Ho sempre osteggiato le connessioni via radio, per ben altri motivi (che magari espongo più avanti), ma sicuramente non mi trovo d'accordo con questo post.
Eppure sono sicuro che riusciremo a respirare.keiser ha scritto mer, 27 aprile 2005 alle 12:13
Nei prossimi anni assisteremo ad una vera e propria invasione delle reti wi-fi, le cui onde andranno ad occupare ogni centimetro cubo di aria disponibile;
Questo è sicuramente il passaggio più spinoso.Quote:
non conosciamo ancora, o se si conoscono non ci vengono raccontati, gli effetti sul nostro organismo legati all'esposizione costante ad onde radio così potenti.
Alla fine, come per i cellulari, accetteremo i possibili danni come "collaterali", inevitabili ed ineludibili.
Il non conoscere la tecnologia che si usa porta sicuramente ansia, in molti di noi. Un'ansia su cui giocano facilmente i miti, le mistificazioni, le leggende metropolitane.
La cosa che trovo più preoccupante è invece il livello di attenzione dato ai media ed ai personaggi che diffondono informazione, ormai proporzionale alla popolarità del momento.
Chi riesce a strillare più forte viene preso per latore di verità: l'emozionalità vince sulla razionalità.
Capita che una notizia come questa
http://www.lescienze.it/specialarchivio. php3?id=10574
passi del tutto inosservata, mentre diventa sempre più solida l'idea che non sarà mai possibile sapere quali sono i pericoli per l'organismo.
E' comprensibile che ci possa essere un freno, l'oscurantismo stagnante, in chi per età ormai vetusta è lontano dalle tecnologie, ma leggerlo su un forum dove si parla spesso d'innovazione tecnologica, beh, è disarmante.
Così passano per ignorate le due ricerche citate su una delle più importanti riviste di neuroscienze, che non è rivista patinata di basso volgo, per cui non può raccontare niente di vero, per le masse.
Così suppongo sia passata inosservata una ricerca del CNR sullo stesso soggetto, che ha ottenuto lo stesso risultato.
Insomma, se ci scappa il morto la notizia è vera, interessa, se è una notizia positivao, senza neppure la foto di repertorio allora passa.
Bene.
E in questo sono più che d'accordo: ma in fondo, qual è il settore che per primo deve essere stuzzicato dalla pubblicità di quel tipo di prodotto?Quote:
Personalmente vengo aggredito da una tristezza molesta nel vedere omoni e donnine (tutti rigorosamente top manager in carriera) seduti nei luoghi più strani e scomodi con il portatile sulle ginocchia, in aeroporto o alla fermata del tram, intenti a lavorare, a scambiare azioni e a salvare i destini del mondo.
Non ci vedo un prezzo da pagare per l'esistenza del Wi-Fi, in questi termini, così come non lo vedo per i telefoni cellulari.Quote:
L'attrattiva (capirai!) di queste nuove tecnologie sembra dominata dall'imperativo di non smettere mai di lavorare, di non concedersi mai un break, un minuto per leggere un libro o il giornale, o semplicemente non fare niente.
Anche questo è un prezzo piuttosto alto da pagare...
Quello che vedo è una massa di consumatori plagiata: altrimenti saprebbero di poter tenere il computer o il telefono cellulare spento -- credo sia ancora legale.
Per concludere, quel che ci vedo di negativo, in molte situazioni di connessione via radio, sono principalmente due fattori:
1) La sicurezza: connessioni più facili sì, ma per tutti, inclusi i malintenzionati
2) La congestione: dannoso o no, credo che l'uso di tecniche via radio porterà ad ambienti elettricamente "rumorosi", con situazioni limite che esploderanno quando magari ci saranno stati grossi investimenti -- l'azienda che scopre dopo qualche anno di poter lavorare solo al 10% di banda, rispetto a quando ha installato il sistema
Se uso o userei Wi-Fi?
Non lo uso, non escludo di usarlo in futuro: perlomeno considerando l'impatto dei due punti sopra -- sapere quindi da subito che potrei dover tirare un filo, prima o poi, senza sorprendermene.
Lou