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Discussione: Crisi Ambientale

  1. #26
    Il Nonno L'avatar di Edward Green
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    Predefinito Re: Crisi Ambientale

    Bene è partita la Conferenza di Parigi sul clima. Realisticamente cosa vi aspettate?


    Spoiler:
    Al via di Cop21, gli Stati Uniti hanno annunciato uno stanziamento di 51 milioni di dollari destinato al fondo per l’aiuto ai Paesi più poveri nella lotta contro i cambiamenti climatici.



  2. #27
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    Predefinito Re: Crisi Ambientale

    Citazione Originariamente Scritto da Edward Green Visualizza Messaggio
    Bene è partita la Conferenza di Parigi sul clima. Realisticamente cosa vi aspettate?


    Spoiler:
    Al via di Cop21, gli Stati Uniti hanno annunciato uno stanziamento di 51 milioni di dollari destinato al fondo per l’aiuto ai Paesi più poveri nella lotta contro i cambiamenti climatici.


    Noi siamo tra quei paesi?
    Quanti milioni ci spettano -che c'è da finanziare il Festival-?

  3. #28
    Il Nonno L'avatar di Edward Green
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    Predefinito Re: Crisi Ambientale

    Articolo dubbioso di Ricci: http://www.repubblica.it/ambiente/20...ler-128592752/

    Energia: petrolio e carbone, fonti in discesa. Ora il mondo si libera dei suoi killer
    Siamo diventati più efficienti, quindi ne consumiamo meno. E quella che usiamo viene da fonti alternative


    Spoiler:
    di MAURIZIO RICCI

    UNO: avete messo i doppi vetri alle finestre. Due: la vostra auto è una Euro6. Tre: quando andate al mare notate che la campagna è piena di file di pannelli solari. Adesso, fate uno più due più tre. Risultato: 45 dollari, quanto costa oggi un barile di petrolio. Spiccioli, rispetto a quanto costava poco più di un anno e mezzo fa. Ma la notizia importante è che il prezzo è crollato perché è caduta la domanda. Siamo diventati più efficienti a consumare l'energia, quindi ne consumiamo meno e quella che consumiamo viene da fonti alternative. Sembrava una scommessa azzardata, e invece no. Quello che gli esperti stanno raccontando in questi mesi — alcuni a bocca storta, altri con sollievo — è che stiamo assistendo al crepuscolo del petrolio e del carbone. Siamo solo all'inizio e non sarà un processo breve. Anzi, sono in tanti, nei corridoi della conferenza sul clima di Parigi, a dire che arriva troppo tardi. Però, arriva. Dieci anni fa pensavamo che il tramonto del petrolio sarebbe arrivato perché erano finite le riserve e ci saremmo disputati il poco rimasto. Invece, è il contrario: ce n'è troppo. In questo momento, ci sono 100 milioni di barili (l'equivalente di un giorno intero di consumi mondiali) stivati nelle petroliere ormeggiate al largo, perché a terra non c'è più spazio nei depositi. Non sappiamo che farcene.

    Per le sostanze che hanno avviato e alimentato due secoli di rivoluzione industriale è una situazione inedita. Chi racconta meglio la svolta è l'ultimo rapporto della Iea, l'agenzia dell'Ocse, cioè i paesi ricchi, che si occupa di energia. Spiega che c'è una transizione epocale in corso, che si appoggia su due fattori. Si è esaurita la singola spinta alla domanda di energia più esplosiva della storia recente, perché si sta spegnendo la sete della Cina. Ma, contemporaneamente, cambiano anche gli strumenti. Il carbone, il combustibile più inquinante e anche quello che emette più CO2, oggi la prima fonte di elettricità, sta per perdere il suo predominio.

