Da alcuni anni è in corso in Italia una lunga battaglia che alcune associazioni antiplagio ed antisettarie (anticult) hanno messo in atto contro una serie di gruppi e di tendenze distanti dal cattoliceisimo. Non è un caso, infatti, che gli appartenenti alle associazioni antisettarie siano tutti chiaramente collegati alla chiesa cattolica. La linea dottrinale che gli anticult esprimono, e le critiche mosse ai gruppi “avversari”, poggiano senza dubbio su giudizi e pregiudizi di tipo religioso. Anche nei casi in cui queste critiche e questi attacchi sono vestiti di un' aura di professionalità, emergono una serie di strategie che tendono a confondere il lettore o l'ascoltatore, provocando in esso una reazione dettata dallo stupore o dal vero e proprio timore. Non sono rare infatti le campagne allarmistiche lanciate dagli antisettari che contemplano conoscenze metodologiche e metodi comunicativi plagianti, probabilmente acquisiti dal campo medico-psicologico.
Le associazioni antisettarie appaiono sostanzialmente mosse dall'intolleranza religiosa, giungendo a ricercare ogni utile metodo persecutorio nei confronti degli avversari, essendo essi additati di abusi talmente gravi e caratteristici da poter definire delle ampie categorie “socialmente pericolose”. In una lunga serie di interviste rilasciate alla stampa e di articoli pubblicati, leader delle sette antisetta (come ad esempio Lorita Tinelli (CESAP Bari), Patrizia Santovecchi (ONAP) e Aldo Bonaiuto (Ass. Papa G. XXIII) hanno sovente diffuso alcuni elenchi di questi gruppi, tacciati senza mezzi termini di essere pericolose sette o psico-sette: tuttavia queste liste appaiono compilati sulla base di una “esperienza personale” o su testimonianze anonime, e non già su prove concrete di pericolosità. Inoltre viene sempre sottolineata la pericolosità della categoria, non dei singoli gruppi od individui. L'unico pericolo che sembra di ravvisare, sussiste piuttosto agli occhi del moderno antisettario inquisitore, e consiste nel potenziale ostacolo all'opera evangelizzatrice che la chiesa cattolica incontra, dal momento che questi nuovi movimenti e tendenze le sottraggono -con forza crescente- terreno nella conquista e nel mantenimento della platea dei credenti. Ecco allora che si rende necessario delineare i contorni dell'eresia, piuttosto che del reato, che per sua stessa definizione apparterrebbe al singolo (qualora provato).
Tutto ciò sottrae pesantemente credibilità a teorie che, nonostante ne sia stata accertata la pseudoscientificità, vengono caldamente propugnate dagli antisettari il cui scopo, in ultima analisi, si presenta come demonizzante. Uno dei tanti aspetti in cui emerge la vera natura della critica, mossa dagli anticult non sul piano scientifico ed obiettivo ma bensì su quello dottrinale, è quello della trasposizione di alcune note eresie in chiave moderna. Una delle più antiche ed interessanti di queste fu l'eresia gnostica, la quale appunto si riferiva al cosiddetto “sviluppo del potenziale umano” e della conoscenza, aspetti questi tutt'oggi dichiaratamente temuti dai cattolici (vedasi anche qui). Va ricordato che gli gnostici, anch'essi cristiani, furono tra i primi bersagli della chiesa nascente la quale, nei primi secoli dopo cristo, mirava ad affermarsi come detentrice unica del potere religioso all'interno dell'Impero Romano, e dovette perciò fare piazza pulita di ogni reale o potenziale “concorrente”.
Ora, è singolare, come potete leggere qui e qui, che una psicologa come Lorita Tinelli, agguerrita ed indiscussa guru-carismatico del CESAP di Bari, una delle più aggressive sette anti-setta italiane, pubblichi su internet tonnellate di articoli nei siti, nei bolg e nei luoghi più chiaccherati ed autoreferenziali della rete come facebook, mostrando con chiarezza di essere animata da uno spirito intollerante verso l'altrui pensiero. Dalla lettura di questi articoli emerge bene che le critiche e le accuse da lei lanciate verso i “gruppi dal potenziale umano” altro non sono che delle analisi inquisitorie di testimonianze anonime, basate sul presupposto (o sul pregiudizio) che determinate concezioni, adornate o meno da scenografie teatralmente dipinte, sarebbero innaturali, immorali o pericolose in sé, cioè potenzialmente lesive dell'essere umano.
Sono per lo meno risibili infatti, le testimonianze anonime da lei “coperte dal segreto professionale” e citate come esempi di metodologie plagianti ed offensive. Le cose che vengono descritte come testimonianze, di cui nessuno può assicurare che non siano inventate di sana pianta, puntano molto a descrivere una messa in scena cabarettistica, in cui la cosa più temunta e temibile sarebbe la presenza di un maestro “altro” dalla chiesa cattolica, che fa porre le pesone dentro un cerchio piuttosto che al riparo sotto il santo crocifisso. La religione “ufficiale” (o almeno, il lettore è condotto a dedurre) assicura e rassicura invece l'integrità della persona, nel momento in cui essa è metaforicamente trasformata da “adepto” manipolato a normalissimo e devoto “fedele”.
Nel nostro sito abbiamo voluto evidenziare il fatto che non è possibile caratterizzare con tale complesso di simbologie e di pratiche (sia rituali o teatrali che non), una connotazione di pericolosità che prelude all'abuso, al controllo mentale ed alla violenza di gruppo, almeno su un piano scientifico ed obiettivo.
Per sdrammatizzare, cabbiamo allora osato di “trasmutare alchemicamente” (ci si perdoni l'ironia) l'articolo della Tinelli semplicemente cambiandone i soggetti e le parole chiave, in modo tale da riportare speularmente il “je accuse” all'ambito cristiano-cattolico. In tal modo, il Maestro è diventato il Padre, l'adepto il fedele, il cerchio magico l'altare, e così via.
Il risultato è davvero esilarante, ma al tempo stesso altamente realistico, almeno negli aspetti plagianti che molti di noi ricordano bene di aver subito nella educazione cattolica obbligatoria che ci è stata impartita si dalla tenera età.
Questo esperimento è stato fatto solo per capovolgere quel presunto (o presuntuoso) paradigma il quale vorrebbe intortare l'opinione pubblica “rivelando” che le “sette”, cioè i nuovi movimenti religiosi insieme agli ambiti occultisti o new age, ecc., rappresenterebbero un pericolo.
Al contrario, è proprio l'abito che fa il monaco: ma solo in ambito cattolico. Al di fuori di ciò che tutti conosciamo per esperienza d'infanzia, si apre un panorama di potenziale sviluppo del sé che forse sarà eretico e privo di qualsiasi certezza prestabilita. Ma se non altro dice all'uomo che, se proprio si vuole ricercare in ambito spirituale, è molto meglio fare da sé, piuttosto che stare a sentire ciò che sappiamo già e che rappresenta una massa dogmatica di dubbio di senso, non meno dei fantasmi, dei tarocchi e degli ufo.
Allora, in uno stato laico, è bene saper dire a tutti sì oppure a tutti no, perchè la chiesa di misfatti sulla coscienza ne ha un'infinità, ed anche di ricchezze di cui i fedeli si sono alleggeriti credendo alle fandonie del paradiso. Prima di mettere al bando le nuove religioni, bisogna cominciare da quelle antiche. O no?