Tra qualche giorno a Los Angeles, se dobbiamo credere a quanto ci viene sbandierato in pompa magna da mesi, assisteremo all'avvento di una nuova generazione di piattaforme ludiche: PlayStation 3, Xbox 360, Nintendo Revolution... Tutte promettono di cambiare radicalmente il mondo dei videogiochi, e al di là delle consuete banfe da press release, confesso di essere piuttosto ansioso di scoprire cosa ci riserverà la fiera.
Fatto curioso, proprio in questi giorni si celebra il venticinquesimo compleanno di uno dei "padri" del divertimento elettronico, uno dei protagonisti dell'era digitale che stiamo vivendo.
Sicuramente ignaro, all'epoca, di essere destinato a diventare uno dei simboli del "nuovo che avanza", il piccolo Pac-Man, con i suoi miseri tre frame di animazione, si aggirava per bizzarri labirinti mangiando tutte le palline che gli si paravano davanti, comprese le famigerate "pillole" che lo trasformavano da preda (i fantasmini) a predatore, un'idea tanto semplice quanto geniale.
Pac-Man si prepara a tornare sui nostri monitor in una versione extra lusso che, per quanto bella da vedere, non sarà mai come l'originale.
La sua vera eredità sta sicuramente altrove, in tutti gli altri i videogiochi usciti dopo di lui.
«I videogiochi non influenzano i bambini.
Voglio dire, se Pac-man avesse influenzato la nostra generazione, staremmo tutti saltando in sale scure, masticando pillole magiche e ascoltando musica elettronica ripetitiva»
(Kristian Wilson, Nintendo Inc, 1989).