    A prima vista, non si direbbe. L'India difende con i denti il suo diritto ad alimentare a carbone il suo sviluppo economico. La Cina sta facendo shopping di miniere nel mondo: ieri Xi Jinping ne ha, praticamente, comprata una in Zimbabwe. Gli ambientalisti di Climate Action Tracker hanno calcolato che, se tutti i progetti di costruzione di nuove centrali a carbone andassero in porto, l'obiettivo di contenere il riscaldamento mondiale a 2 gradi andrebbe, letteralmente, in fumo. Ma, se alziamo gli occhi e guardiamo un po' più in là, la prospettiva cambia. È improbabile che tutte quelle centrali vengano costruite davvero. I petrolieri hanno rotto i ponti con i loro colleghi del carbone. Giappone e Usa hanno tolto i sussidi all'esportazione. Banche, assicurazioni, fondi fuggono dagli investimenti in carbone come fosse la peste. Finanche una delle più grandi società minerarie al mondo gli ha girato le spalle. Anche se India e Cina insisteranno nell'energia a basso costo assicurata dal carbone, l'egemonia del combustibile più inquinante, globalmente, è finita. La Iea calcola che in 15 anni sarà scavalcato: le centrali a carbone saranno sempre di meno. E chi ne prenderà il posto? Le rinnovabili. Già oggi, una nuova centrale su due funziona con il sole, il vento, l'idroelettrico. Nel 2040, assicura la Iea, sarà la prima fonte di elettricità: il 50% del totale in Europa, il 30 in Cina e in Giappone, il 25 negli Usa.

    Ma Re Petrolio? Sapevamo già che il carbone era una vittima designata, ma che ne sarà dell'oro nero? D'ora in avanti, calcola la Iea, la domanda mondiale di energia crescerà più o meno l'1 per cento l'anno: dal 1990 in poi, andavamo ad una velocità doppia. Merito dei miglioramenti nell'efficienza energetica. E, specificamente per il petrolio, aggiunge la Iea, il boom è finito. Da qui al 2020, sostiene il direttore esecutivo, Fatih Birol, la produzione di greggio aumenterà del 5 per cento. Poi, ci vorranno venti anni, fino al 2040, perché aumenti di un altro 5 per cento o poco più. Che succede? L'Occidente, i paesi ricchi dell'Ocse voltano le spalle all'oro nero. Da qui al 2040, America, Europa, Giappone ridurranno i consumi di 11 milioni di barili al giorno, l'equivalente di un quarto dei consumi attuali. Il problema è che quei barili ricompaiono nei consumi dei paesi emergenti, come Cina e India che ne utilizzeranno, appunto, 11 milioni in più. Saldo zero, insomma.

    Al di là degli impegni presi da tutti per contenere le emissioni di CO2, dunque, il mondo appare ancora spaccato in due, fra paesi ricchi sempre più lontani dai combustibili fossili e paesi emergenti dove lo sviluppo è ancora intrecciato all'energia tradizionale. Ma qualcosa è cambiato in profondità. L'idea che non sia possibile immaginare un mondo prospero e capace di sviluppo, lontano dai combustibili fossili, non sta più in piedi. Il senso della storia che racconta la Iea è chiaro. Il mondo si sta liberando del petrolio. La svolta inizia nei paesi sviluppati, ma i paesi emergenti seguiranno, ancora una volta, il sentiero tracciato, con l'efficienza e le rinnovabili, da quelli che, oggi, sono più ricchi. E' solo questione di tempo.

    Il problema è che il tempo è esattamente quello che non c'è. Ecco perché quella della Iea è, per ora, una storia confortante, ma non a lieto fine. I consumi di petrolio rallentano vistosamente, anche le emissioni proporzionalmente diminuiscono, rispetto all'uso di energia. Ma non basta. Nel 2040 centrali elettriche e automobili sputeranno comunque globalmente nell'atmosfera il 16 per cento di tonnellate di anidride carbonica in più, rispetto al 2013. Il mondo, dicono gli scienziati, non se lo può permettere. La battaglia per contenere l'uso dei combustibili fossili, contro interessi potenti e convinzioni radicate, resta difficile. Però, se la transizione alla nuova energia è già in corso, spingere in discesa è più facile


    Per Stuckmojo, Moloch, Lewyn e gli altri: ma il prezzo del petrolio non è crollato per il fracking americano e la produzione al massimo dell'opec?
    E veramente abbbiamo avviato la sostituzione dei carboni fossili?

