Domanda a bruciapelo posta su Gamasutra.com: «i creatori di videogiochi hanno responsabilità morali nel trasmettere dei valori ai giocatori?» Giro la domanda anche a voi, ma non prima di aver riportato alcune delle risposte. La discussione va piuttosto per le lunghe, entrando anche nel merito di "quali valori" eventualmente siano da trasmettere, del resto l'argomento è di quelli che incita la gente a "lasciarsi andare"... Lettura caldamente consigliata. Chi risponde "SI" dice, tra le altre cose:
«Assolutamente. Il nostro lavoro è insegnare, educare, trasmettere valori etici in ogni momento, con ogni mezzo. L'industria dei videogiochi ha a disposizione il più innovativo degli strumenti (ma non certo il più nuovo, ndCT), l'educazione "stealth" - ossia imparare giocando. Si tratta di un'evoluzione dell'insegnamento che non può essere ignorata o male utilizzata» - Liam McMahon, RedZone SCEA.
«Non penso sia molto grave se i giochi non trasmettono valori positivi, ma penso che sia un problema se trasmettono valori poveri. Dopo tutto, nessuno incolpa Tetris di non innalzare il nostro standard morale, o Pac-Man per non averci mostrato il senso più alto della vita» - Josh Giesbrecht, Electronic Arts.
E per il "NO"
«No. Penso che i creatori di videogiochi abbiano la responsabilità morale di intrattenere il loro pubblico. Non spetta agli sviluppatori fare da genitori al proprio pubblico» - Jim Busike, Killergame.
«Non più responsabilità di quanta non ne abbiano altri creativi come artisti, musicisti, attori, scrittori. Che sia il pubblico a decidere cosa valga il loro tempo e la loro attenzione» - Tiffany Chu, SCEA