Il Comandante ha scritto dom, 23 gennaio 2005 alle 22:37
Era una notte tranquilla, la luna brillava di una luce particolare. Un uomo teneva per mano un bambino. Camminavano in silenzio, l'unico rumore che si sentiva era quello dei loro passi. L'aria era strana. All'improvviso si sente il bambino rivolgere una questione all'uomo. "Qual è la cosa più triste del mondo?"
L'uomo fu stupito dalla domanda, non avrebbe mai pensato che un bambino potesse farne di simili. Tuttavia rispose.
"La pioggia".
Ma il bambino, con tono insoddisfatto, diede vita ad una risposta ancora più insolita della domanda.
"Non quella tristezza lì".
"E quale allora?", aggiunse l'uomo con finto stupore.
"Lo sai", disse il bambino, con una certa sicurezza.
Al seguire di questa risposta, dalla bocca dell'uomo uscì la verità, senza che neanche lui lo volesse. Sembrava quasi fosse destinata a venir fuori.
"La cosa più triste non è nè il perdere qualcuno, nè la vecchiaia, ma quando nessuno ti sente. Quando la tua rabbia rimane legata solo al tuo mondo, e non sfiora in alcun modo quello degli altri. Quando i tuoi sogni e le tue sensazioni rimangono dentro di te, essendo troppo grandi per essere buttate fuori.
E allora muori a poco a poco, ucciso dal tuo stesso amore per la vita. Di tutte le cose per cui il mondo era solito apprezzarti, viene a mancare l'unica per la quale volevi realmente essere amato. Di tanti segni che avevi da lasciare, non ne è rimasto neanche uno. Sono nati dentro di te, sono morti dentro di te, e l'unica cosa che è rimasta è il rimpianto di non aver saputo costruire ponti abbastanza solidi da legare il tuo mondo a quello degli altri. "
All'improvviso il bambino continuò il discorso dell'uomo, in lui comparve una rabbia insolita.
"E il resto della vita la passerai a riimmergerti in quegli stessi sogni che ti hanno ucciso, nel vano tentativo di far tornare tutto come prima. O a raccogliere la cenere del tuo cadavere, ed annusarla per immaginare anche solo per un attimo che sia ancora tutto lì. Fuori di qui tutti ti apprezzano per cose che non hai costruito. L'unica cosa che era tua, quel castello di sogni e di sensazioni che non hai mai mostrato a nessuno, è crollata per sempre. Scambieresti subito la tua vita con quella di un ubriacone qualunque, di una persona che non ha nulla da perdere, per vivere libero da responsabilità. Vorresti che la tua inutilità venisse riconosciuta dovunque, per sentirti in pace con te stesso. Ma è inutile, il peso di ciò che hai perso è incancellabile, e ti distruggerà sempre di più, giorno dopo giorno.
Passerai la vita a soddisfare le aspettative degli altri, a fare la loro felicità. Vivrai per loro, incapace di vivere per te. Studierai per cose che non ti interessano e troverai un lavoro. E per reagire a tutto questo, ti racchiuderai nella convinzione che è stato il destino a decidere la tua vita, che l'ha sempre avuta in pugno, e che tutto è già stato deciso. E' inutile, nulla riuscirà a reggere il peso di ciò che hai perso. Un giorno poi capirai l'errore di rifugiarsi nelle convinzioni, e tenterai di ricostruire tutto daccapo, operoso come un'ape, provando a salvare il salvabile; nel frattempo il tempo passerà, troverai una compagna di vita, condividerai con lei il peso della tua esistenza, dei tuoi errori, e sarai costretto ad accettare la forma di amore che hai sempre rifiutato, quella che fonda le proprie basi sullo scambio delle reciproche paure. L'ultimo giorno della tua vita la abbraccerai, e con un sorriso stampato sul volto le dirai che sei felice, e fortunato di aver vissuto la tua vita con lei. Poi userai tutte le tue forze per trattenere le lacrime, ma non basteranno, loro usciranno lo stesso e le più amare saranno quelle che verserai per tutto ciò che non sei stato e che saresti potuto essere."
Terminate queste parole, l'uomo restò colpito.
"Co...come hai potuto? E' impossibile che sia successo."
Il bambino sorrise. Adesso sembrava felice.
"Ogni tanto accade. Il tempo si ferma, qualcuno si ricorda chi è, trovando la forza nel passato per non arrendersi, per non credere che il presente sia inutile, per costruire e ricostruire, per tradire le aspettative nei confronti del futuro. Presto l'oscurità riprenderà di nuovo il proprio posto, quello che le spetta in un animo così inquieto come il tuo, incapace di essere felice, ma questo tentativo rimarrà in eterno un raggio di luce, per ogni volta che vuoi ricominciare ad aprirti al mondo. E non dimenticare di credere, ne avrai bisogno..."
Al sentire queste parole, l'uomo si tranquillizzò. Non sapeva spiegarsi un sacco di cose di quella conversazione, ma notò egli stesso di essere più sereno.
Continuarono a camminare, sempre più avanti, non si sa verso dove. La luna ora brillava di una luce propria, naturale.
Ad un certo punto il bambino irruppe con una domanda."Qual è la cosa più triste del mondo?"
L'uomo rispose "La pioggia".
"Anche per me", disse il bambino.
Sembrava come se la conversazione non fosse mai avvenuta. In apparenza tutto era come prima, ma osservando bene lo si poteva notare, qualcosa era cambiato. Adesso era il bambino a portare l'uomo per mano.