    Mi sembra un pò strampalato questo articolo

  4. #29
    alberace
    ospite

  5. #30
    koba44
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    Predefinito Re: Crisi Ambientale

    Citazione Originariamente Scritto da Edward Green Visualizza Messaggio
    Per Stuckmojo, Moloch, Lewyn e gli altri: ma il prezzo del petrolio non è crollato per il fracking americano e la produzione al massimo dell'opec? E veramente abbbiamo avviato la sostituzione dei carboni fossili?
    Dopo essermi guardato un po' di grafici, fra produzione americana e fabbisogno europeo e mondiale, direi proprio che la risposta è no.

  6. #31
    Il Nonno L'avatar di Edward Green
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    Predefinito Re: Crisi Ambientale

    Citazione Originariamente Scritto da koba44 Visualizza Messaggio
    Dopo essermi guardato un po' di grafici, fra produzione americana e fabbisogno europeo e mondiale, direi proprio che la risposta è no.
    No a quale delle due domande?

  7. #32
    La Borga L'avatar di Lewyn
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    Predefinito Re: Crisi Ambientale

    Citazione Originariamente Scritto da Edward Green Visualizza Messaggio
    Articolo dubbioso di Ricci: http://www.repubblica.it/ambiente/20...ler-128592752/

    Energia: petrolio e carbone, fonti in discesa. Ora il mondo si libera dei suoi killer
    Siamo diventati più efficienti, quindi ne consumiamo meno. E quella che usiamo viene da fonti alternative


    Spoiler:
    di MAURIZIO RICCI

    UNO: avete messo i doppi vetri alle finestre. Due: la vostra auto è una Euro6. Tre: quando andate al mare notate che la campagna è piena di file di pannelli solari. Adesso, fate uno più due più tre. Risultato: 45 dollari, quanto costa oggi un barile di petrolio. Spiccioli, rispetto a quanto costava poco più di un anno e mezzo fa. Ma la notizia importante è che il prezzo è crollato perché è caduta la domanda. Siamo diventati più efficienti a consumare l'energia, quindi ne consumiamo meno e quella che consumiamo viene da fonti alternative. Sembrava una scommessa azzardata, e invece no. Quello che gli esperti stanno raccontando in questi mesi — alcuni a bocca storta, altri con sollievo — è che stiamo assistendo al crepuscolo del petrolio e del carbone. Siamo solo all'inizio e non sarà un processo breve. Anzi, sono in tanti, nei corridoi della conferenza sul clima di Parigi, a dire che arriva troppo tardi. Però, arriva. Dieci anni fa pensavamo che il tramonto del petrolio sarebbe arrivato perché erano finite le riserve e ci saremmo disputati il poco rimasto. Invece, è il contrario: ce n'è troppo. In questo momento, ci sono 100 milioni di barili (l'equivalente di un giorno intero di consumi mondiali) stivati nelle petroliere ormeggiate al largo, perché a terra non c'è più spazio nei depositi. Non sappiamo che farcene.

    Per le sostanze che hanno avviato e alimentato due secoli di rivoluzione industriale è una situazione inedita. Chi racconta meglio la svolta è l'ultimo rapporto della Iea, l'agenzia dell'Ocse, cioè i paesi ricchi, che si occupa di energia. Spiega che c'è una transizione epocale in corso, che si appoggia su due fattori. Si è esaurita la singola spinta alla domanda di energia più esplosiva della storia recente, perché si sta spegnendo la sete della Cina. Ma, contemporaneamente, cambiano anche gli strumenti. Il carbone, il combustibile più inquinante e anche quello che emette più CO2, oggi la prima fonte di elettricità, sta per perdere il suo predominio.

