ilgrillo ha scritto dom, 06 febbraio 2005 alle 15:21
ghost80 ha scritto dom, 06 febbraio 2005 alle 14:34
Mi devi perdonare,ma se leggessi bene l'editoriale ti accorgeresti che Keiser menziona giovani generazioni facendo il caso di giovani dai 12 ai 17 anni. Aldilà del fatto che a 12 si è bambini e a 17 non lo si è quasi più, comunque non si parla di un'età in cui ad una persona basta dire una cosa perchè la pensi...in seconda battuta,non credere che le generazioni odierne siano uguali a quella nostra perchè non è così. Per noi il pc è stata una sorta di conquista,per loro è una realtà conclamata con cui sono nati. Ti invito a fare una partita a Counter Strike con un dodicenne....capiresti da solo che un gioco in Flash già a quell'età non ha più alcun senso di esistere,almeno a livello di efficacia videoludica. Per cui credere che un gioco educativo possa aver successo con le fasce di età cui Keiser nel suo editoriale attribuisce il ruolo di target della campagna educativa è quantomeno fuori luogo...
Ti perdono anche. Ma ti rinnovo l'indicazione di leggere bene. Ti aiuto:
Quote:
pare che l'80% dei ragazzi dai 12 ai 17 anni sia appassioniata di web-game
Le parole del Keiser a
fine topic non sono direttamente collegate agli interventi della Partnership for Food Safety Education o dell'Unicef. Sono un complemento all'editoriale. Cioè la fascia d'età indicata dal Keiser non è quella direttamente indagata da questi due organismi per produrre i giochi per bambini.
Sono d'accordo con te nel dire che a 12 è
troppo tardi.
In ogni caso continuiamo a dare alla violenza il ruolo della protagonista. Cosa mai potrà succedere?
Rispondimi, ti prego:
Perché un dodicenne preferisce giocare a Counter Strike piuttosto che scrivere sonetti e scambiarseli con gli amici?
Perché è palloso, diresti.
Ma ti sei chiesto perché?
Non capisci che ciò che oggi riteniamo divertente è diventato tale perché è così che abbiamo voluto?
Ciò che oggi riteniamo divertente è fare la guerra sul pc.
Una bella conquista degna di millenni di storia!