Prodi cadrà quando tutti i centristi avranno trovato un accordo che farà rinascere la balena bianca.
Giusto per ribadire, ancora una volta quanto, dopo tutto, la realtà sia completamente imprevedibile, vorrei far notare che settembre sta per finire, periodo in cui era prevista la caduta di questo governo (bisogna essere onesti fino in fondo e ammettere che il pronostico non era semplicemente opera della fantasia della CDL). Eppure, la situazione che ora si sta delineando è quella sì di un governo Prodi sull'orlo della crisi - per il semplice fatto che la fiducia a Prodi si sta esaurendo, dove non si sia già esaurita - eppure tutti, dalla maggioranza, all'opposizione, sperano che non si vada subito alle elezioni anticipate.
Insomma, da D'Alema a Berlusconi, passando per tutti gli altri, la sepranza è che un governo fantoccio guidato da Prodi possa resistere ancora per qualche tempo.
Ultima modifica di NanowarOFsteeL; 22-09-06 alle 11:26:07
Per me si può anche votare di nuovo: tutto quello che di buono poteva fare questo governo non l'ha fatto, se si escludono le liberalizzazioni. Che comunque ancora sono solo un embrione (e mi scommetterei le palle che un'eventuale destra di nuovo al potere le toglierebbe di mezzo immediately)
Squilibrio mentale
Lo spettacolo di un premier che dice: al Papa ci pensino le guardie svizzere
Due parole, squilibrio mentale. Un
presidente del Consiglio che fa la
faccia brutta per nascondere la propria
fragilità, e cattiva coscienza finanziaria,
è al limite banale. Un presidente
del Consiglio che in meno di una settimana
trasforma due suoi viaggi internazionali
nel palcoscenico di un litigio
strapaesano con la propria maggioranza
– e con l’opposizione e i presidenti
delle Camere, Marini e Bertinotti, e
con l’ex capitano di un gruppo industriale
privato al quale si è appena tentato
d’imporre un piano sovietizzante
su carta intestata di Palazzo Chigi – si
manifesta come la vittima di un’improntitudine
dilagata in un sistema
nervoso scosso. Ma un presidente del
Consiglio che concentra l’intero repertorio
narcisistico-aggressivo in un giorno
solo, ieri, e si concede anche l’elogio
della Siria di Assad e della democrazia
di Hamas, e infine confeziona il prodotto
balbettando un’infastidito je
m’en fous della salute e della protezione
del Papa assediato dal jihadismo in
armi – perché tanto lo difenderanno le
guardie svizzere – ecco questo è un soggetto
affetto da una sindrome che la
scienza ha rubricato nell’ordine dello
squilibrio mentale. Oltrepassata la linea
maestra che separa la tattica dalla
patologia, la politica esce infatti di scena
e dovrebbe essersene accorto pure
l’uditorio del Council on Foreign Relation.
E’ lì che Romano Prodi ha ceduto
alla sua pubblica dismisura, nel
mauseoleo di quella serietà che il premier
così tanto avrebbe voluto trasfondere
a Palazzo Chigi ed esibire in
Cina e negli Stati Uniti. E perfino goffa,
al termine della disastrosa conferenza
stampa prodiana, è parsa quella
noticina riparatoria oblunga e flemmatica
(come l’inascoltato consigliere
Silvio Sircana) concepita dall’entourage
presidenziale per lenire lo sgomento
vaticano. Immaginarsi come possono
vivere la situazione, qui a Roma, gli
azionisti della maggioranza di cui Prodi
è il volto insostituibile e temuto. Immaginarsi
i crampi dei così detti riformisti
senza ancora un Partito democratico
e senza banche, diessini e rutelliani,
mentre si ritrovano oggi costretti
a proteggere in Parlamento le
intemerate del Professore, perché lui
prima di una settimana non vuole
ascoltare né farsi ascoltare. Gli chiedono
di calmarsi e già gli condonano
l’eccesso. Salvo poi macerare nell’ombra
il proposito d’interrompere il ballo
prima di cadere tutti giù per terra.
Ma sanno che è presto.
dal Foglio di oggi
certa gente non la censura mai nessuno.
I giornali vanno riempiti
io non la trovo una gaffes. Avrà usato un linguaggio da campagnolo, ma il significato è corretto''Ma che cosa vuole che sappia io della sicurezza del Papa in Turchia? Non so nulla in proposito, vedranno le sue guardie...''.
in pratica:
"non me ne frega un beep di cosa fa il crucco, ci pensino gli altri a parargli il beep se gli va male sono solo beep suoi..."
sì, il succo magari è corretto ma permetti che anche la forma un attimo di importanza ce l'ha?
infatti non ha detto quello che hai riportato tu, ma si è limitato a dire che non era informato dei fatti e che non riguardavano il governo italiano
dai abappio, era un esempio per dire che anche la forma c'ha un suo perchè.