    A prima vista, non si direbbe. L'India difende con i denti il suo diritto ad alimentare a carbone il suo sviluppo economico. La Cina sta facendo shopping di miniere nel mondo: ieri Xi Jinping ne ha, praticamente, comprata una in Zimbabwe. Gli ambientalisti di Climate Action Tracker hanno calcolato che, se tutti i progetti di costruzione di nuove centrali a carbone andassero in porto, l'obiettivo di contenere il riscaldamento mondiale a 2 gradi andrebbe, letteralmente, in fumo. Ma, se alziamo gli occhi e guardiamo un po' più in là, la prospettiva cambia. È improbabile che tutte quelle centrali vengano costruite davvero. I petrolieri hanno rotto i ponti con i loro colleghi del carbone. Giappone e Usa hanno tolto i sussidi all'esportazione. Banche, assicurazioni, fondi fuggono dagli investimenti in carbone come fosse la peste. Finanche una delle più grandi società minerarie al mondo gli ha girato le spalle. Anche se India e Cina insisteranno nell'energia a basso costo assicurata dal carbone, l'egemonia del combustibile più inquinante, globalmente, è finita. La Iea calcola che in 15 anni sarà scavalcato: le centrali a carbone saranno sempre di meno. E chi ne prenderà il posto? Le rinnovabili. Già oggi, una nuova centrale su due funziona con il sole, il vento, l'idroelettrico. Nel 2040, assicura la Iea, sarà la prima fonte di elettricità: il 50% del totale in Europa, il 30 in Cina e in Giappone, il 25 negli Usa.

    Ma Re Petrolio? Sapevamo già che il carbone era una vittima designata, ma che ne sarà dell'oro nero? D'ora in avanti, calcola la Iea, la domanda mondiale di energia crescerà più o meno l'1 per cento l'anno: dal 1990 in poi, andavamo ad una velocità doppia. Merito dei miglioramenti nell'efficienza energetica. E, specificamente per il petrolio, aggiunge la Iea, il boom è finito. Da qui al 2020, sostiene il direttore esecutivo, Fatih Birol, la produzione di greggio aumenterà del 5 per cento. Poi, ci vorranno venti anni, fino al 2040, perché aumenti di un altro 5 per cento o poco più. Che succede? L'Occidente, i paesi ricchi dell'Ocse voltano le spalle all'oro nero. Da qui al 2040, America, Europa, Giappone ridurranno i consumi di 11 milioni di barili al giorno, l'equivalente di un quarto dei consumi attuali. Il problema è che quei barili ricompaiono nei consumi dei paesi emergenti, come Cina e India che ne utilizzeranno, appunto, 11 milioni in più. Saldo zero, insomma.

    Al di là degli impegni presi da tutti per contenere le emissioni di CO2, dunque, il mondo appare ancora spaccato in due, fra paesi ricchi sempre più lontani dai combustibili fossili e paesi emergenti dove lo sviluppo è ancora intrecciato all'energia tradizionale. Ma qualcosa è cambiato in profondità. L'idea che non sia possibile immaginare un mondo prospero e capace di sviluppo, lontano dai combustibili fossili, non sta più in piedi. Il senso della storia che racconta la Iea è chiaro. Il mondo si sta liberando del petrolio. La svolta inizia nei paesi sviluppati, ma i paesi emergenti seguiranno, ancora una volta, il sentiero tracciato, con l'efficienza e le rinnovabili, da quelli che, oggi, sono più ricchi. E' solo questione di tempo.

    Il problema è che il tempo è esattamente quello che non c'è. Ecco perché quella della Iea è, per ora, una storia confortante, ma non a lieto fine. I consumi di petrolio rallentano vistosamente, anche le emissioni proporzionalmente diminuiscono, rispetto all'uso di energia. Ma non basta. Nel 2040 centrali elettriche e automobili sputeranno comunque globalmente nell'atmosfera il 16 per cento di tonnellate di anidride carbonica in più, rispetto al 2013. Il mondo, dicono gli scienziati, non se lo può permettere. La battaglia per contenere l'uso dei combustibili fossili, contro interessi potenti e convinzioni radicate, resta difficile. Però, se la transizione alla nuova energia è già in corso, spingere in discesa è più facile


    Per Stuckmojo, Moloch, Lewyn e gli altri: ma il prezzo del petrolio non è crollato per il fracking americano e la produzione al massimo dell'opec?
    E veramente abbbiamo avviato la sostituzione dei carboni fossili?

    Mi sembra un pò strampalato questo articolo
    Quello + rallentamento delle economie asiatiche, la maggiore efficienza energetica c'entra poco o nulla.

    Per il secondo punto: http://www.ilsole24ore.com/art/mondo...?uuid=ACUPbjjB

  8. #33
    koba44
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    Predefinito Re: Crisi Ambientale

    Citazione Originariamente Scritto da Edward Green Visualizza Messaggio
    No a quale delle due domande?
    Alla seconda. Alla prima direi di sì: la produzione americana è davvero schizzata in alto mentre i sauditi sono a un impasse: hanno un deficit di bilancio consistente.

