La carovana si mette in moto con un cigolio di legno e di cuoio che smette non appena i carri sono partiti.
Uscite lentamente dalle porte della città. Dall'interno, i portali sotto cui passate li vedete magnificenti, enormi, massicci e ben tenuti, ma appena arrivate all'esterno quegli stessi portoni di legno e ferro circondati da grossi blocchi di pietra appaiono trasandati, rovinati, scalfiti e sporchi, e segnati da numerose battaglie e, intuite, neanche troppo antiche. Vi lasciate lentamente alle spalle la città, un grandissimo perimetro di mura di solida roccia tagliata in blocchi enormi incoronate da merli e feritoie attraverso cui spuntano ogni tanto degli arcieri.
Sopra le mura vedete sporadiche punte di edifici e le guglie del tempio in cui siete venuti a conoscenza della vostra missione.
Ovunque gli uccelli volano e si posano sulle costruzioni e sulle mura cinguettando allegramente mentre il sole pomeridiano ormai alto nel cielo cala lentamente ad ovest tingendo progressivamente tutto di rosso.
Svoltate dietro una collina e di colpo la città, che fino ad un momento prima si stagliava come un titano nel vuoto delle pianure di Hortran, scompare dalla vostra vista come non ci fosse mai stata.
Il viaggio prosegue allegramente in mezzo a immense pianure puntellate ogni tanto da piccole colline e sporadiche macchie di alberi da cui giungono chiari come l'acqua di fonte i distinti cinguetti di uccelli che cantano al tramonto, ormai imminente.
Il suono delle ruote dei carri sulla terra e le rocce si confonde con quello degli zoccoli dei cavalli.
Il continuo suono dei cavalli che si sistemano il morso riempie il tempo che non trascorrete cantando e parlando.
Regolarmente vi allontanate dai carri in avanscoperta e tornate subito dopo senza aver mai avvistato niente.
Il tramonto è ormai giunto e la carovana fa una deviazione inerpicandosi su per una collina.
Il canto degli uccelli ora si sente ancora più intenso sebbene lontano e al felice gioire di fringuelli e passeri si contrappone il fastidioso gracchiare di merli e corvi.
Sulla cima i carri si fermano e tutti iniziano a fare i preparativi per la notte.
Argas vi si avvicina in groppa ad Eluard:
"Bene Messeri, ci accamperemo qui per la notte. Non è saggio proseguire al calare del sole con tutte le voci che girano di orchi vaganti in queste lande.
Faremo dei turni di guardia. La collina ci fornisce un certo vantaggio, tuttavia dovremo stare attenti.
Bene, ora fate pure quello che volete. Vi chiamerò io quando la cena sarà pronta."
Dopodichè si allontana sorridendovi.
Non appena vi guardate un po' in giro notate la straordinaria efficenza che anima quegli uomini. Ognuno sta svolgendo un compito senza nemmeno che qualcuno glielo abbia detto. C'è chi prepara i carri e le tende per la notte, c'è chi fa l'inventario delle casse e chi prepare la cena. Dopo una decina di minuti tutto è stato fatto e ognuno si rilassa come vuole, chi gioca a carte, chi canta, chi va a fare quattro passi e chi sonnecchia