L’avanzata di Al Qaeda in Iraq e in Siria
Ancora scontri a Ramadi e Falluja
Da tre giorni si combatte in Iraq, ucciso uno dei capi del fronte estremista Isis. Morti anche 32 civili
Oltre ottanta morti. È il bilancio degli scontri tra esercito e miliziani di Al Qaeda. Di questi sono sessanta i qaedisti sono rimasti uccisi venerdì negli scontri con le milizie anti-al Qaeda a ovest di Baghdad, nella provincia di Anbar. Tra di loro, anche il capo locale, Abu Abder Rahman, secondo quanto riferiscono fonti locali. Da giorni le truppe regolari di Baghdad stanno aumentando gli sforzi nella zona per sradicare Al Qaeda da Fallujah e Ramadi. Alle ostilità partecipano gli uomini della Sahwa, milizia tribale sunnita che lotta contro Al Qaeda e che si è unita all’esercito Usa dal 2006.
CIVILI COINVOLTI - Anche 32 civili, tra cui donne e bambini, sarebbero rimasti uccisi negli scontri. Giovedì il ministero degli Interni di Baghdad aveva annunciato che i militanti vicino ad Al Qaeda avevano preso il controllo di circa la metà delle città di Ramadi e di Falluja. Vestiti di nero e sventolando bandiere , centinaia di ribelli islamici con mitragliatrici e a bordo di pick-up hanno ingaggiato una battaglia con gli esponenti tribali per le strade di Ramadi.
Le ostilità sono iniziate lunedì, dopo lo smantellamento, da parte della polizia, di un accampamento di manifestanti costruito oltre un anno fa ai bordi della città di Ramadi, dove erano in corso proteste contro il governo sunnita di Baghdad.
AL QAEDA E ISIS - I guerriglieri islamisti hanno da tempo compiuto il salto di qualità con la presa delle due città irachene, Fallujah e Ramadi. Il gruppo “Stato islamico in Iraq e nel Levante” (Isis), strettamente legato all’organizzazione fondata da Bin Laden, ha così confermato di essere una forza capace di fronteggiare a viso aperto l’esercito di Baghdad. Ma non è solo il fronte iracheno a preoccupare.
IL FRONTE SIRIANO - Da tempo anche in Siria operano vari gruppi di estremisti islamici, a volte anche in contrapposizione tra loro. Anche su questo scenario le sigle attive sono varie, tra cui sempre Isis (alleata di Al Qaeda), Al Nusra (dalla cui scissione è nato Isis). Da pochi giorni, inoltre, al già frammentato e rissoso fronte anti-Assad si è aggiunta una nuova sigla, l’“Esercito dei Mujahideen”, che oltre a combattere il regime siriano, ha dichiarato guerra a Isis.L’Esercito dei Mujahideen, formato da 8 gruppi, ha annunciato su Facebook che si “impegna a difendere noi stessi ed il nostro onore, il nostro benessere e le nostre terre, e combattere Isis, che ha violato la legge di Dio, fino alla sua dissoluzione”. La nuova formazione si aggiunge al “Fronte Islamico”, la più grande alleanza di ribelli, formata da diversi gruppi islamisti, e il Fronte Rivoluzionario Siriano, altra sigla, che combatte contro Isis. L’accusa, lanciata anche dalla Coalizione Nazionale (il braccio politico che dovrebbe raccogliere il grosso dell’opposizione, o almeno quella considerata l’interlocutore dell’Occidente) ritiene che Isil faccia gli interessi di Assad dando dei ribelli un’immagine di violenza gratuita, arrivando a giustificare che il regime definisca tout court “terroristi” tutte le forze ostili a Damasco.