è ovvio che Prodi non può dire quelle cose ma i modi usati lasciano comunque un po' a desiderare. A parer mio of course.
chiaro che ci si vuole ricamare sopra, d'altronde fa parte del gioco
suoi modi siamo d'accordo. Secondo me sarebbe stata una gaffes se avesse detto rimpiango giovanni paolo che non era così .....
Natale è veramente molto lontano.
comunque vedo che gli unionisti del BS stanno già calando le scialuppe in mare.
dai, siate uomini, sono solo un paio di cannonate ben assestate. pensate
alla Bismark, suvvia.
ps. perdonatemi il paragone ma il kursk è ancora troppo fresco per riderci su.
A mercati allibiti
Dalla politica fiscale al caso Rovati
Perché il governo scivola sempre
più giù in Borsa, gaffe dopo gaffe
Roma. La sintonia fra il governo Prodi e i
mercari finanziari, se mai è davvero esistita,
si è molto indebolita dopo il pasticcio Telecom.
La diffidenza di banchieri, avvocati
d’affari e gestori per le mosse dell’esecutivo
su temi finanziari, borsistici e price sensitive
è in costante crescita. Il patrimonio di
credibilità che Prodi aveva in alcuni ambienti
internazionali (non troppi) è quasi azzerato.
Un uomo pacato come Mario Monti,
in un’intervista rilasciata a Repubblica,
parlando del caso Telecom, ha spiegato che
“non occorre sapere fino in fondo come sono
andate davvero le cose, e in questi casi
nessuno è in grado di conoscere la completa
verità, per rendersi conto dell’esistenza
di relazioni non corrette tra mondo economico
e mondo politico. E questo ancora una
volta ha fatto fare passi indietro nella considerazione
che l’opinione pubblica internazionale
ha del sistema Italia’’.
La prima incrinatura si ebbe in sede di
stesura del programma dell’Unione, con la
proposta di innalzare l’aliquota sul capital
gain al 20 per cento. La misura non sarebbe
sbagliata in sé, anche perché armonizzerebbe
la tassazione italiana a quella degli
altri mercati europei, ma non tiene conto
della natura dei mercati. La Borsa italiana
è la più piccola delle maggiori Borse
europee ed è caratterizzata dalla presenza
di società quotate per lo più non contendibili.
Avere una tassazione più bassa è un
vantaggio competitivo cui non si dovrebbe
rinunciare con leggerezza. Del resto le gaffe
fiscali del futuro governo – le promesse
di tassazione sulle rendite finanziarie e di
reintroduzione della tassa di successione –
rischiarono di compromettere una vittoria
elettorale che veniva stimata assai più larga
di quanto non accadde.
Poi arrivò il giuramento, il 17 di maggio,
e cinque giorni dopo, il 22 maggio, il neoministro
dei Trasporti Alessandro Bianchi,
area Pdci, sfiducia il management di Alitalia
a Borsa aperta dicendo che “una verifica
sui vertici della compagnia di bandiera
è necessaria”. Il titolo crolla in Borsa
e perde oltre il 10 per cento. Non solo
Bianchi non ama Giancarlo Cimoli, ma non
tollera che altri dell’esecutivo lo possano
apprezzare. E così lo scorso 3 settembre a
chi gli chiedeva un commento sulla fiducia
accordata al manager da Tommaso Padoa-
Schioppa ha risposto con un meravigliato
“non credo che lo abbia detto”. Se la prima
uscita di Bianchi può essere ascritta a una
certa forma di dilettantismo politico, la seconda
segnala una scarsa aderenza alla
realtà, piuttosto pericolosa per un ministro
della Repubblica. La stessa sensazione che
ha suscitato l’uscita del ministro dell’Ambiente,
Alfonso Pecoraro Scanio, che il 19
maggio, due giorni dopo l’insediamento, affermò:
“Il ponte sullo Stretto non si farà.
Nessuna penale sarà pagata dallo stato
perché nessuna penale è prevista. L’Impregilo
al massimo potrà chiedere un risarcimento
per le spese effettuate sino ad
ora’’. E’ quantomeno ingenuo pensare che
un contratto articolato come quello del
Ponte (l’amministatore delegato di Impregilo,
Alberto Lina, ha impiegato due giorni
per siglare ciascuna delle sue pagine) non
prevedesse penali.
Dalle autostrade all’Iva sugli immobili
Qualche perplessità presso le classi dirigenti
economico-finanziarie fu procurata
anche da un’altra gaffe – ancorché minore
– questa volta di Tommaso Padoa-
Schioppa, il quale suggestionato da un articolo
duro, ma non più duro dello standard,
di Francesco Giavazzi sulla fragilità
della politica del governo sui conti pubblici,
rispose allo stesso Giavazzi e ad alcuni
altri esponenti del suo network intellettuale
in forma privata e con spirito
di eccessivo cameratismo.