  9. #34
    La Borga L'avatar di Lewyn
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    Predefinito Re: Crisi Ambientale

    Accordo raggiunto

    Si parla di incremento limite di 1.5 °C, con controlli periodici e aiuti ai paesi in via di sviluppo per l'utilizzo di tecnologie a minor impatto.

  10. #35
    Il Nonno L'avatar di Edward Green
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    Predefinito Re: Crisi Ambientale

    Ecco parliamo di questo "mitico" accordo.

    Prima partiamo dalle lacrime di Fabius ( ) e da questo incipit della Stampa:
    Neanche i più sfegatati ambientalisti, pochi mesi or sono, avrebbero sperato in un risultato simile. L’«accordo di Parigi», molto probabilmente, lo ricorderemo in futuro come un momento di passaggio storico


    Ogni volta un'orgia di retorica senza fine...

    Comunque per chi volesse leggerlo, qua l'accordo: http://unfccc.int/resource/docs/2015/cop21/eng/l09.pdf

    In sintesi prevede:

    Spoiler:

    OBIETTIVO A LUNGO TERMINE SULLE EMISSIONI
    L’articolo 3 prevede che i Paesi “puntino a raggiungere il picco delle emissioni di gas serra il più presto possibile”, e proseguano “rapide riduzioni dopo quel momento” per arrivare a “un equilibrio tra le emissioni da attività umane e le rimozioni di gas serra nella seconda metà di questo secolo”.

    IMPEGNI NAZIONALI E REVISIONE

    In base all’articolo 4, tutti i Paesi “dovranno preparare, comunicare e mantenere” degli impegni definiti a livello nazionale, con revisioni regolari che “rappresentino un progresso” rispetto agli impegni precedenti e “riflettano ambizioni più elevate possibile”. I paragrafi 23 e 24 della decisione sollecitano i Paesi che hanno presentato impegni al 2025 “a comunicare entro il 2020 un nuovo impegno, e a farlo poi regolarmente ogni 5 anni”, e chiedono a quelli che già hanno un impegno al 2030 di “comunicarlo o aggiornarlo entro il 2020″. La prima verifica dell’applicazione degli impegni è fissata al 2023, i cicli successivi saranno quinquennali.

    LOSS AND DAMAGE
    L’accordo prevede un articolo specifico, l’8, dedicato ai fondi destinati ai Paesi vulnerabili per affrontare i cambiamenti irreversibili a cui non è possibile adattarsi, basato sul meccanismo sottoscritto durante la Cop 19, a Varsavia, che “potrebbe essere ampliato o rafforzato”. Il testo “riconosce l’importanza” di interventi per “incrementare la comprensione, l’azione e il supporto”, ma non può essere usato, precisa il paragrafo 115 della decisione, come “base per alcuna responsabilità giuridica o compensazione”.

    FINANZIAMENTI
    L’articolo 9 chiede ai Paesi sviluppati di “fornire risorse finanziarie per assistere” quelli in via di sviluppo, “in continuazione dei loro obblighi attuali”. Più in dettaglio, il paragrafo 115 della decisione “sollecita fortemente” questi Paesi a stabilire “una roadmap concreta per raggiungere l’obiettivo di fornire insieme 100 miliardi di dollari l’anno dal 2020″, con l’impegno ad aumentare “in modo significativo i fondi per l’adattamento”.

    TRASPARENZA
    L’articolo 13 stabilisce che, per “creare una fiducia reciproca” e “promuovere l’implementazione” è stabilito “un sistema di trasparenza ampliato, con elementi di flessibilità che tengano conto delle diverse capacità


    Quindi abbiamo un accordo che entrerà a pieno regime se va bene nel 2020, se no più in là. Privo di sanzioni o metodi coercitivi, che si basa su rapporti e controlli con prima verifica dal 2023.
    Ovviamente deve essere ratificato da almeno 55 paesi che coprono il 55% delle emissioni globali. Basta che qualcuno di grosso si sfili e già l'accordo diventa carta straccia (ricordo che nel 2016 ci sono le elezioni presidenziali Usa e già i repubblicani vedono molto male questo accordo...)

