andros ha scritto sab, 16 aprile 2005 alle 09:20
"Per stare in pace bisogna fare la guerra."
La tua traduzione del detto latino: "si vis pacem para bellum", non è sostanzialmente corretta: "se vuoi la pace, prepara la guerra". Ovvero in tempo di pace preparati alla guerra. I Romani avevano capito che la forza di un popolo risiedeva anche nel non abbassare mai la guardia, tanto è vero che quando l'esercito romano ha perso il suo stretto legame col popolo romano, essendo perlopiù costituito da mercenari, è iniziata la parabola discendente dell'impero romano. Ora io credo che le cose non siano cambiate di molto da allora, basta guardarsi intorno per rendersene conto. Gli stessi spettacoli circensi erano infarciti di violenza (scontri tra gladiatori, bestie feroci) perchè il popolo quello voleva. Si potrebbero fare infiniti altri esempi di civiltà in cui la violenza si manifestava negli spettacoli di allora, ma non è questo il punto. Ora non so se l'uomo ha in sé il germe della violenza, sempre e comunque, ma rimane il fatto che, come insigni psichiatri ci insegnano, gli stessi bambini hanno una dose di violenza che devono scaricare all'esterno e che le favole paurose hanno la funzione, speventandoli, di esorcizzare le loro paure, farle sfogare in un qualche modo. Io credo nella funzione dell'opera umana, sia essa film, libro, videogioco, quadro scultura etc...., che esorcizzi le nostre paure, rimango molto scettico di fronte a situazioni nelle quali, come accade in alcuni videogiochi, tu devi praticare violenza fine a se stessa. Infatti se il personaggio che impersoni è assolutamente di fantasia, si trova in situazione disperata, in un mondo fatto di violenza, inseguito dai suoi nemici, può ricorrere ad ogni mezzo per salvarsi la pelle, ma se il tuo personaggio è un dandy qualunque e si diverte a massacrare i passanti inermi, allora no. Qui scatta la differenza, infatti si tratta di due giochi sicuramente +18, ma nel secondo caso chi distribuisce il gioco dovrebbe aggiungere frasi del tipo: "per i contenuti violenti il gioco non è adatto ad un pubblico impressionabile"
Io credo, infine nell’opera esorcizzante del videogioco, sia delle paure che della violenza, che spesso è figlia delle prime.