Nei giorni scorsi è stata annunciata la prima Casual Gamer Conference, dedicata ai giochi cosiddetti "casual": puzzle, platform, shoot'em up vecchio stile, produzioni a basso budget tipicamente proposte con il meccanismo shareware, vendute solo online, e che pare essere un settore in forte espansione, per vari motivi: la facilità con cui si entra nelle meccaniche di gioco, la semplicità del gameplay che non richiede particolare esperienza, il prezzo relativamente basso, il fatto che non richieda computer ninja per girare, e la immediatezza di una partita (il tutto condensato nel fatto che ci si può giocare su PC dell'ufficio).
Interessante a questo proposito l'articolo pubblicato sul blog videoludico del Guardian, famosa rivista inglese, che arriva a definire hardcore il settore dei casual games proprio per la loro scarsa presenza sulla stampa specializzata, che ne fanno un settore di nicchia (come lo era quello degli FPS online anni fa, ad esempio) amato da molti ma conosciuto da pochi.
Se si pensa alla "copertura" editoriale dei giochi del sito slingo.com, e al fatto che conta tre milioni di utenti registrati, oppure all'ingente numero di comunicati stampa che ricevo ogni settimana su giochi come Magic Lines e Cactus Bruce (per citare i primi due che mi sono capitati sottomano), è indiscutibile che siamo di fronte a qualcosa di importante.
Che a noi giocatori "mainstream" non interessa granchè, forse, ma mica esistiamo solo noi...