    La parte forse più interessante sono quei 100 miliardi di dollari all'anno a partire dal 2020 per i paesi in via di sviluppo. Ma anche qua tutto molto vago, tanto che quando hanno domandato a Segolene Royal da dove arriveranno quei soldi, lei è rimasta molto vaga.

    Da segnalare poi la mitica High Ambitious Coalition con dentro di tutto e di più, da paesi virtuosi a iper-corrotti, fra cui Venezuela, India, Brasile e Arabia Saudita

    Diciamocelo chiaramente: è una presa per il culo. E' una sorta di abbozzo, dove poi ci può finire di tutto e che può essere aggirato in 20.000 modi.
    Un pò di fiducia si potrebbe avere se fossimo governati a livello planetario dalla Danimarca, ma che adesso paesi corrotti e inquinanti mi vengano a dire che faranno tutto in trasparenza e all'insegna del rispetto dell'ambiente, non ci crede nessuno.

    L'unica cosa che potrebbe fare la differenza è una mutazione del mercato capitalistico che si sposta in maniera decisa sulla Green Economy. Ma anche qua bisogna vedere con che tempistiche.

    Per il resto la retorica è quella del protocollo di Kyoto, sebbene questa volta con 195 paesi. O come quella della coalizione internazionale contro l'Isis

    Tempo pochi giorni e non ne parlerà più nessuno. E anche i politici se ne fregheranno. Tanto mica saranno loro in carica nel 2023 a spiegare perchè questo o quest'altro è andato storto.

    Premio speciale a Ban Ki Moon, che come nullità, continua a fare grandi discorsi

  11. #36
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    Predefinito Re: Crisi Ambientale

    L'ennesimo accordo che non porterà a niente

    Inviato dal mio SM-G903F utilizzando Tapatalk

  12. #37
    La Borga L'avatar di Lewyn
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    Predefinito Re: Crisi Ambientale

    Io tutt'a questa negatività non la vedo: non sarà l'accordo definitivo che salverà tutto, ma sicuramente è un passo importante ed il fatto che sia stato sottoscritto anche da India, Cina e compagnia cantante è un ottima cosa.

  13. #38
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    Predefinito Re: Crisi Ambientale

    Citazione Originariamente Scritto da Lewyn Visualizza Messaggio
    Io tutt'a questa negatività non la vedo: non sarà l'accordo definitivo che salverà tutto, ma sicuramente è un passo importante ed il fatto che sia stato sottoscritto anche da India, Cina e compagnia cantante è un ottima cosa.
    Dopo che hanno presentato questo accordo come "fine del mondo", era palese che l'avrebbero firmato tutti. Una firma costa ben poco (mille accordi storici lo insegnano...). Sono le questioni pratiche, le logiche di potere e di economia, oltre che le migliaia di clausole a far la differenza.

    Se mi presentano la crisi climatica come il problema più devastante del XXI Sec., come è possibile far saltare fuori un accordo così mediocre e dilatato nel tempo?
    Non mi sembra che abbiano lesinato soldi e misure di emergenza quando il sistema bancario mondiale stava affondando (facendo pagare il conto alla gente).
    Invece per il clima, che lo presentano come la cosa più pericolosa in assoluto, è tutto un se e un ma.

    Delle due l'una: o la crisi climatica è una baggianata oppure non hanno la forza e la volontà di modificare le fondamenta del nostro Sistema.

  14. #39
    La Borga L'avatar di Lewyn
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    Predefinito Re: Crisi Ambientale

    Vedremo, il problema delle emissioni, in molti paesi, va di pari passo con quello dell'inquinamento ad un livello inaccettabile delle megalopoli.
    È probabile che in questi paesi inizi una politica di sostituzione dei sistemi più vecchi e inefficienti a carbone e gasolio con caldaie a gas, con un beneficio elevatissimo sia in termini di inquinamento che di emissioni.

