Internet non è mai stato un salottino buono dell’alta società. L’anonimato che il web spesso consente porta giorno dopo giorno a un inasprimento del linguaggio utilizzato in rete. I forum e le sezioni commenti delle riviste online traboccano di attacchi immotivati agli utenti, opinioni personali spacciate per verità assolute e frasi gridate in capslock. In questa terra di nessuno che troppo spesso è il web interagiscono frequentemente, da un lato, persone che si battono per mantenere un grado di civiltà minimo negli spazi digitali che occupano (e di cui si occupano), e, dall’altro, un gruppo che ha fatto del torpiloquio online, della diffusione di informazioni senza alcun fondamento e del presidio quasi militare degli spazi di discussione online un affilato e preciso strumento politico; sono i membri della “brigata web” a disposizione del governo russo. I commissari politici di internet, i troll di Putin, il G team, la pattuglia virtuale del Cremlino, tutti nomi utilizzati per definire la medesima categoria: cittadini russi (e in rari casi di altre nazionalità) stipendiati più o meno indirettamente dal governo russo per fare propaganda sui siti e forum del mondo occidentale spacciandosi per normali utenti.
Continua a leggere su alibit: http://www.alib.it/?p=362