Nulla rispetto ai bizantinismi e ai continui
sussulti negoziali di Antonio Di Pietro,
che hanno praticamente portato all’esasperazione
un carattere forte come
quello di Gianni Mion, amministratore delegato
di Edizione Holding, la società della
famiglia Benetton, sulla partita Abertis-
Autostrade: iniziativa abbastanza autolesionista
che ha preoccupato il mercato
per l’attivismo del governo. La sindrome
di Tafazzi non ha risparmiato il viceministro
con delega alle Finanze, Vincenzo Visco,
anche dopo i disastri preelettorali:
nella parte del decreto sulle liberalizzazioni
in cui modificava la detraibilità dell’Iva
sugli immobili, aveva stimato un gettito
di 1,8 miliardi di euro da questa misura.
Assoimmobiliare ha dimostrato che
il prelievo sarebbe stato di 28-30 miliardi,
ma intanto i valori di tutte le società immobiliari
e dei fondi quotati erano inevitabilmente
crollati.
La vicenda Rovati-Prodi-Telecom è soltanto
l’ultimo atto di un lento processo
iniziato quattro mesi fa: prima il documento
spedito dal consigliere Angelo Rovati
interpretato dai mercati come un tentativo
di condizionamento di una società
quotata in Borsa e poi l’insider del presidente
del Consiglio su quanto riferitogli
da Marco Tronchetti Provera per negare
di essere a conoscenza dei progetti del capo
della Telecom.
da Il Foglio
Paolo Besser
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Dall`Iraq, all`Afganistan, alle liberalizzazioni, ai provvedimenti di clemenza, al Libano, al caso Telecom questo governo riesce a stupirmi ogni volta che fa qualcosa.
Avete letto il messaggio di Parisi al passaggio del testimone tra le autorità irachene e quelle italiane?
Diceva più meno:
- La missione e oramai conclusa, la situazione nella provincia può dirsi stabile ( );
- Noi siamo fieri di quello che l`Italia ha dimostrato con questa missione ( Ma se làvete criticata ogni singola volta?);
- Il fatto che ce ne andiamo non significa che abbandoneremo l`Iraq ( a no?);
- Resteremo qui ad addestrere le truppe ( Ma non si era detto ritiro totale);
- Le nostre aziende vi aiuteranno nella ricostruzione ( idem con patate)
Ora, passiamo all`Afganistan.
La politica mediatica è....
...con la stampa non si parla!
Siamo tornati nel primo dopoguerra.
Quando c`era un qualche giornalista in giro l`ordine era non farsi vedere...
Per la miseria, sono in Canada da un mese, sono morti 16 soldati canadesi in Afghanistan da quando sono qua, i giornali dedicano alla missione almeno due o tre pagine al giorno e la gente quantomeno sa perchè i loro ragazzi vanno a morire in un posto in **** al pianeta e sa quello che fanno.
In Italia non si sa una mazza di niente, ancor meno da quando è cambiato il governo. E meno male che storicamente è la destra ad essere autoritaria. Cacchio quando ero in missione mi ci mancava solo la censura delle lettere alla fidanzata...
Vogliamo parlare delle liberalizzazioni?
- Liberaliziamo le licenze dei taxi!
- I tassisti si sono incazzati!
- Ok, forse abbiamo esagerato, torniamo indietro...
Ah, non dimentichiamoci che finalmente abbiamo avuto un provvedimento di clemenza, così Previti se ne può tornare a casa (se mai ne è uscito), insieme a tutti gli amici di Mastella.
Ah, ma vogliamo parlare del Libano?
Ci siamo buttati di testa in un casino più grosso di noi, pregando che sui avverino le seguenti condizioni:
a) Gli hezbocazicanicallah non ci sparino visto che siamo Italiani e pensino solo a ricostruirsi i loro bunker distrutti dagli israeliani utilizzando noi come scudi umani;
b) Gli israeliani ci mettano un po`a capire che in realtà l`ordine della missione è "non fare un ***** per contrastare nessuno", e che una volta che lo abbiano capito ci pensino due volte a partire come un rullo compressore per disintegrare di nuovo il sud del Libano proprio perchè laggiù ci stiamo noi;
c) Nei prossimi tre o quattro anni i due contendenti si limitino a qualche scaramuccia così noi potremo dire, bene, pace e fatta possiamo tornare a casa adesso;
d) I problemi ricomincino appena il nostro ultimo soldato a rimesso piede sul suolo patrio.
Ma in tutto questo non ci dimentichiamo di quanto stracazzo costerà sta missione.
E chiudiamo in bellezza con la più grande azienda italiana che va a quel paese ( ) senza dire un cacchio a nessuno...
Ora, visto il mio lavoro io posso essere preciso solo sui rami che mi competono, ma posso dire che questo governo non ha spostato di una virgola il tiro rispetto a quello precedente, che già non è che avesse fatto miracoli, ma almeno aveva la decenza di dirti quello che dovevi andare a fare.
Io adesso vedo solo decisioni prese tardi, male, e che spesso vengono cambiate o ribaltate in corso d`opera...
Ma veramente mi mi toccherà rivotare il portatore nano di democrazia?!?
Ci deve essere un`alternativa!
mi sa che Napoleone in quell'espressione un pò colorita non ci è andato tanto lontano...