  15. #40

    Predefinito Re: Crisi Ambientale

    puntino a raggiungere il picco delle emissioni di gas serra il più presto possibile
    cosa vuol dire, che per via dell'accordo salva clima, ora ci impegnano a inquinare il più possibile, così dopo facciamo bella figura? "eh ma abbiamo ridotto le emissioni del 30% rispetto a quando abbiamo dato fuoco alla foresta amazzonica!", cioè gg ma seriously?

    poi la storia del grado e mezzo a me m'è sempre parsa una paraculata, anche perchè il sole entrerà verosimilmente in un periodo di "bassa luminosità" dovuto al suo ciclo naturale di attività, cosa che già di per sè porterà ad una diminuzione della temperatura media globale. il vero punto è la CO2, e per batterla, nel lungo periodo di realistico c'è solo il nucleare, con il torio -se si riesce a far funzionare la tecnologia.
    Ultima modifica di AladinSalamin; 13-12-15 alle 15:22:18

  16. #41
    Moloch
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    Predefinito Re: Crisi Ambientale

    bah, tutta questa negatività mi sembra inutile.
    l'UE tramite discipline ancora più lasse ha contenuto le proprie emissioni già da un decennio, non è niente di impossibile.

  17. #42

    Predefinito Re: Crisi Ambientale

    però l'UE è un mercato da 500 mil di persone (su per giù), cina + india son quasi 3 miliardi, 6 volte tanto, il carbone è la fonte fossile più abbondante e collaudata. con la crescita del tenore di vita non si ridurrà di certo l'appetito energetico.

  18. #43
    La Borga L'avatar di Lewyn
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    Predefinito Re: Crisi Ambientale

    Però potrebbero essere usate fonti meno impattanti: il gas naturale, a parità di energia liberata, ha emissioni di CO2 del 55% inferiori (calcoli casalinghi, biologici, a km0); considerando la maggiore efficienza dei sistemi a gas non è fantascienza pensare a una riduzione del 70%.

  19. #44
    Moloch
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    Predefinito Re: Crisi Ambientale

    Citazione Originariamente Scritto da AladinSalamin Visualizza Messaggio
    però l'UE è un mercato da 500 mil di persone (su per giù), cina + india son quasi 3 miliardi, 6 volte tanto, il carbone è la fonte fossile più abbondante e collaudata. con la crescita del tenore di vita non si ridurrà di certo l'appetito energetico.
    è per questo che la transizione dell'oriente alla fine la pagherà l'occidente, coi famosi 100 miliardi.

  20. #45
    Il Nonno L'avatar di Edward Green
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    Predefinito Re: Crisi Ambientale

    Citazione Originariamente Scritto da Moloch Visualizza Messaggio
    è per questo che la transizione dell'oriente alla fine la pagherà l'occidente, coi famosi 100 miliardi.
    Infatti è la parte più interessante. Ma anche la più difficile per due motivi:

    - chi in Occidente sgancia i soldi ogni anno? Nuove tasse?
    - Nel caso di nuove crisi economiche, quali forze politiche diranno "vi tassiamo di più. perchè Xi e Modi non sanno gestire i loro Stati schifosi"?

    Insomma, per incominciare vediamo cosa fanno gli Usa. A partire dalla nuova amministrazione (ricordo a tutti che un repubblicano si è presentato con un palla di neve per testimoniare la bufala del cambiamento climatico e non è un'opinione isolata: https://it.notizie.yahoo.com/senator...150716670.html)

    Nel frattempo toccherà stare con il fiato sul collo a chi ci comanda.

  21. #46
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    Predefinito Re: Crisi Ambientale

    so' ragazzi

  22. #47
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    Predefinito Re: Crisi Ambientale

    vogliamo i carbon credit e le etichette prodotto secondo la CO2.
    Brooom, scaldo i DeNox.

  23. #48
    Il Nonno L'avatar di Edward Green
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    Predefinito Re: Crisi Ambientale

    http://www.huffingtonpost.it/marica-...m_hp_ref=italy

    Tali impegni, calcolati complessivamente, sono completamente insufficienti a garantire il raggiungimento dell'ambizioso obiettivo. La revisione degli accordi si farà ogni 5 anni, prima verifica prevista nel 2023. Anche se tutti i paesi facessero la loro parte - cosa non scontata, visto che mancano ad oggi concreti strumenti di controllo e sanzione - la temperatura salirebbe comunque sopra i 3°.

