Quando ci si interroga su come saranno i giochi di domani (perchè ve lo chiedete, vero?), intendendo con «domani» i prossimi tre o quattro anni, la prima cosa cui si pensa è a quanto sarà fuori di testa la grafica: bella, bellissima, ultra-realistica, praticamente un film. Personalmente non riesco a non immaginare, ogni volta che gioco a GT4 - troppo, vero? ^__^ - a come sarà GT5 sulla PlayStation3. Forse è inevitabile, più che altro perchè quello grafico è l'aspetto che più salta agli occhi (sic) quando si pensa ai giochi di oggi e quelli di cinque o dieci anni fa. Ma di passi avanti ne sono stati compiuti moltissimi, in ogni singolo altro aspetto.
Cosa rispondere, quindi, alla domanda iniziale? Solo «more of the same», «di tutto, di più»? Più grafica, più AI, più fisica?
Fortunatamente no: il tutto è più della semplice somma delle singole parti, come parrebbe voler dire Peter Molyneux (sempre lui!) parlando, anche solo per pochi secondi, del suo prossimo progetto, che dovrà faticare per trovare un po' di spazio tra Black & White 2, The Movies, Fable. Intitolato semplicemente Dimitri (derivato da Demetra, divinità della terra e della fecondità, che tentò di dare l'immortalità a Demofoonte), un gioco semplicemente «su sé stessi, che permetterà a chiunque ci giochi di rivivere la sua vita, la sua intera esistenza. È un progetto piuttosto ambizioso, lo ammetto».
E su questo siamo tutti d'accordo, direi. Chissà cosa avrà in mente?