. L’obiezione, secondo la quale in un’epoca in cui non era tollerato (a differenza di oggi) cumulare diverse intenzioni per una sola Messa era impossibile che Saunière potesse celebrare cinquemila o seimila messe all’anno non mette in dubbio il traffico, ma semplicemente l’onestà del sacerdote: ed è un’obiezione che si risponde da sola. Molto semplicemente, il parroco di Rennes-le-Château intascava regolarmente onorari per Messe che non avrebbe mai celebrato.

    Ma a Rennes-le-Château non ci sono strani simboli lasciati da Saunière, di tipo diabolico o massonico, che confermano le sue frequentazioni esoteriche?

    Si tratta di pure fantasie. I lavori per il rifacimento della chiesa parrocchiale sono stati commissionati da Saunière nel 1896 a una ditta famosa, la H. Giscard Père et Fils di Tolosa, che è la sola responsabile del progetto. La H. Giscard, fondata nel 1885 e in cui lavorano diversi membri della famiglia Giscard, è una ditta che ha servito numerose parrocchie nonché il Carmelo di Lisieux. La sua sede è oggi trasformata in museo, ma il pronipote del fondatore, Joseph Giscard, continua a lavorare come scultore. Lo stile convenzionale dei Giscard è famoso in Francia e solo l’ignoranza di alcuni dei diffusori della leggenda di Rennes-le-Château ha potuto scambiare per sinistri o diabolici simboli che si trovano in molte altre chiese: così il diavolo che sorregge l’acquasantiera (un diavolo, evidentemente, sconfitto dall’acqua santa) o la scritta sopra il portale della parrocchiale Terribilis est locus iste (Genesi 28, 17) che deriva dalla visione della scala di Giacobbe. Il tradizionalista vescovo di Carcassonne monsignor Félix-Arsène Billard (1829-1901), che viene a vedere la nuova chiesa in occasione di una missione popolare, nel giorno di Pentecoste 1897, certamente non ci trova nulla da ridire: e chi vede nella Via Crucis della parrocchiale simboli «massonici» dovrebbe riflettere sul fatto che molti simboli utilizzati dalla massoneria sono stati corporativi e cattolici ben prima di diventare massonici. I Giscard nell’Ottocento sono piuttosto noti, e apprezzati nel mondo cattolico, per il loro stile (fin troppo) convenzionale, del tutto privo di singolarità e di sorprese.

    Si dice anche che il pittore Nicolas Poussin (1594-1655) abbia raffigurato nel suo famoso quadro I pastori d’Arcadia una tomba che si trova a Rennes-le-Château, dando così un segnale della sua appartenenza al Priorato di Sion e della conoscenza dei suoi segreti…

    In un certo senso, fra le tante mistificazioni di Rennes-le-Château questa è la più divertente. La cosiddetta «tomba di Arques» di cui si parla è stata fatta costruire nel 1932 (sostituendo una tomba precedente costruita nel 1903 e che non assomigliava neppure vagamente a quella de I pastori d’Arcadia) da Louis Bertram Lawrence (1884-1954), un imprenditore americano di origine francese. Ci sono state sepolte Emily Rivarès Lawrence (1863-1932) e Marie Rivarès (1843-1922), rispettivamente nonna e madre dell’imprenditore, nonché due gatti imbalsamati della stessa Marie Rivarès. Tutti i documenti amministrativi relativi a queste costruzioni e ricostruzioni sono tuttora esistenti. La tomba si può anche ritenere vagamente ispirata al quadro seicentesco di Poussin, del resto molto noto. Nel 1988 è stata demolita dall’attuale proprietario con l’autorizzazione del competente consiglio comunale, quello di Peyrolles, stufo di vederla profanata da vandali alla ricerca di segreti del Priorato di Sion. Comunque sia, Poussin non poteva certo riprodurre nel XVII secolo una tomba costruita nel 1932.

    Ammettendo che quella del Priorato di Sion sia una mistificazione, non ci sono prove nei Vangeli «apocrifi» o «gnostici» che Gesù Cristo avesse sposato la Maddalena, e che la prima comunità cristiana non pensasse affatto che fosse Dio? E non ha la Chiesa cattolica per questo arbitrariamente scelto solo quattro Vangeli «innocui» come canonici al Concilio di Nicea del 325, appoggiata dalla forza delle armi dell’imperatore Costantino (280-337)?

    Niente affatto: ci sono testi del primo secolo cristiano dove Gesù Cristo è chiaramente riconosciuto come Dio. All’epoca del Canone Muratoriano - che risale circa al 190 d.C. - il riconoscimento dei quattro Vangeli come canonici e l’esclusione dei testi gnostici era un processo che si era sostanzialmente completato, novant’anni prima che Costantino nascesse. Quanto alla Maddalena, lo gnostico Vangelo di Tomaso, che piace tanto a Dan Brown, ben lungi dall’essere un testo proto-femminista ne fonda la grandezza sul fatto che «[...] si fa maschio». A Simon Pietro che obietta «Maria deve andare via da noi! Perché le femmine non sono degne della Vita», Gesù risponde: «Ecco, io la guiderò in modo da farne un maschio, affinché ella diventi uno spirito vivo uguale a voi maschi. Perché ogni femmina che si fa maschio entrerà nel Regno dei cieli» (Vangelo di Tomaso, 114). Certo, vi è qui una nozione gnostica di androginia che non va presa necessariamente alla lettera: ma siamo comunque ben lontani dal femminismo. Né si parla di figli di Gesù Cristo e della Maddalena.

    Il Codice Da Vinci lascia anche intendere che l’Opus Dei è una «setta» che è entrata in conflitto con la Chiesa in quanto a conoscenza della verità sul Priorato di Sion. C’è qualcosa di vero?

    Anzitutto, nessuno può ricattare altri sulla base della «verità sul Priorato di Sion», che è ben nota e documentata: si tratta di una mistificazione che passa da Plantard a de Sède, da de Sède a Lincoln, e da Lincoln a Dan Brown. Quanto all’Opus Dei (dove tra l’altro non ci sono «monaci», a differenza di quanto pensa Dan Brown), si tratta di un’istituzione non solo canonicamente approvata e lodata dalla Chiesa cattolica, ma il suo fondatore, Josemaría Escrivá (1902-1975), è stato canonizzato come santo dal Papa nel 2002. Le «informazioni» di Dan Brown provengono da un’associazione di ex-membri e altre persone ostili all’Opus Dei, l’Opus Dei Awareness Network, esplicitamente menzionata nel romanzo, che è collegata al più vasto «movimento anti-sette» (le cui discutibili tesi sono ampiamente criticate altrove su questo sito) e le cui faziose opinioni non sono in alcun modo condivise dalla gerarchia cattolica.

    Ma come può un cumulo di sciocchezze avere diciassette milioni di lettori?

    La questione è complessa sul piano sociologico. Rimandando a un mio libro di prossima pubblicazione una trattazione più ampia, mi limito a suggerire che incontra e mette insieme due tipi di mode molto diffuse: quella dei complotti e delle società segrete che dominerebbero il mondo, e quella di un anti-cattolicesimo sempre più manifesto e virulento.
    decisamente esaustivo. ci sarebbero dei punti sui quali ribattere ma non voglio più dilungarmi su un argomento a cui ho dato fin troppa importanza.

    resta da domandarsi perchè una persona non può leggersi quello che cazzo gli pare seguendo il codice di lettura che più preferisce.

    e voglio far presente che fra quei 17 milioni di cretini c'è anche il signore intervistato.

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