    Esperti del Tyndall Centre for Climate Change Research (Inghilterra), del Center for International Climate and Environmental Research di Oslo, del Potsdam Institute tedesco e di altri istituti di Svezia e Austria avvertono che così com'è l'accordo non basta
    La Cina, mentre i cittadini di Pechino soffocano sotto una coltre di smog con concentrazioni di particelle sottili che ha superato di oltre 30 volte la soglia di allarme dell'OMS, annuncia che inizierà a ridurre solo dal 2030. L'India non ha alcuna intenzione di rinunciare al carbone. L'Italia dice di sposare, per voce del Ministro Galletti, l'obiettivo del 1,5° e intanto impone dall'alto progetti estrattivi e infrastrutture energetiche lungo tutta la penisola, in terra e in mare.
    Nel testo di 31 pagine votato a Parigi neppure una volta vengono nominati i termini "petrolio", "carbone" o "combustibili fossili". Neppure un cenno alla necessità di tagliare i 5.300 miliardi di dollari l'anno di sussidi ai combustibili fossili. Aviazione civile e trasporto marittimo, che rappresentano il 10% delle emissioni, sono fuori dall'accordo. Si parla di trasferimento di tecnologie ma non si mette mai in discussione del diritto di proprietà intellettuale. Il meccanismo Loss&Damage, per sostenere le popolazioni piu vulnerabili per le perdite subite a causa del cambiamento climatico, non è definito nel sistema di indennizzi. La conferma del meccanismo dei Redd+ mette in pericolo l'obiettivo di sviluppo sostenibile della deforestazione zero entro il 2020. Si ribadisce, a livello di finanziamento, l'impegno per 100 miliardi l'anno da qui al 2020, cui i paesi in via di sviluppo (India e Cina comprese) potranno contribuire su base volontaria, anche se dal 2010 - anno in cui il Fondo Verde per il Clima è stato istituito - solo il 10% delle promesse di erogazione sono state mantenute.
    Mentre la scienza dice che non c'è più tempo, l'Oim avverte che a causa del clima ci saranno 250milioni di profughi ambientali nel 2050, il FMI ribadisce che il cambiamento climatico è una minaccia anche per la stabilità dei mercati, i capi di stato brindano per un accordo che entrerà in vigore non ora, ma tra 5 anni. Con il tempo potrebbe essere scaduto.

  24. #49
    La Borga L'avatar di Lewyn
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    Predefinito Re: Crisi Ambientale

    Solito fuffington post.
    Fa un misturone prendendosela con i combustibili fossili senza distinguere manco per sbaglio carbone da olio e gas.
    La parte sull'Italia e sull'attività estrattiva fa morir poi, impone dall'alto ma se ci sono trattative a non finire e tonnellate di documentazione da presentare per ogni singola minchiata
    Finiamo con navi e aerei, a cosa dovrebbero andare? A gas ? Ah, no, non va comunque bene perché è un combustibile fossile; riempiamoli di pannelli solari e speriamo si muovano allora.

  25. #50
    Il Nonno L'avatar di Edward Green
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    Predefinito Re: Crisi Ambientale

    Citazione Originariamente Scritto da Lewyn Visualizza Messaggio
    Solito fuffington post.
    Fa un misturone prendendosela con i combustibili fossili senza distinguere manco per sbaglio carbone da olio e gas.
    La parte sull'Italia e sull'attività estrattiva fa morir poi, impone dall'alto ma se ci sono trattative a non finire e tonnellate di documentazione da presentare per ogni singola minchiata
    Finiamo con navi e aerei, a cosa dovrebbero andare? A gas ? Ah, no, non va comunque bene perché è un combustibile fossile; riempiamoli di pannelli solari e speriamo si muovano allora.
    Penso si riferisca allo shale gas: http://www.greenstyle.it/estrarre-il...one-13808.html

    Per l'Italia presumo che si riferisca alla volontà del governo di dare il via a trivellazioni per sfruttare i nostri bacini. Che poi questo si realizzi è un altro discorso

    Per gli aerei ti do ragione. Ma rimane il fatto che i trasporti incidono sull'inquinamento globale. Magari si potrebbero aumentare i sussidi per i motori elettrici (auto) e altra tecnologia.

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